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Mร u nแปn
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Chiแปu cao dรฒng

Una comune giornata, come ce ne sono a migliaia. Un piccolo e insignificante puntino di scarsa considerazione nel lungo arco di un anno.

Stavo, con delicatezza, cercando di sbrogliare la folta matassa di ricci ramati che si formava sul mio capo durante la notte e si riproponeva, caparbia, la mattina presto.

Non rappresentava un problema solamente perchรฉ ero consapevole che mi sarei dovuta alzare presto in ogni caso, dovendo passare a svegliare, tra mille isterismi e tormenti, un essere terribilmente pigro. Sebastian.

Per mia fortuna non avevo desiderio di spendere ore e ore davanti allo specchio o attaccarmi sul viso una maschera di trucco, che al minimo accenno del guizzare di un muscolo facciale, si sarebbe sciolta come candida neve al sole.

Le lentiggini che mi costellavano il naso, le guance e le spalle, come spruzzate di neve, non mi infastidivano. Non vedevo motivo per coprirle.

Terminai di prepararmi, impiegando il poco tempo necessario per apparire almeno decente e abbandonai, con un certo rammarico, la mia comoda e confortevole stanza per dirigermi verso casa di Sebastian e, successivamente, a scuola.

Zaino in spalla, sfiorai con le labbra la guancia rosea di mia madre in un gesto di commiato ed inforcai la porta in scuro ed elegante mogano, non curandomi di fare un'adeguata colazione.

Potevo facilmente raggiungere l'abitazione di Sebastian a piedi e tanto valeva anche per la scuola.

Sylva appariva come un minuscolo puntino su carta, insignificante cittadina del Nord Carolina. Il nostro quartiere era fra i piรน piccoli, le voci circolavano in fretta e tutti conoscevano tutti.

In particolare, io e lui vivevamo nella stessa stretta via ciottolata. Vi si susseguivano, una dopo l'altra, piccole villette a schiera, tutte di un colore simile a un rosso un po' sbiadito.

Una volta giunta a destinazione non mi premurai di bussare, nรฉ tanto meno di chiedere il permesso, prima di sgusciare dentro in fretta e furia.
Il timore di un possibile ritardo, nonostante tutto, continuava ad accompagnarmi.

Gettai il mio zaino bianco sul pavimento, sapevo sarebbe stato lucido, neanche un granello di polvere a solleticare la mia allergia.

Sebastian Kay era molto pulito, nonostante vivesse da solo: l'anziana nonna Eleonor, sua tutrice legale, abitava nella villetta di fianco. Alcune volte gli gettava un'occhiata, ma non si sarebbe comunque sorpresa di trovarmi lรฌ.

Andavamo molto d'accordo, era una donna arzilla, che non si lasciava frenare dall'etร  o dal candido bianco che si era fatto strada fra i suoi ciuffi. Si era abituata facilmente al controverso rapporto tra me e suo nipote.

Non indugiando oltre nelle mie riflessioni mi affrettai a salire al piano superiore. I tacchi degli stivali emettevano deboli ticchettii sul parquet, ricordo sonoro impresso nella mente dai miei passi.

Quando spalancai l'ennesima porta in legno, ciรฒ che si presentรฒ, repentino, sul mio campo visivo non mi sorprese minimamente.

L'aria nella stanza era, come al solito, impregnata da una lievissima e, proprio per questo, piacevole fragranza di bosco. Era praticamente spoglia.
Nessun poster di qualche giocatore di calcio dalla dentatura splendente a far bella mostra di sรฉ sulle pareti immacolate, solo poche foto appoggiate sulla scrivania, anch'essa in legno.

La mia attenzione, comunque, fu immediatamente calamitata verso il mio polo preferito: la figura distesa sul grande letto disposto al centro della stanza, attaccato al muro.

Mi concessi qualche breve attimo per osservarlo. Pochi brevi momenti, che, nel susseguirsi di una giornata, sarebbero potuti apparire insignificanti, ma per me mai avrebbero potuto esserlo.

Erano i miei momenti.

Sebastian era malamente avvolto fra le lenzuola, supino. Il volto, levigato e privo di una qualunque imperfezione, infilato fra le pieghe della candida federa del cuscino, risaltando la lucentezza dei suoi riccioli color inchiostro.

Cercai di concentrarmi su altro, che non fossero le sue spalle nude e la schiena forte e pallida, le scapole ben delineate.

Un braccio lasciato mollemente cadere penzoloni dal letto.

