Capitolo 15

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Nei giorni che seguirono l'atmosfera in casa divenne più serena e rilassata.

Egle ed Elsa, seppur diverse per educazione e temperamento, si accorsero di avere alcune cose in comune. Condividevano l'amore per l'ordine e la disciplina, portando avanti con tenace convinzione le idee ed i valori che reputavano giusti. Egle, le aveva confidato che Antonella, la madre di Zoe, non le era piaciuta fin dal primo momento in cui le era stata presentata. In primo luogo perché poco compatibile caratterialmente con il suo Max, ma soprattutto perché poco compatibile caratterialmente con lei, che l'aveva giudicata da subito come una ragazza odiosa.

Nonostante tutto però, Elsa era affascinata dal temperamento sicuro e determinato di quella vulcanica signora. Si divertiva ad ascoltare i suoi singolari trascorsi che la rendevano una narratrice spassosa e simpatica ma non riusciva a condividere la sua intransigenza sulle scelte di vita del figlio. Max era un uomo adulto e proprio per questo in grado di scegliere la via che voleva percorrere, senza le continue intromissioni ed interferenze, di una madre tanto meravigliosa quanto invadente.

La Pirozzi si guadagnava da vivere facendo la cartomante, professione che Elsa non stentava a credere, svolgesse nel migliore dei modi. Era famosa anche nella viuzza del paesino in cui risiedeva Max, annoverando tra le sue clienti occasionali anche le signore Corsi, Vicedomini e Goracci. Nonostante Elsa non avesse più di tanto frequentato il vicinato, aveva sentito comunque parlare di quella affascinante ed appariscente forestiera. Probabilmente se in passato fosse stata meno schiva e solitaria, avrebbe potuto chiederle un giro di tarocchi e magari scoprire anzitempo gli altarini di Andrea.

Quella mattina Egle aveva organizzato un'uscita con la sua nipotina e aveva chiesto ad Elsa di unirsi a loro. La giornata sebbene rigida era riscaldata da un flebile sole che donava un po' di allegria a quell'ultima e tetra porzione di novembre. Zoe avrebbe compiuto un anno esattamente il giorno ventinove e nonna Egle aveva già acquistato numerosi regalini da consegnare alla festeggiata il giorno del suo compleanno.

«Vieni Elsa, accelera il passo» esclamò Egle sottovoce spingendo il passeggino di Zoe, «Prima della passeggiata vorrei fare una visita alla Corsi».

«Vuoi fare una visita alla Corsi? No, non vengo», rispose sopraffatta l'altra. «La sua casa confina con la mia...O meglio con quella di Andrea.»

«E quindi?», esclamò Egle fissandola stupita.

«Troppi ricordi, troppi rimorsi...», spiegò tristemente Elsa.

«Smettila, anima in pena», ridacchio Egle. «Non avevamo stabilito di scoprire cosa ti obbliga a soffermarti nel limbo ovattato del coma?»

«Lo avevamo stabilito», rispose Elsa mestamente.

«Bene. Cerchiamo allora di scoprire se il tuo compito è quello di aiutare tuo marito e la sua amica a riunirsi », continuò Egle.

«Come potremo riuscire in tale intento?», la interrogò Elsa.

«Ora vedrai», ribatté la cartomante, «la Corsi è una pettegola? Bene useremo la sua attitudine a nostro favore».

Silenziosa Elsa scortò la donna fino ad arrivare dinanzi alla casa della Corsi.

«Io non vi posso accedere», esclamò osservando la casetta bianca.

«Non ti preoccupare», la rassicurò la sua compagna, «mamma Egle risolverà anche questo problema».

Stranita udì la corpulenta signora, richiamare a gran voce la Corsi.

Ferma sul marciapiede davanti alla casa dell'anziana, con tutta la voce che aveva in corpo, Egle dette il meglio di sé.

«Aurelia, Aurelia Corsi esci per cortesia», sbraitava con la sua voce tuonante.

«Chi è?», rispose poco dopo, la vocetta impaurita della comare.

L'anziana avvolta nel suo scialle color blu petrolio, era uscita di casa per identificare chi la stava chiamando così sguaiatamente.

Appena si accorse di lei, l'insolente cartomante, si rifugiò dietro la siepe che delimitava la casa, replicando: «Sono Elsa, posso entrare?»

La Landi trasalì per l'emozione. E se la Corsi avesse collegato quel nome a lei? No, non era assolutamente possibile. In passato aveva condotto una vita ritirata ed anonima ed era probabile, che nessuno nel vicinato la identificassero con il suo nome di battesimo. Tutti la conoscevano come la "signora Landi" e per la confidenza che lei aveva concesso ai suoi vicini questo era già abbastanza.

«Elsa chi?», chiese la comare, intravedendo la Pirozzi dietro la siepe.

Non ricevendo risposta si avvicinò al nascondiglio di quell'irriverente sciocchina.

«Va bene Elsa», esclamò reggendo il suo gioco. « Entra pure nella mia casa», continuò avvistando Egle chinata dietro la siepe.

La Pirozzi aveva vinto. La sua nuova amica avrebbe potuto entrare in casa Corsi, perché invitata dalla stessa padrona di casa. La donna però, non capiva il fine ultimo di Egle che continuava a rimaneva nascosta dietro il cespuglio, con passeggino e nipotina al suo seguito. Tale arcano fu svelato di lì a poco quando sbucò dal suo nascondiglio ghermendo la Corsi.

«Buh!» strillò, appena la vecchietta le fu accanto.

La tapina fingendosi sorpresa da tale infantile messinscena, si portò melodrammaticamente una mano al cuore simulando uno spavento e facendo ridere divertita Zoe.

«Egle Pirozzi, sei sempre in vena di scherzi», esclamò felice di rivederla. «Quando sei tornata?» chiese perplessa.

«Sono qui da qualche giorno, cara Aurelia», replicò la forestiera. «Ho pensato avessi bisogno di un giro di carte ed eccomi qui, a tua totale disposizione», pontificò infine astuta.

«Di un giro di Sibille ho sempre bisogno», esclamò entusiasta la Corsi.

«Ci avrei scommesso», controbatté Egle.

«Prego, entra in casa», propose Aurelia facendo strada.

La donna controllò con lo sguardo Elsa, poi iniziò a spingere il passeggino dentro la proprietà.

Aurelia era già arrivata alla porta di casa , quando la Pirozzi si accorse che Elsa non la seguiva.

Veloce tornò indietro, scoprendola fissare assorta la sua casa, al di là della siepe.

«Ti sbrighi?», la richiamò irritata.

«Stavo solo ricordando il mio passato», rispose l'altra avvilita.

«Egle», la richiamò la voce della Corsi, «fai presto! Se lascio la porta socchiusa esce il calore».

«Si cara, arrivo!», si giustificò la sensitiva. «Zoe aveva perso una scarpina e sono dovuta tornare indietro a prenderla», spiegò mentendo e alzando il tono della voce.

La medium fissò il volto contrito della sua protetta.

«Ora seguimi e non fare storie», disse non accettando giustificazioni.

L'essere immateriale silenzioso ed affranto, le si affiancò ed insieme percorsero la breve stradina sterrata che attraversando il giardinetto, arrivava all'uscio di casa.

L'interno di casa Corsi non era meno vetusto della coppia che vi viveva. Aurelia divideva quella dimora col marito Gianni, uomo di sani principi e di lodevole pazienza. Elsa lo rammentava come persona galante e rispettosa, un gentile signore con cui si era fermata qualche volta a scambiare piacevolmente due chiacchiere e che al contrario della moglie, ricordava con piacere.

Aurelia introdusse le sue ospiti in salotto, una grande stanza colma di mobili pesanti e scuri.

«Prego, Egle», disse togliendosi lo scialle, «appoggia pure il paltò e la tutina termica di Zoe sul divano».

L'altra obbedì, depositando successivamente la nipotina sulla soffice e pulitissima moquette della stanza. La piccola cominciò subito a gattonare, ispezionando in lungo ed in largo tutta la camera.

«Hai i ferri del mestiere?» chiese eccitata Aurelia battendo le mani.

«Come potrei scordarli?» esclamò Egle, estraendo dalla borsa un mazzo di "Sibille".

Le due presero posto ed Elsa le imitò, accomodandosi nella sedia vuota accanto alla cartomante.

Egle con piglio esperto mescolò le carte, disponendole poi a ventaglio davanti alla Corsi.

