Capitolo 8 - Da una parte all'altra del mondo

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Sanha - Wish

Quando Sole fece ritorno a casa, si erano già fatte le sette passate e il sole aveva cominciato a tuffarsi nell'orizzonte. Aveva camminato silenziosamente, mentre l'aria era diventata più fresca e le nuvole sopra la sua testa si erano colorate di riflessi rosa e lilla.

I suoi genitori la stavano aspettando in cucina: suo padre era rientrato da lavoro da almeno mezz'ora e ne aveva approfittato per apparecchiare il tavolo, mentre sua madre ultimava la cena, che cuoceva ai fornelli.

«C'è spazio per poter cucinare i noodles?»

«Sì, certo. Io ho finito.»

Perciò la ragazza mise una pentolina piena di acqua a bollire, aggiunse i vari condimenti e poi il dischetto di noodles. L'odore speziato e intenso si era diffuso in tutta la cucina.

«Sembrano molto buoni» esclamò Ferdinando, dopo essersi affiancato alla figlia per capire da dove provenisse quella fragranza prelibata.

"Ha proprio ragione, erano i miei preferiti, sa?" Disse Byeonghye, cercando di annusare anche lui qualcosa, ma ovviamente non ci riusciva ancora.

Si posizionò vicino a Sole, per osservarla mentre mangiava. Non sapeva quanto la invidiava: riusciva ancora a ricordare il sapore di quel ramen, ma averli lì di fronte a sé senza poterli assaggiare era una sorta di tortura.

Nel momento esatto in cui la ragazza masticò il primo boccone, Byeonghye avvertì nella propria bocca il sapore dei suoi adorati noodles. Più Sole mangiava, più riusciva a distinguere perfettamente tutte le sfumature di quel pasto tanto semplice, quanto speciale.

Ancora una volta era riuscito a sperimentare qualcosa di umano grazie a lei.

"Sembra quasi che io sia vivo quando sto con lei."

Gli vennero le lacrime agli occhi per la gioia. Subito le lasciò un bacino sulla testa e si andò a sedere in un angolino della cucina, aspettando che finissero e che lei andasse a dormire.

I piani di Sole però furono diversi, perché una volta chiusasi in camera, andò a sedersi alla scrivania. Accese la lampada, che subito illuminò la stanza di una luce fredda e persistente, utile per non addormentarsi sui libri, soprattutto se non si può bere troppo caffè.

"Mi farai attendere qualche altra ora, prima che io sganci la bomba, vero? Aspetterò, tanto dovrai andare a dormire." Le disse e si andò a sdraiare sul suo letto. Ora che ci faceva caso, il materasso era duro e rigido. Proprio il peggiore per favorire dei sogni tranquilli, ma stranamente a Sole piaceva così.

"Questa ragazza è tutta al contrario. Studia tutto il giorno. Dovrebbe riposarsi un po', altrimenti potrebbe veramente ammalarsi."

Parlava in quel modo, perché ci era passato pure lui. Erano rari i momenti in cui si dedicava ai propri hobby, perché si sentiva in colpa se usava il proprio tempo a divertirsi invece di studiare e preoccuparsi del futuro. Per fortuna aveva avuto degli amici intraprendenti, che lo trascinavano dalla sua stanza al centro di Seoul, per sgranchirsi le gambe e non pensare a niente, se non a passare un paio di ore assieme.

Nel tempo libero Byeonghye amava andare in palestra. Credeva nell'equilibrio che doveva instaurarsi tra mente e corpo, ma lo faceva soprattutto perché sapeva di passare abbastanza tempo alla scrivania, cosa che non faceva per nulla bene. Gli piaceva anche constatare che, dopo essersi allenato costantemente, era riuscito a diventare più robusto e forte, cosa che lo motivava a continuare.

C'erano stati poi certi pomeriggi in cui, non riuscendo più a concentrarsi, prendeva la bicicletta e pedalava, fino ad arrivare al fiume Han. Trovava posto sul prato e si metteva a scrivere poesie.