Rividi in lui l'armonia di un riflesso angelico. Proprio come un angelo caduto, macchiato dall'oscuritร  delle ombre di cui il mondo era popolato, che si erano, dispettose, riversate nei suoi occhi d'argento, prima innocenti.

Maledetto per sempre e relegato alla tristezza di una vita senza ali.

Mi scrollai bruscamente di dosso la malinconia che mi aveva colto in un breve istante di debolezza, alcuni riccioli rossi mi solleticarono le guance.

Priva di delicatezza balzai sul letto. Il materasso si mosse lievemente sotto il peso del mio piccolo corpo, ma tanto bastรฒ.

Sebastian scosse debolmente la testa emettendo un piccolo mugugno assonnato, mischiato al debole eco di un ringhio, residuo della sua parte animale.

ยซรˆ ora di svegliarsi cagnaccioยป Esclamai, infatti, in un mezzo sussurro. Speravo che la mia voce gli arrivasse anche attraverso la pallida foschia del sonno. A garanzia di ciรฒ lo colpii sul viso con un cuscino.

Con un ultimo sbuffo rassegnato il ragazzo spalancรฒ le sue profonde pozze d'argento fuso e mi rivolse una bieca occhiata.

Le sue mani grandi ma delicate si strinsero attorno ai polsi che continuavo ad agitare senza scopo in una stretta ferrea, calda e rassicurante in ogni momento, cercando di impedirmi l'accesso al suo corpo indolenzito.

Tentai di spostare indietro il busto. Le guance mi pizzicavano per l'imbarazzo. Mi morsi le labbra, mettendo su un broncio di ben poca utilitร .

La bocca carnosa di Sebastan si contrasse impercettibilmente. Sbuffai, osservando il suo corpo ancora impigliato fra le lenzuola. L'unica differenza erano i suoi occhi, aperti, lame di piombo zampillante puntate sulla mia pelle.

ยซRoยป lo scintillio nei suoi occhi accompagnรฒ il fioco sussurro ยซNon svegliarmi cosรฌ, รจ da sciocchi. Non vorrai fare la fine di Cappuccetto Rossoยป.

Roteaรฌ le mie iridi verdastre, seccata ยซIl lupo ha mangiato Cappuccetto Rosso solo perchรฉ era affamatoยป ribadii scocciata, affondando i denti nel labbro inferiore ยซCertamente non perchรฉ avesse turbato il suo sonno di bellezzaยป.

ยซCosa ne sai?ยป Insistette testardo, mai disposto a considerare una sconfitta ยซSe รจ andata a cercare i fiori, con tutti quegli schiamazzi lo avrร  pure svegliato, no?ยป.

Mugugnai, valutando seriamente quella risposta. Avvolsi un mio ricciolo vermiglio attorno al dito, sovrappensiero. ยซForse hai ragioneยป ammisi. La riluttanza colorava le mie parole.

Mi mollรฒ con fare saccente e rilassรฒ mollemente il corpo nel letto, delle molle sotto di me cigolarono. Le mie ginocchia erano puntate nel materasso. Se avessi potuto sarei rimasta lรฌ. Poco mi importava dell'istruzione.

Prima di cedere alla tentazione e poggiare il capo sul cuscino, socchiudendo le palpebre, schizzai in piedi, spolverando goffamente i Jeans giร  immacolati con i palmi.

ยซSรฌ, sรฌ, hai ragione tuยป tagliai corto, ยซma adesso, se non ti dispiace, dovremmo andare a scuolaยป battei il tacco di uno stivale scuro sul pavimento. ยซHai presente quell'edificio in cui si imparano tante cose belle...ยป aggiunsi, vagando sul letto con lo sguardo, le mani posate sui fianchi.

Mi ritrovai ad indietreggiare, il respiro attutito dalla stoffa di un cuscino che in qualche modo mi era arrivato in faccia. Boccheggiai incredula, mentre l'arma del delitto cadeva sul parquet.

La furia nei miei occhi doveva essere considerevole, oppure qualche divinitร  aveva intercesso per me. Sebastian si alzรฒ, rotolando pigramente verso il terreno, lamentoso come un bambino.

Sgattaiolรฒ in bagno, con qualche sbadiglio e rincorso da una buona dose di minacce di morte.

Neanche dieci minuti dopo tornรฒ a turbare la mia tranquillitร  facendo capolino dalla porta. Riccioli scuri ricadevano coraggiosamente sulla fronte bianca e le maniche di una maglia nera erano arrotolate attorno agli avambracci.

