Capitolo 12

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Il professor Pirozzi stava ultimando il giro di visite nell'ala est della grande casa di cura. Gli sconvolgimenti climatici, le carestie e le virulente epidemie che avevano colpito l'umanità negli ultimi cent'anni, avevano provato pesantemente i superstiti del genere umano. Molte persone nate dopo quell'allucinante periodo, pur avendo evitato le più dure calamità, avevano sofferto per carenze emotive o materiali e presentavano proprio per questo, patologie post traumatiche di notevole o moderata criticità.

Le società di ogni etnia sparse sul pianeta e scampate all'ecatombe, si erano riunite nella regione centrale del mondo che era stata risparmiata dall'aumento del livello del mare, ricominciando faticosamente a ricostruire la civiltà. Oramai si presumeva che quel piccolo continente, in cui si erano stanziati i sopravvissuti, rappresentasse l'unico lembo di terra abitabile in un pianeta completamente invaso dal mare. L'Oceano infatti, circondava quasi tutta l'esigua terra emersa, convincendo gli studiosi che quello fosse l'unico luogo asciutto e l'ultimo baluardo per la prosecuzione della stirpe umana.

I degenti ospiti nella clinica, presentavano patologie diverse ma tra tutti Elsa Ferrari, era la paziente che aveva incuriosito con maggiore evidenza il professor Pirozzi.

«Professore, mi concede un secondo?», esclamò avvicinandosi a lui un'infermiera.

Pirozzi assentì con un cenno del capo ma prima di concederle il suo tempo, scrisse alcune note riguardo il degente della stanza 12 sulla lavagnetta cerata che si portava appresso. La ragazza attese pazientemente che il medico completasse il resoconto, sorridendo tra sé della sua metodica pignoleria e maniacale organizzazione.

Quando il professore alzò gli occhi e si concentrò su Flora, la prosperosa e giovane infermiera che lo aveva interpellato pochi istanti prima, si rallegrò sollevato. Era confortante constatare come l'evidente benessere di quella giovane fosse sintomo della vita quasi del tutto priva degli stenti, che avevano tediato pesantemente le generazioni precedenti.

La stirpe umana nel passato, aveva patito situazioni e prove devastanti ma sembrava che le nuove generazioni, dopo tutto quel dolore ed imbarbarimento, fossero l'alba di un nuovo timido inizio per il genere umano.

«Dimmi cara», rispose distogliendosi dai suoi pensieri.

«Dovrebbe passare un attimo nella stanza della signora Ferrari», esclamò Flora con gentilezza.

«Si è svegliata finalmente dall'ultimo torpore?», chiese preoccupato Pirozzi.

«Si è sveglia o almeno così pare», rispose la ragazza.

Quella risposta impensierì ancor più il professore, di quanto lo facessero già gli stati di oblio della sua paziente e le oscillazioni che li precedevano. Velocemente s'incamminò, seguito dall'infermiera, verso la camera della signora Ferrari.

La stanza completamente bianca era stata profumata con essenza di lavanda, una pianta calmante e curativa che come tutti i rimedi vegetali, avrebbe avuto bisogno di un certo lasso di tempo per avvalorare i suoi effetti benefici.

La donna sprofondata sul letto era pallida ed apparentemente tranquilla.

«Come sta signora Ferrari?», chiese Pirozzi mascherando una certa curiosità.

Lei non rispose ma si limitò a fissarlo con i suoi gentili occhi azzurri.

«Non mi vuol proprio dire come va?», disse, trascinando una seggiola accanto al suo letto.

Elsa fissò lui e poi guardò Flora. Pirozzi comprese immediatamente cosa volesse dirgli.

«Flora, potresti uscire per cortesia», ordinò gentilmente all'infermiera.

«Non ha davvero bisogno di me?», esclamò la giovane.

«Non per il momento», rispose il primario sorridendo.

L'infermiera obbediente uscì dalla camera e i due rimasero soli. Pirozzi come d'abitudine, estrasse dalla tasca del camice la lavagnetta cerata e lo stilo.

«Crede abbia intenzione di chiederle un autografo?», esclamò ironica Elsa, osservando la strana tavoletta.

Il medico le sorrise.

