xviii. quando la testa ti scoppia

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!! ALLERTA CANZONE !!

( E S M E )

Esme non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quel tempo passato in completo silenzio in compagnia della sua migliore amica le serviva proprio.

Un momento tranquillo, dove la sua mente poteva rilassarsi e smettere di pensare, anche se per poco, a tutto quello che era successo e stava succedendo in quelle settimane.

Appoggiò delicamente la sua testa su quella della sua amica, chiudendo gli occhi.

Ben presto, si ritrovò circondata da sola oscurità. Alle sue orecchie arrivava il tenue respiro della figlia di Aurora al suo fianco e le grida soffocate dei ragazzi ancora sul campo, che acclamavano Ben e Mal.

Prese un respiro profondo, tentando in tutti i modi di isolare quei suoni dal mondo e concentrarsi sul respiro della sua migliore amica, che sembrava essersi addormentata.

Poteva vedere dei leggeri fasci di luce che cercavano di farsi strada tra le sue ciglia, ma lei strinse gli occhi più forte.

Com'era strano. Quell'ultima settimana le era sembrata perfetta: aveva finalmente ammesso di amare Carlos, fatto amicizia con i VKs, scherzato con Richard, era andata a scuola. Era tutto ordinario e completamente diverso allo stesso tempo.

Ed era passato solo un mese.

Sì, era decisamente bizzarro. Quasi fossero due relatà diverse, un cambiamento così drastico che la faceva sentire . . . non sapeva neanche lei come. Appena un mese fa, tutta la sua vita, così come quella di Carlos, Mal, gli altri Vks, Richard, Audrey, Chad, e ogni altro abitante di Auradon, era mutata in una sola mattinata.

Cinque macchie d'oscurità, la più buia e temuta del regno, erano giunte a soffocare la luce più pura e brillante di tutte. Questa era la paura di ogni cittadino, ed era stata anche quella di Esme; le fiabe che ogni bambino sente la sera prima di andare a dormire, le gesta di principi e principesse contro i malvagi stregoni e le orribili fattuchiere . . . ogni cosa macchiata da un buio più scuro della notte.

Ma era stato veramente così?

I figli dei Cattivi più cattivi del mondo, le persone più crudeli che esitano, erano solo dei ragazzi; dei semplici adolescenti che amavano fare battute e scherzi. Cosa c'era di malvagio in questo? Esme li aveva conosciuti: Mal, progenie della Regina di Ogni Male, non era altro che una ragazza orgogliosa e amante dell'arte; Jay, il cui padre era la rappresentazione fisica dell'inganno e della superbia, era in realtà un'atleta sarcastico e leale; e che dire di Evie? Bellezza e grazia erano le sue più grandi virtù, per non parlare di un acume e un'intelligenza fuori dal comune; poi, il figlio del manipolatore numero uno, era il ragazzo più ingenuo e goffo che avesse mai incontrato; e infine, Carlos, figlio dell'icona della crudeltà, aveva il cuore più tenero, buono e luminoso che Esme avesse mai visto ad Auradon.

Erano queste le macchie d'oscurità che avrebbero dovuto rovinare il regno. Un regno apparentemente puro, privo di imperfezioni, dove tutti speravano di vivere.

Esme strinse più forte la mano di Audrey nella sua.

Un regno che dovrebbe difendere l'amicizia, la bontà, l'onestà e l'amore. Un regno dove le persone dovrebbero sapere cosa è giusto e cosa no. Un regno dove non si dovrebbe giudicare una donna che è stata stuprata. Un regno dove si dovrebbe accettare la persona per ciò che è, e non per il suo passato o il luogo da cui viene.

Un regno che aveva imprigionato i Cattivi più cattivi di tutti perché non aveva il coraggio di affrontare i suoi stessi errori.

Un regno che era troppo codardo da ammettere che era lui ad essere marcio, e non la macchia di terra dove le persone dovevano lottare per sopravvivere.

La figlia di Esmeralda nascose il volto tra i capelli di Audrey.

Non erano i Vks a doversi vergognare.

Doveva farlo lei.

•✵•

A svegliarla fu un leggero tocco sulla sua spalla.

