• 37 •

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Justin

Martedì

A scuola avevo mostrato con fierezza i miei appunti a Jessica per sottolineare il mio impegno costante. Era l'ultimo anno e avrei dovuto passarlo per poter vivere finalmente la mia vita fuori dal contesto scolastico; era difficile e piuttosto noioso seguire le lezioni, ma guardare i fogli del quaderno scritti era gratificante. La mia calligrafia era pessima e Jess faceva del suo meglio per non farmelo notare. Avrei voluto che mi insegnasse a essere gentile come lei.

Suo padre era già partito, Jess e sua madre erano rimaste e così sarebbe stato per un lungo periodo. Non potevo che esserne entusiasta, il tempo trascorso assieme non mi bastava mai.

Michael in quel momento stava sostituendo la sua figura poiché seduto sul sedile che veniva solitamente occupato da lei. Cercava di parlare e riprendere quello che era il nostro rapporto. Ancora non si capacitava del fatto che non gli avessi raccontato niente ed evidenziava il suo bisogno di un amico e di consigli maschili. Non che fosse stufo di Ashley, ma era necessario avere più punti di vista da prendere in considerazione talvolta.

All'inizio i nostri discorsi erano rigidi, accompagnati dal silenzio, poi riuscimmo a riprendere la nostra normale confidenza. Ne approfittai per raccontargli della mia relazione e descrivergli Jessica paragonandola a tutto ciò che potesse sembrare prezioso; mi fermai quando mi fece notare di avere gli occhi lucidi, così passai la parola a Mike per non risultare troppo patetico. Non poté fare a meno di raccontare del suo rapporto anche lui, citando delle particolari fisse di Ash e alcune delle loro situazione buffe e imbarazzanti.

"Eravamo andati al centro commerciale e camminava velocemente, tanto che non riuscivo a starle al passo. Si ritrovò a parlare per dieci minuti con uno sconosciuto, quando si voltò, si accorse che stava effettivamente parlando con una persona casuale e io mi trovavo pochi metri dietro. Si era dimenticata di scusarsi, un po' per l'imbarazzo, un po' perché era piuttosto confusa, non aveva voluto dirmi di cosa aveva parlato. Da quel giorno tiene un passo più lento, se mi supera, se ne rende conto subito e mi aspetta", sorrise.

"È sempre stata così," osservai divertito sentendone la nostalgia, "non cambierà mai e tale deve restare."

"Se fosse cambiata, non me ne sarei innamorato" ipotizzò, quella volta era lui ad avere gli occhi che brillavano.

"Guardaci, due scemi innamorati che si mettono a parlare di ragazze in modo serio."

"Potrei anche essere scemo, ma sono felice." Come dargli torto, avevo finalmente conosciuto il significato di spensieratezza. Non significava bere per dimenticare o divertirsi, non significava lasciare da parte gli studi e non seguire le regole... Ero spensierato se Jessica era al mio fianco, mi sentivo completo e non avevo pensieri futili.

"Siamo quasi arrivati" notò. Mancavano pochi metri alla casa di Dan. Lui, come aveva detto Nathan, era agli allenamenti, momento perfetto per parlare con Ryan. Ci avrebbe sicuramente riconosciuti e sarebbe rimasto spiazzato, in effetti andò più o meno così quando aprì la porta. Aveva un'aria assonnata, motivo per il quale non riuscimmo a decifrare le sue espressioni a primo impatto.

"Cosa ci fate qui? Se cercate Dan, non è a casa" affermò.

"Oh no no, volevamo parlare con te" spiegai confondendolo ma ci fece comunque entrare. La casa era ben arredata, dopo tutto non era un gran mistero; i loro genitori erano spesso fuori per lavoro e guadagnavano abbastanza per potersi permettere quell'abitazione.

"Allora, cosa dovreste dirmi? Riguarda Dan?"

"No", risposi troppo in fretta da non accorgermi che in realtà la questione lo riguardava. "Cioè sì, non solo lui, ma tutti i Kings."
Prima che potesse rifiutare qualsiasi tipo di conversazione, nominai Alis. La mia tecnica ebbe successo, sembrò tutt'a un tratto interessato, curioso e preoccupato.

"Le è successo qualcosa?" Senza darmi il tempo di rispondere, continuò: "In qualunque caso, non vi sono d'aiuto. E poi con Alis non ho rapporti."

