Capitolo 6: Pioggia

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OCTAVIA

«È la prima pioggia nella Nazione della Sabbia che vedo.»

«E chi ti dice che ci troviamo ancora lì?»

Fu mentre stavo ripensando a quelle due brevi frasi, che sentii cadere la prima goccia di pioggia sul tetto del carro. Drizzai le orecchie per un secondo, catturata da quel familiare rumore, per poi tornare a concentrarmi sull'accaduto.

***

Era successo meno di due ore prima, alla fine di quella strana cena. Dopo quel breve scambio di battute sui tyma, il pasto era trascorso nel più totale dei silenzi.

Meglio così, mi ero detta.

Non avevo ancora in mente delle domande mirate da fargli e la mia voglia di fare conversazione era ai minimi storici; avrei preferito donare un rene senza anestesia piuttosto. Fortunatamente, al contrario di quanto mi ero aspettata, Zane non era sembrato turbato da quell'aurea muta che ci aveva circondati. Non aveva fatto domande, non aveva parlato dei suoi progetti per il futuro, della sua situazione attuale o del suo povero gatto Fuffy deceduto quando aveva solo dieci anni. Niente. Era rimasto col capo chino per tutto il tempo, intento a capare i migliori pezzi di carne secca dal suo sacco.

Di cosa avremmo mai dovuto parlare? Un rapitore e il suo ostaggio soli nel deserto. Non proprio una rimpatriata tra amici.

Eppure c'era qualcosa, in tutto il contesto, che proprio non riuscivo a tollerare. Quel suo atteggiamento calmo e menefreghista, quasi avesse la certezza di avere tutto sotto controllo, quei muscoli rilassati e quel capo chino, come se non ci fosse nulla da temere, come se io non fossi da temere.

La cena era durata poco, giusto il tempo di rifocillarsi. Stavo giusto richiudendo il sacco della frutta secca, quando un tuono alle mie spalle mi aveva fatta sobbalzare. Mi ero voltata indietro quanto bastava per vedere delle nubi nere addensarsi all'orizzonte. Una saetta aveva squarciato il velo bruno della sera andando, per meno di un secondo, a illuminare i severi profili delle dune.

Un secondo tuono lo aveva accompagnato, facendomi capire che la tempesta non doveva essere tropo lontana.

«È la prima pioggia nella Nazione della Sabbia che vedo» avevo detto, più a me stessa che a Zane.

«E chi ti dice che ci troviamo ancora lì?» aveva risposto, con mia sorpresa, il ragazzo.

Mi ero voltata nuovamente verso di lui con sguardo interrogativo ma, ovviamente, non era sembrato voler aggiungere una parola in più di quanto non avesse già detto.

***

Una seconda goccia di pioggia finì sul tetto proprio sopra la mia testa, riportandomi al presente.
Mi trovavo nuovamente sul carro in movimento, sola, coi polsi legati e senza neanche il maiale a riscaldare quel piccolo cubicolo di legno. Seguì poco dopo un'altra goccia, un'altra e un'altra ancora. Sollevai la testa chiudendo gli occhi, mentre le piccole sfere d'acqua continuavano a picchiettare sul legno, cercando una sinfonia ormai ben nota.

Quante volte avevo sentito quella melodia nelle sere d'inverno? Intenta a fare i compiti accucciata vicino alla finestra, mentre le gocce tamburellavano, come dita veloci sul freddo vetro al mio fianco. Mi piaceva studiare con la pioggia. Molti dicevano che il grigio del cielo li metteva di pessimo umore, ma su di me aveva un effetto completamente diverso, mi rilassava. E il continuo ticchettio della pioggia contribuiva solo ad aumentare la mia concentrazione.

Chiusi gli occhi, sperando che anche quella volta quel dolce suono non mi deludesse.
Dovevo aumentare le mie percezioni e stare attenta a non lasciarmi sfuggire alcun particolare.

Ragioniamo, inspirai trattenendo il fiato, se non ci troviamo più nella Nazione della Sabbia dovremmo trovarci in quella delle Montagne o in quella della Foresta... ora sì che hai ristretto il campo, Octavia.