Le sue palpebre erano appesantite per il sonno, e ci mise un po' per aprirle. Quando ci riuscì, si rese conto di essere ancora seduta per terra nel corridoio degli spogliatoi, la testa poggiata sul muro e i capelli tutti scompigliati.

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato.

Stava di fatto, che davanti a lei si trovava Carlos, il quale la guardava impaziente e anche un po' imbarazzato.

La principessa si strofinò gli occhi, per poi guardarsi attorno confusa.

<<Dov'è Audrey?>> domandò, ma si ostinò a non puntare le iridi in quelle di lui. Non voleva dargli questa soddisfazione.

<<È di questo che ti volevo parlare . . . >> sussurrò lui, un accenno di veleno nella voce. Fu questo ad attirare l'attenzione di Esme, che si decise a guardarlo, le sopracciglia aggrottate.

<<Cos'è successo?>> lo incalzò, maledicendosi mentalmente per essersi addormentata. E si chiese per quale motivo Audrey non le avesse detto niente.

Il figlio di Crudelia sembrava star per scoppiare: aveva i pugni serrati, le guance rosse e i suoi occhi indossavano uno sguardo arrabbiato che mai gli aveva visto addosso. La principessa deglutì senza neanche saperne il motivo, alzandosi da terra.

<<Cos'è successo?>> sputò sarcastico il ragazzo, lanciandole un'occhiata che la sorprese alquanto. Non l'aveva mai visto così infuriato. E non era sicura fosse una cosa buona. <<È successo che la tua amichetta ha trovato un nuovo ragazzo!>>.

Esme incrociò le braccia al petto, irritata: <<E cosa ci sarebbe di sbagliato?>>.

<<Tu non ne hai idea, vero?>> lo sguardo che le rivolse la fece tentennare, talmente era carico di rabbia. <<Si è messa con Chad! Così, senza un motivo! L'ha baciato davanti a tutti, proprio sotto gli occhi di Evie!>>.

Questa volta fu la figlia di Esmeralda a lanciargli un'occhiataccia: <<Prima di tutto, cosa diavolo c'entra Evie con Audrey e Chad? E secondo, non ho idea di cosa tu stia parlando, e anche se ce l'avessi, ti direi che sei un'idiota!>>.

<<Cosa?>> chiese Carlos, digrignando i denti.

Esme lo guardò male: <<Stai dando la colpa ad Audrey per aver, da quanto sostieni tu, "rubato il ragazzo ad un'altra", quando la prima a farlo è stata proprio Mal sul campo! Non so cosa sia preso a Ben, e sinceramente non mi importa neanche, sta di fatto che sia lui che Mal si sono comportati da veri . . . veri . . . stronzi!>>.

Ansimava, le guance arrossate per lo sfogo, e fissava dritta negli occhi Carlos, che non si era ancora mosso. Non sapeva cosa le avesse dato il coraggio per sbottare in quel modo: forse perché odiava aver visto la sua migliore amica in quello stato. Non le importava di star litigando con Carlos: avrebbe preso le difese di Audrey anche davanti al Re in persona.

Quello che non si aspettava, però, era la luce rossa che accese gli occhi del ragazzo.

Esme sussultò. Cosa diavolo-

<<Come hai chiamato la mia amica?>> sibilò il figlio di Crudelia, mentre la sua mano le afferrava violentemente il polso.

La principessa provò a liberarsi dalla presa, ma senza risultato. Lo guardò ancora una volta, le iridi del Cattivo che brillavano di un rosso minaccioso, quasi fluorescente. Deglutì: <<Carlos->>.

Lui non diede cenno di tentennamento, facendo un passo avanti.

La ragazza incontrò il muro alle sue spalle, e per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Esme ebbe paura. Non- Non era lui. C'era- C'era qualcosa di diverso. Il Carlos che conosceva non le avrebbe mai fatto del male, men che mano parlato in quel modo.

Sì ritrovò ad osservare più intensamente quel rosso scarlatto, alla disperata ricerca della gentilezza che di solito lo rimpiazzava. La sua mascella si irrigidí, in ansia, e strinse i denti. C'era qualcosa in quel colore tanto acceso, qualcosa di accattivante, che sembrava chiamarla. Anzi. Non stava chiamando lei, ma un'energia dentro di lei.

E non le ci volle molto per capire di cosa si trattava.

