Capitolo 9: Puzzle

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OCTAVIA

Aveva ormai smesso di piovere circa da un'ora; ciononostante, ancora non ero riuscita a prendere sonno.  

I vestiti, impregnati d'acqua, erano appiccicati alla mia pelle, regalandomi brividi di freddo ogni qual volta il vento decideva di sollevarsi un minimo.

Tenendo gli occhi chiusi, spostai il peso sul fianco destro e portai la gamba sinistra al petto, ignorando il borbottio del ragazzo che stava seduto al mio fianco. Il calore della coscia, a contatto col mio ventre, causò un involontario fremito, sostituito, immediatamente dopo, da un confortevole tepore che i vestiti bagnati mi avevano precluso.

Il collo, piegato lateralmente a toccare la spalla, si era ormai fossilizzato così tanto che mi sembrava di averne perso la sensibilità.

Una buca, più profonda del normale, fece sussultare quello che restava del carro. Oscillai passivamente assieme al mezzo mentre il piede, che avevo sollevato poco prima, perse la presa, scivolando a peso morto. 

Una folata di vento impattò il mio petto, ormai privo della protezione della coscia, facendomi rabbrividire fino alla punta dell'alluce.

Sollevai la testa e, ignorando le fitte di dolore al collo, la ripiegai nella direzione opposta. Sentii un'umida ciocca di capelli sfiorarmi una palpebra, mentre una goccia d'acqua si staccava dalla punta, scivolando lungo il profilo del mio zigomo. 

Spinsi le spalle in avanti e mi affrettai a sollevare nuovamente la gamba, abbracciandola in modo da portarmela al petto. Nel farlo, urtai qualcosa col gomito, ma non lo considerai, cercando, invece, di concentrare la mia attenzione sulle calde giornate d'estate.

«Smettila!»

A quanto pareva, invece, lui non sembrava star ignorando me. Finsi di non sentirlo e, per tutta risposta, portai al petto anche l'altra gamba, urtandolo nuovamente col ginocchio.

«Vuoi stare ferma?» continuò Zane.

Aprii gli occhi, fissandolo oltre la ciocca di capelli.

«Ma certo! Magari potrei farti anche un massaggio e -perché no?- spostarmi di qualche metro più in là» risposi sarcastica, indicando lo stretto posto guida su cui eravamo stati costretti a stringersi dopo l'attacco.

«Basterebbe che ti muovessi meno.»

«Basterebbe che mi lasciassi libera.»

Perché non l'ho lasciato nelle mani dei nostri assalitori, quando ne ho avuto la possibilità?

Non mi rispose. Rimase con lo sguardo fisso sulla strada. Gli occhi erano contornati da due profondi solchi bluastri: da quanto tempo non dormiva?

Allontanai con uno scatto lo sguardo, posandolo sull'orizzonte. Avevo perso il conto dei motivi che mi spingevano a odiare quel ragazzo, tanto che ormai bastava la semplice vista del suo viso a farmi saltare i nervi.

La sottile linea, che separava il cielo dalla terra, aveva iniziato a tingersi di giallo, portando con sé i caldi colori che, ogni mattina, pitturavano la volta celeste.

"Al nostro Ilan piacciono le albe".

Sentii chiaramente la voce di Chris risuonarmi nella testa, come se il ragazzo si trovasse fisicamente davanti a me.

"Colpevole".

"Insomma, un romanticone".

Per un momento mi scordai del freddo, del dolore al collo e di tutte le ore di sonno perse, concentrandomi solo sul momento in cui avrei avuto Zane tra le mani, avendo finalmente io il coltello dalla parte del manico.

Un bagliore attirò la mia attenzione, strappandomi a quella gabbia di pensieri. Socchiusi gli occhi, convinta di scorgere il sole fare capolino da dietro l'orizzonte. Ma, al contrario di ogni mia previsione, quella luce scomparve nell'arco di pochi secondi. Sbattei le palpebre un paio di volte, certa di aver sognato, prima di riuscire a veder ricomparire quel bagliore per la seconda volta.

«Quella è la nostra meta.»

