Capitolo 13

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Quando stavo tornando a casa, mi sentivo osservata. Mi sono fermata più volte per guardarmi attorno ma non c'era nessuno.

Sono passata anche vicino al parco in cui domani ho "l'appuntamento" con il mio famoso "stalker". Quel parco ha solo ricordi belli, se domani incontrerò quell'uomo avrà anche un ricordo brutto, ne sono sicura.

Arrivata a casa sono salita in camera e ho messo sul letto la foto, il biglietto e il telefono con aperto il messaggio che mi ha mandato.

Li sto osservando da un quarto d'ora mentre cammino avanti e indietro per la stanza, mettendomi le mani nei capelli e tirandoli per la frustrazione.

Metto una coperta sugli oggetti sul mio letto e inizio a tirare qualche pugno e calcio al sacco.

"Ryry" sobbalzo a quella vocina così sottile.
"Candice, ma sei impazzita?" mi porto una mano sul cuore che batte all'impazzata per lo spavento.
"Scusa, ho bussato ma non mi hai sentito e allora sono entrata. Non volevo metterti paura" mentre lo dice si attorciglia una ciocca di capelli biondi tra le mani.

È così tenera.
"Vieni qui" le faccio segno di sedersi sulle mie gambe e lei ci salta letteralmente sopra.
Inizia a giocare con alcuni ricci che escono fuori dalla mia coda di cavallo.

"Cosa volevi prima?" le domando dopo un pò.
"Giocare" batte le mani e scende dalle mie gambe. Inizia a correre e ridere per tutta la casa e io la inseguo.
"Sai che ti prenderò, principessa!" urlo nella corsa.

La nostra casa è molto grande quindi abbiamo molti modi per divertirci. Questo è il nostro preferito.
"Ragazze! Smettetela di correre!" urla mia madre da qualche stanza.

Continuiamo a correre e ridere finché Candice si intrappola da sola nella sua cameretta. Quando la prendo, inizio a farle il solletico e mi fermo solo quando mi supplica.

"Mi insegni a tirare i pugni?"

"Ma non ti stanchi mai tu?"

"Ti prego. Ti prego. Ti prego" incrocia le mani davanti la faccia e fa gli occhi da cane bastonato.

Sospiro "Okay, andiamo di là"
Candice saltella felice fino in camera mia e si butta sul letto.
"Ahi!" si massaggia la coscia e prende da sotto la coperta il mio telefono.
"Oh, l'ho dimenticato prima. Appoggialo sul comodino e vieni qui"
Fa come le ho detto e viene davanti a me. Prendo delle fascie e inizio ad avvolgerle intorno alle sue mani e ai suoi polsi.

"Allora, fai come faccio io" mi metto in posizione davanti al sacco, con le gambe divaricate, le braccia davanti al petto e le mani leggermente a pugno. Candice si mette nella mia stessa posizione e io le mostro come tirare un pugno a rallentatore per farle capire.

La prima volta che prova a colpire forte cade a terra. Così anche la seconda e la terza. Dalla quarta prende il ritmo e mentre lei è occupata con il sacco, io tolgo le cose da sotto la coperta e le chiudo in un cassetto a caso, poi mi siedo sul letto e la osservo.

È una piccola furia, chissà cosa avrà da sfogare su quel sacco. Ha solo 8 anni, non penso che abbia problemi personali.

Qualcuno bussa alla porta, e poco dopo entra mia madre. Guarda Candice e aggrotta le sopracciglia.
"Me lo ha chiesto lei di insegnarle"
Il cipiglio sulla fronte di mia madre scompare e annuisce.
"Cosa volevi?"
"Giusto, andate a prepararvi. Stasera abbiamo ospiti" lo dice con una tale euforia che quasi mi contagia.
Non contagia me, ma a Candice si.
"Chi sono questi ospiti? Hanno un figlio della mia età?" chiede saltellando intorno a mia madre.
"Non lo so tesoro, forse hanno un figlio un pò più grande di te"
Candice corre in bagno e si chiude dentro. Fortuna che ho un bagno in camera.