«Non proprio. Le sembro forse il cantante di un complesso pop?», esclamò divertito. «Piuttosto le piace la musica? »

«Certo», rispose Elsa rilassata.

«Non mi dica che è anche lei fans degli Ultraplanet!», chiese il professore quasi rassegnato.

Quel complesso aveva imperversato durante tutta la stagione estiva, facendo impazzire infanti, adolescenti ed adulti.  La straordinaria popolarità della band, aveva fatto diventare il ritornello del loro cavallo di battaglia:"Love me again", il tormentone  più in voga dell'estate. Tutti cantavano quel motivetto ed i biglietti per assistere ad una esibizione degli Ultraplanet, andavano letteralmente a ruba.

«Chi?Non li conosco», rispose stringata lei

«Allora conoscerà gli Zennox o Andra Corras, quella di: "Baci, baci, baci"», s'informò Pirozzi.

«No, non li conosco davvero», disse la donna guardandolo sbilenca.

«Insomma chi sono i suoi favoriti in ambito musicale», tagliò corto lui.

«Adoro Mina ed Elisa», spiegò Elsa, «apprezzo anche moltissimo Zucchero e tra gli stranieri i Queen»

Il professore la fissò stranito.

«Li conosce?», chiese interessata.

L'uomo evitò di rispondere e trascrisse i nomi di quei cantanti sulla lavagnetta.

«Ha assistito alle loro esibizioni pubbliche, suppongo...», chiese interessato.

«No», rispose lei.

«E allora dove li ha sentiti suonare? » s'informò l'uomo, supponendo che la povera signora Ferrari stesse delirando.

«Li ho sentiti alla radio e seguiti in TV», rispose sicura l'altra.

Pirozzi ammutolì.

«Perché mi guarda in questa maniera?», sbottò lei, osservandolo quasi offesa.

«Cos'è una "TV"?», chiese il medico con un fil di voce.

Elsa sbiancò.

«Insomma, mi vuole dire che cos'è una TV ?», insistette l'altro.

«E' un apparecchio elettronico di forma rettangolare...», rispose lei non credendo alle proprie orecchie.

«E quindi?», esclamò Pirozzi prendendo appunti.

«Diffonde contenuti audiovisivi e viene alimentato tramite l'elettricità», riprese la donna sedendosi sul letto.

Pirozzi strabuzzò gli occhi e la fissò incredulo.

«Mi sta prendendo in giro?», lo derise lei

«Non proprio», rispose lui, «anche se onestamente non ho mai visto in vita mia nessuno di questi apparecchi elettronici».

Elsa lo guardò sorpresa e quasi sconfitta.

«E' già tanto se dopo la "Grande carestia" , il mondo può permettersi l'energia  grazie alle centrali solari», esclamò il professore.

«Centrali solari?», fece eco la paziente.

«Per l'appunto», rispose l'altro. «Producono quel po' di energia necessaria all'illuminazione interna degli edifici e delle case  e al raffreddamento delle abitazioni

«E basta?», chiese la Ferrari attonita.

« E per cos'altro, secondo lei?», rispose il professore.

«Quindi "qui" non esistono le TV, non conoscete Freud come padre della psicoanalisi, non siete arrivati sulla luna...», urlò sconvolta Elsa.

«Assolutamente no!», rispose sicuro Pirozzi.

«Dove mi trovo allora?», urlò la donna. 

«Ma che domande sono?», esclamò Massimo, « si trova nel continente emerso del pianeta Terram, nell'anno della Dea Ottomilacinquecentodiciotto».

La povera paziente lo fissò allibita. 

«Elsa si sente bene?», esclamò concitato il professore, tastandole il polso.

La donna non rispose ma spalancò la bocca, tentando inutilmente di urlare.

Pirozzi  stava quasi per chiamare l'infermiera per farle somministrare un calmante, quando la vide rilassarsi.

Si accorse si fosse quietata, quando la sorprese fissare un punto indistinto davanti a lei. Poi come di prassi, sempre seduta sul letto, cominciò a muoversi avanti ed indietro col busto. Non udì i  suoi richiami, era già partita per un luogo dove lui non poteva raggiungerla. 



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