Scriveva alla sua futura anima gemella. Le chiedeva quando avrebbe potuto incontrarla, le prometteva che l'avrebbe abbracciata così forte da farle dimenticare ogni preoccupazione. Si era sempre vergognato a fare leggere i suoi scritti ai suoi amici. Quelle parole erano così importanti per lui, che credeva avrebbe dovuto leggerle solo alla sua lei.

Adesso chissà che fine avevano fatto quei quadernetti. Li avrebbe cercati prima o poi e avrebbe dedicato quelle sue poesie a Sole, visto che lei era la destinataria di tutte quelle frasi d'amore.

Sole nel frattempo si era appisolata comunque sulla scrivania, alla faccia della luce sparata addosso manco fosse un faro di un camion. Fu in quel momento che Byeonghye capì di dover agire.

Si tuffò nel sogno della ragazza, ansioso di quello che sarebbe successo.

Era notte, Sole stava seduta sul tavolino del terrazzo di casa. Sembrava che lo stesse aspettando. Le venne di spalle, ma la chiamò per non spaventarla.

«Sole, sono Byeonghye.» Le disse, dopo aver fatto il giro ed essersi piazzato di fronte a lei, ostacolandole la vista del cielo notturno.

Quando la ragazza stava male, si metteva seduta sul tavolo del terrazzo a guardare ciò che succedeva intorno a lei. Viveva nel centro del suo paese, quindi attorno a lei vi erano altre case, alternate a dei piccoli orti e a qualche albero di varia specie. Nel suo orto ad esempio aveva un albero di camelia, che aveva adornato la propria chioma di petali rosati, in occasione della primavera. Amava mettersi all'ombra di esso e studiare mentre sentiva cinguettare gli uccellini e ronzare le api in mezzo a quelle corolle vivaci.

Al di là delle case però vi era una collina, alta abbastanza da nascondere le città che venivano dopo. Nonostante ciò, guardarla la tranquillizzava perché le rievocava un mondo lontano dalla civiltà e dai rumori delle macchine e dei cantieri.

In quel momento Byeonghye si era posizionato proprio davanti ad essa, ma nonostante gli sforzi di attirare l'attenzione della sua protetta, sembrava che lei lo stesse ignorando anche in sogno.

Dopo attimi di esitazione, Sole ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Erano gli stessi delle volte precedenti: scuri, dolci, luminosi come la luna, pieni di energia. Lo riconobbe ancora per il modo elegante in cui era vestito e per i suoi capelli corvini che teneva sulla fronte. Appena ebbe modo di osservarlo con più calma, scoppiò a piangere e lo abbracciò, ancora seduta sul tavolo.

«Perché sei tornato di nuovo? Speravo che non lo avresti fatto!»
Gli disse, mentre lo abbracciava con tenerezza. Byeonghye rimase impalato, non capendo cosa stesse succedendo.

«Questi begli occhi non vedono più la luce del sole, questi capelli neri non sono più scompigliati dal vento. È ingiusto.»
Si spiegò meglio, dopo essersi distaccata da lui e aver interrotto anche il contatto visivo.

Il ragazzo aveva gli occhi lucidi, perché quelle semplici frasi erano bastate a ricordargli che cosa gli aveva fatto quella maledizione, ma si fece forte per non intimorirla ancora. Le prese le mani e gliele accarezzò con le proprie dita. Instaurò di nuovo un contatto visivo e cominciò a parlarle con dolcezza.

«Mi fa piacere che ti interessi di un'ombra dimenticata dalla fortuna, ma non devi soffrire a causa mia. Ho necessariamente bisogno che tu creda che io sia vivo, perché altrimenti non potrei aiutarti come vorrei. Appena ti risveglierai, scrivi sul primo foglio che trovi sulla scrivania questo nickname "Byeong_hye_k00" e quando sarai pronta, cercami su Instagram. Solo così potrai capire che non mi hai inventato tu perché sei stressata, ma che sono esistito sul serio. E un'altra cosa: stai andando alla grande nello studio, arriverai a fare tutto come desideri. Devi darti solo la possibilità di credere di più in te stessa.»

La ragazza tirò su col naso e annuì.

«Mi dispiace così tanto per te, Byeonghye.»

