Capitolo 7: Briganti delle Montagne

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

OCTAVIA

«Attento!» gridai istintivamente.

Non ebbi il tempo neanche di finire la parola, che Zane si era mosso lateralmente, spostandosi dalla traiettoria della lama e afferrando un lembo della coperta che copriva il retro del carro.

Con un deciso movimento rotatorio strappò il telo da dove l'aveva fissato e l'avvolse attorno al braccio, ancora proteso, dell'aggressore che impugnava il coltello. Senza pensarci un secondo di troppo, mollò la presa dal tessuto e utilizzando entrambi i palmi, respinse l'uomo costringendolo a indietreggiare.

Una raffica di vento e pioggia s'insinuò nel carro, costringendo Zane a coprirsi gli occhi con una mano, mentre con l'altra raggiungeva la cinta di cuoio alla quale era appeso il suo pugnale.

«Soldati del Regno!» un grido si mescolò allo scroscio della pioggia.

"Soldati del Regno"

Rigirai quella frase nella mia mente un paio di secondi. Se aveva avvertito i compagni della presenza di soldati del Regno, non potevano che essere dei ribelli.

Lo sguardo mi si illuminò mentre tentavo di distinguere le figure, mascherate dal manto della notte.

«Sono qui!» gridai a pieni polmoni, sporgendomi in avanti «Aiutatemi!»

Zane si voltò in mia direzione e allora vidi i suoi occhi fremere un istante, come se avesse in quell'istante realizzato di aver perso per sempre il suo prezioso trofeo.

Un colpo improvviso all'incavo del suo ginocchio lo fece crollare in avanti, permettendomi in tal modo di scorgere la figura di un uomo dietro di lui, fermo ai piedi del carro. Teneva ancora sollevata la mano destra, stretta attorno all'impugnatura del coltello. Un'esile rivolo di sangue ne colorava la lama fino alla punta, andando a mescolarsi con l'acqua piovana.

Il volto di Zane si distorse in una smorfia di dolore, mentre le sue labbra si assottigliarono nello sforzo di trattenere un urlo.

Vidi l'uomo abbassare nuovamente l'arma, mirando questa volta al bacino del ragazzo. Una frazione di secondo e sarebbe tutto finito. Tuttavia, questa volta, Zane fu più rapido; ruotando su un fianco riuscì a spostarsi di quel tanto che bastava per lasciare che l'arma si conficcasse nel pavimento.

Il ribelle tentò di liberare il coltello dal pavimento, ma dopo un paio di scosse mollò la presa, afferrando con ambo le mani la gamba ferita di Zane e trascinandolo verso di sé con una violenta strattonata. Il ragazzo questa volta non riuscì a trattenersi e, accompagnato da un grido di dolore, scomparve dalla mia vista.

Un misto di agitazione e paura mi attanagliò il cuore a quella vista; ma tutta la pietà scomparve non appena ricordai di come mi aveva rapita, ferendo i miei compagni.

Un altro uomo, più giovane del primo, quasi un ragazzo, si affacciò sul retro del carro.

«Aiutatemi!» ripetei, scuotendo le mani ancora legate dalla fune «Sono dei vostri!»

«Cercate davanti, qui è completamente vuoto» disse, dandomi le spalle e rivolgendosi ai compagni «Fatta eccezione per questo fiorellino» continuò, finendo la frase rivolto nella mia direzione.

Aveva un ghigno dipinto sulle labbra che mi congelò il sangue. Mi bloccai, realizzando in quell'istante che qualcosa non andava, quelli non potevano essere dei Ribelli. Il mio corpo fece due passi indietro in automatico. Sentii la schiena sbattere contro la fredda parete di legno e solo allora capii che non sarei potuta fuggire da nessuna parte.

«Non osare avvicinarti.»

Le parole mi uscirono lente, come a voler scandire ogni singola sillaba.

Un urlo provenne dall'esterno del carro, ma il ragazzo non sembrò curarsene e senza dire niente si avvicinò a me, scrutandomi da capo a piedi.

«Ho detto non ti avvicinare» ringhiai di nuovo, questa volta quasi gridando.

Eppure il ragazzo non sembrò udire nemmeno una delle mie parole, continuando ad avvicinarsi inesorabilmente.