La voce di Zane mi fece sobbalzare. Tutto mi sarei aspettata, meno che lui si mettesse a parlarmi di sua spontanea volontà.

«Una base del Regno?» tentai.

Sebbene parlare con lui fosse l'ultima cosa che avrei mai voluto fare, non potei fare a meno di provare a sfruttare quel momento per raccogliere ulteriori informazioni.

Tentativo vano, come del resto mi ero aspettata. Non me la presi, avevo smesso ormai di farlo. Sarei riuscita a capire dove eravamo diretti e a trovare il modo di scappare. Me lo ero ripetuta così tante volte, che ormai ne ero più che certa.

Passò solo qualche minuto prima che il bagliore, da intermittente, si tramutasse in fisso. Lo guardai ininterrottamente fino a quando, assieme al sole, non iniziarono a sorgere in lontananza le mura imponenti di una città.

Il paesaggio stava mutando attorno a noi, perdendo completamente l'aspetto desertico che aveva conservato per la maggior parte del tempo.

Ci volle più tempo di quanto mi fossi aspettata, prima di raggiungere effettivamente la base di quelle mura. Le seguii con lo sguardo fin dove mi fu possibile. Paragonate a quelle, le mura della base del generale Orlock parevano quelle di un castello di sabbia.

Alte, massicce e ben conservate. Solamente in un unico punto erano crollate, proprio là dove la strada passava, permettendo il libero ingresso alla città.

Nonostante il passaggio aperto, ci fermammo a pochi metri dal varco, esattamente accanto ad una costruzione in legno che etichettai come "torre di controllo". Lungo l'intero perimetro la cima era bordata da una lastra di vetro che rifletteva la luce di un fuoco, posto dietro di essa.

Zane si piegò su di me, puntandomi l'indice contro il petto.

«Resta ferma, o giuro che questa volta rimpiangerai ogni tua minima azione.»

Scossi con uno scatto le spalle, allontanando il mio corpo dal suo dito.

Senza aggiungere altro, avvolse le redini attorno al suo pugno e scese dal carro, lasciando dietro di sé una chiazza di sangue, ormai secco, gocciolata dall'incavo del suo ginocchio. 

Una volta avvicinatosi alla torre, batté tre regolari colpi con le nocche. Subito, una lastra di legno fu spostata dall'interno ed un giovane ragazzo dal naso a patata apparve da dietro la finestrella che si era creata. Aveva gli zigomi rossi e gli occhi coperti da biondi riccioli ribelli.

«Tenente...» iniziò Zane.

«Zane!» lo riconobbe il ragazzo, sporgendosi dal bordo «Ben tornato ad Aer. Da quanto tempo non ci vediamo? Due anni? Ma che ti è successo, hai un aspetto orribile! E a quel povero carro? Non puoi capire che disastro con Gwen...»

Quindi questa è Aer? Bingo, pensai.

Se non ricordavo male, Aer era una colonia del Regno, un tempo appartenente ai Villaggi delle Montagne. Avevo finalmente scoperto dove ci trovavamo, requisito indispensabile per poter tornare indietro dai miei compagni.

Zane si voltò leggermente a guardarmi, di certo con la speranza di trovarmi distratta. Purtroppo per lui dovetti regalargli una delusione, ricambiando il suo sguardo con un sorriso soddisfatto.

«Phil...» cercò di interromperlo, voltandosi di nuovo.

«...alla fine non è stata colpa mia, non trovi? Ma alla fine l'hai trovata la ragazza?»

«Phil, vuoi stare zitto!?» aveva la voce stanca, ma nonostante ciò riuscì a elevarla tanto da mettere a tacere quella fontana di parole che si trovava davanti «Sai dirmi piuttosto se mio zio è in città?»

«Certo che sì» rispose, scomparendo all'interno della torre, ma continuando a parlare «Cosa credi che stia a fare tutto il giorno qui? Se non sbaglio, è partito qualche giorno fa.»

Mi chiesi se quello non fosse il momento giusto per fuggire. Chiusi gli occhi, cercando di valutare più variabili assieme: la possibilità di sottrarre le redini al ragazzo, di sapermi orientare, di sopravvivere giorni senza cibo né acqua e molte altre.

