Capitolo 13

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Le settimane che seguirono furono tranquille e per certi aspetti felici. Elsa si sentiva completamente accettata in quella casa ed il fatto che Max potesse vederla e sentirla, aveva giocato un ruolo importante sulla nascita di una significativa amicizia tra di loro.

Erano ormai lontani i tempi in cui vedeva il suo vicino solo come un soggetto atipico, un ragazzo senza grandi aspirazioni che era rimasto da solo ad occuparsi della sua bambina. Dopo una convivenza finita male con una donna in carriera che non aveva voluto crescere sua figlia, quell' uomo era andato avanti, proseguendo con coraggio la sua esistenza ed educando con amore e buona volontà la sua creatura.

Da quando abitava in quella casa, aveva preso in mano le redini della situazione e si era accollata l'incombenza che preferiva, ossia la gestione della vita domestica. Si occupava personalmente delle faccende casalinghe e della cura della piccola Zoe che come suo padre, riusciva a percepirla senza alcun problema.

Max le aveva spiegato che la capacità di vedere "oltre", fosse un dono di famiglia che si tramandava di generazione in generazione. Le aveva altresì comunicato che quella fosse per lui una sorprendente novità, giacché mai prima di allora si era accorto di possedere una simile e per certi versi "ingombrante" attitudine.

Elsa lo ascoltava affascinata narrare le vicissitudini della sua bizzarra famiglia, mentre contemplava incantata l'amore di bambina che teneva tra le sue braccia. Quella creatura dagli occhi azzurri come il cielo, era la sua gioia ed il suo conforto. Spesso si divertiva ad osservarla mentre giocava e si emozionava, quando Zoe la richiamava con i suoi gioiosi urletti infantili. Si era accorta di amarla tantissimo, quasi quanto avrebbe amato l'eventuale figlio che non aveva mai avuto. Il ruolo materno la inorgogliva, adorava giocare con la piccola, prepararle la pappa, farle il bagnetto e cantare la ninna nanna per lei quando la metteva a letto. Grazie alla sua laboriosa presenza, Max poteva finalmente lavorare durante il giorno e riposare la notte. Nonostante svolgesse la sua attività direttamente dal computer di casa, il suo lavoro preciso e meticoloso non ammetteva errori ed inesattezze. Raggiungere uno stile di vita equilibrato era stato un vero toccasana per la sua professione e gli aveva permesso, di seguire con maggiore serenità la sua figlioletta, trascorrendo con lei ore rilassate ed indimenticabili.

Max ed Elsa tutte le sere, dopo aver messo a nanna la piccola, conversavano su qualsiasi argomento come fossero stati amici da sempre. Sebbene la donna con suo grande rammarico, sentisse nostalgia per quella vita che le era stata ingiustamente negata, riusciva a tenere a freno il suo dolore, scambiando con lui memorie ed emozioni. Con i ricordi e le esperienze passate riemergevano anche i dispiaceri e le gioie delle loro esistenze, vicissitudini che ognuno affrontava a proprio modo e con diverso temperamento.

Max ripercorreva il suo passato con rassegnata accettazione, riconoscendo che tutto ciò che aveva vissuto nel bene o nel male, lo aveva formato. Non rinnegava nulla e tanto meno covava dei risentimenti nei confronti di chi aveva percorso con lui una parte di quel cammino e poi se ne era andato. Contrariamente a lui, Elsa non riusciva ad avere un approccio così sereno verso le meschinità e le debolezze umane e proprio per questo, non riusciva a perdonare suo marito. Il dispiacere per il tradimento di Andrea la faceva sragionare , costringendola spesso a perdere di vista la sua recente e precaria situazione.

A dire il vero, sovente si chiedeva qual era stato il momento preciso in cui lei ed Andrea si erano allontanati, pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto. Questo momento che aveva segnato per loro l'inizio della fine, non le era ancora chiaro sebbene intuisse quanti campanelli d'allarme avesse ignorato. Tremò di rabbia e di amarezza al pensiero che per suo marito, fosse stata invisibile molto prima di diventarlo veramente.

Questa consapevolezza però, la portò ad analizzare il motivo per cui non avesse mai dato ascolto agli evidenti segnali di negligenza ed apatia da parte di Andrea. Con sforzo accettò che alla base di tale cecità emotiva ci fosse esclusivamente la paura di soffrire per la probabile fine annunciata del suo matrimonio.

Precedentemente si era sforzata di credere che quello che stavano vivendo, forse da troppo tempo, fosse solo un periodo critico del loro rapporto, che aveva sperato si sarebbe risolto grazie alla comprensione e all'amore che li univa. Faticava a respingere l'dea che quell'amore e quella comprensione non fossero reciproci, rifiutandosi di essere rimasta la sola ad attendere la rinascita di quella relazione.

Così mentre preparava cene che non avrebbero mai condiviso e stirava abiti e camice che lui avrebbe tolto solo per Anna, il tempo trascorreva rapido ed inclemente non facendole neppure presagire la sua imprevista fine. Ora era in procinto di morire, conscia che solo un inaspettato miracolo avrebbe potuto salvarla. Era inutile recriminare sul passato. Andrea non l'amava più ed il fatto che gli avesse taciuto questa verità, la faceva infuriare ancor più della presenza di Anna nella sua vita.

Quando aveva confidato le sue ansie a Max, il suo amico aveva titubato per un attimo prima di parlare.

«Non si è comportato bene tacendoti di avere un'amante», aveva spiegato, cercando quasi di giustificare una realtà scomoda. «Probabilmente ha preferito non darti un dolore!»

