📚 Nell'abbraccio del nemico 📚 @NadineRose1990

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Titolo: Nell'abbraccio del nemico

Autrice: NadineRose1990

Copertina:

Sinossi:

Errori di grammatica e battitura. Non ho trovato alcun errore.

Lessico. L’uso del lessico è molto buono, i periodi sono ben costruiti e la storia risulta nel suo complesso molto scorrevole. Ho apprezzato in particolare i dialoghi, soprattutto quelli in cui viene usato il dialetto napoletano, e l’idea di usare frammenti di poesie o canzoni all’interno dei capitoli, cosa che a mio parere ha contribuito ad aumentare l’atmosfera.

Descrizioni. Anche qui, non molto da dire. Le descrizioni, sia dei personaggi sia dell’ambiente che li circonda, sono sempre molto curate. In particolare, ho apprezzato il modo in cui l’autrice descrive la festa di paese a cui Sarah partecipa con Matteo e, più in generale, tutte le scene in cui interagisce con quest’ultimo. Anche le scene di violenza, molto crude, sono d’impatto e si inseriscono bene nel contesto, senza risultare fuori luogo.

Psicologia dei personaggi. Se da un lato ho trovato interessante e molto ben costruito, da un punto di vista psicologico, vedere l’ossessione di Sarah per Hermann, e soprattutto di come questo influisca nella sua relazione con Matteo, dall’altra mi piacerebbe vedere ulteriormente sviluppato il suo personaggio. La sindrome di Stoccolma è un argomento tanto abusato nei racconti quanto complicato da trattare, e per ora è stato affrontato nel modo corretto, tuttavia quello che mi manca è capire cosa abbia scatenato in Sarah questo tipo di disturbo.
Matteo mi è piaciuto molto, personalmente Herbert non mi ha proprio convinto. Non mi sembra molto verosimile la figura dello stupratore che si “redime” per amore – tanto più, della donna di cui ha fatto violenza. Nella storia non è affatto stato svalutato questo gesto, anzi viene a mio parere trattato nel giusto modo dal momento che viene mostrato che il loro è un rapporto malato, ma che lui sia effettivamente innamorato o in grado di provare sentimenti teneri nei confronti di lei non mi convince.

Trama. Non ho trovato una grande originalità nella trama: il periodo della dominazione nazifascista è quello più inflazionato nei romanzi storici, e due storie in questo contest, sebbene in modo completamente diverso, trattano della relazione fra un’ebrea e un nazista, tema che comunque ho trovato anche in altri lavori. Mi è piaciuta l’ambientazione in Italia, in particolare le scene ambientate nel campo di Fossoli, una scelta diversa dal solito.
Anche il successivo innamoramento della protagonista di un ragazzo diametralmente opposto al suo aguzzino, con relativa reticenza dovuta al suo trauma, non mi ha sorpreso, ma la trama ha di positivo che scorre perfettamente, anche grazie ad un’ottima padronanza del lessico e delle tecniche di scrittura, e di una caratterizzazione buona dei personaggi. Dal punto di vista dell’accuratezza storica, niente da dire.

-Commento di amahyP

U

no sguardo sulla tragica vicenda che ha segnato il mondo intero. L'autrice mette in evidenza né l'essere vittime, né l'essere carnefici, ma la famosa "zona grigia" citata più volte da Levi. Questo contribuisce a rendere la storia verosimile, per quanto appaia assurda. C'è una particolare cura al periodo storico, che fa evincere come vi sia una salda struttura alle spalle dell'opera.
Consigliatissima per gli amanti del romanzo storico!
-Commento di FrancescaPantano

INTERVISTA

Ti faccio i miei complimenti per la vittoria! Ti aspettavi questo risultato?

Devo essere sincera: avendo già vinto precedenti concorsi, non mi aspettavo di aggiudicarmi il primo posto anche in questo. È stata una sorpresa!

Dimmi, come nasce la tua storia? Parlaci un po' di questo racconto che si è aggiudicato il primo posto!

“Nell’abbraccio del nemico” nasce dalla mia intenzione di portare avanti la memoria storica della Shoah – tema che mi è sempre stato particolarmente a cuore, da quando frequentavo le scuole medie – e dal mio desiderio di addentrarmi in un argomento particolare quale la “Sindrome di Stoccolma”, tentando di comprendere quel sentimento paradossale che lega la vittima al suo carnefice e viceversa.

Da quanto tempo scrivi e, soprattutto, cosa ti ha spinto a farlo?

Scrivo dal periodo dell’adolescenza e, principalmente, mi ha spinto il motivo sopracitato: sensibilizzare sul tema della Shoah e, inoltre, naturalmente, come valvola di sfogo. 

Hai uno scrittore o una scrittrice cui ti ispiri particolarmente?

Mi ispiro, o almeno tento di ispirarmi alla poesia di Pablo Neruda.

Stai già pensando di proporre un tuo manoscritto ad un editore?

Sì, mi piacerebbe molto.

Hai già in mente una nuova storia? Ti va di parlarcene?

In realtà, terminata “Nell’abbraccio del nemico”, ho in programma di revisionare una mia vecchia storia, pubblicata qualche anno fa su un’altra piattaforma di scrittura creativa. Il periodo storico è lo stesso, ma racconto la storia d’amore tra Nadine, un’ebrea tedesca prigioniera nel campo di concentramento di Ravensbrück e Kurt, un giovane fotografo tedesco affetto da una disabilità fisica. 

Direi che possiamo concludere qui! C'è qualcosa che vorresti dire a chi sta leggendo l'intervista?

Semplicemente, ringrazio tutti coloro che hanno dedicato del tempo a quest’intervista e a chi, avendola letta, deciderà d’iniziare la mia storia.
Grazie,
Nadia ❤️

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