Dimenai le braccia nel disperato tentativo di sciogliere il nodo che le incatenava mentre, con le gambe, cercavo di respingere il ragazzo che ormai stava a non più di venti centimetri da me. Mi guardai attorno confusa, alla ricerca di qualcosa con cui difendermi; purtroppo l'unico oggetto presente nel carro era la ciotola dell'acqua, riversa a terra in un angolo fin troppo lontano.

La sua mano afferrò la mia coscia, ancora sollevata nel vano tentativo di colpirlo con un calcio. L'altra mano avvolse fulminea il mio collo costringendomi, ancora di più, ad aderire alla parete. Le sue dita erano come viscidi serpenti che si avviluppavano attorno al mio collo con le loro fredde spire, premendo contro la trachea e impedendomi di respirare.

«Ferma fringuello; meno ti agiti, meno farà male» sussurrarono le sue labbra a contatto con il mio orecchio.

Le sue dita sciolsero la morsa attorno al mio collo, scivolando lentamente verso il mio seno.

Tossii, inspirando poi forzatamente, bramando l'aria di cui, fino a quel momento, ero stata privata. L'ossigeno sembrava fuoco ardente all'interno dei miei polmoni.

Gonfia di disgusto gli sputai in faccia, conscia del fatto che l'orgoglio fosse l'unica arma rimastami a disposizione.

Egli, per tutta risposta, mi schiacciò contro la parete, togliendomi per la seconda volta il respiro.

Vidi, impotente, la sua mano strappare la scollatura cercando di farsi strada lungo il mio corpo.

Urlai. Un grido disperato che graffiava la gola nel tentativo di uscire.

Il calore del ragazzo ardeva sul mio corpo bruciando come respiro dell'inferno. Poi, all'improvviso, il gelo.

Aprii gli occhi in tempo per vedere il corpo dei ragazzo crollare a terra, come un pupazzo inanimato. Sollevai lo sguardo e vidi due occhi dorati fissarmi con sguardo indecifrabile.

«Stai bene?» mi chiese.

Non gli risposi.

«Liberami» gli dissi invece, convinta.

Chiuse gli occhi, come se stesse combattendo contro se stesso per prendere la decisione più opportuna. Fu solo quando un altro uomo si avvicinò, tentando anch'esso di entrare nel carro, che fece la sua scelta. Più rapido di una saetta mosse la mano che stringeva il pugnale e con un solo gesto tagliò in due le corde che mi incatenavano alla parete.

Non attesi nemmeno che le funi toccassero il suolo, mi sporsi in avanti e afferrando la ciotola colpii alla testa il nuovo assalitore che stava in procinto di salire.

«Se staccassimo il retro del carro dalla parte anteriore di guida saremmo più leggeri e forse potremmo avere qualche possibilità di fuga» mi disse.

Non mi ero neanche accorta che si fosse avvicinato. Lo guardai un po' stupita. Veramente mi aveva chiesto di collaborare?

Le parole confuse di una donna mi fecero capire che non avevamo alternativa. Annuii decisa e insieme saltammo giù dal carro.

Zane si spostò rapido verso la zona anteriore del carro, in modo da poter separare le due parti. Lo seguii, decisa a coprirgli le spalle.

Con la coda dell'occhio vidi una figura muoversi alla mia destra. Non era facile distinguerne i contorni, nascosti dalla pioggia che, instancabile, continuava a precipitare.

Socchiusi gli occhi pronta a reagire. Mi abbassai di scatto schivando il primo pugno e, rialzandomi, colpii col gomito la donna che si parava davanti a me, costringendola a indietreggiare.

Caricai tutte le forze che avevo sul braccio che reggeva la ciotola e, aiutandomi con una torsione del busto, la colpii sul fianco, facendola cadere.

Mi rigirai, soddisfatta, la ciotola tra le mani, senza accorgermi che un secondo assalitore si stava avvicinando di corsa.

L'uomo mi placcò, esattamente come si vede fare alle partite di rugby, afferrandomi saldamente le spalle e facendomi sbattere la schiena contro la parete laterale del carro.

Sentii qualcosa spezzarsi. Con mio grande sollievo realizzai non esser state le mie vertebre, ma le assi di legno del carro che, probabilmente inumidite dalla pioggia, si erano facilmente piegate sotto il nostro peso.

Lo stupore si trasformò immediatamente in rabbia. Sentii le mani formicolare e, radunando le poche forze che mi erano rimaste, scansai di peso l'uomo quel tanto che mi bastò per sgusciare via.