«Oppure è molto più probabile non avesse ancora scelto quale pesce pigliare», ribatté lei con crudele sarcasmo.

«Sai, non possiamo sapere cosa passi per la testa ad una persona quando succedono queste cose», cercò di correggerla lui.

«Sciocchezze!», ribadì Elsa sviando il discorso.

«Comunque è evidente che grazie all'intervento della Corsi...», disse lui tentando di proseguire il discorso.

«Grazie all'intervento della Corsi e al mio», lo arrestò lei coraggiosamente.

«Grazie alla Corsi e a te...», precisò Max stizzito, «la loro relazione è comunque finita».

«Dovrei essere felice ma non lo sono», rispose affranta.

«Dimmi la verità Elsa», l'incalzò Max, «tu eri ancora veramente innamorata di Andrea Landi? »

Il silenzio proruppe nella stanza. La donna non sapeva davvero come rispondere al suo interlocutore. Riconosceva di aver sempre dato molta importanza alla vita matrimoniale e di aver sposato suo marito per amore, ma era anche sicura di non riuscire a dare una risposta certa a tale domanda

In passato aveva sofferto moltissimo per la separazione dei suoi genitori. Malgrado la sua tenera età, era diventata la confidente di sua madre che distrutta e provata dall'abbandono non riusciva a darsi pace. Si rivedeva ancora piccina mentre seduta ai piedi del letto dei suoi genitori, cercava di consolarla. Tentava inutilmente di sollevare dal dolore una madre, troppo ragazzina e viziata per occuparsi di lei e di sua sorella come avrebbe dovuto.

Cosa poteva dire o fare una bambina di dieci anni per rincuorare una donna di trentasei che avrebbe dovuto per prima cosa, placare e mitigare il dolore patito dalle sue figlie? Alla fine Monica era stata lasciata da un marito mentre lei e sua sorella Sara, erano state dolorosamente abbandonate dal loro padre. Nonostante ciò, mamma nel suo spietato ed infantile egoismo, aveva inteso questa crudele realtà come un problema secondario e di poco conto, rispetto al suo dispiacere di moglie tradita.

Così la loro esistenza era continuata tra gli insulti e le minacce nei confronti di papà, da cui mamma aveva preteso ed ottenuto un mensile più consistente e la casa al mare.

L'uomo si era rifatto una vita, sposando la sua segretaria e mettendo al mondo altri tre figli che purtroppo lei e sua sorella non avevano potuto conoscere. Monica, sua madre, aveva impedito loro qualsiasi tipo di rapporto con il padre e con la sua nuova famiglia.

Elsa aveva giurato che non sarebbe mai diventata come lei. "Quando ci si accorge che l'amore non c'è più, bisogna avere la forza di girare pagina", si era detta negli anni dell'adolescenza, forse per giustificare quel padre che nonostante tutto cercava.

Quante volte passando davanti alla sua nuova residenza, aveva avuto voglia di suonare il campanello, gettagli le braccia al collo e dirgli:" Papà sono tornata da te". Non lo aveva mai fatto per rispetto a sua madre e perché le era stato insegnato che un uomo che tradisce non ha onore. Eppure tutto questo era successo nuovamente, ed era successo a lei. Lei che aveva cominciato una vita matrimoniale con le premesse e le aspettative di ogni mogliettina borghese, immolandosi eroicamente per supportare la carriera del promettente marito, unico e viziato rampollo di una facoltosa e sofisticata famiglia. Lei che sperava nella maternità per legittimare e motivare una scelta di vita tanto conformista, quanto tradizionalista. Lei che non era riuscita a dotare di una prole il suo nido e che, cieca e sorda ai messaggi che suo marito le lanciava più o meno velatamente, trascorreva le sue giornate illudendosi che le cose sarebbero migliorate. Si occupava alacremente di lui per non accorgersi del vuoto che c'era dentro, fuori ed intorno alla loro vita di coppia. Quel vuoto l'aveva ancora dentro, era come un mostro che urlava a gran voce che non amava più Andrea Landi.

Il suono del campanello fece sobbalzare sia lei che Max, seduti in cucina.

L'uomo andò ad aprire mentre Elsa si scosse dai suoi tristi pensieri.

«Ciao, sorpreso vero?», esclamò un'allegra e non più giovane voce femminile, facendo ingresso in casa.

«Mamma!», esclamò Max stupefatto. «Arrivi a quest'ora? Potevi avvisarmi ti sarei venuto a prendere alla stazione.»

« Sciocchezze», rispose l'energica donna. «Piuttosto occupati dei miei bagagli. Attento alla borsa frigo, ti ho portato delle leccornie da casa. »

Elsa statica sulla sedia non sapeva se palesare o meno la sua presenza ma sperava che Max preparasse la sua mamma che sapeva medium, al prossimo seppur imprevisto incontro.

«Che hai?», chiedeva nell'anticamera la donna. «Perché mi fissi come un baccalà?»

«Mamma veramente...», balbettò Max ,cercando una maniera di spiegarle l'ineluttabile.

«Cosa è successo?», lo interrogò la signora alta e robusta. «Zoe sta bene, vero?», s'informò quindi preoccupata.

Elsa, stanca di attendere che altri decidessero per lei, uscì dalla cucina ed entrò nel corridoio, collocandosi alle spalle della signora Pirozzi che continuava a fissare perplessa Max.

«Buonasera signora Egle», esclamò gentilmente.

Egle Pirozzi fissò il figlio sbiancando, quindi si girò lentamente in direzione di quella voce.

Quando vide Elsa, saltò all'indietro e portandosi le mani al volto esclamò:

«Gesù, Giuseppe, Maria l'hai invitata in casa!».


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro