Capitolo 31

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Finalmente oggi è ottobre, il mio mese preferito. Non fa né troppo caldo né troppo freddo. Le foglie già hanno iniziato a cadere dagli alberi tingendo la città di rosso, arancione e marrone.

Questo pomeriggio lo passerò con Arthur. Ci siamo dati appuntamento in un bar appena fuori città per chiacchierare e conoscerci un pò.
Ora lo sto aspettando ad un tavolino in fondo. È un posto molto carino, le pareti sono di un giallo ocra e tutti i tavolini sono quadrati con della plastica viola sopra un pò consumata. Le mura sono tappezzate di foto dei proprietari con qualche star famosa degli anni 70', con qualche cliente abituale che è venuto a mancare o uscite di gruppo con amici.
La campanella dell'ingresso suona e vedo Arthur entrare e guardarsi intorno.
Quando mi vede, sorride e si avvicina.
"Ciao Crystal" mi lascia un bacio sulla guancia e si siede di fronte a me.
"Ehi" ricambio il suo sorriso.
"Come va?"
"Potrebbe andare meglio. A te?"
"Tutto apposto. Vuoi... parlare di cosa ti turba?"
Lo guardo per un pò. Dovrei parlarne con lui? Non ci conosciamo da tanto ma sento di potermi fidare di lui.
"Nulla di importante. Ho litigato con Jason, il ragazzo che era con me quando siamo venuti nella palestra dove lavori"
"Non mi sembra una cosa da nulla per te"
Lo fisso senza espressione. "Che cosa vuoi dire?"
"Che forse per te significa molto di più di quel che credi e che fai credere"
Inizio ad agitarmi.
"Co-come?"
Arthur sorride. "Perché ti stai agitando? Non ho detto nulla eppure il tuo nervosismo si nota da lontano un miglio"
Sospiro e mi accascio sulla sedia.
"Hai ragione. Per me è molto più di quello che faccio vedere. Ma non significa che io mi scuserò con lui"
"Posso sapere il perché di questa litigata?"

Gli racconto della serata in discoteca, di Andrew, di lui che ci ha visti, di come mi ha ignorato i giorni seguenti e della nostra discussione.
"Tu sai perché ha fatto così? Sapresti spiegartelo?"
"No. Non ci sono io nella sua testa"
Arthur annuisce e continua a bere il suo cappuccino. Ha un'aria strana, come se si stesse trattenendo da qualcosa.
"Arthur?"
"Si?"
"Cosa vuoi dirmi?"
"Bhe.. Ecco.. Io.. Penso che tu piaccia a lui"
Il mio cuore vibra al suono di quelle parole.
Io che piaccio a Jason? Impossibile. Siamo troppo diversi, non funzionerebbe mai.
Inizio a ridere in modo isterico e Arthur quasi si spaventa.
"Non dire sciocchezze. Non sono il tipo di Jason. A lui piacciono le puttanelle come Sharon"
"E a te?"
"A me cosa?" bevo un pò della mia aranciata.
"A te piace Jason?"
Sputo tutta l'aranciata sul tavolo e mezzo bar si gira a guardarci, chi schifato e chi divertito.
"Menomale che non ti ho domandato altro. Avresti preso me invece del tavolo"
"Oddio che disastro. Scusami"
Prendo qualche fazzoletto e inizio ad asciugare l'aranciata. Mi chino completamente sul tavolo per non far vedere il mio imbarazzo ma la domanda di Arthur mi vortica ancora in testa.

A me piace Jason?

È una domanda a cui neanche io ho una risposta. Non ho mai pensato a lui in quel contesto ma a volte sono gelosa se fa qualcosa che non mi piace con qualcuna che non sono io. E mi dà così fastidio che le altre ragazze respirano la sua stessa aria che mi verrebbe voglia di farle sparire per sempre dalla faccia della terra.

Mi rimetto in una posizione composta e guardo Arthur che aspetta ancora una mia risposta.
"Non lo so"
Arthur alza un sopracciglio. È tremendamente perfetto, neanche una ciglia fuori posto.
"Che c'è? Non so se provo qualcosa per lui"
"Ne sei sicura? Cosa provi quando sei vicino a lui?"
"Bhe se è troppo vicino tremo, arrossisco, lo stomaco si attorciglia, non capisco più niente, mi si secca la gola e il cuore... va all'impazzata" scivolo piano piano più in giù fino ad affondare il collo nella maglietta.
"E tu sei quella che non proverebbe nulla per lui?"
Sbuffo e faccio volare qualche fazzoletto che è sul tavolo.
"Io non voglio provare niente per lui. Per nessuno. Non adesso almeno"
"Perché?"
"Sono troppo... incasinata adesso. Non è un buon momento per mischiare amore e problemi"
Annuisce e per qualche minuto c'è silenzio tra di noi. Lui guarda fuori dalla finestra e io guardo le persone in movimento intorno a noi.
"Allora, abbiamo passato tutto il pomeriggio a parlare di me. Che ne dici di farmi sapere qualcosa su di te?"
Arthur arrossisce all'istante e mi guarda con le pupille dilatate.
"C-cosa vuoi sapere?"
"Non so, da dove vieni, hai fratelli, sorelle.. Cose così"
Mi racconta che è originario del Texas e si è trasferito qui da bambino per problemi economici. Ha una sorella più grande che vive in Cina con il fidanzato per specializzarsi, è andato via di casa a 17 anni e ora vive in un appartamento da solo.
"Come mai sei andato via così presto da casa? Eri solo un ragazzino, come hai fatto a sopravvivere?"
"Sono stato per un pò a casa del mio migliore amico. Quando sono diventato maggiorenne ho iniziato a fare dei lavoretti e con i soldi guadagnati mi sono preso un appartamento tutto mio"
"Qualche volta spero che mi inviterai a vederlo"
"Certo, devo solo fare un pò di pulizia"
"Non dirmi che vivi sommerso da vestiti, bottiglie e cartoni di pizza?!"
"Già" si gratta la nuca imbarazzato e io sono sempre più sconvolta. Non pensavo che non si prendesse cura della casa.
Mi viene subito in mente un'idea.
"Domani sei a casa?"
"Si, la palestra è chiusa per disinfestazione. Perché?"
"Perfetto"
Prendo il cellulare e scrivo nel gruppo che abbiamo io, Roxy e Tyler.

Messaggio a 'Siamo i più fighi':

Ragazzi domani ci siete? Dovreste aiutarmi a fare una cosa

Roxy: Certo! Dicci tutto baby

Tyler: Dipende cosa mi chiederai di fare. Sappi che non verrò a spalare merda come l'ultima volta

Niente merda, promesso. Dobbiamo pulire casa ad un mio amico

Tyler: Mi tradisci? :'(

Ma cosa... No, certo che no ahahahah

Tyler: Allora io ci sto, tanto non ho nulla da fare

Perfetto! Roxy?

Roxy: Anche io ci sto! Sarà divertente!

Domani mattina a casa mia alle 10. Non accetto ritardi!

Tyler: Okay capo!

Roxy: Va bene dittatrice

Chiudo il cellulare e guardo Arthur con un sorriso sul viso.
"Mi fai paura"
"Domani mattina verso le 10 sarò a casa tua con i miei amici per pulire il cassonetto in cui vivi"
"Non l'hai mai vista casa mia"
"Sono sicura che vivi in un cassonetto. Scrivimi l'indirizzo e il tuo numero. Questo è il mio"
Ci scambiamo numeri e indirizzi, paghiamo il conto e usciamo dal bar.

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