ยซAllora? Andiamo?ยป. Fu la sua affermazione stizzita. Lo seguii fuori dalla casa con le guance rosse quasi quanto i miei capelli, estremamente infastidita.

Raggiungemmo la scuola tranquillamente, chiacchierando e pungolandoci lungo il cammino.

L'edificio era estremamente grigio e tetro, a partire dai cancelli in ferro battuto. La scuola era particolarmente fastidiosa era anche per un altro motivo: il gossip.

Io e Sebastian provavamo a essere invisibili, attirare meno attenzioni impossibili, ma quando centinaia di occhi ti si attaccavano addosso come vestiti era complicato non alterarsi.

Il pensiero altrui, che fosse positivo o negativo, e che non riguardasse cose che avrebbero potuto essere, anche solo un minimo, di comune interesse, non ci toccava. Ma non essere notati sarebbe stata la cosa migliore.

Dopo aver passato tre anni io, e quattro lui, in quella scuola, ci eravamo creati attorno una certa fama indesiderata. Un vociferare in perpetuo fermento rimescolato ad ogni nostra minima azione, molti continuavano a persistere nella convinzione che noi stessimo insieme.

Sebastian mi accompagnรฒ in classe. Madison Taylor, una ragazza alta e snella, gli porse un bigliettino, accompagnando il gesto con un sorriso che lasciava intravedere i denti perlacei, negli occhi nocciola lo sguardo di una che sa di essere attraente.

Poi si sedette nuovamente al suo posto, voltandosi in un fluttuare di capelli color miele e un profumo Chanel esageratamente applicato.

Lui anche, dopo avermi rivolto un ultimo saluto, se ne andรฒ.

Io lo sapevo ovviamente. Nonostante in mia presenza lui fosse il ragazzo piรน ingenuo del mondo, caratterizzato dall'innocenza di un bambino, in realtร  aveva avuto molte avventure fra le gambe di belle ragazze.

Uno sfogo, diceva.

Una volta aveva cercato di spiegarmi realmente cosa questo significasse, ma preferivo rimanere nell'ignoranza.

Se le ragazze andavano a letto con lui, comunque, lo facevano accompagnate dalla totale consapevolezza che, quando le ombre della notte si sarebbero diradate, non sarebbe cambiato nulla.

La porta si scontrรฒ rumorosamente contro il battente all'entrata del professore, un uomo grassoccio, caratterizzato da qualche tic nervoso.

La lezione si svolgeva sempre a seconda del suo umore, e quel giorno non sembrava particolarmente gioioso o propenso a sorridere alla vita.

Quando la campanella che segnalava l'inizio della ricreazione trillรฒ stridula, fuggii dalla classe con un pesante sospiro di sollievo. Dopo aver posato le mie cose nell'armadietto, mi ricongiunsi con Sebastian e lo trascinai al solito tavolo. I ragazzi ci aspettavano.

ยซEra ora, cavolo!ยป sbottรฒ Drake Collins mentre ci sedevamo al tavolo, con un grande sorriso sul volto.

ยซIniziavamo a pensare che ci avreste dato bucaยป Romeo Carter buttรฒ lรฌ. Inarcรฒ le sopracciglia, lanciando un rapido sguardo prima a me e poi a Sebastian.

Drake e Romeo erano due ragazzi semplici. Erano comparsi d'improvviso nelle nostre vite, divenute forse malinconiche e solitarie, le avevano schizzate di colori brillanti e risate.

Alcune volte, quando si scopre che la fantasia coincide con la realtร , si dimentica quest'ultima. Ci si abbandona a una vita di spettri, senza un solido corpo che ti dia qualcosa cui ancorarti.

La fantasia รจ uno scoglio pericoloso a cui aggrapparsi, il rischio che i tuoi palmi scivolino sul muschio troppo pressante.

Mi aspettavo che tra loro e Sebastian si creasse quel rapporto di complicitร  che si crea fra stessi esseri con gli stessi istinti. Ciรฒ non era avvenuto.

Questo prima che giungesse lei.

Ascoltando le conversazioni dei ragazzi avevo appreso il nomignolo che loro le avevano affibbiato un po' crudelmente.

Ragazza di ghiaccio.

Un pensiero scaturito da quel suo fare cosรฌ distaccato, quasi pigro.

Spesso Sebastian mi aveva caldamente consigliato di crearmi amicizie al di fuori del loro piccolo cerchio. Il pensiero di seguirlo davvero non mi aveva mai attraversato la mente.