Nel frattempo il ragazzo era tornato, aprendo un pesante libro sul polveroso cornicione dello sportello da cui si era affacciato.

«Kimaris Levian...» farfugliò, mentre i suoi occhi saettavano da un rigo a un altro, aiutandosi con l'indice nella lettura.

Non appena udii quel nome, mi si drizzarono le orecchie, mentre ricordi non troppo lontani riaffiorarono alla mente.

«Kimaris Levian, ah, eccolo qui!» confermò, picchiettando l'indice «È partito per Drew cinque giorni fa. A mio avviso, ti converrebbe sistemarti nei suoi appartamenti ed aspettarlo lì per questi giorni. Tuttavia, se è qualcosa di urgente, potresti raggiungerlo; non credo tornerà molto presto, ho sentito parlare di un nuovo attacco alla Città.»

«Ottimo» fu l'unica risposta di Zane, prima di voltarsi e salire di nuovo sul carro.

«Allora ci si becca in giro» lo salutò il ragazzo riccioluto.

Zane fece ripartire il carro, alzando il braccio in segno di risposta.

Kimaris Levian, mi ripetei quel nome mentalmente.

Una volta entrati nella città, Zane cominciò a incanalarsi nelle vie della città senza alcuna esitazione, dandomi l'impressione che le avesse percorse già molte volte in passato.

Cercai, inizialmente, di memorizzare ogni singola svolta, ma la mia testa era già volata altrove, volta a rincorrere ricordi passati che quel nome, Kimaris Levian, aveva risvegliato.

Non mi ero mai scordata di Zane Levian, sin dal primo giorno in cui avevo intravisto i suoi occhi dorati nel bel mezzo della battaglia; eppure, come una sciocca, avevo rimosso il dettaglio realmente fondamentale del suo passato: la sua discendenza.

Con grande fatica, mi sforzai per far riemergere tutte le informazioni che ero riuscita ad accumulare nei primi giorni in cui ero piombata su quell'assurdo mondo, cercando di assemblarle una ad una, come piccoli tasselli di un enorme puzzle.

"Cinquantasei anni fa il popolo della Foresta, guidato dal suo re Alexander Northwood si ribellò ad Au Maite, attaccandola. Lui e cinque suoi generali riuscirono a raggiungere il punto in cui era nascosto lo scrigno contenente l'antico potere. Una volta aperto, lo scrigno rilasciò il Dono che si diffuse per la sala come un'onda. Ma a ogni azione corrisponde una reazione e il rilascio di un'energia così potente provocò un risucchio di potere che costrinse nello scrigno Au Maite stessa", aveva detto Arjuna il giorno in cui io e Lydia eravamo arrivate, tentando di riassumerci il passato di Ddaear Arall. Aveva inoltre aggiunto che Alexander, non fidandosi neanche dei suoi alleati più stretti, non aveva mai rivelato a nessuno il punto preciso in cui aveva nascosto lo scrigno e le modalità per aprirlo, preferendo rivelare a ogni generale solo una parte delle informazioni, ordinando di non rivelarla a nessuno se non alla propria progenie, in modo tale che il segreto venisse mantenuto.

"Zane è il nipote di Kimaris Levian, uno dei generali del re della Foresta. Kimaris è uno dei pochi Munus di Ddaear Arall, in quanto discendente da uno dei generali che, in quella fatidica sera in cui Goeden Fawr fu attaccata, acquisirono il Dono", mi aveva spiegato il giorno dopo Chris.

Le informazioni! 

Per liberare Au Maite, i ribelli non avevano solo bisogno di Lydia, ma anche delle informazioni necessarie a raggiungere lo scrigno contenente la Dea. Noi avevamo quelle provenienti da Diane e Gomer, o meglio, quelle che avremmo dovuto ricevere da Gomer. 

Mi chiesi se i miei compagni fossero riusciti, in un modo o in un altro, a recuperarle. Ma, pur ammettendo che ci fossero riusciti, eravamo così certi che quelle informazioni sarebbero bastate? Probabilmente no. Probabilmente avremmo dovuto ricavarne di altre e io, in quel momento, sedevo a pochi centimetri da un esponente della discendenza dei Levian.