Espirai rumorosamente.

Ricominciamo da capo: la Città di Metallo va esclusa perché non è ancora dominio del Regno. Le città più vicine a Ynda... Mi portai le mani davanti agli occhi. Ok, non le ricordo, ma se non sbaglio non erano molto vicine, fatta eccezione per Eira; ma allora quel posto dove Zane ha lasciato il maiale cos'era? O un villaggio nomade o, più probabilmente, il vecchio confine, ormai parte del Regno. Riabbassai le mani sul pavimento. Questo spiegherebbe la frase detta qualche ora fa da Zane.

Un tuono più forte degli altri fece cadere a terra tutti i pensieri come perle di una collana, spezzando il filo logico che con fatica avevo provato a tessere. La pioggia era aumentata, tanto da trasformare la melodia delle gocce in un'unica, greve nota di scroscio.

Allungai le gambe in avanti fino a quando l'ultimo formicolio al piede non fu scomparso; solo allora le riavvicinai, incrociandole sotto di me.

Quindi, se quello era veramente il confine, pensai, cercando di raccogliere di nuovo i pensieri uno ad uno. Non dovremmo essere molto distanti, considerando che ci siamo fermati poco tempo fa.

Un'improvvisa frenata mi fece perdere l'equilibrio, facendomi sbattere la nuca sulla parete anteriore del carro, a cui davo le spalle.

Per la seconda volta i pensieri crollarono a terra.

Non feci neanche in tempo a far crescere la furia in me, che la porta posteriore del carro si spalancò d'improvviso. Una forte folata di vento invase lo spazio in cui mi trovavo, portando con sé il caratteristico odore della pioggia. Sollevai le mani legate davanti al viso, provando in qualche modo a proteggermi, mentre tra le dita cercavo di intravedere cosa stesse succedendo.

Una figura incappucciata entrò di getto al coperto. Il volto oscurato non mi permetteva di distinguerne i lineamenti, ma bastò osservare i suoi movimenti fluidi per capire di chi si trattasse.

«Rilassati, sono io» si affrettò a chiarire Zane.

«Questo sì che mi tranquillizza» risposi sarcastica, abbassando le mani «Che succede? Spaventato da due gocce d'acqua?» lo schernii.

«Sai,» disse, avvicinandosi a me «per portare a termine una missione conviene rimanere vivi.»

Non feci in tempo a rispondergli che, fulmineo, afferrò la corda che mi avvolgeva i polsi sollevandola e trascinando con sé anche le mie braccia.

«Ma che fai?» chiesi, cercando di divincolarmi, ma l'unico risultato fu quello di far aumentare la stretta di Zane su di me.

Sentii un click provenire da sopra la mia testa e, immediatamente dopo, il ragazzo lasciò la presa.

«Direi che così va bene» disse sorridendo una frazione di secondo sotto al cappuccio.

Scossi le braccia cercando di tirarle giù, ma non ci riuscii, era riuscito a bloccare la corda con qualcosa, sopra la mia testa, che non riuscivo a vedere.

Forse un moschettone?

«Sei matto? Slegami immediatamente!»

«Rilassati, appena finirà la tempesta ti libererò» rispose in tono quasi annoiato, allontanando il suo corpo da me.

«E se avessi sete?» chiesi.

«Ti farò bere dalla scodella che tanto hai voluto riavere» disse, uscendo nuovamente dal carro.

Provai a slegarmi scuotendo i polsi fino a quando il ragazzo non fece ritorno nel carro con una coperta.

Mi illusi per qualche secondo che fosse per me, ma ogni speranza crollò quando lui decise di aprirla e usarla come tenda per chiudere il retro del carro, impedendo così alla pioggia di entrare dentro.

«Chiudere la porta era troppo semplice?» chiesi non appena ebbe fissato l'ultimo lembo.

«Così da rimanere bloccati dentro tutti e due? Geniale» mi rispose, andandosi a sedere all'angolo diagonalmente opposto al mio, proprio vicino alla coperta.

Sbuffai, consapevole di aver detto una stupidaggine: il carro si apriva solo dall'esterno.