Se lo avessi fatto avrei perduto un'altra piccola scheggia della sua vita. Non ero disposta ad avvertire il dolore che questo avrebbe provocato al mio cuore.

Quando avevo posato per la prima volta gli occhi su Bailey Evans e Christian Lewis, che passavano quasi ogni minuto che componeva la giornata insieme, avevo capito che il legame che li teneva uniti era uno dei piรน potenti.

Compagni.

Di tristezze, di gioie e di dolori.

Sfoggiavano l' uno le cicatrici dell'altra con lo stesso orgoglio di due guerrieri che avevano combattuto per ciรฒ che gli era piรน caro: la casa, la patria o la famiglia. Tanto avevano fatto.

C'erano stati dei momenti, durante i quali avevo fortemente temuto che Sebastian potesse venirmi rubato da quello stesso legame.

L'arrivo di Katrina Moore, dagli occhi cosรฌ verdi e gelidi, non dissimili alle spire di serpente. Nel nero dei suoi vestiti, mi era parso di vedere la venuta della personificazione di quel mio terrore.

Lui era stato gentile con lei come lo era stato precedentemente solo con me. Una strana amicizia la loro, di sguardi segreti e parole taciute. Katrina, l'unica nel Branco con cui parlasse davvero.

A me sola erano appartenenuti i suoi dolci sorrisi, a me che in essi mi crogiolavo come fossero la mia stessa linfa vitale.

Glielo avevo domandato.

Gli avevo domandato se Katrina fosse la parte completamentare della sua anima, parte che solo i licantropi potevano riuscire a scovare, cosรฌ ben levigata, da adattarsi alla metร  perduta con la perfezione delle varie parti di un armonioso dipinto.

Sebastian era scoppiato in una sonora risata, incredulitร  che si concretizzava nelle sue sfere d'argento.

Neanche per un momento avevo sospettato che quella fosse altro se non la veritร . Il precedente pensiero aveva comunque bloccato qualunque mio desiderio di intrattenere alcun tipo di rapporto sociale con Katrina.

ยซTutto bene?ยป. La voce di Bailey era come miele che scivolava giรน per una gola dolorante: tenerezza. Un delicato sorriso che accompagnava sempre le sue parole e che io ricambiai. Era seduta al tavolo, proprio di fronte a me, Sebastian esattamente alla mia destra.

Annuii ยซE tu?ยป. Corrispondere il suo interesse mi venne naturale. Mosse il capo su e giรน in un muto cenno affermativo. Amavo le sue ciocche castane, sottili e lucide. Profumavano d'anice e quando la abbracciavi ti solleticavano il viso.

Cenni e occhiolini erano i nostri migliori amici. Non era facile intrattenere una conversazione privata se si condivideva lo stesso tavolo di numerose creature soprannaturali dall'udito sopraffino.

Tutte le ragazze erano a conoscenza del forte sentimento che provavo verso Sebastian. L'ovvietร  che lo permeava lo rendeva anche impossibile da non notare.

Quasi saltai fuori dalla mia stessa pelle, sistemandomi meglio sulla panca della mensa, quando sentii le labbra di Sebastian scivolare vicino al mio orecchio. Il suo sussurro mi risuonรฒ nel cervello: ยซOggi c'รจ una riunione con il Brancoยป. Un brivido si arrampicรฒ lungo la mia spina dorsale.

ยซOra?ยป mi informai, fiera della mia voce apparentemente calma. I sentimenti mi formicolavano sotto la pelle e mi coloravano le guance.

ยซDi notteยป rispose lui, se aveva notato qualcosa non lo diede a vedere. ยซNon preoccupartiยป aggiunse, quando si accorse che avevo schiuso la bocca, sul punto di ribattere ยซSappiamo badare bene a noi stessiยป.

Io passai lo sguardo sui forti lineamenti del suo volto, seguendo la linea della mascella con fin troppa attenzione.
La pelle era bianca come il marmo. ยซLo soยป scattai, spostando una ciocca dietro l'orecchio, la mente in subbuglio ยซTuttavia non puoi negare che stiano succedendo strane cose nel bosco ultimamenteยป.

Sebastian emise un debole sbuffo e affondรฒ la mano fra i miei riccioli, dita impigliate fra le ciocche.
ยซรˆ per questo che andiamoยป dichiarรฒ ยซVado via mentre dormi e la mattina mi ritroverai nella mia stanza. Potrai urlarmi contro come il piccolo demonio che seiยป mi rassicurรฒ.

