𝑪𝒂𝒑 18

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𝑨𝑴𝒀 𝑷𝑶𝑵𝑫
Quando mi ridestai, mi ritrovai in un luogo semidistrutto e del tutto sconosciuto a me.
Tentai di muovermi, era una mia premura perlustrare e comprendere dove ero stata condotta contro la mia volontà, ciononostante mi accorsi che i miei movimenti erano impossibilitati in quanto ero legata.

Mi trovavo schiena contro schiena con il mio coniuge, lui era ancora addormentato o, comunque sia, privo di sensi.
Prima ancora di chiamarlo, per farlo ridestare per poi tentare di liberarci, mi tornò in mente quanto accaduto prima che divenisse tutto buio e di trovarmi lì.
Rory ed io eravamo in casa, per l'esattezza avevo riposto un portachiavi in stoffa a forma di Piccolo Dalek, l'inseparabile oggetto di nostra figlia Caty, nella camera blu adibita agli ospiti.
Contemplando le varie tappe di crescita di Caty, scoprimmo altri segni nascosti dietro ad un mobile, non appartenevano a lei, erano più alte, quindi, se non erano sue, di chi potevano essere?
In quel frangente qualcuno bussò alla porta, andammo a vedere e ci trovammo dinnanzi ad un uomo sulla quarantina, alto, magro, biondo.
All'apparenza era un signore come tanti altri, vestiva solo in maniera inusuale, il colore dominante del suo vestiario era il nero.
Aveva addosso una lunga tunica, lo copriva interamente, lungo la parte posteriore era presente un ampio cappuccio appuntito, se indossato lasciava intravedere solo gli occhi, inoltre il mantello scendeva lineare e l'unico dettaglio "curioso" era l'imbottitura sulle spalline, dettaglio simile alla moda lanciata negli anni '80.
Le scarpe, del medesimo colore anch'esse, si intravedevano, erano logore, con le suole consunte, non c'era ombra di dubbio che fossero molto vecchie.

Ebbi comunque un brutto presentimento.
Esso venne confermato quando mi soffermai a studiare il suo volto: la sua bocca era storta in un ghigno subdolo ed i suoi occhi scuri brillavano di una luce inquietante, era lo sguardo di un folle.
Avevo la sensazione di averlo già incontrato in precedenza, nonostante questo non ero ben certa di quando fosse avvenuto.

L'intruso allargò le braccia, si guardò attorno curioso, ci scrutò ben bene e alla fine ci salutò, rivolgendosi a noi proprio come lo faceva il nostro più caro amico, ovvero chiamandoci "Famiglia Pond" e si presentò, disse di essere il Maestro. Come ultima cosa scoppiò in una fragorosa risata.

Era raccapricciante.

Successivamente, dopo le sue parole, estrasse dalla tasca, del suo lungo mantello nero, una strana pistola, opporci non fu possibile.
Non potemmo scappare, non erano presenti vie di fuga, e, ancora meno, non facemmo in tempo a domandare delucidazioni, perché lui ci sparò.
Un bagliore accecante, ci avvolse completamente e un attimo dopo perdemmo conoscenza.

Ora eccoci entrambi qui, sequestrati dallo strano tizio biondo, in un'ambiente inospitale e a noi ignoto.

"Rory... Rory, riprenditi! Forza svegliati! Dobbiamo trovare un modo per slegarci e fuggire." lo chiamai, non avevo intenzione di rimanere lì un secondo di più, "Rory... Rory..."

"Uhmm... che c'è? Cosa sta accadendo?" chiese ancora spaesato.

"Rory, siamo in pericolo. Ci hanno rapiti e portati qui tra queste rovine. La nostra unica possibilità di salvezza è di andarcene da qui. Dovunque ci troviamo!" rincalzai, sempre più angosciata per le nostre sorti.

Erano anni che non viaggiavamo con il Dottore e River.
Da giovani amavamo le avventure adrenaliniche, l'occasione di scoprire nuovi posti, nuove specie ed eravamo continuamente disponibili ad aiutare il prossimo.
Non appena diventammo genitori, le nostre priorità mutarono e ci accontentammo di viaggi brevi e privi di pericoli.
Loro, però, continuarono a venire a trovarci con assiduità, così da poter essere partecipi della vita della loro figlia Caty.

"Dove siamo? Chi ci ha portati qui?"

"Riguardo alla prima domanda, ancora non so dove ci troviamo, mentre, per il secondo punto, posso dirti di essere ben certa che sia stato quell'uomo biondo..." lo informai.
Qui mi dovetti bloccare un attimo quando pronunciai la parola "Uomo Biondo", per quanto potesse essere strano mi portarono a vagliare una lontana rimembranza.

Dal fatto accaduto era passato poco più di un decennio, Caty era ancora una bambina, era molto curiosa e voleva quasi sempre testare sulla sua pelle quanto studiato a scuola, per l'evenienza stava studiando dei pianeti del sistema solare.
Insistette molto per poter fare quel viaggio nel pianeta gemello della Terra: Venere.
I due Signori del Tempo l'accontentarono e ci ritrovammo nella meta prestabilita.
Conoscemmo i suoi abitanti giallognoli e quando entrammo in un bar facemmo la conoscenza di due ragazze terrestri.
L'area di ristoro era in stile retrò con numerosi poster di reclam dei viveri serviti e di Elvis Presley, la pavimentazione era fatta a scacchi, erano alternate mattonelle nere con quelle bianche, i tavoli e le comode sedie ripiene erano di un bel rosso sgargiante.
Una cameriera dai modi gentili, ci mise in guardia su un individuo biondo, di non fidarci di lui e di stare il più lontano possibile da costui.
Possibile si trattasse proprio di lui? Tra l'altro perché mai la minaccia si presentava con un frangente tanto ampio e perché non si era manifestato nell'immediato?

Rimuginai su ciò, più ci pensavo, più fatti mi tornavano in mente, tuttavia in me aumentava l'impressione di non rimembrare tutto con esattezza.
Percepivo la mancanza di qualcosa, era tutto incompleto, da otto anni a questa parte la realtà era pressoché frammentaria, ed ero continuamente alla ricerca del tassello mancante del puzzle.

Lo stessa inquietudine la riscontravo in mio marito e in Caty.
Tra l'altro tutte le volte che mi trovavo nei pressi della stanza blu TARDIS, adibita agli ospiti, mi sentivo così piena di vuoto, sentivo che essa non era solamente una semplice camera... era ben altro, lo sapevo.
Il mio inconscio mi suggeriva sempre che essa era appartenuta a qualcuno di veramente importante per la nostra famiglia, ma a chi? A questo non sapevo rispondere.
Inoltre per quale motivo il nome Piccolo Dalek mi suscitava strane sensazioni?

"Amy tutto bene?" la mia roccia mi riscosse dai miei mille pensieri e, a quel punto, tentammo in ogni modo di toglierci dai polsi la stretta legatura.
Più movimenti facevamo più la ruvida e pungente fibra della corda premeva contro la nostra carne, procurandoci una sensazione tutt'altro che piacevole.
Nella Manhattan del '38 River si trovò costretta a rompersi un polso per potersi liberare dalla presa di un Angelo Piangente e, semmai, fossimo stati obbligati a farlo, l'avremmo compiuto noi stessi, se ne andava della nostra vita non avremmo esitato.

Continuammo imperterriti con il "nostro piano di fuga", la cui fase successiva, quella la quale prevedeva l'evasione da quella struttura, l'avremmo pensata a momento debito; purtroppo fu tutto inutile.
Iniziai ad essere seriamente affranta, saremmo riusciti ad uscire vivi da lì? Quante possibilità avevamo?

Per nostra fortuna quando le speranze iniziarono a vanificarsi, una figura alta e dinoccolata, con spalle leggermente ricurve, avanzò verso la nostra direzione.
Lo sconosciuto era seriamente in difficoltà, avanzava con movimenti barcollanti e si fermò, per riprendere fiato a più riprese.
Tutte le volte cui accadeva doveva appoggiarsi contro lo scheletro di una fatiscente parete per ricaricare le forze.
Non appena lo notai il mio cuore prese a battere all'impazzata, non perché in mano teneva una pistola, affatto, non mi incuteva terrore, cosa che effettivamente avrebbe dovuto provocarmi, stranamente mi sentii sollevata e felice.

Sapevo di potermi fidare di lui, il suo aspetto somigliava vagamente ad un giovane Rory Pond, ed era come se lo conoscessi da sempre.
Lui c'avrebbe salvato, era la nostra unica speranza... come ne ero a conoscenza? Perché me lo suggeriva il mio infallibile sesto senso, quindi era così e basta.

Più si avvicinava, più i miei occhi divennero umidi e fui in procinto di piangere... per la gioia.

Aveva addosso un vestito elegante, un completo blu scuro, un'ordinata e ben stirata camicia bianca sotto la giacchetta, dove aveva appuntato una spilla con la scritta "Direttore - Time Bureau", ai piedi aveva dei mocassini.
La sua immagine mi fece tornare a galla una vecchia reminiscenza sopita: l'incontro di un suo sosia, avvenuto mesi dopo essere stati nella città americana, per l'occasione LUI si era presentato con River tra le braccia e mi aveva assicurato di non essere il MIO Rory, bensì era qualcun'altro, un suo sosia, ed era in cerca di verità.

Nell'istante in cui si accorse della nostra presenza accelerò il passo e in pochissimi minuti ci raggiunse.
Tentai di guardarlo bene in viso per confermare i miei sospetti, tuttavia per una ragione ingiustificata, non mi fu possibile, l'unica cosa che scorsi fu la preoccupazione racchiusa in ogni suo gesto.
Ci rassicurò, dicendo di essere lì per aiutarci, per portarci al sicuro e lontano da lì, quindi di esserci amico e di non doverlo temere.
La sua voce era gentile, aveva un graziosissimo accento inglese, proprio come noi, ciononostante il suo timbro era tremulo, quasi commosso, come se fosse stato gioioso nell'averci trovato, era come se non aspettasse altro.

Ci slegò volentieri e gli gettai le braccia al collo, lui, dal canto suo, mi strinse forte a sé.
Fu un abbraccio colmo di emozioni sensazionali e indescrivibili, mio marito si unì a noi e ci cinse con le sue braccia affusolate, ringraziandolo per il salvataggio.

Quando ci staccammo, feci nuovamente un tentativo, volevo vedere il suo volto e come precedentemente accaduto mi fu impossibile.
Sennonché, per non so quale motivo, mi si parò davanti l'immagine di un infante, aveva dei bellissimi occhietti verdi, labbra sottili, le quali stavano abbozzando un timido sorriso, aveva i capelli castani, molto tendenti al rossiccio.
Mi ricordava dannatamente il mio consorte quand'era ancora un innocente bambino, erano molto somiglianti... nel contempo erano presenti molti miei elementi caratteristici, di conseguenza non poteva essere Rory.

Quindi chi era il nostro interlocutore?
E la "visione" avuta, cosa voleva significare?

"State bene?" la sua domanda mi riscosse dai miei mille dubbi.

"Chi sei tu?" domandai, andando dritta al punto.

"Una persona di cui vi potete fidare. Inoltre conosco il Dottore, e le vostre due figlie: River Song e Caty. Non temete, sono qui per portarvi in salvo, Famiglia Williams!"

"Loro dove sono?" volle sapere mio marito.

"Non qui ora. Ma sono al sicuro, avete la mia parola, ora l'unica cosa da fare è fidarvi di me."

"Amy hai sentito? Ci ha chiamati famiglia Williams, non sei contenta? E' la prima volta che un conoscente del Dottore ci chiama Williams, per tutti loro siamo i Pond, ti ricordi di Nardole? Quante volte gli avrò dato delucidazioni sul nostro cognome?"

Ignorai le esclamazioni di giubilo del "Signor Pond" e mi soffermai sulla voce del giovanotto, perfino essa non mi risultava nuova.

In quel preciso istante si ritrovarono uno accanto all'altro ed erano alti uguali.
Però non so per quale motivo più mi sforzavo di guardare il viso del nostro salvatore più qualcosa me lo impediva, pur non capendo cosa.*

"Allora state bene?" rincalzò lui.

"Ora sì, grazie! Come ti chiami?"

"Potete semplicemente chiamarmi Anthony." rispose.

Quel nome mi provocò delle inconsuete sensazioni, gli stessi che provavo quando sentivo qualcuno pronunciare le parole Piccolo Dalek. Un mix di amore e tristezza.

Che mi stava capitando?

"E' un bel nome, tra l'altro è il secondo nome di mio padre Bryan. Sono certo che se avessi un figlio maschio lo chiamerei così, invece mi sono capitate due femmine che tu tra l'altro conosci. Come fai a conoscerle?"

Se avessi un figlio... Se avessi un figlio l'avrei chiamato anche io Anthony.

Perché avevo la sensazione che qualcuno mi stesse nascondendo qualcosa? E soprattutto perché quell'appellativo mi tirava in ballo un tripudio di emozioni? Avevo già vissuto un'esperienza simile: fu quando nacque Melody, ero al settimo cielo, fu straziante quando l'Ordine del Silenzio me la portò via, eppure sapere, solo successivamente, di aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza con mia figlia al mio fianco, fu molto piacevole.
Perché provavo affetto, commozione, apprensione per lo sconosciuto?

Perché?

Una lacrima mi solcò il viso, tentai di asciugarla velocemente affinché nessuno se ne accorgesse, fu troppo tardi.

"Amy perché piangi?"

"Non lo so!"

"Non sarà perché ci ha chiamato signori Williams? Non ti sarai offesa per ciò?"

"No, non è per questo."

"Oh meno male... comunque Amy ti rendi conto? Non è grandioso?"

"Sì Rory, è fantastico." la mia voce risultò come in trans.

"Comunque cara, dovremmo fare un figlio e chiamarlo come lui."

"Sarebbe bello, però non penso che il nostro orologio biologico sia più così accondiscendente a questo genere di progetto."

"Potremmo sempre adottare un bambino. Ci regalerebbe tanta gioia. Perché non c'abbiamo mai pensato prima?"

"Già, questo è un bel quesito! Un altro di famiglia con il mio nome... la differenza sta nel fatto che io, ho un elenco telefonico al posto del nome, quest'altro sarà semplicemente Anthony. Perfetto! A questo punto, non avreste fatto prima a chiamare me solo Piccolo Dalek?" blaterò con una significativa nota sarcastica, il nostro salvatore, credendo di non venir udito.

"Come scusa? Che hai detto?"

Dalla sua bocca erano proprio uscite le parole Piccolo Dalek? Come erano possibili tutte quelle coincidenze? Come poteva esserne a conoscenza?

In realtà c'era una sola ed unica spiegazione... lui era...

"Nulla... nulla... Comunque sarebbe un'ottima idea. Donereste amore ad un bambino, il quale ne ha realmente bisogno... e io so cosa significa provare entrambe le cose..."

"Ovvero?" parlammo all'unisono.

"Che... questo non è il momento adatto per parlare di tutto ciò. Dobbiamo assolutamente andarcene, se vogliamo uscire vivi da qui. Cioè, se non vi è chiara la situazione, quel pazzo del mio ex mentore vi ha rapiti e, senza indugio, ucciderà tutti noi senza alcuno scrupolo. Volete questo? Farvi uccidere?" ci spiattellò la verità in faccia, senza tanti giri di parole e senza nasconderci nulla.

Essere concisi era di certo un gran bel pregio, ciononostante esponendocela in tal modo ci spaventò.

"Ma... Ma..." tentai di replicare.

"Nessun ma. Non c'è tempo! Chiedo venia la mia franchezza, io non amo mentire." mi interruppe, "Ora scusatemi! Gideon? Necessito del tuo aiuto... il Punto Zero è esploso, tuttavia volevo chiederti se per caso è ancora presente..." non terminò la frase perché a noi si aggiunse un'ulteriore persona.

"Ve ne volete andare? Che peccato, proprio ora che le cose iniziavano a farsi interessanti! Non volete divertirvi un po'?" a quelle parole, dette da un'ombra non molto distinta, susseguì una spettrale risata, mi fece accapponare la pelle, "Ma chi c'è qui? Questo prode cavaliere è venuto a salvare la sventurata coppietta?"

"Certo. Io non lascio mai le cose a metà!"

"Lo so benissimo, GAREEB!"

"Gareeb? Seriamente? Con l'uso di questo termine, il tuo scopo è quello di ferirmi? Perché se è questo l'intento... mi dispiace deluderti, non funziona." esclamò di rimando il nostro salvatore con molta freddezza.

"Tu sei il Gareeb, non negare il tuo passato, Time Master Hunter. Pensa, se tu non fossi andato ad infastidire Savage nell'Antico Egitto avresti ancora viva la tua famiglia. Però non voglio parlare di questo, perché non sono affari miei, l'operato del mio ex socio non sono più fatti miei, non lo sono mai stati. Parliamo piuttosto di questo: ti sei messo contro di me, questa volta la cosa sarà ben più grande di te e della tua stupida squadra. Ti devo ricordare che io sono il Maestro e di averti fatto da mentore? Ti conosco meglio di chiunque altro."

"Non lo credo affatto. Tu non conosci proprio nulla di me." lo contraddii il nostro nuovo alleato.

"Cavolo! Ho i migliori amici del Dottore al mio cospetto, dev'essere il mio giorno fortunato!" e dicendo quelle parole, l'uomo biondo, con un oggetto, simile ad un cacciavite sonico, fece esplodere l'orologio del nostro fautore, "Ops! Che maldestro! Così non avrete più alcuna possibilità di scappare, ho appena rotto il tuo Corriere del Tempo, bah, che nome strano hai scelto, non suonava meglio Vortex? Dunque, dunque, dunque... che potrei fare di voi? Torturarvi? Gettarvi nello spazio più profondo? Spedirvi nell'epoca dei dinosauri e lasciare che loro facciano il loro lavoro? Lasciarvi in un qualche pianeta inospitale e guardarvi soffrire poi perire? Oddio, che idee elettrizzanti. Voi cosa proponete?"

"Perfetto! Perché non ci dà direttamente in pasto ai leoni dato che ci siamo?" disse con sarcasmo Rory.

Non potei crederci, non ero molto convinta che la persona, la quale c'aveva preso in ostaggio, stesse scherzando e mio marito, come sempre, se ne usciva con una battuta infelice, sicuramente, il nostro sequestratore l'avrebbe interpretata come la nostra ultima volontà, con conseguenza certa
che il folle non avrebbe esitato a compierla.

"Era una delle prime opzioni, pensate, che coincidenza! Mi sembrava solo un metodo antiquato per morire. Però, se avete fatto la vostra scelta, io accetto! Amo vedere la gente soffrire." sogghignò quell'essere orribile.

"Che hai fatto?" chiesi sbigottita.

"La mia era una semplice battuta, non credevo la prendesse sul serio." si giustificò sussurrando.

