Capitolo 4

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È da più di mezz'ora che tiro pugni al sacco ma non mi basta, così tiro un pugno al muro.

Fortunatamente non mi faccio nulla per via dei guantoni.

Quando sono tesa, nervosa, arrabbiata oppure non ho nulla da fare, scarico tutto sul sacco. Vado a correre, faccio flessioni e altri esercizi.

Mi tolgo i guantoni e mi butto sul letto. È da ieri che non faccio che pensare al ragazzo della discoteca.
Mi chiedo perché mi stava fissando. Forse si è accorto che io l'ho guardato da Starbucks.
Ma è impossibile lui stava ridendo..

Devo dargli un soprannome. Non posso chiamarlo 'il ragazzo da Starbucks' oppure 'il ragazzo della discoteca'.

Quale soprannome potrei dargli? Ha gli occhi verdi quindi potrei chiamarlo..
Non mi viene nulla.

Sbuffo per la frustazione. Ci penserò in un altro momento.
Mi alzo e vado a farmi una doccia.
Inizio a lavarmi i capelli e poi insapono il corpo.

Esco e indosso l'accappatoio. Dopo essermi asciugata decido di fare una passeggiata. Prendo il telefono e scendo.

"Mamma io esco" urlo alla fine delle scale.
"Dove vai?" mia madre esce dalla cucina e mi guarda.
"A fare una passeggiata."
"Okay, torna presto."
"Sisi. A dopo" le dico ed esco.

Il sole sta quasi per tramontare. Mi dirigo al mio parco preferito. Qui ci ho passato praticamente tutta la mia infanzia. Volevo venire qui ad ogni ora del giorno e della notte.

Sorpasso il cancello d'entrata e quando entro ci sono solo pochi bambini. Passo vicino alle altalene e mi scappa un sorriso. È qui che ho conosciuto Tyler, il mio migliore amico.

Eravamo piccoli, io ero qui con la mia famiglia e lui con suo padre. Volevo andare sull'altalena ma lui non voleva scendere e allora io chiamai mia mamma per aiutarmi. Io e Tyler iniziammo a litigare, per un periodo ci odiammo ma dopo averlo aiutato a fare un disegno all'asilo, lui disse che dovevamo essere amici e col tempo siamo diventati inseparabili.

Mi siedo su un'altalena vuota e inizio a dondolarmi con gli occhi chiusi, rivivendo i bei momenti passati.

"Non pensi che tu sia troppo grande per andare su un'altalena?" dice qualcuno.

Apro gli occhi e mi trovo davanti il ragazzo dagli occhi verdi che mi guarda senza espressione.

"Non penso che siano affari che ti riguardino" rispondo acida, come al solito quando non conosco qualcuno.

"Okay, calmati" risponde lui.
Mi viene da ridergli in faccia. Però devo ammettere che non è male.
Ma lo hai visto? Stai parlando con un figo ragazza!
La mia coscienza sbuca sempre nei momenti meno opportuni.

Sento un fruscio alla mia sinistra. Mi giro e vedo che lui è seduto sull'altra altalena.
E poi io sarei troppo grande.
Richiudo gli occhi e inizio a dondolarmi di nuovo.

Non so per quanto tempo rimaniamo così ma lui decide di rompere il silenzio.

"Come ti chiami?"
Wow, che domanda interessante.
"Crystal. Tu?"
"Jason"
"Mi piace il tuo nome" mi dice dopo qualche minuto.
Annuisco.
"Perché ieri mi fissavi in discoteca?" gli domando. Mi stava tormentando questa domanda.
Lui non risponde, così mi giro a guardarlo e vedo che mi sta fissando.
"Allora? Ti hanno tagliato la lingua?"
"Ah, scusami. Ti fissavo perché tu e la tua amica eravate sexy" risponde con un'alzata di spalle.
"Si, lo sappiamo. Ce lo dicono in tanti" mento, ce lo avevano detto in pochi ma tanto lui non lo saprà mai.
"Tu perché mi fissavi da Starbucks?"
Sgamata. E ora? Non posso dirgli della mia abitudine. È una cosa mia e poi ci conosciamo da 15 minuti. E poi come hai fatto a vedermi?
"Come hai fatto ad accorgertene?"
"Ti ho vista. Semplice"
"Stavo trovando un tavolino libero e mi sono soffermata a guardarti"
"E perché?"
È fastidioso e insistente. Mi irrita.
"Cazzi miei" rispondo acida.
Non dice più nulla, sta in silenzio. Nel frattempo il parco si è svuotato e il sole sta tramontando quindi è ora di rientrare.