"Sappiamo che eravate legati in un periodo, penso che un minimo affetto tu lo nutra per lei" disse Michael.

"Cosa siete, spie? Non so cosa vogliate, ma non voglio immischiarmi. I Kings non sono affar mio." Notai una certa somiglianza con il tono di voce di Dan, speravo solo che il nostro piano non andasse a rotoli; Mike mi guardò come se avesse avuto il mio stesso pensiero. Lasciai a lui la parola per non rischiare di sbagliare la mossa, lui annuì capendo la mia richiesta.

"Senti Ryan, pensiamo che Alis possa trovarsi in pericolo. I Kings stanno nascondendo qualcosa e vogliamo scoprire cosa. Si sta avvicinando molto a Matthew trascurando gli altri rapporti, lui la influenza. A scuola lui e tuo fratello si erano messi a fare una rissa e accidentalmente Alis si è beccata un pugno in faccia, cos'altro deve accadere accidentalmente?"

"Perché volete aiutarla? La conoscete appena."

"Forse non la conosciamo bene, ma sua cugina Ashley è importante per noi, non vogliamo che soffra così come quando Lena è sparita. Guarda caso, lei aveva rapporti con i Kings." Mentre Mike parlava, io mi concentravo sullo sguardo di Ryan. A sentire nominare il nome di Lena aveva sollevato leggermente le sopracciglia, gesto spontaneo che poteva indicare forse una conoscenza.

"Non sarebbero capaci di fare qualcosa del genere..." replicò Ryan.

"Come fai ad esserne certo?" Quella domanda lo turbò e non seppe trovare una risposta immediata, sembrò balenargli una sensazione di timore nei confronti di Alis.

Poi si arrese: "Cosa volete sapere?"

"Tutto ciò che sai su di loro, anche i minimi dettagli e le mosse di Dan. Possiamo fidarci di te?" Annuì, ma quel cenno non bastava, in fondo Dan era suo fratello.

"Io e mio fratello non abbiamo un grande rapporto, non mi interessa ciò che fa lui, ma sono preoccupato per Alis. Tra noi non succederà mai niente, ma voglio andarmene sapendo che è al sicuro."

"Andartene?" ripetei confuso.

"Tra qualche giorno partirò per frequentare dei corsi di teatro, dovrò pur trovare un posto nel mondo." Quello non era sicuramente programmato, potevamo reputarci fortunati per essere arrivati in tempo.

"Va bene, ci fidiamo" riprese il discorso Michael per non perdere nemmeno un minuto, era necessario averlo lì per mantenere la concentrazione e non dimenticare il nostro obbiettivo.

"A volte sento Dan parlare al telefono, pochi giorni fa nominava Lena. Anzi, mi sembra di averla vista anche qui a casa" ricordò.

"Non è possibile, lei è sparita da un anno ormai" disse Mike. Ryan assottigliò gli occhi e corrugò la fronte confuso. "No, non è possibile! Quindi è viva, i Kings lo sapevano!"

"Ragazzi non capisco cosa sia tutto questo mistero..."

Lo interruppi per spiegare: "Lena è la sorella di Nathan, scomparsa ormai da un anno, nessuno è riuscito a trovarla da allora. I Kings erano solo una teoria, ma ora siamo certi che la stanno nascondendo!"

"Non ne sapevo nulla, come ho detto prima, mi tengo fuori dai loro guai. Facevo parte dei Kings, quando ancora a capitanarli era Thomas, un tempo mio amico... ma ora anche solo sentirli nominare non mi provoca alcun effetto."

"Anche tu eri un King?" chiesi incredulo. Cos'era, una cosa cosa di famiglia?

"Già, Thomas ha la mia età. Andavamo al liceo insieme ed eravamo amici stretti. Un giorno per caso decise di dare al nostro gruppetto di amici un nome e si ispirò al suo cognome, nacque come un gioco all'inizio, poi però la cosa del gruppo si fece sempre più seria. Per i corridoi si sentiva parlare solo di noi, io ero infastidito da ciò, ma non gli davo peso. Thomas era particolarmente strano e distaccato, decisi di uscire dal gruppo e nessuno ne fu turbato. Scoprii che aveva iniziato a vendere stupefacenti a scuola e manteneva un atteggiamento misterioso, anche nei miei confronti. Al contrario io cercavo di farmi notare il meno possibile e non creare problemi, sarebbe bastato poco per mettere in difficoltà i miei genitori stessi. Non solo loro devono mantenere un'immagine consona per il lavoro, ma anche noi figli. Come potete vedere Dan non è della stessa idea." Fece una piccola pausa. Sia io che Mike cercavamo di elaborare tutti i minimi dati che ci forniva attentamente.