Dovette sorprendere Carlos, quando si rilassò di colpo e fece un passo avanti, non curandosi della presa del ragazzo ancora insistente sul suo polso. Alzò il capo, sostenendo il suo sguardo.

<<Carlos . . . >> sussurrò. Quest'unica parola parve di marmo, lo stesso marmo di cui era fatta Notre Dame: duro, lucido, bellissimo, ma, in qualche modo, estremamente fragile. Quello stesso marmo che anni prima era stato bruciato dalle fiamme dell'inferno, e che ora sembravano riflesse negli occhi del figlio di Crudelia, talmente luminose da sembrare ruggire. E lei era il marmo.

Quell'unica parola, per quanto bisbigliata, sembrò scuotere i muri del corridoio e in particolare il ragazzo, che Esme vide espirare dal naso e . . . e poi fermarsi.

Fu come veder scattare un interruttore. La presa sul suo polso si allentò, la postura si sciolse e gli occhi smisero di brillare. Il solito sguardo color caffè, gentile e imbarazzato, fece ritorno sul suo viso. Quello stesso sguardo di cui si era innamorata.

Nonostante ciò, Esme era completamente paralizzata.

<<Es . . . >>.

Le sue palpebre si spalancarono ancora di più quando il Cattivo pronunciò il suo nome, così, come se fosse successo niente.

<<Non->> deglutì Esme, prima che lui potesse aggiungere altro. <<Non è c-colpa tua. So cos'è successo . . . io- stai tranquillo, devi solo stare tranquillo>>. Abbozzò un sorriso.

Il ragazzo si allontanò, un'espressione confusa in volto. <<Che intendi?>>.

Questa volta fu il turno di Esme di essere confusa: <<In che senso? Intendo quello che è successo cinque secondi fa! N-Non ti ricordi?>> chiese, schierandosi poi la gola, nella speranza di nascondere la sua voce tremante.

<<Cosa dovrei ricordar->>. La principessa seguì con orrore la direzione degli occhi di Carlos, che avevano puntato il suo polso, arrossato e dolorante.

Di scatto, nascose le braccia dietro la schiena: <<Los, questo non è ciò che pensi che sia, non mi hai fatto niente di male>> spiegò calma, guardandolo in faccia, sebbene lui continuasse a fissare il punto in cui prima aveva notato il polso.

<<Sono stato i-io?>> chiese, ed Esme si rese conto delle lacrime nei suoi occhi.

Esitò, insicura su cosa dire. Però poi decise che non sarebbe stato giusto nascondergli una cosa del genere, specialemente una così pericolosa, e annuì.

La scintilla di paura che nacque in quegli occhi color caffè le dovette far sopprimere un singhiozzo, tanto la odiò.

<<Sta tranquillo!>> ripeté, facendo un passo avanti, e soffocò un lamento quando il ragazzo ne fece uno indietro. <<Non eri in te. È solo quella stupida->>. All'occhiata ferita che ricevette, si bloccò, sospirando. <<Senti, non è né il luogo né il momento adatto per parlare di questo. C-Che ne dici di vederci più tardi? Prima ci calmiamo e . . . e poi . . . >>.

Carlos non rispose, come in un'altra dimensione, lo sguardo velato da centinaia emozioni che Esme non riusciva a decifrare, ma alla fine annuì senza dire una parola.

•✵•

La squadra sembrava essersi persa.

Esme era sola in quel corridoio da più di un'ora, ormai, e Carlos se n'era andato. Probabilmente aveva raggiunto i suoi compagni per andare a festeggiare la vittoria. O almeno Esme lo sperava: aveva bisogno di distrarsi dopo quello che era successo.

Quel tempo da sola non aveva fatto altro che aprire i meandri della sua mente, permettendo ai suoi pensieri di viaggiare e viaggiare.

Sapeva cosa era successo al figlio di Crudelia. Era esattamente quello da cui lei si era nascosta tutta la vita: quella voce nella testa che la raggiungeva in sogno, e la pregava di liberarla; quella stessa voce di cui raccontava il Libro della Guerra dei Due Mondi. L'oscurità nascosta dentro ognuno di loro.

A quanto pareva, tutti gli sforzi che aveva fatto si erano dimostrati inutili.