Più di chiunque altro, avevo la possibilità di recuperare le nozioni tramandate in quella famiglia. Ma dove trovarle? E come fare a recuperarle? 

Erano domande a cui avrei dovuto pensare a fondo prima di dare una risposta.

Una voce più alta del normale attirò la mia attenzione. Una guardia in divisa nera stava spingendo una giovane ragazza. Non potei cogliere le sue parole, ma riuscii a intravedere un cesto di pane riverso a terra, prima che una svolta del carro me li facesse perdere di vista.

Non potei fare a meno di provare un senso di disdegno nei confronti della guardia. Ma ancora più impressione mi fece l'impassibilità dei presenti. Nessuno, infatti, aveva osato muovere un dito né dire una parola. Molti non si erano neanche fermati a osservare la scena, continuando le proprie attività, come se tutto fosse normale.

Sembrava che essere un abitante delle colonie del Regno, significasse perdere la propria umanità. Ripensai prima a quel ragazzo che a Ynda aveva rubato la mela e poi al gruppo di ladri che ci aveva attaccati quella stessa notte.

«Perché i Ribelli che hanno assalito il carro, questa notte, non mi hanno liberata?» chiesi spontaneamente.

Per la prima volta, in tutta la mia vita, non mi feci problemi a porre una domanda. Dovevo capire. 

Non ricevetti risposta ma, ciononostante, continuai «Perché erano Ribelli, giusto?»

«Briganti delle montagne» precisò brevemente il ragazzo.

«Comunque oppositori del Regno» dissi, più a me stessa che a lui «Dovremmo essere dalla stessa parte.»

«La maggior parte delle persone, da queste parti, ha smesso di combattere per un ideale da molto prima che tu nascessi. Per gente come quella non esisto gli interessi delle parti, ma semplicemente i propri. Benvenuta nel mondo reale.»

Angolo Autrice

Buongiorno ragazzi!
Lo so, sono un po' arrugginita, chiedo venia.
Ne è passato di tempo, eh?
Spero vi sia trascorso liscio come l'olio e spensierato. Io ho avuto momenti bassi bassi bassi ed altri molto alti, che non ho potuto fare a meno di sfruttare. 
La vita è un po' così: un continua montagna russa, intervallata da brevi momenti di stasi che permettano di farti godere del paesaggio.
Poi dopo la serie di terremoti di questi giorni, a parte la paura, ho capito che ho ben poco di cui lamentarmi.
Volevo innanzitutto ringraziare tutti voi per l'aiuto ai Positive Choise Awards; non mi sarei mai aspettata un simile sostegno! Siete stati tutti meravigliosi e mi avete scaldato il cuore come un caminetto a natale. 
Ho iniziato questo capitolo con la costante paura di farlo troppo corto ed inconsistente ed ho finito per doverlo spezzare in due. Ebbene si, questo capitolo doveva contenere molte più informazioni ed avvenimenti. Non so se sono stata il troppo lenta, prolissa e noiosa o se la storia lo richiedeva ed ho potuto accorgermene solo scrivendo fisicamente. 
Detto ciò, avete ancora qualche dubbio o qualche domanda da farmi? Ci sono molti riferimenti a capitoli molto vecchi e ci sta che la memoria faccia brutti scherzi! ;)
Mi sono scordata di tutte le cose che volevo dirvi. Il mio cervello mi sta dicendo: "Cibo, cibo, cibo!". Penso propri che andrò a farmi una bella colazione! Un bacio a tutti!
Ah, e se qualcuno fosse interessato: ho aggiunto nel glossario il significato dei nomi delle città di Ddaear Arall ;)

TRIVIA
1) Nella storia di tutti i commenti a questa storia, c'è qualcuno che ha già indovinato il nome di Chris.
2) Il lupo che Lydia e Chris si trovano ad affrontare nel primo capitolo, nel programma iniziale doveva essere veramente un lupo e non un Newid.

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