𝑷𝑹𝑶𝑳𝑶𝑮𝑶

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𝑹𝑰𝑷 𝑯𝑼𝑵𝑻𝑬𝑹

ꕥ 𝑪𝑬𝑵𝑻𝑹𝑶 𝑫'𝑨𝑫𝑫𝑬𝑺𝑻𝑹𝑨𝑴𝑬𝑵𝑻𝑶 𝑷𝑬𝑹 𝑻𝑰𝑴𝑬 𝑴𝑨𝑺𝑻𝑬𝑹 ꕥ 𝒂𝒏𝒏𝒐 2 155 ꕥ 𝑷𝑼𝑵𝑻𝑶 𝒁𝑬𝑹𝑶 ꕥ

"Tenente Hunter, in questa prova verrà affiancato dalla tenente Coburn." mi annunciò, un giorno il nostro insegnante, prima di iniziare una prova.

Ci trovavamo nel Punto Zero, in una struttura adibita all'addestramento e selezione dei futuri Signori del Tempo.
Essi erano dei paladini, con il compito di proteggere il loro pianeta natio, la Terra, da qualsiasi minaccia, la quale si presentasse.
Ci stavano sottoponendo a un duro allenamento, sia fisico che mentale.
La forza non bastava a contrastare i nemici, bisognava essere scaltri, freddi e calcolatori, per poterci trasformare in macchine da guerra.

Scossi la testa leggermente contrariato, la tenente Coburn era conosciuta per le sue idee folli e soprattutto spericolate, quasi suicide.
I suoi precedenti partner lavorativi avevano preteso un cambio, non volendo allenarsi con lei.

Io non ero come loro, io ero ben disposto a ottenere quel posto così tanto ambito e da sempre desiderato. Di certo nessuno, nemmeno una come lei, sarebbe stato capace di tarparmi le ali. Sarei diventato un Time Master a qualunque costo.

"Tenente Hunter!" mi salutò cordialmente la donna mora, raggiungendomi al centro di quella stanza poco illuminata.

"Tenente Coburn!" risposi.

"Oggi dovrete battervi contro i Pirati del Tempo, prendete posto all'interno della navicella. Gary, l'intelligenza Artificiale, vi aiuterà in questa simulazione. In bocca al lupo, aspiranti Time Master!" ci augurò il nostro insegnante dagli altoparlanti.

A quel punto, non ci rimase che entrare dentro la navicella, aspettare l'inizio della simulazione e il finto attacco da parte dei Pirati del Tempo.

"La vedo poco convinto, Tenente Hunter. Qualcosa non va?" ruppe il silenzio la compagna di quella nuova disavventura, dopo alcuni minuti.

"Oh, no! È tutto perfetto. Con lei accanto, l'esame andrà a rotoli." le risposi senza peli sulla lingua.

"Sta per caso insinuando che io la turbo? Sa bene quanto me che le relazioni tra i Time Master sono vietate."

"Lo so a meraviglia, Tenente Coburn. Infatti, non è ciò che intendevo! Conosco la sua reputazione, per questo motivo, io sono poco fiducioso di poter superare questo esame. Soprattutto se dovrò coordinare le mie decisioni con le sue." le risposi acidamente.

"Non è colpa mia se ragiono fuori dagli schemi. La sua bassa stima nei miei confronti non mi sfiora minimamente, che le sia ben chiaro, tenente Hunter. Lei, di sicuro, è qui perché l'avranno raccomandato. Le sue abilità sono molto scarse da ciò che mi è arrivato all'orecchio!"

"Staremmo a vedere!" dissi semplicemente, "E, se lo vuole sapere, io non sono stato raccomandato da nessuno. Chi ha voglia di prendersi la responsabilità nell'aver consigliato un orfanello ribelle, il quale non riesce a seguire le regole?"

"Mi dispiace, non sapevo che fosse un orfano." si giustificò, con una piccola nota di compassione nella sua voce.

Tentai di replicare ma Gary, l'I.A. del velivolo, ci informò dell'intrusione.

"Forza andiamo!" esordì lei.

"Cosa?" sbraitai, "Vorrebbe realmente abbandonare la cabina di controllo? Io non la seguirò in quest'azione suicida."

"Provi a fidarsi e venga immediatamente con me!" mi afferrò per una manica dell'uniforme grigia indossata e mi condusse fuori di lì, seppure il mio netto rifiuto, "Se lei fosse un Pirata del Tempo dove si recherebbe in primo luogo?"

"Mi sta sottoponendo a un esame per caso? Chi si crede di essere?"

"Una che sa il fatto suo, Tenente Hunter. Constato che la sua inettitudine è a un livello talmente alto, tanto da non riuscire a risolvere nemmeno un indovinello per bambini." mi schernì.

"Oh... ma grazie per il complimento! Quindi? Che ha mente? Ha intenzione di rendermi partecipe? Perché, se non se lo ricorda, è una simulazione che dovremmo risolvere assieme." le ricordai.

"Sta a guardare, Pivello!" mi rispose con sicurezza, poi, rivolgendosi all'I.A. della navicella, impartì quest'ordine, "Gary attiva il protocollo '𝑺𝑷𝑨𝑹𝑻𝑨𝑪𝑼𝑺 ' . Per il mio collega e me, il protocollo '𝑮𝑹𝑬𝑬𝑵𝑫𝑨𝑳𝑬 '. Per piacere."

Con l'attivazione del primo ordine, la donna vicina a me, ordinò alla navicella di eseguire, all'interno di quest'ultima, una distorsione dei suoi corridoi. Creando, in poche parole, infiniti tunnel in continuo movimento, non permettendo agli intrusi di trovare vie di fuga.

"Ma fa sul serio?" ero sempre più indignato e mi divincolai dalla sua stretta, "Così rimarremmo intrappolati come quei Pirati del Tempo. Vuole realmente risolvere il problema con una zappata sui piedi? Ci espelleranno per il mancato superamento della simulazione, me lo sento."

"Tenente Hunter, ho attivato anche il protocollo 'GREENDALE'. Sa cosa significa ciò? Ha per caso bisogno di ripassare tutte le parole chiave, necessita di imparare i comandi segreti? Non se le ricorda? Le devo dare ripetizioni?" mi domandò con saccenza.

"No. Me le ricordo tutte!"

"Allora se le conosce, sa che la parola 'GREENDALE' annulla il protocollo 'SPARTACUS'. Dando a noi il vantaggio di poter camminare tranquillamente sulla nostra navicella, come se non fosse stato attivato nessun comando segreto che distorca e muti la morfologia della navicella. Ci sarà ben utile per poter arrestare qualsiasi individuo indesiderato che gironzola spaesato e senza una meta precisa. Quindi, in poche parole sono un genio, perché i Pirati sono dentro a una trappola, rivelandosi di gran vantaggio per i suddetti!" mi rispose con una tale determinazione, la quale mi spiazzò.

Per quanto mi fu difficile, ammisi che la sua idea tanto male non era.
Alla fine dei conti, non era proprio una persona fuori di testa, come gli altri aspiranti Time Master l'avevano soprannominata.
Possedeva un gran intuito e alle sue spalle aveva tanta preparazione.
Mi scocciava ammetterlo, ma sarebbe sicuramente divenuta una grande e valorosa Time Master, quindi la seguii senza tanti altri indugi.

Con l'aiuto di Gary
stanammo tutti i Pirati del Tempo.
Giravano in modo disorientato lungo i corridoi, i quali erano trasformati in trappole per topi, senza alcuna via d'uscita.

"Visto, uomo di poca fede!" mi disse dopo aver sparato a uno di loro, con la pistola narcotizzante, era l'ennesimo che facevamo fuori, facendogli fare sogni tranquilli per qualche oretta.

"Beh... devo ammettere che in fondo se la cava bene, Tenente Coburn. Mi ha stupita!" mi dovetti ricredere della mia iniziale opinione sul suo conto.

"Lo so. Potrebbe imparare molte cose da me!" sogghignò.

"Certo, come farsi uccidere in un'azione suicida? Preferisco seguire i protocolli io!"

"E da quando il grande Tenente Rip Hunter segue le regole?"

"Oh, io sono bravo in qualsiasi cosa, sia a seguirle sia a infrangerle. Ne vuole una dimostrazione?" dissi colpendone un altro.

"Mi alletta questa cosa! Sicuramente, avrò modo di vederlo con i miei stessi occhi. Avremmo diverse simulazioni da svolgere insieme prima di poter essere Signori del Tempo a tutti gli effetti. Chissà se sarà in grado di sbalordirmi!" rispose lei, gettandomi uno sguardo eloquente e regalandomi un timido sorriso.

Quel gesto così innocente mi fece sentire le farfalle allo stomaco e, solo in quel preciso istante, mi accorsi di quanto fosse bella la mia partner.
Ne rimasi quasi folgorato.
Quella visione mi distrasse dalla vera missione: quelle lentiggini che le ornavano il viso, le davano un aspetto incantevole. I suoi occhi, erano meravigliosi, ci vidi tanta dolcezza ma allo stesso tenacia.

"Attenta!" quando mi accorsi che un Pirata del Tempo ci aveva scovato e stava sfoderando la sua pistola, pronto a spararci.

Con un gesto disperato, la spinsi contro una parete fredda della navicella.
Io mi misi davanti a lei, facendole da scudo con il mio corpo, tentando di proteggerla, anche se i proiettili usati, dai finti Pirati del Tempo, erano in gomma e non avremmo assolutamente rischiato la vita.
Avrei potuto semplicemente scansare la mia partner da un lato, per evitare che venisse colpita, poi sparare all'estraneo e superare così la prova.
Eppure il mio cervello andò in panne, e preferii farle da scudo, prendendo i finti proiettili al suo posto.

Ci trovammo così tanto vicini che riuscii a percepire il suo respiro sul mio collo, il suo dolce profumo mi inebriò i sensi...
Notai il rossore sulle sue guance, lo trovai tremendamente eccitante e le sue sottili labbra erano così invitanti...
Distolsi lo sguardo da esse, prima di fare qualcosa di avventato. Guardai poco più in sù e incrociai il suo sguardo: aveva dei grandi occhietti carezzevoli.
Non potei fare a meno di sorriderle ammaliato da tanto splendore.

"Ciao!" sussurrò lei sorridendomi a sua volta.

"Ehi!" le risposi in leggero imbarazzo.

In quel momento di distrazione, dei proiettili ci colpirono in pieno. Avevamo perso.
Tuttavia entrambi capimmo di aver vinto qualcosa di unico e raro, che andava oltre alle simulazioni, ai Time Master stessi e ai loro divieti.

"EHM..EHM!" qualcuno si schiarì la voce.

Noi, presi alla sprovvista, sussultammo e ci allontanammo immediatamente l'uno dall'altra.

"Signore... Noi..." tentai di giustificarmi per il mio comportamento inadatto, non mi diede il tempo per continuare.

"Tenenti, mi dispiace annunciarvi che il test appena fatto è stato un grande disastro. Tenente Coburn come sempre ha avuto un'ottima intuizione, purtroppo vi siete deconcentrati e fatti uccidere proprio nell'ultimo momento. Lo volete passare o no l'esame per poter diventare Signori del Tempo?" ci sgridò l'insegnante.

"Sì!" esclamammo in coro.

"Allora, vi voglio più concentrati. Domani vi darò un'ultima possibilità, se la sprecherete, sarete fuori dall'organizzazione!"

"Sì signore!" rispondemmo affranti.

Qualche ora dopo quella catastrofica simulazione, tornai nell'alloggio maschile, dove momentaneamente risiedevo. Rimasi colpito nel vedere che davanti alla porta della mia camera c'era proprio lei, Miranda Coburn, ad attendermi.

"Tenente Coburn che ci fa qui? Non dovrebbe trovarsi nell'area maschile." domandai sorpreso, ma stranamente felice.

"Salve, Tenente Hunter. Ah sì? E per quale motivo? Tiene per caso un mostro all'interno della sua camera?"

"Ehm... In realtà no... però sa che cosa potrebbe accaderle se i Time Master scoprissero che lei è venuta nell'ala maschile?" le risposi leggermente in ansia per il rischio che stava correndo.

"Uh... che paura!" scherzò lei, sprezzante del pericolo e regalandomi un sorriso.
Le sorrisi di rimando e mi morsi un labbro.
Dovevo ammettere che quella donna mi turbava.
Era affascinante e una vera fuoriclasse, in poche parole proprio il mio tipo.

"Se vuole, può darmi del tu." spezzò nuovamente il silenzio.

"Certamente, Tenente Coburn!"

"Sono venuta qui per scusarmi per le offese fatte quest'oggi. Non sapevo fossi un orfano."

"Acqua passata! Ho avuto in realtà una madre anche se adottiva. L'amore materno, donatomi da Mary, è stato comunque immenso. Mi scuso a mia volta per il comportamento adottato."

"Dimenticato tutto!"

"Bene, quindi amici?" le proposi speranzoso.

"Sì, amici." lei mi sorrise teneramente.
Strano a dirsi, quel gesto mi fece sciogliere e avvertii nuovamente la sensazione di farfalle nello stomaco.

"Ehm, ti vuoi accomodare?" le domandai.
A quanto pareva, quando ero con lei, il cervello non aveva la minima intenzione di funzionare. Che cavolo mi stava succedendo?

"Sai che non posso, ci espellerebbero immediatamente!" disse, riferendosi alle severe regole dei Time Master e del loro completo divieto di avere relazioni sentimentali.

"Giusto! Mi era passato di mente." mi lasciai sfuggire, scatenando una timida risata da parte della mia interlocutrice.
La sua risata era meravigliosa e la guardai imbambolato.

"Allora, non mi sbagliavo quando ho detto che in realtà io ti turbo." a quelle parole divenni rosso, ma aggiunse immediatamente, "Scherzo ovviamente. Allora ci vediamo domani, Pivello!"

"Senza indugio!" esclamai.

"Cerca di essere un po' più professionale, Tenente Hunter!"

"Da che pulpito!" alzai gli occhi verso il cielo.

"Beh, tu mi sei saltato addosso, non il contrario." mi fece notare.
Non potei fare a meno di rilevare il leggero colorito nelle sue guance.

"Solo perché tu, Tenente Coburn, ti eri soffermata un po' troppo a osservare ammirata il sottoscritto."

"Non montarti la testa!" disse, distogliendo lo sguardo dal mio.

"Se lo vuoi sapere, non voglio essere la tua fonte di distrazione."
sussurrai.

"Vale lo stesso per te! A domani." mi salutò.

"A domani e buona serata, Miranda." le risposi guardandola allontanarsi.

Quella notte la passai quasi completamente in bianco. Rimuginai e ripensai a quella magnifica giornata, iniziata male e finita bene. Pensai al feeling instauratosi in noi, dovetti ammettere che non era affatto male.
Quindi mi preposi di essere il più possibile concentrato nella prova seguente.
Non avevo alcuna voglia di essere buttato fuori dai Time Master, perché volevo a tutti i costi poter essere uno di loro e soprattutto non volevo allontanarmi da lei.

Il giorno dopo, con nostra grande sorpresa, passammo la prova senza troppi problemi e grazie a ciò Miranda e io continuammo a fare squadra.

Eppure, più tempo passavo con lei, più mi resi conto che non volevo quella donna solo come mia partener lavorativa, bensì, ambivo a qualcosa di più nobile. Era una persona speciale e volevo che facesse parte della mia vita... per sempre.

Non a caso, un giorno, dopo un lungo allenamento, l'accompagnai in un luogo ben nascosto e, travolto dai miei forti sentimenti nei suoi confronti, la baciai con una tal passione che stupii persino me.

Lei inizialmente rimase un po' stupita del mio atto e, in un primo momento rimase quasi di stucco, pochi secondi dopo, la mia avventata mossa, mi baciò a sua volta, felice di poter ricambiare il mio amore.

Nei giorni seguenti continuammo la nostra relazione clandestina, durò diversi mesi, poi arrivò l'esame finale.
Con il sopraggiungere di esso, dovetti fare una scelta importante: lei o la mia ambizione.
Alla fine, non dovetti rinunciare a né all'amore né al lavoro dei miei sogni.
Miranda si dimise e grazie ad esse, la potei poi sposare.
Fu una cerimonia privata, non ci furono inviati, solo lei ed io, ma a noi andò bene così.
Eravamo innamorati e felici avevamo coronato il nostro sogno, e avremmo avuto una vita intera da passare assieme.
Il resto aveva poco spessore.