Raggiunsi di corsa Zane che, tenendo in mano un perno di legno, mi disse qualcosa come: "Ho fatto".

Senza aspettare un secondo di più saltai al posto del guidatore, attendendo soltanto che il ragazzo mi si affiancasse, ma non vedendolo arrivare mi sporsi lateralmente per vedere cosa fosse successo. Zane stava a terra, la testa schiacciata al suolo dalla possente mano dell'uomo che poco prima mi aveva placcata. Aveva perso la presa del suo pugnale che in quel momento giaceva lì, a pochi centimetri dal suo viso.

Potevo fuggire. Sarei stata finalmente libera di tornare dai miei compagni. Afferrai le redini del Grawn-come-si-chiama e raddrizzai le spalle pronta a partire. Sollevai i polsi, ma li riabbassai immediatamente.

Prima ancora di capire perché lo stessi facendo, ero saltata giù dal posto guida e, raccogliendo il pugnale di Zane, lo avevo conficcato decisa nella spalla del suo aggressore. L'uomo urlò dal dolore allentando la presa.

Afferrai per i polsi il ragazzo, aiutandolo a rialzarsi, e insieme risalimmo sulla porzione anteriore del carro. Zane afferrò le redini e, emettendo un fischio acuto, comandò al cinghiale di ripartire.

Un violento stridio, accompagnato da un pesante tonfo, seguì il distacco completo delle due parti del carro, mentre la parte anteriore cominciò a muoversi, portandoci lontano da lì.

Mi voltai verso il ragazzo. Lui mi stava già fissando attraverso le gocce di pioggia con quei suoi occhi d'oro fuso. Senza dire una parola si avvicinò, a una distanza che per me poteva già essere considerata rossa, e mi porse le redini. Lo fissai dubbiosa. Ci eravamo reciprocamente salvati la vita e questo azzerava ogni debito che avevo con lui.

Riuscirmi a fidare di lui mi era praticamente impossibile; nonostante ciò, protesi in avanti le mani per afferrare le redini, decisa a scoprire cosa volesse quel ragazzo. Fu in quel momento che, fulmineo, mi avvolse le mani con una corda.

Fissai sbigottita quella fune e, mentre cercavo di capire da dove fosse riuscito a tirarla fuori, lui mi sussurrò deciso «Mi spiace, ragazza, ma tu resti ancora mia prigioniera.»

Angolo Autrice
Buona domenica a tutti miei prodi!
Come state?
Com'è andata la lettura di questo capitolo? Vi ho presentato una versione di Octavia-Passione-Rapunzel munita di ciotola invece che di arco e frecce. Per quanti secoli, circa, credete che si maledirà per aver aiutato Zane secondo voi?
Io mi sono goduta ben tre giorni di vacanza (dall'esame a oggi) e domani già riprenderò le lezioni.
Mai na gioia insomma.
Però, ad essere completamente sincera, da una parte sono contenta di tornare alla mia vita quotidiana!
A casa ci sono due coinquiline nuove (un sacco carine) e una nuova micina di casa (di @viaggiatricedisogni)! Si chiama Poppy ed è diventata da subito la principessa di casa.
E visto che in questo momento mi sta facendo le fusa seduta sulle mie gambe mi sembra giusto fare un trivia sui tymor!
Ultima cosa prima di passare al trivia: vi piacerebbe avere una nuova intervista coi personaggi? (Tanto lo so che molti di voi hanno già una domanda da fare al nostro caro Ilan).
Se sì, scrivete tutte le domande che vi passano per la testa --> QUI
(O a fine capitolo o nei messaggi privati se preferite o se vi trovate al computer).
Raccoglierò tutte le domande fatte in questo e nel prossimo capitolo e poi vedrò di
chiamare al rapporto tutti i nostri ragazzi e fare una seconda intervista!
Un bacio grande grande a tutti!

TRIVIA
Sapete che i leoni, le tigri e tutti i grandi felini non possono fare le fusa perché non hanno la struttura anatomica preposta? Quindi anche i tymor non potrebbero; ma visto che ci troviamo su Ddaear Arall e non sulla Terra questi micioni possono stare ore ed ore a fare le fusa se grattati dietro l'orecchio.

Ed ecco a voi una Viaggiatricedisogni selvatica che, mentre eravamo nella biblioteca della nostra facoltà a studiare, si alza tutto a un tratto e, indicando il cartello, mi dice: "Secondo te c'è anche un tymor tra quelli?"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro