28.

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L'Haruno arrivò a scuola evidentemente stremata. La notte non aveva chiuso occhio e per di più lo studio la stava distruggendo. Era sempre stata molto brava, ma la situazione con Sasuke l'aveva totalmente distratta ed ora doveva mettersi in pari con tutte le verifiche e interrogazioni se non voleva avere materie rimandate.

Ripensò alle parole del padre del moro e si ritrovò ad arrossire senza nemmeno sapere il perché. Sasuke non le passava inosservato e questo lo aveva capito anche anni prima, ora che sapeva di più sul suo conto aveva capito anche di esserne innamorata. Notò Karin che guardava a destra e a sinistra alla ricerca di qualcuno, forse dell'Uchiha stesso; ma si rassegnò subito dopo andando dal suo gruppo di amiche. La rosa guardò l'orario e, in effetti, Sasuke era in ritardo.

"Sakura! Che hai fatto stanotte?".

Sakura: "Buongiorno anche a te, Naruto. Sembri raggiante stamattina".

Naruto: "Esattamente! Al contrario di qualcuno, proprio qui davanti a me".

Sakura: "Ho dormito male e poco" si limitò a dire, non aggiungendo che la sera prima avesse quasi rischiato la vita.

Naruto: "Dovresti rilassarti di più, prendi alla leggera la vita".

L'Haruno sorrise davanti alla spontaneità del biondo. Non era il migliore in fatto di consolazione, ma almeno aveva la certezza che non l'avrebbe mai abbandonata, specialmente in un periodo no. Lo abbracciò sentendo d'un tratto il bisogno della sua sicurezza.

Naruto: "C'entra Sasuke?".

"Perché ipotizzi che sia sempre colpa mia?".

Quella voce. Quel dannato tono pacato.

Gli occhi verdi della rosa saettarono immediatamente sulla figura dell'Uchiha a pochi passi da lei. Nostante fosse calmo, i suoi occhi erano ancora molto rossi: segno di chi ha pianto tanto.

Naruto: "Da un po' di tempo a questa parte succede sempre qualcosa a causa tua".

Quella frase, usata solo per provocare, all'Uchiha fece più male del previsto, ma si impose di restare il più freddo possibile.

Sasuke: "Sarà come dici tu. Ho bisogno di sapere chi è il tuo tutore, comunque".

Naruto: "Perché mai dovrei dirtelo?".

Sasuke: "Fidati di me e dimmelo".

Naruto: "Non mi fido di chi voleva guadagnare la mia fiducia e poi sparisce all'improvviso".

Il moro portò gli occhi al cielo, non poteva di certo biasimarlo. Se fosse successo a lui, si sarebbe comportato nel medesimo modo.

Sasuke: "Dimmelo. Serve a mio padre e riguarda un caso, questo ti basta come spiegazione?".

Il biondo scrollò le spalle: "No".

Sasuke: "Naruto, non ho tempo da perdere".

Naruto: "Te lo dico solo quando ci dirai il perché ti sei allontanato".

Sasuke: "Te l'avevo già spiegato. Stare in mia compagnia non è facile e, come previsto, vi state stancando".

Sakura: "Non è stancante, è solo preoccupazione".

Il moro sospirò: "Ho solo bisogno di sapere chi è".

Naruto: "Quando ci dirai tutto?" chiese evitando appositamente di rispondere all'altro.

Sasuke: "Non lo so".

Naruto: "Non eri tu quello che nella vita ha sempre bisogno di certezze?".

Sasuke: "Sì, sono io, ma ora come ora non sono in grado di dirti il giorno in cui vi spiegherò tutto. Ora, per favore, rispondi alla mia domanda".

Naruto: "Sapere il nome del mio tutore in cosa ti aiuterà? Che svolta ti darà nelle indagini? Sospettate di lui senza sapere nemmeno chi è?".

Sasuke: "Naruto, ti dirà tutto mio padre, verrà a parlare con te. Ora ho bisogno del nome".

Naruto lo guardò, pensando solo di fare la scelta giusta fidandosi nuovamente del moro: "Jiraiya, se ti fermi dopo scuola lo puoi vedere. Aiuterà Kakashi con i preparativi".

Sasuke assunse un'espressione a dir poco confusa: "Aiuterà Kakashi?".

'È lui che devo tener sottocontrollo?'.

Naruto annuì: "Diciamo che sono vecchi amici. Perfino con la preside si conoscono!".

Il moro lo ringraziò e si dileguò andando in classe. Che fosse la terza persona della foto vista da Hiruzen? Doveva parlare anche con lui. Sospirò alla carica di lavoro che lo aspettava e aspettò che l'insegnante entrasse in aula, dando inizio ad un lamento generale. Per le prossime due ore l'unico rumore udibile sarebbe stato il ticchettio dell'orologio e la penna che sbatteva contro il foglio. Una vera bastardata a detta dell'Uchiha: un compito a sorpresa.