La Fata Smemorina l'aveva messa in guardia: se avesse mostrato anche un minimo segno di "malvagità", sarebbe stata spedita in un batter d'occhio sull'Isola degli Sperduti. Li aveva raccontato, ad Esme e sua madre, della leggenda (che poi non era così tanto leggenda data l'età della fata) secondo la quale ogni figlio di Buono o Cattivo era stato condannato ad un'oscurità latente. E, pur di smentire tutto questo, si erano spaccate la schiena in tutti i modi alla disperata ricerca di un rimedio, un contro-incantesimo, capace di risolvere la faccenda.

Inutile dire che non avevano trovato niente.

E adesso, dopo anni passati a perfezionare il suo carattere, quella cavolo di oscurità era riuscita comunque a raggiungerla. Indirettamente, ma c'era riuscita.

Se fosse successo appena qualche settimana fa, probabilmente avrebbe interpellato la Fata, oppure sua madre, o il Re, chiunque pur di trovare una soluzione. Invece, tutto quello che in quel momento riusciva a pensare era che doveva aiutare Carlos.

Si maledisse mentalmente, appoggiando la nuca contro il muro dietro di lei. Cosa le era saltato in mente di fare? Non avrebbe dovuto entrare nella Sezione Proibita! Aveva quel nome per una ragione! Chiuse gli occhi. Aveva solo peggiorato le cose.

Portò le mani agli occhi, strofinandoseli nervosa.

Era stata avvertita e lei era riuscita comunque a rovinare tutto.

Gli occhi rossi di Carlos le riapparvero in testa e, inconsciamente, rabbrividì. Non aveva messo in conto una possibilità del genere; qualcuno a lei vicino che cadeva vittima dell'oscurità che tanto odiava.

Una parte di lei si chiese come sarebbero andate le cose se non avesse conosciuto il Cattivo. Forse niente di tutto quello sarebbe successo.

Sospirò, mentre la testa le si riempiva per l'ennesima volta di dubbi. Iniziò a cantare, nella speranza che un po' di svago l'aiutasse a chiarirsi le idee.

You're a troublemaker, you're troublemaker
(Sei un piantagrane, un piantagrane)
(Huh) You ain't nothin' but a troublemaker, boy
(Non sei altro che un piantagrane, ragazzo)

You had me hooked again from the minute you sat down
(Mi avevi già in pugno dal minuto in cui ti sei seduto)
The way you bite your lips, got my head spinnin' around
(Il modo in cui ti mordi le labbra mi fa girare la testa)
After a drink or two, I was putty in your hands
(Dopo un drink o due, non ero altro che creta nelle tue mani)
I don't know if I have the strength to stand (ooh)
(Non so se ho la forza di stare in piedi)

Era stato così fin dal primo momento. Fin da quando quel cavolo di ragazzo era uscito poco elegantemente da quella limousine. Fin dal primo sguardo, fin dalla prima parola e fin dal primo sorriso.

Più ci pensava e più si rendeva conto di quanto si era innamorata di quel ragazzo. E pensare che si era ripromessa di stare lontano da lui.

Trouble, troublemaker, yeah, that's your middle name (ooh)
(Pianta, pinatagrane, sì, questo è il tuo secondo nome)
I know you're no good, but you're stuck in my brain
(So che non sei buono, ma non riesco a toglierti dalla testa)
And I wanna know
(E voglio sapere)

E continuava a ripeterselo. Lui non era altro che un piantagrane, un ladruncolo di strada. L'isola l'aveva reso ciò che era; certo, la sua vera personalità era quella che più piaceva ad Esme, quella dolce, impacciata e anche un po' timida. E allora perché si sentiva egualmente attratta da quella più combina guai? Quella furba, maliziosa, amante del caos?

Carlos era figlio di una Cattiva. Era scontato che ci fosse qualcosa di diverso in lui. Avrebbe dovuto tenersi alla larga. Tuttavia, anche in quel momento, non riusciva a non pensarci.

Why does it feel so good, but hurt so bad (whoa)
(Perché mi fa sentire così bene, ma fa comunque così male)
My mind keeps saying run as fast as you can
(la mia testa continua a dirmi corri più veloce che puoi)
I say I'm done, but then you pull me back (whoa)
(Dico che ho finito, ma poi mi riporti indietro)
I swear you're giving me a heart attack
Troublemaker
(Giuro che mi stai facendo venire un attacco di cuore)

E la faceva sentire bene. Amava quelle sensazioni, quell'euforia che le scorreva in corpo al solo pensiero di lui, del suo viso, delle sue labbra, della sua risata.