«Ti ringrazio per il tuo interesse, ma adesso dobbiamo pensare ad un modo per farti stare meglio. Non ti rubo altro tempo, ci rivedremo quando vorrai tu.»

Detto ciò, Sole si risvegliò di colpo sulla scrivania. Si guardò intorno e sorrise in maniera malinconica. Quel fantasma aveva la capacità di rasserenarla ma allo stesso tempo di farle venire mille pensieri. Prese un post-it giallo dalla sua postazione e scrisse quel nome utente, ancora ben nitido nella memoria. Non aveva il coraggio di cercarlo, voleva passare almeno un altro paio di ore prima di avere quella consapevolezza schiacciante.

Perciò si infilò dentro le coperte e si sforzò a dormire, pensando ancora a quel nome utente.

Byeonghye invece decise di andare a parlare con Luce. Raggiunse le stelle e cominciò a chiamarla, finché comparve di fronte a lui.

«Byeonghye, ti aspettavo» gli rivelò con una voce maestosa, propagando tutta la sua luminosità sullo spirito del ragazzo, che si trasformò a sua volta in un ammassò di luce. Quella forma lo faceva sentire a disagio, ma non si oppose.

«Sono ritornato per dirti le cose che ho scoperto, Luce. Sole soffre di aritmia e mia madre conosce un segreto collegato con la mia malattia. Tu hai qualcosa da dirmi?»

«Hai capito molto per essere sulla Terra da così poco tempo, ben fatto ragazzo.» Lo elogiò con la sua voce calmante. «Ti consiglio di andare a parlare con la mudang Haena, lei ti racconterà molte cose.»

«Una sciamana? Come faccio a trovarla?»

«Tua madre prima che nascessi faceva molti incubi, così l'ha contattata per capire quale fosse il motivo. Credo che Haena ti stia aspettando, se vuoi parlarle, ti condurrò da lei.»

Il ragazzo allora accettò la proposta, immensamente incuriosito. Luce a quel punto lo lasciò andare, catapultandolo nella casa della mudang.

In Corea erano già le otto del mattino e la sciamana stava riordinando alcuni pugnali usati nelle sue sedute dentro uno dei cassetti del suo studio. Era una stanza molto piccola, ma piena di disegni di sciamani intenti a vari rituali appesi ai muri, su cui erano collocati altri pugnali dalle dimensioni varie e dei ventagli rossi. La stanza inoltre era illuminata dal sole che proveniva dalla finestra dietro la scrivania.

«Sei arrivato finalmente.»

Gli disse, non guardandolo ancora in viso, ma sapendo già chi fosse.

«Riesce a vedermi?» Le domandò, spaventato per quella rivelazione.

«Certo, altrimenti non sarei la sciamana più potente della Corea.» Si voltò verso di lui, mostrandole il suo viso chiaro e scarsamente segnato dal tempo, nonostante avesse sorpassato mezzo secolo d'età da un po'.

«Siediti pure, caro, la storia è molto lunga.»

Gli indicò la sedia oltre la scrivania. Byeonghye a quel punto ebbe l'illusione di essere vivo, visto che veniva trattato come una persona normale.

«Intanto la ragazza come sta? Vedo che non è con te.»

«Sta bene per fortuna, lei va all'università, ma non qua in Corea, è italiana.» Le raccontò, orgoglioso di lei.

«Lei vuoi già bene, vero?» Gli domandò, sorridendogli.

Lui arrossì, ma non potè fare altro che confermare quella affermazione.

«Non devi vergognarti. Siete anime gemelle. Se non fosse stata per questa stupida maledizione, vi sareste incontrati in pochi mesi. Poi vediamo se saresti arrossito, una volta finito all'altare con lei.» Gli disse quella frase sperando di farlo ridere, ma Byeonghye divenne cupo.

«Non preoccuparti, faremo in modo che vada tutto bene, ma per fare sì che accada, dobbiamo cominciare dall'inizio. Perciò ascoltami attentamente e non distrarti.»

«Va bene, ascolterò diligentemente.»