Michael cercò di farlo continuare controllando costantemente l'orario, così lui ripartì: "Non so quanto quello che vi dirò ora sia affidabile, ma ascolto spesso i loro discorsi e ne traggo qualche informazione. Per esempio Aron si era rotto il braccio tempo fa, penso c'entri con tutta questa situazione; venivano tutti qui a discutere sull'accaduto e lui era particolarmente infuriato, nonostante sia il più calmo e ragionevole all'interno del gruppo. Parlavano di Lena, dicendo che avrebbero potuto usare lo stesso metodo di Thomas, ma ancora non comprendo il collegamento tra i due. Thomas è un ragazzo ingannevole e con cattive intenzioni, lo capii in tempo, almeno io."

"Lena è viva, ne siamo certi ora. Ma non hanno mai parlato di altre ragazze?" chiese Mike.

"In qualche modo... dicevano di aver bisogno di ragazze per passare inosservati."

"Cosa significa?" Ero confuso, avevo una vaga impressione che ciò non ci avrebbe portato a niente. Aggiungeva dettagli su dettagli che non potevano essere collegati in alcun modo, iniziavo a perdere le speranze. Iniziavo a credere che magari il distaccamento da Ashley e Alis non fosse servito, avevo rovinato dei rapporti, magari per sempre.

"Spiega cosa intendi" lo incitò di nuovo Michael.

"Ho una vaga idea. Penso che stiano continuando i traffici di droga lasciati in sospeso da Thomas, per passare inosservati usano le ragazze, ma non comprendo in che modo."

"E se fosse solo per trasportare la merce ignare del lavoro assegnato? Per non finire nei guai, mandano le ragazze a consegnare i pacchi senza dir loro di cosa si tratti. In tal modo il rischio è minore, perché l'attività è sconosciuta" ipotizzò Mike.

"Tutto questo inizia a farmi paura" commentai a voce bassa.

"Concordo con Michael" disse Ryan.

"Sì, ma dove tengono Lena? Perché è nascosta? E che intenzioni hanno?" mi chiesi, tutte domande senza risposta.

"Agiamo passo per passo. Parliamo prima con Alis e avvertiamola, poi andremo avanti. Prima o poi tutti i segreti verranno a galla" pensò Michael. Ryan continuava ad essere d'accordo con lui e accettò alla proposta di venire con noi a parlare con Alis il giorno dopo, sarebbe stato un ultimo saluto prima della sua partenza.

"Grazie dell'aiuto, se ti viene in mente altro scrivici. Per ora penso che questo basti per far ragionare Alis" conclusi e gli dettai il mio numero di telefono. Mancava ancora mezz'ora al ritorno di Dan, ma decidemmo di andarcene subito.

"Andateci piano, non feritela" fu il suo ultimo avvertimento prima di uscire dalla casa.

Durante la strada riflettemmo su tutto ciò che ci era stato rivelato e se dovevamo dire tutti i particolari anche a Nathan. Non sapevamo come avrebbe potuto prendere la questione di sua sorella, se si fosse arrabbiato avrebbe mandato all'aria il piano o si sarebbe messo nei guai.
Michael non la considerava una buona idea, chiunque sarebbe impazzito a una tale notizia e Nathan non era un'eccezione. Consultammo prima Jessica che avrebbe valutato anche il piano relazionale, Lena era sua sorella, non era nostro diritto decidere se svelargli o meno che fosse viva.

Jess considerò quel fattore attentamente, avrebbe voluto dirlo a Nathan, ma qualcosa la fermava. Si sentiva troppo coinvolta in qualcosa che non la riguardava, chi era lei per decidere se dire a Nathan che sua sorella era viva? Questo pensava. La capivo, perché anche io mi trovavo in difficoltà. L'istinto consigliava di raccontargli tutto, ma la ragione bloccava l'istinto, per protezione. Nathan sarebbe andato su tutte le furie sapendo che Lena era stata nascosta dai Kings per un anno intero a sua insaputa, avrebbe potuto far del male a qualcuno di loro, però non spettava a lui punirli. Vedevo Jessica piuttosto cupa, quelle situazioni la toccavano e le influenzavano molto l'umore, sentiva come di star vivendo lei stessa ciò che Lena stava passando. Provava dolore nonostante non conoscessimo realmente se lei stesse bene. Un fidanzato avrebbe dovuto capire come far stare meglio la propria ragazza, ma ero bloccato anche io, perché trasmetteva il suo malessere. Michael mi faceva cenno di fare qualcosa, stava rannicchiata su se stessa a pensare a una soluzione. In quei momenti sentivo di non meritarla, di averla inclusa in qualcosa più grande di lei che non la riguardava, non poteva affrontare ciò con la sua sensibilità ed empatia. Un brivido di freddo mi percosse, mi sentii in colpa.

"Dobbiamo dirglielo. Sì, lo diciamo a Nathan così possiamo liberare Lena se mai dovesse essere trattenuta dai Kings senza il suo volere" decisi provocando il loro stupore.

Michael non sembrava d'accordo, ma comprese il motivo della mia azione, così mi appoggiò. "Vado a parlarci io, ora. Cercherò di farlo ragionare, anzi sono convinto di riuscirci. Ne verremmo a capo e tornerà tutto come prima, se non meglio."

"Vuoi andare ora?" chiese lei.

"Sì, non c'è tempo da perdere." Ero un po' preoccupato, ci avevamo pensato molto arrivando a una decisione presa al momento. Così decisi di cambiare di nuovo all'improvviso: "No, vado io."

Michael era piuttosto stufo delle mie decisioni, ma mi lasciò fare, ero convinto di riuscire a far ragionare Nathan. Diedi un bacio a Jessica per darmi l'energia giusta e lo raggiunsi a casa.
Quando venne ad aprire la porta chiesi se era solo e annuì, suo padre lavorava.

"Com'è andata? Ha detto qualcosa Ryan?" capì subito l'argomento che volevo affrontare.

"Secondo lui i Kings stanno continuando i traffici di droga iniziati da Thomas tempo fa a loro insaputa. Ma non è questo il punto." Insipirai ed espirai profondamente. "Lena. È viva."

Spalancò gli occhi, terrorizzato, sorpreso... potevo vedere tutte le emozioni balenargli sul volto. Avrei dovuto non essere diretto, ma non sapevo in quale altro modo rivolgermi a lui. La verità andava detta, ciò importava più del modo.
Strinse le mani in due pugni, piano piano la sua rabbia sarebbe esplosa e avrei cercato di contenerla.

"Come fai ad esserne certo?" domandò.

"Ryan ha detto di averla vista entrare a casa loro con tutto il gruppo..." Non mi lasciò il tempo di finire che si precipitò alla porta con il fine di uscire, lo bloccai subito cercando di calmarlo.

"A casa loro! A casa di Dan!" urlò. "Chissà che le avranno fatto, io li uccido!"

Quelle non erano le sue parole, non le avrebbe dette se fosse stato abbastanza lucido. Finalmente aveva la certezza che sua sorella era viva e proprio quando quella gioia e speranza era tornata, doveva affrontare un'altra realtà: i Kings. Tutto ciò che Lena aveva passato era stato per mano di quei ragazzi, non avevano fatto altro che portare problemi, e Nathan non pensava ad altro che alla vendetta.

Mi posizionai davanti alla porta per non farlo uscire. "Non essere affrettato. Dobbiamo prima trovarla e capire cosa è realmente successo. Non mandare all'aria tutto, non sappiamo tutta la verità."

"La verità è che quei coglioni me l'hanno portata via e probabilmente faranno lo stesso con Ais" ringhiò.

"Noi vogliamo evitarlo, ma devi calmarti e stare qui. Non essere come loro, non causare altro dolore fin quando non sapremo tutti i dettagli di ciò che è accaduto un anno fa ad oggi. Se tieni veramente a Lena ed Alis, agisci con razionalità. Fallo per loro e per me, Michael e Jessica, non abbiamo ancora concluso il nostro piano."

Sospirò e si arrese mormorando: "Avrei dovuto indagare per conto mio tempo fa..."

"Sono sicuro che l'hai fatto, ma non hai trovato nulla" replicai anche se sapevo che la sua affermazione non era riferita a me.

"L'ho fatto sì, ma avevo paura di andare oltre..." concluse.

ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro