Capitolo 20: Linea

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LYDIA

Appena giunta su Ddaear Arall avevo passato le prime due settimane in una marcia praticamente continua. Poi, finalmente, quando eravamo giunti ad Ynda, un po' per volontà, ma soprattutto per necessità, ci eravamo dovuti accampare nello stesso posto per alcuni giorni consecutivi e quei pochi giorni erano bastati a farmi scordare quanto estenuanti fossero quelle camminate infinite.

Sembrava quasi che qualcuno si divertisse a prendere i minuti e a dilatarli, stendendoli come si fa con l'impasto della pizza.

I panorami che si susseguivano erano tutti identici: dune di sabbia, alternate a cunette di sabbia, alternate a distese di sabbia, con qualche arbusto qua e là che si sostituiva a qualche roccia di tanto in tanto. Solo un giorno fummo costretti ad attraversare una gola, incastonata tra due alture rocciose che mi fecero subito pensare a Gran Canyon, pur non essendoci mai stata in realtà. Era una meraviglia della natura, la roccia era rossa e tanto imponente e suggestiva, quanto, ahimè, friabile, come potemmo ben constatare quando April mise in fallo un piede e la roccia cedette sotto di lei. Era una fortuna, in casi del genere, viaggiare con due Rheol di Terra che, tempestivi, avevano frenato il suo volo, creando una piattaforma di roccia.

L'ennesimo ramo secco di un arbusto scricchiolò, spezzandosi sotto il peso del mio corpo.

Quel giorno era particolarmente più caldo degli altri. Avevo sperato che, allontanandoci sempre più dalla Nazione della Sabbia, il clima sarebbe cambiato, rinfrescandosi un poco di più, ma ovviamente così non fu.

Mi asciugai la fronte col dorso della mano. I capelli me li sentivo unti e appiccicosi contro la fronte. Cosa avrei dato per poter fare una bella doccia fredda, di quelle che riescono a far scivolare di dosso qualsiasi problema.

«Ancora poco e dovremmo essere arrivati a Ffin.»

La voce di April ruppe il silenzio che accompagnava la maggior parte delle nostre giornate. Non che la compagnia non fosse ottima, anzi. I miei compagni erano sempre rimasti gli stessi. Ma era stato deciso di ridurre i dialoghi, per evitare di attirare inutilmente l'attenzione di eventuali squadre del Regno o di briganti (perché sì, ero venuta a sapere che tra le varie sorprese di questo mondo si celavano anche imprevisti attacchi di briganti e persino sicari, tanto per riuscire a dormire più tranquilla la notte, insomma).

Ciliegina sulla torta era l'assenza del mio piccolo iPod verde metallico, che durante la prima parte di questa avventura era riuscito ad accompagnare trionfante ogni mio passo. Pensare che in quel momento si trovasse a Eira, scarico, nelle mani di quel locandiere mi faceva rabbrividire. Non se lo meritava di morire lì.

«Ffin?» Domandò Chirs.

«Sì, Ffin. E subito dopo dovremmo passare Llinell» incalzò la ragazza.

«Questa è una notizia positiva, no? Significa che manca poco a Lynn, giusto?» domandai.

In realtà non ne avevo idea, la mia era più una speranza che un'affermazione. Proprio per questo il mio sollievo fu immenso nel vedere April annuire.

«Ma se siamo a Finn significa che abbiamo già passato il vecchio confine!» continuò Ilan, affiancandosi alla ragazza.

«Ebbene sì» confermò.

«Ma quando?» intervenne stupito Chris, unendosi anche lui al gruppetto, spingendo un poco di lato Ilan ed affacciandosi oltre la sua spalla.

«Stamattina. Non vi siete accorti delle rovine della base B-015?» domandò April sinceramente stupita, come se guardasse tre persone che non si erano accorte di un elefante rosa a pois che barriva di fronte a loro.

I due ragazzi di rimando si guardarono dubbiosi, girandosi poi verso di me con gli occhi pieni di punti interrogativi. Rimanemmo un secondo in silenzio per poi scoppiare a ridere. Fu assolutamente impossibile non farlo.

«Shhh, piano, piano» sussurrò Ilan, cercando esso stesso di controllarsi.

«Mi chiedo come sia possibile che siate ancora vivi» sospirò la Rheol di Sabbia, portandosi una mano alla fronte.

«Questa è un'ottima domanda, a cui però nessuno ha ancora trovato risposta» fece spallucce Ilan.

Mi venne da sorridere a guardarli, non potendo fare a meno di chiedermi se veramente fossimo tutti noi completamente incapaci o se lei non si rendesse conto della sua bravura. Probabilmente entrambe le cose. Del resto, mia madre mi chiamava sempre piccione da trifola (invece che piccione viaggiatore), date le mie scarse doti da esploratrice. Ma April, al contrario, sembrava un cane da tartufo. Le bastava guardare il cielo o il deserto (che a me sembrava sempre uguale) e in poco tempo poteva benissimo capire dove ci trovavamo e che direzione prendere

«Ma anche il Regno della Foresta è desertico? Perché dal nome, insomma, me lo immaginavo un po' più.... Forestoso» dissi, affiancandomi ad April, sapendo già di aver detto una cavolata.

«È decisamente più forestoso» mi risposte Chris, marcando "forestoso" con un sorrisetto «Ma dagli tempo, siamo ancora al confine.»

«Quindi dici che entro domani già potremmo essere arrivati?» domandò Ilan.

«Facciamo più dopodomani, magari mattina se ci sbrighiamo.»

In che senso "ci sbrighiamo"? Mi domandai, pensando che se avessimo accelerato ancora di poco mi avrebbero dovuto raccogliere col cucchiaino.

Vidi Ilan avvicinarsi ad April e domandarle qualcosa che tuttavia non riuscii a sentire. Vidi lei esitare un istante, per poi arrossire lievemente prima di rispondergli con un sorriso.

Allungai il collo, cercando di sentire cosa si stessero dicendo. Del resto la curiosità era sempre stata parte di me, impossibile resistergli.

«Ti manca mai casa?»

Saltai in aria per lo spavento.

«Ma che ti dice il cervello?! Comparire di soppiatto alle spalle della gente!» esclamai, dando una leggera spinta a Chris, che se la rideva beato sotto i baffi.

«Veramente sono sempre stato al tuo fianco. Eri tu ad essere troppo distratta ad ascoltare le conversazioni degli altri per accorgertene» mi corresse.

Lo guardai di sbieco sentendomi colta in flagrante, non sapendo bene cosa rispondergli. Nel dubbio decisi di non farlo.

«Ogni tanto, ma in realtà mi manca meno di quanto pensassi. Forse per via delle tante cose che sono successe in così poco tempo, o forse perché ogni tanto mi capita ancora di pensare di star vivendo in un sogno.»

La parole mi caddero dalla bocca, bypassando la frecciatina e rispondendo unicamente alla domanda che mi aveva posto, anche se non ero propriamente certa che quella che avevo dato potesse dirsi veramente una risposta. Era strano, ma non sapevo spiegarlo bene neppure io, era come se il mio cervello avesse deciso di impacchettare tutte le informazioni riguardanti la mia vita sulla Terra e di stiparle momentaneamente in un magazzino a tempo indeterminato, in modo da evitare inutili sofferenze.

Per un po' di tempo continuammo a camminare l'uno accanto all'altra in silenzio, in attesa che qualcuno riempisse in qualche modo il vuoto che ci separava.

«E a te?» domandai in fine «A te non manca la Base?»

Sorrise. «Dipende dai giorni. Ma in generale no. Sono sempre stato abituato a muovermi in continuazione, tanto che sono arrivato al punto in cui è alla Base che non riesco a sopravvivere per più di un tot di tempo.»

«E i tuoi genitori? Loro non ti mancano?»

«Loro sono più girovaghi di me» mi spiegò «Sono Tracciatori. Rilevano ogni nuovo spostamento del Regno, ogni nuova base fondata, ogni accampamento.»

Annuii, domandandomi come fosse possibile che Chris, con dei genitori così, fosse uscito fuori senza alcun senso dell'orientamento.

«E nei giorni di riposo passano il tempo a studiare o la vita sotterranea dei furetti dalla coda blu o le tradizioni e i costumi della Terra» continuò, un po' sovrappensiero.

«Ci studiano?» chiesi stupita, anche se pure l'argomento "furetti dalla coda blu" non era meno particolare come hobby.

Lo vidi annuire «Amano il vostro mondo, soprattutto mia madre. Te l'avevo detto, no? Che aveva preso il mio nome dal vostro mondo.»

Aggrottai la fronte.

«No, forse non te l'avevo detto...»

«Chrisantemo?» buttai a caso, pensando al primo fiore che somigliasse al suo nome.

«Direi di no.»

«Chrisippo?»

Neanche mi ricordavo chi fosse, ma suonava familiare... forse si trattava un qualche poeta o filosofo studiato a scuola.

«Ok, è vero, sono stato io a tirare fuori l'argomento, me ne assumo la responsabilità» ammise «Ma ora direi che basta così e che possiamo andare avanti a raccontarci dei nostri genitori, no?»

«Io non capisco quale problema tu abbia col tuo nome, giuro di averne già conosciute di persone con nomi improbabili!» cercai di convincerlo.

«Ma perderei tutto il mio fascino» ammiccò.

«Dai!»

«Kari quand'è che hai detto che dovremmo arrivare?» si sporse in avanti, richiamando per gioco la nostra compagna, mentre io lo riacchiappavo per la manica trascinandolo indietro di nuovo.

«Shhh» lo zittì la ragazza, voltandosi improvvisamente. Noi ci bloccammo.

«Scusa, non volevo...» iniziò Chris, ma fu nuovamente interrotto dalla ragazza con un brusco gesto della mano.

Senza aggiungere altro, batté un piede a terra, spianando uniformemente il terreno sabbioso su cui si trovava e piegandosi a poggiarci sopra un orecchio.

Trattenni il fiato, immaginando di veder sbucare da un momento all'altro un branco di bisonti da dietro una delle dune, come capitava in alcuni di quei film western che mio padre mi faceva vedere di nascosto a mia madre.

«Ymlus» sussurrò, fissando i due ragazzi con occhi sgranati.

Ok, non si trattava di bisonti, ma dalla reazione dei miei compagni capii che non doveva trattarsi di qualcosa di carino e coccoloso.

«Ma Richie non aveva detto che questa zona era sicura?» intervenne Ilan.

«Da quando è scoppiata la guerra niente è sicuro. Gruppi di ymlus hanno preso a vagare anche in zone lontane da quelle d'origine» replicò April, scrocchiandosi le dita delle mani.

Io stavo ancora combattendo interiormente, dividendomi tra la me che voleva sapere cosa fossero gli Ymlus e la me che già si era rassegnata al fatto che tanto lo avrebbe scoperto a breve coi suoi occhi, che nell'aria iniziò a riecheggiare un rumore sinistro, simile a quello di una porta in legno che scricchiola. Prima singolo, poi altre voci, simili alla prima iniziarono a sovrapporsi, mescolandosi l'una con l'altra in un groviglio disarmonico di suoni.

Io mi strinsi istintivamente le mani al petto, cercando di farmi il più piccola possibile, mentre Chris allungava un braccio d'innanzi a me a protezione, guardandosi intorno cercando di capire la provenienza dei rumori.

Con la coda degli occhi vidi qualcosa muoversi alle mie spalle. Feci appena in tempo a voltarmi che April si mosse, protendendo in avanti entrambe le braccia e sollevando una folata di sabbia. Un rantolo si levò da dietro la colonna di grani, poi il silenzio. Acuii la vista, cercando di vedere oltre la nube, ma prima che questa scemasse, un'ombra l'attraversò con un solo balzo, atterrando di fronte a noi ed iniziando immediatamente a correre nella nostra direzione.

Neanche riuscii a capire di cosa si trattasse che Chris estrasse due pietre dalla sacca che teneva sempre in vita e le scagliò fulminee contro la figura, colpendolo esattamente al centro degli occhi. L'animale cadde a terra, privo di sensi. Mi sporsi leggermente oltre il braccio di Chris ad osservarlo. Si trattava di un rettile, come una specie di lucertola, solo che enorme, con zampe squamose che terminavano con lunghi artigli ricurvi ed una bocca contornata da due file di sottili denti, taglienti solo a vederli.

Un ulteriore rantolo riecheggiò alle nostre spalle. Ci voltammo per vedere due esemplari fissarci dall'alto di una duna. Poi, senza preavviso, iniziarono a correre all'unisono verso di noi. April tracciò immediatamente una linea dinnanzi a sé col braccio e contemporaneamente una falce di sabbia si parò ai piedi dei lucertoloni, talmente violenta da scalfirgli le zampe, facendogliele sanguinare. I rettili rallentarono la loro corsa, ma senza fermarla. Tuttavia, nel frattempo, Ilan aveva posato entrambe le mani a terra, facendole sprofondare nella sabbia e creando una voragine che sembrava quasi aprirsi nel sottosuolo, facendo riversare al suo interno tutta la sabbia della duna, trascinando con sé anche i due animali.

Io nel mio piccolo, avevo fatto in tempo ad afferrare uno dei coltelli da lancio che Richie mi aveva regalato e in quel moneto lo stringevo a morsa con entrambe le mani. Il cuore batteva forte come un tamburo contro il mio petto mentre le spalle le tenevo schiacciate contro la schiena di Chris.

D'un tratto sentii il calore del contatto col suo corpo svanire ed improvvisamente mi sentii nuda. Mi voltai a guardarlo fronteggiare un altro mostro, sempre con il suo sacchetto ben stretto in vita.

«Attento!» gli gridai, non appena vidi un secondo esemplare avvicinarglisi strisciante.

Contemporaneamente avevo piegato il braccio all'indietro, caricando il colpo che non avevo tardato a scagliare. Ma colpire una figura in movimento non era assolutamente la stessa cosa di colpire un fantoccio di paglia immobile appeso di fronte a me. Come da programma il coltello andò a piantarsi sulla sabbia, a più di un metro di distanza dall'animale. Fortunatamente nel frattempo, richiamato dalla mia voce, il ragazzo si era girato, ruotando un piede ben teso a martello e calciando l'animale sul collo.

Nel frattempo, però, il primo aveva sfruttato il frangente e si era avventato sul ragazzo, mordendolo al polpaccio e facendolo gridare.

«No!» urlai, afferrando un secondo coltello e gettandomi letteralmente sul rettile ad occhi chiusi. La lama penetrò come burro nel suo torace, facendo zampillare un fiotto di sangue sulla mia faccia.

L'animale emise un grido di lamento, liberando il mio compagno e volgendo i denti aguzzi verso di me. Io mollai la presa dell'arma, cercando di allontanarmi quanto possibile a gattoni. Fu allora che Chris si lanciò in avanti contro il lucertolone, poggiando un piede sul suo lungo collo e caricandoci sopra tutto il peso del suo corpo. Un sinistro crack accompagnò la rottura delle vertebre dell'animale, che crollò inerme a terra senza un lamento.

«Vieni!» mi incitò, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzare. L'afferrai e senza rendermene neanche conto già ero in piedi a correre accanto a lui, cercando di raggiungere i nostri altri due compagni.

Ilan era a terra, piegato su uno di quei cosi, intento a capire se fosse ancora vivo, mentre April gli stava accanto in piedi. Tre lunghi graffi le solcavano il collo fino all'altezza della clavicola, colorandole la pelle di un rosso scarlatto.

«Stai bene?» domandai, non appena li raggiungemmo.

«Sono stata meglio» ammise con un sorriso sghembo, mentre con una mano si tamponava la ferita con quella che forse un tempo era stata una canotta.

«Ci conviene andare» ci incitò Ilan rialzandosi.

Noi annuimmo all'unisono e senza perder tempo ci allontanammo quanto più possibile da quel posto.

Io sentivo ancora il mio cuore martellare contro la cassa toracica, mentre gli attimi appena vissuti vorticavano frenetici nella mia mente. Sapevo che non si trattava di un essere umano, ma ciò non toglieva che avevo appena accoltellato un essere vivente con le mie stesse mani.

Sentii il sudore sulla mia pelle andarsi a mescolare al sangue dell'animale, creando una melma rossastra che mi colava lungo la guancia fino al mento. Mi bloccai un secondo per ripulirmi con la manica del maglione che avevo legato in vita. Neanche mi resi conto di quanto mi tremassero le mani fin quando Chris non mi si avvicinò, afferrandomele e costringendomi a voltarmi verso di lui «Grazie per prima» mi sussurrò sorridendo, e per un attimo, anche solo per quell'attimo, mi sembrò di ritrovare la pace nel bel mezzo di tutto quel caos che mi ronzava attorno, come una conchiglia portata alla deriva dalle onde del mare.

Angolo Autrice
Sapete? Quest'estate mi ero ripromessa di imparare a suonare la chitarra, cosa che ancora non so fare in effetti, ma ho "preso in prestito" quella di mio padre ed ora sto incominciando a capirci qualcosa... oggi mi ero ripromessa di imparare stand by me (che incredibilmente alla fine sono pure riuscita a fare) solo che ora mi sono messa a scrivere il capitolo e tutti i tasti che premo con la mano sinistra non schiacciano la lettera perché le dita sono tipo state anestetizzante dalle corde della chitarra ed è come se avessi perso la sensibilità... quindi se avete trovato più errori di battitura del normale lungo il capitolo vi chiedo scusa, ma almeno sapere la motivazione.
Eccola ritornata a bomba la nostra Lydia! Vi era mancata? Oggi con la mia coinquilina abbiamo visto Frozen e non ho potuto fare a meno di notare che in effetti somiglia un pochino ad Anna; e sono anche entrambe rosse (anche se qualcuno sostiene che sia castana, ma per me resta roscia). Coincidenze? Io non credo!
In realtà i propositi di questo capitolo erano completamente diversi da quelli che poi sono risultati... ma che ci volete fare, alla fine è sempre così... si vede che dovrò rimediare col prossimo, facendo capitare quello che in questo non è capitato (ok, forse mi sto capendo solo io...)
Qualche tempo fa mi sono cimentata nelle mie più grandi doti d'artista ed ho provato a disegnare Lydia (con l'intento prima o poi di fare anche tutti gli altri personaggi)... Premettiamo che non sono un granché brava, anzi, ma mi piaceva condividere il disegno con voi, quindi siate clementi hahaha

Yimlusgiaid= rettile in Gallese

TRIVIA
Inizialmente Simon non doveva essere cotto di Aylen, ma semplicemente conoscerla come collega... ma poi tra le reazioni di voi lettori e la volontà propria dei personaggi (che, non smetterò mai di dirlo, spesso fanno quello che gli pare anche se avevo programmato altro), ne è uscito fuori un ragazzo innamorato della Tenente.

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