Il bordeaux che imporporava le mie guance passรฒ in poco tempo al magenta. Gli scagliai una gomitata nelle costole. Incassรฒ stoicamente, al contrario io avvertii un lieve bruciore al gomito, finsi indifferenza, piegando la bocca in una smorfia scontenta.

Il resto delle lezioni volarono via in fretta, perdendosi nel tempo. Ci ritrovammo ad incamminarci per tornare nuovamente a casa.

Quando mia madre ci aprรฌ la porta, vide Sebastian. Corse ad abbracciarlo come se fosse il figliol prodigo, di ritorno da un viaggio perdurato nei decenni.

ยซMamma lo hai visto ieriยป sbuffai con poco fervore e lei mi lanciรฒ uno sguardo verde fulminante.

ยซSenti chi parla!ยป Esclamรฒ ironicamente ยซTu trascorri con lui il novanta per cento del tuo tempo e l'altro dieci per cento a parlarmi di tutto ciรฒ che fa... Ieri lo hai persino sognat...ยป tappai la bocca di mia madre, cercando di drenare quel fiume di parole, ma ormai il danno era stato fatto.

Mi voltai verso Sebastian con lentezza, il viso in tinta con i miei capelli, ยซMi hai sognato?ยป domandรฒ lui, palesemente divertito.

Scorsi, con la coda dell'occhio, mia madre sgusciare all'esterno della stanza, scappando in modo da non dover conoscere i risultati a cui le sue avventate azioni ci avrebbero condotto.

ยซNon sa quello che diceยป mi giustificai rapidamente, pestando un piede sul parquet.

In un rapido scatto, e con un urletto fin troppo femminile, mi ritrovai ad una certa altezza, gli occhi puntati sul pavimento. Mi aveva issata su una spalla. Cercai vanamente di aggrapparmi a un lembo della sua morbida maglietta di cotone, anche se sapevo che non mi avrebbe mai lasciato cadere.

Salimmo le scale in quel modo, fra risate, implorazioni e schiamazzi terrorizzati. Raggiungemmo in qualche modo la mia stanza.

Dopo esserci crogiolati per qualche altro minuto nella tanto amata inerzia, iniziammo a fare i compiti.

Io, in realtร , ero quella che faceva i compiti. Lui mi osservava e incastrava le dita fra i miei ricci ramati, mi imposi di non immaginare come si sarebbero presentati la mattina dopo.
Era una cosa ricorrente.

Sebastian portava sempre avanti il lavoro nel tempo libero, conscio che molto spesso, se non sempre, gli impegni del branco sarebbero stati piรน importanti.

Il tempo che impiegai per finire fu piรน di quello che ci sarebbe voluto in una normale situazione.

Con le gambe incrociate sul letto, la bocca stretta in una linea sottile e dondolando nervosamente la matita fra due dita, volsi gli occhi verso di lui, al mio fianco. ยซPerchรฉ diavolo sei cosรฌ fissato con i miei capelli?ยป Lo interrogai, con una punta di curiositร .

Lui si limitรฒ a scrollare le spalle. ยซCappuccetto Rossoยป mi informรฒ con poco interesse, riconfermando la sua identitร  di ragazzo di molte parole, chiaramente.

Poche ore piรน tardi mia madre ci richiamรฒ per la cena.
Mangiammo in tranquillitร . Qualche breve chiacchiera sulla giornata trascorsa popolรฒ la serata.

Dopo essere tornati in stanza ci eravamo entrambi sdraiati fra le lenzuola ingarbugliate a stampa floreale. Ripresi il discorso di qualche tempo prima.

ยซSe io fossi Cappuccetto Rossoยป cominciai, le palpebre socchiuse ยซTu dovresti essere il grande Lupo Cattivoยป. Calcai le ultime parole di ironia.

Le mani sotto la testa e gli occhi puntati verso il soffitto, lui annuii con un sorriso. Nella mia totale conoscenza delle sue iridi, potei scorgere, sul fondo di esse, un debole strato di amarezza.

ยซMa quale Lupo Cattivo...ยป borbottai, le ciglia sembravano pesare come piombo. Ero sull'orlo della debole barriera che divide il sonno dalla veglia. ยซAl massimo puoi essere un cagnolino da compagniaยป terminai.

Chiudendo gli occhi sentii il bisogno di ribadire un ultima cosa: ยซDomani ti verrรฒ a urlare contro, devi esserciยป.

L'ultimo suono che mi raggiunse, prima del mio totale abbandono alle braccia di Morfeo, fu la sua voce calda.

ยซCi sarรฒ... sempreยป.

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