Mi alzo e inizio ad incamminarmi ma Jason mi chiama.
"Non saluti neanche?"
Gli faccio un cenno con la mano senza girarmi e continuo a camminare.
Sento che ride, ma forse l'ho solo immaginato.

"Sono a casa!" urlo quando entro.
"Ciao tesoro. Mi aiuteresti a cucinare?" Mia mamma esce dalla cucina con un grembiule in vita.
"Certo. Ora arrivo"
Mi metto il grambiule e la aiuto a cucinare.
All'improvviso sento stringermi le gambe e mi giro.

Trovo Candice che mi guarda.
"Ciao principessa" la saluto e sorrido.
Sorride anche lei e continua a guardarmi mentre cucino.

"Ryry ma dove nascono i bambini?" mi domanda.
Io sorrido e scuoto la testa. È così piccola e ingenua.
Smetto di cucinare e do un'occhiata a mia madre che ci guarda sorridendo.
Mi abbasso alla sua altezza e dico "Nascono qui dentro" le indico la pancia.
"E come fanno a tirarli fuori?" sulla sua piccola fronte si crea un cipiglio.
"Ci pensano i dottori a tirarli fuori"
"Quindi anche papà ha tirato fuori un bambino?" le sue sopracciglia si alzano verso l'alto e la sua bocca è socchiusa.
Rido leggermente e annuisco debolmente.
La sua faccia è ancora più sorpresa e io e mia mamma scoppiamo a ridere.

Candice va in salone e corre sulle gambe di papà. Noi continuiamo a cucinare e quando è tutto pronto chiamiamo tutti.

"Samuel?" domando, visto che a tavola non c'è.
"È fuori con amici" mi risponde mia madre.
Passiamo la serata a parlare di cosa abbiamo fatto oggi e quando Candice va in salone mio padre si avvicina a me e mia madre e dice "Ma cosa avete dato a Candice?"
Io e mia madre ci guardiamo senza capire così lui continua.
"Mi ha chiesto se ho 'tirato fuori' un bambino e quanti"
Lo guardo e scoppio a ridere e mia madre mi segue. Rido talmente tanto che mi escono le lacrime.

"Non.. Pensavo.. Arrivasse.. A... Chiedertelo.. " dico a mio padre tra le risate.
"Beh, ci è arrivata. È più intelligente di quanto pensassi" dice mio padre con un sorriso sulla faccia.

Samuel entra e mi trova per terra piegata in due dalle risate. Mi guarda con una faccia mista a divertimento e confusione e poi guarda mamma e papà.
"Cosa mi sono perso?" domanda nascondendo un sorriso.
"Domandalo a Candice" dico divertita e poi auguro la buonanotte a tutti e salgo in camera.

Mi siedo sul letto e inizio a guardare la mia stanza. Devo ridipingere le pareti. La mia stanza è abbastanza grande, ha un sacco da boxe appeso al soffitto in un angolo, una libreria piena di libri, una scrivania, un letto matrimoniale, un armadio che prende tutta la parete e sulle altre pareti ci sono poster e foto di me con i miei migliori amici. Le foto con la famiglia le ho sulle mensole e sul comodino affianco al letto.

Guardo l'ora e sono le 22:36. Decido di mettermi il pigiama e andare a letto. Il mio pigiama consiste in una maglia nera di Tyler che mi arriva sopra il ginocchio.

Mi metto sotto le lenzuola e penso alla giornata di oggi. Penso a Jason. Forse sono stata troppo acida ma io sono così. Me lo dice sempre anche Roxy. Approposito di Roxy, penso che glielo dovrei dire. Ma da dove comincio? Meglio che ci penso domani.

Spengo la luce e cado nelle braccia di Morfeo.

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