Ci costruimmo una casa tutta nostra, vivemmo felici per diverso tempo.
Io mi divisi tra lei e il lavoro, in viaggio sulla Waverider da un luogo a un altro del pianeta.
Da questa unione con Miranda, nacque Jonas, la luce della nostra vita.

"Capitano Hunter, è arrivato un nuovo messaggio da parte di sua moglie." mi avvisò un bel giorno Gideon.

"Mostramelo!" esclamai euforico.

"Subito, Capitano Hunter!"

L'I.A. dopo il mio ordine fece partire il messaggio:

"Amore, ho una bellissima notizia per te! Sono appena entrata in travaglio. Mi stanno portando all'ospedale, raggiungimi quando ti arriverà questo messaggio." mi disse raggiante.

"Si torna a casa, Gideon. Sto per diventare padre!" esultai al settimo cielo, mentre presi posto e, tirai verso la finestra la leva per mettere in moto.

"Felicitazioni!" mi rispose lei.

Nel giro di qualche secondo arrivai a destinazione.
Corsi più veloce che potei in quei luoghi e interminabili corridoi, finché non arrivai in sala parto. Avevo ancora addosso il lungo cappotto da cowboy.
Ormai divenuto una seconda pelle, me lo portavo dietro dai tempi di Calvert, mi toccava le caviglie e mia moglie lo detestava,. "Non siamo mica a carnevale, mio caro', mi diceva ogni volta cui rincasavo con quella addosso.

"Sto cercando Miranda Coburn. In quale stanza è?" chiesi a un'infermiera.
Lei gentilmente mi accompagnò nel luogo dove si trovava la futura mamma.

"Rip sei qui!" nel viso di mia moglie si dipinse un fantastico sorriso non appena mi vide.

"Certo, amore mio! Non potevo perdermi un momento del genere. Ti amo!" le risposi, stringendole una mano e dandole un tenero bacio.

"Lo so!"

Qualche ora dopo, in quel letto d'ospedale, con mia moglie stremata a causa dello sforzo, ci portarono nostro figlio.

"È un maschietto. Come si chiama?" ci domandò un'infermiera, mentre lo riportava dopo i soliti controlli di routine.

"Come lo chiamiamo?" mi domandò Miranda, guardandomi dritto in volto.

"Cosa ne dici di Jonas?" proposi.

"È per caso un tuo amichetto speciale? Devo essere gelosa, Rip?" scherzò lei.

"In realtà Jonas è un nome che mi piace." le risposi.

"Piace molto anche a me, amore. Quindi, Jonas sia."

"Guarda quanto è bello. È tutto sua madre!" dissi, prendendolo in braccio e adagiandolo con delicatezza tra le braccia della mia amata.

"Ciao, piccolo Jonas. Hai visto che il babbo è con noi? Sei contento?"

A quelle parole il nostro pargoletto dischiuse gli occhietti, mi afferrò un dito ed emise un piccolo gemito di felicità.

"Credo che lo sia." dissi, guardandolo con tanto amore, ero felicissimo.
Jonas era il regalo più bello che la vita potesse darci.

"Lo credo pure io!" accarezzai con tanto affetto una guancia di Miranda e la baciai.
Era stata bravissima e sarebbe stata una madre modello.

Ciao a tutti :) come state?
Ok, so che non è proprio tanto normale aggiungere un prologo dopo aver già pubblicato otto capitoli, ma ho aggiunto questa parte perché avevo intenzione di presentare il personaggio di Miranda in modo più approfondito, più avanti ci saranno alcuni momenti riguardanti la #TimeBurn (Rip e Miranda).
Alcuni di voi avranno già letto questa parte nella one-shot a loro dedicata: 'Ti amerò per sempre' però ho aggiunto questo pezzo in questa storia perché credo che come prologo possa andare, no? :)
A ogni modo, questa parte è ispirata alla puntata 07 della prima stagione di LoT, dove conosciamo di più sul passato di Rip, ma a parere mio quella puntata non racconta di certo il suo primo incontro con quella che poi sarà sua moglie... E dato che nel capitolo 5 di questa storia, chiedono a Rip come abbia conosciuto sua moglie... Be', questa è la risposta!

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