"Chi verrà stasera?" inizio a prendere la biancheria pulita e caccio qualche vestito dall'armadio.
"Un vecchio amico di tuo padre del college. Hanno un figlio un anno più grande di te. Forse puoi fare amicizia"
"Mamma. Sai quello che succede a queste cene"
"Potresti fare un eccezione stasera?"
Lo dice con un tono talmente dolce e calmo che mette inquietitudine.
"Vedremo"
Mi chiudo in bagno e apro l'acqua per farmi una doccia rilassante.

Ci mancava solo questa stasera. Avevo già organizzato la mia serata: letto, pigiama, serie TV e schifezze di tutti i tipi.

Invece no, dobbiamo fare questa maledetta cena e come al solito devo fingere di essere interessata, fare un sorriso e ascoltare tutti i complimenti che mi fanno perché non mi vedono da quando ero nella culla.

Esco dalla doccia e vado in stanza a scegliere cosa mettermi. Apro l'armadio e inizio a lanciare vestiti per tutta la stanza.

Prendo il cellulare e chiamo Roxy che risponde dopo 2 squilli.
"Ragazza! Che succede?"
"Stasera deve venire a cena un amico di mio padre con la famiglia e non so che mettermi"
"E me lo dici adesso? Sei fortunata che non abitiamo lontane. Arrivo subito"
Non mi dà il tempo di rispondere che sento gli squilli di fine chiamata.

Guardo la stanza e inizio a mettere a posto tutti i vestiti che ho lanciato ovunque.

Mentre aspetto Roxy inizio ad acconciarmi i capelli.
Decido di farli lisci per legarli in una treccia a spina di pesce su un lato con qualche ciocca ribelle fuori.

Sento il campanello della porta e qualcuno che parla. È arrivata Roxy.
Dopo qualche minuto, la porta della stanza si apre e mostra la mia migliore amica con un borsone in mano.

Poso la piastra e la guardo.
"Non devo fare nessuna sfilata. Né partire per una settimana. Dovevi solo aiutarmi a scegliere cosa mettere ma fai sempre le cose in grande tu"
Indico il suo borsone.
"Ti sta davvero bene questa treccia"
Mi ignora completamente e inizia a tirare fuori dal borsone un paio di jeans con degli strappi sulle ginocchia, una maglietta a mezze maniche con la scritta SMILE tutta bianca e la trousse più grande che io abbia mai visto.

Posiziona tutto sul letto e mi fa segno di andare da lei.
Mi siedo con ancora l'accappatoio addosso e mi affido a lei.

Pov's Jason

"Io non ci vengo stasera con voi!" urlo per la millesima volta a mia madre.

"Perché no? È solo una cena tesoro, che ti costa"

"Ho altro da fare. Non verrò a quella stupida cena"

"Jason" interviene mio padre "Ascolta tua madre, è solo una cena. Se ti annoi sarai libero di andartene quando vuoi"

Non è male come proposta. Sarò libero di andarmene quando voglio.
Sopravviverò.

"D'accordo"

"Davvero? Verrai?"

"Si, mamma. Verrò"

"Grazie tesoro. Mi raccomando, sii educato" mi abbraccia e sparisce in cucina.

Sento Dylan scendere le scale e infatti poco dopo si butta sul divano affianco a me.

"Cosa si fa stasera ragazzi?"
Mio fratello è un ragazzino un pò.. Come dire... Stravagante? 
Stravagante è il termine giusto. Veste quasi sempre nero e chiama i nostri genitori come se fossero amici.

È uno dei tanti periodi della sua adolescenza. Penso che dopo di questo passerà ad essere un emo oppure ce lo ritroveremo un giorno con la faccia piena di buchi.

"Si va ad una cena"
"Da chi?"
"Un vecchio amico del college di tuo padre" urla mia madre dalla cucina.
A volte penso che sia un essere sovrannaturale oppure che abbia un udito bionico.
"Bene signori, la star va a prepararsi"
Dylan va di sopra e sento una porta chiudersi.

Mi alzo dal mio comodissimo divano e vado a farmi una doccia. Speriamo che stasera ci sia qualcuno con cui parlare, altrimenti vado via prima che inizi la cena.

Il mio telefono squilla. Vedo il nome sullo schermo e rispondo.
"Ehi Asher"
Asher è il mio migliore amico da 6 anni, ci siamo conosciuti per caso ad una rissa. Lui ha fatto da mediatore, mi ha evitato un naso rotto.

"Ehi amico. Stasera si esce?"

"No, i miei mi hanno incastrato ad una cena. Non so se riuscirò a venire"

"Dai, non farla tragica. Magari trovi qualche bersaglio facile"

Rido "Ti farò sapere. A dopo"
Stacco senza farlo rispondere ed entro in bagno.

Inizio a frugare nei cassetti alla ricerca del rasoio ma non lo trovo.
"Dov'è? Dov'è?" sussurro mentre continuo a cercare.

In un cassetto in fondo trovo un contenitore bianco.
"E questo cos'è?"
Deve essere la gelatina di mio padre.
Lo prendo e leggo l'etichetta.
Sono pillole.
Quelle pillole di droga pesante.

Mi domando come siano arrivate qui.
Io non ne ho mai fatto uso. Mio padre e mia madre ne dubito.
Ma certo. Dylan.

Sento una rabbia montarmi dentro e stringo il contenitore tra le mani per calmarmi ma funziona poco.

Esco dal bagno e vado a bussare alla porta di Dylan.
Busso incessantemente finché non mi apre.
"Cosa cazzo c'è da bussare così tanto, fratello?"
Fa finta di nulla. Ha pure il coraggio di far finta di nulla.
"Oh dimmelo tu, fratello"
Gli mostro il contenitore e lui sbianca.
"Che cazzo ti salta in testa? Vuoi ucciderti? Dimmelo perché se lo vuoi davvero ti uccido io, con le mie mani in questo momento"
Non risponde, guarda il vuoto e sembra che non mi stia neanche ascoltando e questo mi fa innervosire ancora di più. Stringo i pugni per non colpirlo altrimenti mi sentirei davvero in colpa.

"Dylan rispondimi!"
"Non dovevi prenderle okay? Dovevano rimanere lì"
Sbarro gli occhi al sentire di quelle parole e rido istericamente.
"Potevo mai rimanerle lì? Ma come ragioni? E se le trovavano mamma e papà? Ci hai pensato? Sei fortunato che le abbia trovate io"
"Certo, sono fortunatissimo. Ho il fratello più buono del mondo che mi vuole un bene dall'anima"
"Lo metti in dubbio? Se non ti volevo bene non ero neanche qui in questo momento, Dylan"
Le sue parole mi feriscono. Gli ho sempre dimostrato che poteva fidarsi di me e ora mi viene a dire che mette in dubbio il mio bene nei suoi confronti.

Scuote la testa e si siede sul bordo del letto.
"Hai solo 14 anni. Che ti è passato per la testa? Cosa ti sta passando ora per la testa"
Mi accovaccio di fronte a lui e gli prendo le mani. Le tira via bruscamente e si alza, facendomi cadere all'indietro.
"Non ho niente. Ora esci dalla mia camera"

"Dylan.."

"Ti ho detto esci!" urla indicando la porta senza degnarmi di uno sguardo.
Mi alzo da terra e vado verso la porta. Prima di aprirla lo guardo un'ultima volta per cercare il suo sguardo, ma continua a non guardarmi.
Apro la porta ed esco dalla stanza.
Mi appoggio contro il muro e mi passo le mani tra i capelli.

Dylan non ha mai reagito così. Nasconde qualcosa che io riuscirò a scoprire anche a costo di seguirlo.
"Tesoro che fai qui?"

"Dio, mamma! Ma sei impazzita?"
Metto una mano sul mio povero cuore. Non ha mai battuto così forte.
"Scusami, ma vatti a preparare. Altrimenti faremo tardi"
Annuisco "Si, hai ragione. Ora vado"
Le lascio un bacio in fronte e mi chiudo in bagno.

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