Finchè la testa non la metteva in guardia. Le urlava di scappare, di voltarsi e non tornare più. Le diceva che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, né Audrey, né Richard, né Chad, tantomeno Carlos.

Dopotutto, chi avrebbe voluto avere a che fare con una persona come lei?

It's like you're always there in the corners of my mind
(È come se fossi sempre lì in un angolo della mia mente)
I see a silhouette everytime I close my eyes
(Vedo la tua silhouette ogni volta che chiudo gli occhi)
There must be poison in those fingertips of yours
(Deve esserci veleno nella punta delle tue dita)
'Cause I keep comin' back again for more (ooh)
(Perché continuo a tornare per averne di più)

Chissà cosa provava Carlos, invece.

Era come lei? Non faceva altro che ritrovarsi il suo volto davanti, anche quando chiudeva gli occhi? Non ne aveva idea, ma di sicuro per lei era così.

Un incantesimo che l'attirava sempre di più, non importava cosa decidesse di fare. Non riusciva a resistergli, e continuava a tornare indietro da lui, che fosse per uno sguardo o una parola.

Trouble, troublemaker, yeah, that's your middle name (ooh)
I know you're no good, but you're stuck in my brain
And I wanna know

Why does it feel so good, but hurt so bad (whoa)
My mind keeps saying run as fast as you can
I say I'm done, but then you pull me back (whoa)
I swear you're giving me a heart attack
Troublemaker

E ancora non aveva capito cosa l'attirava veramente di lui.

Tutta la sua vita era passata nella credenza che i Cattivi erano... beh, cattivi. Persone da cui si doveva tenere alla larga. E la sua testa continuava a ripeterglielo. Era come una sensazione, una cosa negli angoli remoti della sua testa che le diceva di allontanarsi da lui, da loro.

Il problema era che Esme aveva imparato ad amare anche la parte cattiva di Carlos. E ci provava, ci provava ogni volta a voltarsi e non farsela piacere, ma in qualche modo lui riusciva sempre a trattenerla, come un'esca all'amo.

Maybe I'm insane
(Forse sono pazza)
'Cause I keep doing the same damn thing
(Perché continuo a fare la stessa identica cosa)
Think one day we gon' change
(penso che un giorno cambierà)
But you know just how to work that back
(Ma tu sai esattamente cosa fare per riportarlo indietro)
And make me forget my name
(E farmi dimenticare il mio nome)
What the hell you do, I won't remember
(Cosa diavolo fai, non me lo ricorderò)
I'll be gone until November
(Me ne andrò fino a Novembre)
And you'll show up again next summer, yeah
(È ti rifarai vedere di nuovo la prossima estate)
Typical middle name is Oscar
(Tipico secondo nome è Oscar)
Fit you like a glove, boy, I'm sick of the drama
(Ti calzo come un guanto, ragazzo, sono stufa del dramma)
You're a troublemaker
(Sei un gombina guai)
But damn, boy, it's like I love the trouble
(Ma diamine, ragazzo, e come se amassi i guai)
And I can't even explain why
(E non so neanche perché)

Si portò le mani nei capelli, frustrata.

Non capiva, non ci riusciva e forse neanche voleva farlo. Carlos le stava facendo scoprire un lato della realtà che per anni aveva cercato di non guardare. Che la spaventava, che la disgustava. Quel lato scuro, buio e intenso che tanto l'aveva tormentata. E adesso, invece, ne era quasi attratta.

Why does it feel so good, but hurt so bad (whoa)
My mind keeps saying run as fast as you can (troublemaker)
I say I'm done, but then you pull me back (whoa)
I swear you're giving me a heart attack
Troublemaker

Le sue labbra si chiusero attorno all'ultima nota, mentre la ragazza si alzava da terra e, dopo aver sistemato con le mani la sua gonna, si dirigeva fuori dal corridoio.

In quel momento aveva bisogno di una sola persona e di nessun altro.

•✵•

<<Cosa avrebbe fatto il cuccioli-serial-killer?!>>.

<<Prima di tutto Carlos non ha mai fatto del male a una mosca, e secondo: pensavo che ormai ti andasse un po' più a genio, sai dopo la vittoria della squadra>>.

Richard grugnì, buttandosi di schiena sul letto, non prima di aver gentilmente rimosso la sua chitarra dal materasso.

<<Questo non perdona il modo in cui si è comportanto! Ti ha fatto del male, Esme!>> esclamò il biondo.

<<Ma non l'ha fatto apposta!>> protestò la principessa, sollevandosi dal puff dov'era seduta. <<Non- Non era lui! È solo quella stupida maledizione!>>.

<<E come fai ad esserne sicura?>>.

Esme fece per ribattere, ma si ritrovò a corto di argomenti.

Già . . . come faceva? Non aveva pensato a questo piccolo particolare . . .

<<Io . . . credo . . . Ecco, me lo sento . . . >> borbottò, mentre il suo sguardo vagava per la stanza, troppo imbarazzata di incontrare quello di Richard.

Lo sentì sbuffare: <<Te lo senti? Sai che questo non vuol dire niente, vero? Per quanto se sappiamo quella poteva essere la sua vera natura!>>.

<<Carlos non si comporterebbe mai così!>>.

<<A davvero? Chi te lo dice? C'eri anche tu sull'isola con lui? Non mi sembra>>.

La figlia di Esmeralda strinse i pugni, cercando con tutta se stessa di trattenere le lacrime che le si stavano formando negli occhi.

<<Tu non sai assolutamente nulla di lui>>.

Ancora una volta, il suo amico sbuffò: <<Come se tu fossi diversa. Ti avrà anche raccontato alcuni aspetti dell'Isola ma chi ti assicura che non abbia tenuto le robe più succulenti per sé?>>.

<<ORA BASTA!>> sbottò Esme, così forte che il figlio dei Radcliffe saltò in piedi dal letto, guardandola ad occhi spalancati. Non aveva mai urlato davanti a lui prima d'allora, e non ne aveva mai avuto intenzione, ma era stufa di dover stare zitta e ascoltare quei pensieri idioti e contorti. <<Ero venuta da te perché speravo in un consiglio! Un consiglio vero, che mi aiutasse a ragionare! Capisco benissimo che la tua famiglia non abbia un bel passato con la madre di Carlos, ma questo non ti dà il diritto di sparare cattiverie su di lui basandoti soltanto sul suo cognome!>>.

Era strano pronunciare quelle parole ad alta voce. Per una come lei, sembrava liberatorio. Dopo tutto il tempo in cui era stata la prima a pensare quel genere di cose, la faceva sentire incredibilmente fiera di se stessa.

<<So com'è quella sensazione>> cercò di addolcire lo sguardo, mentre l'espressione stupita di Richard si tramutava in una seria e attenta. <<Quella sensazione di gelido orgoglio, ciò che senti di dover mantenere perché tu sei un Buono, sei perfetto, e devi dimostrarlo sempre. Conosco quelle parole meglio di chiunque altro, e tu lo sai>> gli rivolse un'occhiata severa, una a cui il ragazzo non seppe rispondere e abbassò gli occhi. <<Non ti dico di farti piacere Carlos, tutti abbiamo delle persone che non ci vanno a genio. Tutto quello che ti chiedo è di ascoltare. Me, Carlos . . . cavolo, persino Hunter!>>.

Al nome del suo compagno di stanza, Richard si portò una mano al collo, grattandoselo. Esme sorrise.

<<E a quanto pare abbiamo molto di cui parlare>>.



-- angolo autrice!

Capitolo leggermente più corto, oggi. Ma solo perché nei prossimi arriverà la ciccia grossa. Io vi ho avvertiti.

Quindi . . . che ne pensate della scena tra Esme e Carlos? Era cringe? Perché io ho sempre paura di fare un macello in questi casi.

Nel prossimo capitolo torna il punto di vista di Hunter !! *fuochi d'artificio in sottofondo*

Domanda del giorno: visto che sono curiosa e voglio approfittarne . . . chi è il vostro personaggio preferito di questa storia? D'ora in poi vi farò domande più mirate a questa!

E niente, al prossimo capitolo!



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