~~

La campanella segnò la fine della tortura. Ormai mancavano davvero poche settimane all'inizio delle vacanze natalizie e tutti erano su di giri. Tutti tranne chi organizzava, ovviamente.

Sasuke ci mise più tempo del previsto per sistemare tutto. Quel giorno non avrebbe dovuto evitare né l'Uzumaki, né l'Haruno, quindi poteva benissimo prendersi tutto il tempo del mondo. Tanto sapeva che il suo insegnante di matematica sarebbe comunque arrivato in ritardo nonostante fosse dentro l'edificio.

Scese le scale per dirigersi in palestra, notò le porte già aperte e bussò solo per attirare l'attenzione dell'unica persona già presente.

"Aah! Tsunade ti ha chiesto di sorvegliarci, vero? Quella donna non cambierà mai!".

Il moro lo guardò con sguardo di sufficienza. Tutta quella vitalità da dove la trovava proprio non se lo spiegava.

"Come ti chiami?".

Ora che lo guardava meglio, in effetti aveva una straordinaria somiglianza con la persona ritratta nella foto.

"Sasuke Uchiha" rispose. "Lei deve essere Jiraiya, suppongo".

Jiraiya: "Dammi pure del tu! Comunque sì!".

Aveva lunghi capelli bianchi e degli strani segni rossi lungo le guance. Sasuke pensò che la stranezza e il voler essere al centro dell'attenzione doveva essere cosa di famiglia o quantomeno tramandata da generazione in generazione.

Sasuke: "Sarò diretto: cosa sai dell'omicidio di Kushina Uzumaki e Minato Namikaze?".

L'uomo restò spiazzato davanti tale domanda, ma poi fece due più due e capì che il ragazzo che aveva di fronte non era un semplice adolescente, bensì il figlio di Fugaku Uchiha.

Jiraiya: "Perché ti interessa? È stato un tragico incidente".

Sasuke: "Essendo il tutore di Naruto, ho ipotizzato che fossi in contatto con i suoi genitori prima della spiacevole tragedia. Cosa sai?".

Jiraiya: "Se giochi a fare il detective non andrai mai da nessuna parte".

L'Uchiha strinse i pugni, ma si calmò subito dopo: "Io non gioco a fare il detective, io aiuto mio padre".

Jiraiya: "E perché mai dovrei affidarmi a te?".

Sasuke: "Sono dotato di un intelligenza di gran lunga superiore alla media. Non è per vantarmi, è la verità e non si può negare. Non mi piace sottomettermi a giochetti inutili e le domande senza fondo mi danno altamente fastidio. Se non ti fidi di me, parla direttamente con mio padre, prima o poi le informazioni a lui dovevano arrivare".

Jiraiya: "Che caratterino. Sembri alquanto agitato, una scopata ogni tanto non ti farebbe male".

Lo sguardo del più piccolo non era più puntato su quello dell'altro. Aveva cambiato espressione. Quella parola gli aveva inevitabilmente fatto pensare all'unica cosa da cui voleva scappare. Non voleva ancora una volta provare dolore, non voleva sentirlo dentro di lui. Odiava che le sue mani percorressero il suo fisico. Odiava quei baci sul collo se era lui a lasciargli. Odiava le carezze se era lui a dargliele. Odiava che lui si impossessasse delle sue labbra. Non lo voleva, ma doveva.

Jiraiya: "Che succede?".

L'Uchiha scosse la testa, risvegliandosi dal suo stato di trance: "Nulla, tutto okay".

Jiraiya: "So solo che Minato e Kushina avevano a che fare con un uomo, non so chi fosse. Mi avevano solo detto le sue caratteristiche fisiche e suppongo che tuo padre anche le sappia. Non è una novità che i genitori di Naruto e i tuoi erano molto amici".

Furono interrotti dall'entrata di Kakashi, che con una scusa banale si scusò del ritardo. Misero in sospeso quella conversazione e iniziarono ad allestire l'aula magna con varie decorazioni natalizie.

~~

Quando arrivarono le cinque del pomeriggio, Sasuke non poté non sospirare, esausto da quel pomeriggio. Avere a che fare con Kakashi e Jiraiya si era rivelato essere più stancante di avere a che fare con dei bambini.

Il loro parlare di libri non adatti ai minori  gli faceva venire il voltastomaco e le continue battute sessuali di entrambi gli facevano pensare di star badando a due ragazzini con gli ormoni a mille.

Ora capiva perché Tsunade gli avesse chiesto di tenerli a bada.

A passo stanco di diresse verso il bar dei suoi due amici, prima di studiare doveva mettere per forza qualcosa sotto i denti.

"Hey! Sembri stanchissimo".

Sasuke: "Sembro? Lo sono" rispose forzandosi di usare un tono divertito.

Jugo: "Dovresti riposarti un po' di più".