«Tu e Sole siete stati legati dal filo rosso del destino nella vostra prima vita, parlo di migliaia di anni fa. Vi siete incontrati nelle vostre vite successive per almeno tredici volte, fino ad arrivare a circa quattrocento anni fa, se ho capito bene. Quando vi siete reincarnati per la quattordicesima volta, è andato storto qualcosa. Chi ha fatto la maledizione, ha creato uno scudo su di essa che non mi permette di scoprire come sia stata fatta, ma se riuscissimo a capire tutti i retroscena di questa faccenda, potrei trovare una soluzione per rompere la maledizione per sempre.»

«Come potrei aiutarla?»

«Ti richiamerò qui, quando lo scoprirò. Per ora finirò di raccontare il resto della storia.» Gli spiegò, sperando di riuscire a mantenere quella promessa.

«Tua madre mi convocò a casa vostra nell'autunno del '99 e lì compresi in pochi attimi che c'era qualcosa che non andava. Mi aveva parlato di incubi, di una bestia che voleva ucciderti e subito riuscii a visualizzare quell'essere dentro casa vostra. Quella cosa nera era solo la punta dell'iceberg, ovvero la materializzazione della maledizione. Infatti fui in grado di allontanarla facilmente, ma prima che scomparisse mi proferì parole funeste. Mi disse che avrei potuto fare tutto quello che era nelle mie competenze, tanto alla fine tu avresti perso comunque la vita. Mi parlò anche di un'altra anima, che sarebbe stata destinata a soffrire in eterno perché non avrebbe mai trovato la sua anima gemella. Ad entrambi erano state inflitte delle pene terribili, per il capriccio di qualcuno che è vissuto nel passato. Così il filo vi ha fatti reincarnare dopo tutti questi secoli per proteggervi, sperando che la maledizione avrebbe perso forza, ma si è sbagliato e adesso dovete pagare le conseguenze di tutto ciò.»

«Questo racconto è così complicato da farmi girare la testa solo a doverlo ascoltare.»

«Ti capisco perfettamente, soprattutto perché sto facendo tutto ciò che posso per capire cosa fare. Comunque credo che tua madre verrà a parlare con me in questi giorni, hai qualche messaggio da lasciare alla tua famiglia?»

Quella domanda lo scosse tanto.

La sua famiglia era a pochi isolati da lì, ma anche se avesse attraversato tutte le strade e poi avesse suonato al campanello, qualcuno si sarebbe affrettato a rispondere al citofono, senza ricevere risposta. Era lì, ma a parte la mudang, nessuno poteva saperlo.

Distolse lo sguardo, per andare a piazzarlo dritto al paesaggio oltre la finestra. Vedeva palazzi inseguirsi uno dietro l'altro, circondati qua e là da collinette. Rivedeva di nuovo la sua Seoul. Erano passati pochi giorni, ma per lui era come se fosse passato un mese o di più.

Sospirò e parlò alla mudang con il cuore pesante, come se riuscisse a sentirlo.

«Credo che mia mamma sia molto arrabbiata con lei. Le ha dato delle false speranze per tutto questo tempo. Anche se venisse, non penso proprio che crederebbe a tutta questa storia e che io abbia casualmente un messaggio per lei. Non crede?»

Haena abbassò lo sguardo.

«Purtroppo non ho avuto scelta. Se mi chiedessi se mi sento in colpa, ti risponderei che non smetto di pensare a questa storia da quando ne sono entrata a fare parte. Quando ho saputo quello che ti è successo, mi è dispiaciuto così tanto, nemmeno fossi mio nipote, ma purtroppo dire la verità a tua madre non sarebbe servito ad altro se non a farla sentire male. Immagina di dover essere così spietata con una donna incinta, Byeonghye! Cosa avresti fatto se ti fossi ritrovato al mio posto?»

«Infatti io non la biasimo. Però secondo me c'è qualcosa che lei non vuole dire nemmeno a me, non è vero?»

La mudang si irrigidì e non riuscì di nuovo a reggere gli occhi furbi di Byeonghye.

«Il mio nome è un buon auspicio, così mi ha sempre spiegato mia madre dal primo giorno in cui i miei compagni di classe mi prendevano in giro proprio perché mi chiamassi "malattia"».