«Scegli otto carte», le comandò.

Aurelia eseguì in silenzio, porgendole poi coperte alla sensitiva.

«Le prime due carte rappresentano quello che desideri», spiegò Egle.

«Vorrei che mio figlio tornasse a vivere accanto a me», chiarì l'anziana.

Egle girò le carte. «Vedo che hai bisogno di un sostegno, hai paura della vecchiaia e della solitudine...»

«Certo. Se mio figlio vivesse vicino a noi, sarei più tranquilla» rispose cupa la Corsi.

«Questa speranza si esaudirà prima di quanto tu possa immaginare», sentenziò la Pirozzi. «Vedo che il suo lavoro in città non lo appassiona ed aspirerebbe aprire un negozio in paese», concluse osservando le carte.

«Esattamente», rispose Aurelia battendo le mani.

Elsa le fissò sconvolta, mentre Egle recitava il secondo vaticinio.

«Queste altre due carte, rappresentano la fortuna» disse solenne, scoprendole.

Gli occhi della linguacciuta comare si illuminarono di speranza, mentre Elsa non capiva dove Egle volesse andare a parare.

«Vedo entrare soldi in casa», sentenziò, «Si tratta di una piccola vincita, forse al lotto».

«Sono anni che gioco sempre gli stessi due numeri» strillò la Corsi, «Potrebbe trattarsi di quelli?»

«Più che probabile», esclamò l'altra mentre Zoe tendeva le braccine alla sedia vuota al suo fianco.

«Guarda Egle, la piccola vuole sedersi», esclamò Aurelia indicando la bambina.

In verità, anche se Aurelia non poteva saperlo, Zoe tendeva le braccia ad Elsa che seduta accanto a sua nonna, cercava di distrarla facendo le boccacce.

«Le altre carte, rappresentano la tua crescita spirituale e gli errori a cui devi porre rimedio» continuò Egle, cercando di ignorare quanto stava accadendo.

«Cosa?» esclamò la Corsi. «Non mi hai mai fatto le carte in questa maniera», protestò.

«Assolutamente no» sentenziò la Pirozzi, disturbata dalla canzoncina che Elsa stava intonando per intrattenere la bambina. «Questo è un metodo di lettura diverso e più approfondito» spiegò non permettendo all'altra di ribattere.

Girò le ultime quattro carte, stringendo drammaticamente gli occhi. Sembrava che in quegli arcani ed enigmatici tratteggi che apparivano stampati sulle carte, avesse scorto qualcosa di misterioso e impietosamente ambiguo.

«Non vedo nulla di buono, cara Aurelia», sentenziò con voce grave.

«Santo Cielo», strillò spaurita l'anziana sbiancando.

Anche Elsa smise di cantare e fissò impressionata Egle.

«Vedo che hai fatto soffrire una coppia di amanti», continuò la cartomante.

«Una coppia?», s'interrogò Aurelia sconcertata.

«Non fingere di non sapere a chi mi sto riferendo...», continuò brusca, «sono due persone che vivono molto vicino a te».

«Non so di chi parli in tutta onestà», replicò l'anziana esterrefatta.

«Tu mia cara, hai scoperto un loro segreto», proseguì la medium. «Un segreto che hai divulgato, distruggendo il loro amore.»

La Corsi si ricordò immediatamente a cosa si riferisse.

«Quei due sono solo dei porci» urlò balzando in piedi, mentre il suo viso diventava paonazzo. «Figurati che li ho colti in fragrante, appena dopo l'incidente che ha ridotto in coma la moglie di lui», aggiunse piagnucolando.

«Purtroppo per te mia cara, lo spirito della defunta moglie pretende che tu ponga rimedio a tutto ciò» sentenziò l'altra, augurandosi che l'indiscreta comare abboccasse all'amo di quella menzogna.

Elsa la fissò stranita, attendendo con Egle l'esito di tale azzardo.

«E' questo che vogliono le carte? » s'informò Aurelia pentita.

«Esattamente!» rispose la scaltra cartomante.

«Ebbene farò di tutto per porre rimedio al mio errore» esclamò la Corsi abbassando il capo sconvolta.

Anche Elsa fissò quasi dispiaciuta, la mortificata pettegola, non accorgendosi dell'impertinente sorriso di Egle.


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