Sasuke: "Fosse così semplice. A scuola stanno facendo una festa per Natale e indovina un po' chi è stato incaricato per tenere d'occhio due persone che nonostante l'età si comportano come adolescenti con gli ormoni sballati?".

Il più grande rise, ma si poteva leggere chiaramente nei suoi occhi la preoccupazione verso il minore.

Sasuke: "Starò bene, per adesso ho solo bisogno di mangiare".

Jugo: "Pensi che un pezzo di tavola calda possa andare bene? Penso sia troppo poco".

Sasuke: "Mangerò come si deve a casa, ma non sarei riuscito nemmeno ad arrivarci con la fame che ho ora" disse percorrendo con lo sguardo tutto il bar. "Suigetsu oggi non c'è?" domandò all'altro.

Jugo: "No, è il suo giorno libero" rispose. "Sono contento che abbiate chiarito" aggiunse.

Il moro puntò lo sguardo sull'amico: "Non ero arrabbiato quella volta. Me lo aspettavo".

Jugo: "Suigetsu tiene molto a te, lo sai vero?".

Sasuke: "Sì, lo so. Ma non voglio che si metta nei guai".

Jugo: "Sasuke, se sei in una situazione poco piacevole dovresti farlo presente a qualcuno. Non metto in dubbio che tu sia intelligente e che ti sappia difendere, ma vedi... Ci sono troppe persone poco raccomandabili".

L'Uchiha sospirò: "Per favore, possiamo non parlarne? Apprezzo davvero che teniate a me, ma ho tutto sotto controllo. Non sono in pericolo".

Jugo: "Hai uno stalker che sa chi sei, i tuoi spostamenti e dove abiti. Come fai a dire di non essere in pericolo?".

Sasuke: "Se avesse voluto uccidermi, l'avrebbe già fatto tempo fa. Starò bene".

Jugo: "Va bene... Ma se avessi bisogno, sai che puoi contare su di me".

Sasuke: "Grazie" disse sorridendo. Forse l'unico vero sorriso della giornata.

~~

Uscendo dal bar, Sasuke si ritrovò ad avviarsi verso il palco, nella speranza di ritrovare il suo vecchio preside. Lui sapeva sicuramente qualcosa di più su Orochimaru e avrebbe accolto l'occasione anche per fare domande su Jiraiya.

Come ipotizzò, Hiruzen era seduto su una panchina a controllare che il suo nipotino non si facesse male.

Gli si avvicinò salutandolo.

Hiruzen: "Sasuke! Quanto tempo. Che mi racconti?".

Sasuke: "Solite cose... Volevo farle, se posso, delle domande".

Hiruzen: "Prego, dimmi tutto".

Sasuke: "Cosa mi sa dire su Jiraiya?".

Hiruzen si fece più malinconico: "Oh, mi ricordo dei miei tre alunni, erano come dei figli... Tsunade, Jiraiya e Orochimaru. Ti ricordi la foto che hai visto a casa mia? Erano loro da bambini.
Mi mancano quei tempi... Jiraiya è sempre stato allegro, faceva sorridere perfino Orochimaru che da quando i suoi genitori sono passati a miglior vita non rideva più... Ora non so lui dove sia, Orochimaru intendo, non ho più sue notizie.
Di Jiraiya invece posso dirti che anche se spesso non fa il serio è un brava persona, pronta ad aiutarti in tutto e per tutto".

L'Uchiha annuì solamente, fermo a metà del discorso. Orochimaru aveva perso i genitori? Ovviamente questo non giustificava ciò che faceva, ma un po' provava tristezza.

"Sasuke!" esclamò Konohamaru abbracciandolo.

Sasuke: "Hey, come stai?".

Konohamaru: "Benissimo! Vuoi venire a casa mia? Giochi con me? Ti prego!".

Sasuke: "Mi piacerebbe, ma ho molte cose da studiare".

Konohamaru: "Per favore...".

Sasuke: "Posso accompagnarti a casa, ma non rimango" gli disse cercando in tutti i modi di poterselo staccare di dosso.

Hiruzen: "Konohamaru, fai il bravo. Sasuke è all'ultimo anno del liceo, lo studio lo starà sfinendo".

Il moro annuì: "Diciamo che sono questi i momenti più stancanti dell'anno. Tra vacanze, feste e scrutini ci stanno massacrando".

Hiruzen: "Lo immagino. Sarà meglio che torni a casa, noi qua ne avremo per un po'".

Sasuke annuì salutando entrambi e promettendo al più piccolo che sarebbe passato un giorno di quelli a casa loro.

Tuttavia, una volta uscito dal parco non si diresse a casa sua, ma in quella di Orochimaru.

Non voleva rispettare il suo orario, aveva bisogno di capire se ci fosse qualcun altro con lui.

Una volta che fu davanti la porta, il senso di angoscia si faceva sempre più incessante, ma nonostante ciò suonò il campanello. Ad aprire, a sua sorpresa, non fu Orochimaru.

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Continua

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