«Lo è, Byeonghye. Se ti spiegassi nei dettagli a cosa serve il tuo nome, quello che spero che accada non si avvererebbe mai, perché svelerei gli intrighi che ho fatto e loro non funzionerebbero più come ho predisposto. Se la storia andrà come dico io, capirai perché ti chiami così.»

«Ha a che fare con il fatto che io abbia due destini?»

«Sì, l'ho spiegato a tua madre, ma non posso dire altro. Ascoltami, Byeonghye, io e chi ti sta guidando lassù faremo di tutto per salvarvi. Hai dalla tua parte il cielo e sai bene che il male non può vincere. Ha vinto la battaglia semplice, quella della morte, inevitabile per qualsiasi essere vivente di questa dimensione, ma non vincerà la guerra della vita, altrimenti non saremmo qui a parlare come se tutto ciò fosse normale. Abbi fiducia in me e prenditi cura della tua anima. Questa storia avrà un lieto fine che nemmeno immagini adesso.»

«Che significa?»

«Per essere adulto, fai troppe domande, sai?» Gli disse scherzosa.

«Un giorno non ti ricorderai nemmeno di avermi vista.» Detto con quel tono allegro, sembrava una frase propizia, che però il ragazzo non riusciva a comprendere.

La sciamana lo accompagnò alla porta.

«Dica a mia madre che verrò a trovarli nei loro sogni» richiese il ragazzo, prima di andare via. Uscì da quel condominio scegliendo le scale, nonostante quell'ufficio si trovasse al decimo piano della palazzina. Non voleva far venire un colpo al controllore che avrebbe visto salire e scendere un ascensore vuoto.

Una volta fuori, si guardò intorno. Era già tarda mattina. Ormai che si trovava lì, avrebbe fatto una passeggiata prima di tornare da Sole.

Così camminò seguendo il marciapiede ricoperto da petali di fiori di ciliegio. Sarebbe stato bello portare Sole lì e fare delle lunghe camminate verso una meta ignota. Avrebbe indossato una camicia bianca, un paio di pantaloni beige e delle scarpe lucide marroni. Avrebbe acconciato i capelli all'indietro con il gel e messo il profumo che aveva conservato per le occasioni speciali.

Prima di incontrarla, avrebbe comprato un mazzo di fiori enorme: rose rosse, bianche, gigli bianchi e poi un tocco speciale, i denti di leone, quelli che aveva usato lei per comunicare con lui. Si sarebbe presentato sotto l'hotel in cui alloggiava la ragazza e per prima cosa glieli avrebbe donati sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.

Avvertì di nuovo dei battiti dentro il petto, ma appena controllò con la mano si interruppero di nuovo. Per un attimo si illuse di essere vivo e quando la realtà lo schiaffeggiò in faccia violentemente, si bloccò. Rimase immobile per qualche secondo, con gli occhi persi nel nulla, finché scoppiò a piangere disperatamente come non aveva mai fatto fino a quel momento.

Pianse perché non accettava quello che gli era successo: pianse perché nonostante volesse sembrare forte, aveva paura anche lui di dover affrontare cose più potenti di lui; pianse perché avrebbe veramente tanto voluto amare Sole; pianse perché non avrebbe avuto una vita con lei e avrebbe potuto solo immaginare tutte quelle cose solo nella propria mente.

Ripensava a come lo aveva abbracciato su quel terrazzo e come anche lei aveva pianto tutte le lacrime che aveva in corpo. Di fronte a lei aveva fatto il duro, per non spaventarla, ma dentro di sé sarebbe voluto scomparire dalla faccia dell'universo, altro che reincarnazione. Si strinse con le proprie mani, emulando quell'abbraccio nella speranza di sentire il calore della ragazza. Pianse ancora, ormai rannicchiato per terra.

«Byeonghye! Byeonghye!» Si sentì chiamare da lontano.

Ciao a tutti!

Finalmente sono tornata con un nuovo capitolo, fatto di tanti dubbi e di nuove scoperte. Secondo voi a cosa si riferisce la sciamana quando dice che ci sarà un lieto fine che nessuno si aspetta?

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