Non appena ebbe incrociato le gambe, si scrocchiò le dita delle mani e abbassò il cappuccio, scoprendo così il suo volto. I capelli erano bagnati e imperlati di esili goccioline, che correvano lungo i fili corvini fino a inumidirgli la fronte. La pelle era più pallida del solito e due lievi occhiaie bluastre contornavano quei suoi occhi stanchi, quasi infastiditi dal resto mondo. Si tolse l'intero mantello, ormai zuppo, e lo lanciò davanti a sé senza dire una parola.

Non potevamo andare avanti così, di quel passo non avrei ricavato nessun'altra informazione utile. Dovevo riuscire a farlo parlare e non ci sarei mai riuscita se avessimo continuato a beccarci.

Rimasi in silenzio un paio di secondi, cercando di trovare il miglior modo con cui aprire una conversazione a "cuore aperto" fino a quando non mi si accese la lampadina.

«Zane» iniziai, addolcendo il tono della mia voce «Pensi che sia sicuro lasciare il carro in mezzo alla strada, di notte?»

«Sfido qualunque ladro a rubare un carro nel bel mezzo di una tempesta» mi rispose secco.

Certo che potresti essere un po' più gentile.

«Va bene, mi fido, anche perché, sai, mi ricordi molto il mio fratellino Zack.»

«E tu mi ricordi una bugiarda di mia conoscenza» replicò divertito.

Crack, la lampadina si fulminò. Come aveva fatto a capirlo subito?

«Dico sul serio» provai a insistere.

«Madre quanto chiacchieri» sbuffò, incrociando le braccia al petto e piegando la testa.

Io? Pensa se avessi catturato Lydia, allora!

Sentii le mani fremermi e non riuscii a mantenere quel timbro da cucciolo neanche un secondo di più.

«Se sono così fastidiosa, allora perché hai deciso di portarmi via da solo? E perché non mi hai lasciata là, dove hai mollato quel maiale? Ci sarà stata sicuramente qualche guardia del Regno anche lì!»

Ero avvelenata! Non solo mi aveva catturata e allontanata dai miei amici, ma si lamentava pure!

«Non posso» rispose.

"Non posso"."Non". "Posso". Due parole, aveva usato solo due parole per rispondere, o meglio per bypassare, la mia domanda. Se avessi avuto le mai libere lo avrei soffocato.

«Non vuoi, o non puoi?» sibilai.

«Non posso!» ripeté alzando il tono di voce «Devo essere io in persona a consegnarti a mio zio, ma questi non sono affari tuoi» aggiunse, chiudendo gli occhi e voltando la testa.

«Certo che lo sono!» ribattei.

Lui non rispose, continuando a restar fermo nella sua posizione.

«Ehi» aggiunsi, senza ottenere risposta.

Distolsi lo sguardo con rabbia, volgendolo nella direzione opposta a quella di Zane. Fu allora che mi accorsi che un lembo della coperta non era stato ben fissato, permettendo così ai mie occhi di guardare all'esterno, oltre a quelle anguste quattro pareti.

Mi spinsi in avanti, cerando di avvicinarmi il più possibile a quello spiraglio, ma le mani legate mi impedirono di avvicinarmi più di qualche centimetro.

Desideravo uscire, non per fuggire, ne avevo proprio un bisogno fisico. L'aria, dopo la conversazione con Zane, sembrava essersi fatta pesante. Avevo bisogno di respirare, avevo bisogno di aria pulita e di pioggia fresca che mi bagnasse il volto.

Continuai a fissare quell'apertura desiderandola intensamente. Fu allora che la vidi; un'ombra, veloce e fugace. Aguzzai la vista, ma non riuscii a cogliere nessun altro movimento.

Stavo per credere di aver solo sognato quando una lama trapassò la spessa coperta, creando un netto squarcio nel tessuto.

Angolo Autrice

Buona sera a tutti signori miei!
Come ormai ben sapere, io tendo a parlare tanto durante i miei angoli autrice, anche troppo... Blatero su quello che penso, quello che ho fatto, quello che temo ecc
Per una volta vorrei fare un angolo autrice dedicato a voi, tutti voi, nessuno escluso. Dico nessuno.
Probabilmente ne uscirà fuori qualcosa di piuttosto lungo, ma come sempre siete voi a decidere se andare fino in fondo, passare direttamente al trivia o chiudere subito ;)
Che dire? Non è facile proseguire un lavoro fino in fondo, soprattutto se questo "lavoro" è uno scritto.
Ci sono giornate in cui vorresti scrivere e basta ed altre invece dove il foglio bianco diviene il tuo più fedele compagno. Giornate in cui odi te stessa perché temi di non riuscire a proseguire, di fare casini, confonderti. Giornate in cui odi i personaggi perché non vogliono fare ciò che avevi programmato. Giornate in cui si ha paura di non riuscire a concludere il tutto.
Bene, vi dico che in queste giornate di buio anche il più piccolo dei supporti può salvarti. Un incoraggiamento, una chiacchierata, un complimento. Una goccia di affetto è pari ad un'iniezione di amore puro.
Ogni tanto guardo quello che ho fatto, dove sono arrivata e mi chiedo: fin dove sarei giunta senza il loro sostegno? Mi sarei fermata? E dove?
Sono la prima che dice che bisogna scrivere per se stessi. Scrivere mi fa bene. Ma probabilmente sarei andrei a rilento...
Più di così? Mi chiederete giustamente ;P
Si, sarei molto più lenta ed insicura.
Quindi grazie di cuore.
Siete importanti.
Sei importante per me.
Ultimamente molte persone hanno fatto qualcosa pensando al mistico mondo di Ddaear Arall.
A partire dai magnifici disegni di @__RedMoon__, ai sogni di @SaraHawkstorm (sul gallese che è un ottima lingua da imparare) e @JennyKravenn (sulle riprese di Ddaear Arall ed un Ilan vichingo), per poi passare adesso alle iniziative di quattro magnifiche ragazze:@salicepiangente e @MeryG7 con la creazione dell' "Octavians Fan Club" e @signorinaDarcy e @AWisehart con l'invenzione del "Ddaear Arall Magazine".
Ragazze, già vi ho ringraziato tanto, ma continuerò a farlo fino alla fine dei tempi <3
Grazie grazie grazie
Vi voglio bene, a tutti.
E concludendo questa carrellata in tema Ddaear Arall con i Big 4 (o "i 4 dell'Ave Maria" come li ha descritti lei) disegnati dalla magnifica @JennyKravenn

E non è tutto! perchè da questi guardate cosa è riuscita a creare?

Adesso ditemi: non sono bellissimi?! Chi è che non ne vorrebbe uno?! *-*

TRIVIA

Ho deciso che oggi voglio farvi ridere rendendomi un po' ridicola...
Qualcuno sa come creo i capitoli?
Prima decido cosa deve succedere, poi creo una scala di eventi ed in fine la elaboro, cancellando di volta in volta ogni punto che supero...
Bene, ecco a voi la scala del capitolo di oggi.
E no, non è strana lei, sono sempre così:

- È la prima volta che vedo piovere qui su nazione della sabbia
- Chi ti dice che siao acora lì?
- Gocce tamburellano come dita di unafricana su tamburo (?) fino a quando il concerto si eleva così tanto cda non permettere di distinguere le note ed un continuo scrosciare appare
- Liìui entra tipo pulcino bagnat
MA PERCHè MI SCORDO DI SEGNARE LE COSE?
- Mi ricordi mio fratello; e tu una buguargda di mio conoscnza
- Oc ci riprova
- quanto sei fastidiosa<; MA io non sono lyda
- se è cos perchè nn mi lasci alle prime gardie?;Devo essere io a portarti a mio zio.
Perchè il mondo è sempre fissat con l'onore?^
Guarda che è un tou personaggio
Zitta coscienza!
- Lui finge di dormire: COPERTA
- Ombra li attacca=. Squarcio con lama
Ammaccabanane

Si, l'italiano l'ho scordato a casa; si, faccio monologhi da sola (la parte in corsivo) e si, tutte le mie scale finiscono sempre con la parola "ammaccabanane".

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