"Tranquilla, miss Williams! Non vi accadrà nulla, di certo non glielo permetterò!" e l'intrepido eroe si mise dinnanzi a noi, come a volerci fare da scudo.
In quel momento le condizioni fisiche del giovanotto erano migliorate.

"Strano che queste parole vengano pronunciate da uno cui non riuscì nemmeno a salvare la sua famiglia."

"Sai bene che ero in una missione quando Savage si è recato nel 2 166 per fare ciò che ha fatto."

"Bingo! Ti mandai proprio io ad adempiere a quell'incarico. Sapendoti lontano il mio vecchio complice ebbe l'opportunità giusta per svolgere quanto doveva. Come si chiamava tua moglie? Tenente... un attimo, ce l'ho sulla punta della lingua, tenente Coburn, Miranda Coburn. Dimmi, come passi la tua vedovanza? Ancora soffri per lei? Nel mondo o nell'universo ci sono tante opportunità, non sarebbe ora di voltare pagina?" infierì lo psicopatico, girando e rigirando il dito nella piaga, "Inoltre vuoi venire a conoscenza di un altro mio segreto? Indovina chi è stato a fare radere al suolo la città in cui tu hai lasciato il tuo cuore, ovvero Calvert? Io! Sì, sono stato proprio io! Saresti rimasto lì se tu non avessi dato la tua parola a quella che poi sarebbe diventata tua moglie. E ora? Sei rimasto senza lei, senza una famiglia... hai rinunciato a vivere nel Far West per amore della tua donna, lasciando, solo tu sai chi, qualcuno di molto caro, e, guardati adesso... tantomeno sei più al comando di una navicella. Non sei niente. Non sei nemmeno stato in grado di vendicare la morte di Miranda."

"Tu non sei degno di nominare il suo nome!" Anthony gridò furioso dopo le insinuazioni del nostro rapitore.
Noi come segno di conforto gli posammo le mani sulle sue spalle, quanto dev'essere stata dura per lui sopportare e convivere con un tale dolore?

Dopo le parole arrivarono i fatti e, non a caso, sfoderò la sua revolver, la quale aveva riposto nella fondina, quando ci aiutò a liberarci, e la puntò verso il nemico.

"Sparami, questa è la tua unica occasione. Approfittane!" lo invitò il cattivo, allargando le braccia per facilitarne il processo.

"Oh, lo farò, senza indugio!" dichiarò con una tale determinazione il direttore.
Aveva un'anima così piena di rabbia e odio verso il suo ex mentore e verso il collaboratore del suo aguzzino.
Non lo biasimavo, come potevo farlo?
Io come mi ero sentita nei confronti di Madame Kovarian? Proprio come lui.

Ciao miei cari Piccoli Daleks. Come state? Io tutto bene.
Ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Finalmente sono tornati in scena i Pond 😍 e da ora in poi rimarranno fino alla fine.
Se vi state chiedendo il motivo per cui la coppia non riesce a vedere Anthony in faccia è perché il Dottore gli ha rimesso il filtro di percezione, quindi, a parere vostro, i suoi genitori riusciranno a "rompere" il filtro e vederlo per quello che è?
E che ne sarà del Maestro? Rip sparerà realmente a lui? Fatemi sapere le vostre idee al riguardo, anche perché saprete come andrà a finire solo nel prossimo capitolo (eh, ma va', mica lo sapevano, Jessica 🤦🏽‍♀️)
Poi, secondo voi come riusciranno ad andarsene dal Punto Zero i tre protagonisti?
Come sempre se avete bisogno di delucidazioni io sono qui e spero seriamente che questo primo incontro, fra genitori e figlio, vi sia piaciuto e vi invito a lasciare una stellina e la vostra opinione ❤️
Bon, detto questo, ciau Piccoli Daleks, al prossimo capitolo.
Geronimo Dolcezze!

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