Prologo

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"...il mondo non è mai tutto nero o tutto bianco, 
ma soltanto confrontando più punti di vista
sarà possibile coglierne tutte le sue sfumature.
È quasi notte e, come il sole che dietro le colline sta per tramontare,
così anche la mia vita sta ormai per giungere a termine. 
Ma non temere, ancora tante albe attendono te,
pronte ad accompagnarti nel tuo lungo cammino.
Spero che un giorno tu possa capire
e, forse, guardando il mondo da un'altra prospettiva
riuscirai finalmente a perdonarmi.
Ti voglio bene, 
Papà."

Il frastuono di una porta sfondata al piano inferiore squarciò il silenzio che avvolgeva la stanza, facendo sobbalzare l'uomo che teneva ancora ben salda la candida penna d'oca.

Uno schizzo d'inchiostro macchiò il foglio, andando in parte a nascondere quell'ultima, semplice frase.

Sapeva già che sarebbero venuti a prenderlo, ma sembrava che la vita volesse concedergli meno di quanto avesse potuto sperare.

L'eco di passi lungo le scale si fece sempre più breve e veloce.

Chiuse asimmetricamente il foglietto, sapendo già dove nasconderlo.

Quando i soldati spalancarono la porta lo trovarono lì, seduto sul letto, intento a leggere una pergamena.

Nessuno notò il lieve tremore delle mani, né le macchie nere di china che gli sporcavano la punta delle dita.

«Saggia decisione quella di non opporre resistenza; sai meglio di me quanto futile sarebbe ogni tuo tentativo di fuga.»

Una figura alta e affusolata spiccò tra le tante che lo circondavano, il passo lento e la voce bassa e ironica.

«Ti chiedo solo di non fargli del male» furono le uniche suppliche dell'uomo.

«Non temere» rispose il primo, rigirandosi una lama tra le mani «Me ne prenderò cura, personalmente.» concluse, impugnando l'elsa del pugnale e affondandolo nel petto dell'altro.

Alzò lo sguardo solo per pochi secondi, giusto in tempo per cogliere gli ultimi bagliori del sole riflettersi negli occhi della sua vittima.

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