Capitolo 20

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Egle ferma al centro del salotto di casa, la fissò stupefatta. Sebbene fosse ancora in corso il cenone della vigilia, nessuno degnò di uno sguardo le orate al forno che si raffreddavano  sul tavolo. La Pirozzi,  era scossa dagli avvenimenti ma felice che la "luce" di Dio, non avesse permesso ad Elsa di entrare nella sua Gloria e raggiungere finalmente l'aldilà. Tutto ciò, oltre a comprovare che non fosse ancora giunta la sua ora, la spingeva a tentare di riappropriarsi del suo corpo e ritornare alla vita.

«Penso sia giunto il momento che tu prenda coscienza della tua situazione», esclamò Egle afferrando la mano della giovane donna. «Mi sembra evidente che tu debba recarti all'ospedale e tentare di "rientrare" nel tuo corpo fisico».

Elsa la fissò attonita. Non aveva nessun tipo di idea su come fare per riprendere possesso del suo corpo.

«Perché mi guardi così?», esclamò Egle interdetta.

«Non ho la più vaga idea di come fare per raggiungere l'ospedale e ancor meno so come riprendere possesso del mio corpo».

«Effettivamente, non so davvero cosa devi fare per tornare in te e svegliarti dal coma!», esclamò la medium, «in realtà però, dovrebbe trattarsi di un procedimento abbastanza meccanico». 

«Dovrebbe per caso venire risucchiata dal suo corpo inerme?», esclamò Max assistendo con attenzione al discorso.

«Presumo sia proprio quello che dovrebbe avvenire», rispose Egle sistemandosi i capelli.

«Potrò almeno entrare liberamente all'ospedale?» chiese Elsa visibilmente preoccupata.

«Certamente. L'ospedale è un luogo pubblico ed accessibile a chiunque,  quindi non credo proprio avrai degli ostacoli per raggiungere la camera dove sei ricoverata», concluse la Pirozzi.

«Ti accompagno io», esclamò Max tristemente. Malinconico si recò nell'ingresso, per ritirare dall'appendiabiti il giubbotto e la sciarpa.

«Dite che sia il caso di andarci subito?», chiese Elsa quando lo vide tornare.

«Non vedo perché no», aggiunse l'uomo, «mi fingerò un tuo parente alla lontana e chiederò il permesso di visitarti per alcuni minuti».

«Mi sembra un'ottima soluzione», esclamò Egle battendo le mani. «Nel frattempo io rimarrò qui con Zoe, sperando che tu, mia cara, riesca a ricongiungerti al tuo corpo».

Elsa la fissò preoccupata mentre Max era già sceso in garage a prendere l'auto.

«Presto tesoro», la incitò la medium. «Scendi dabbasso e sali in macchina con Max».

Con istinto materno si avvicinò alla giovane donna prendendole il viso tra le mani.

«Chissà se ricorderai questi giorni trascorsi insieme quando ti risveglierai dal coma», esclamò stampandole un bacio tenero ed affettuoso sulla fronte. 

Elsa stava per dire qualcosa, quando Egle commossa esclamò: «Forza, raggiungi Max e compi il tuo destino».

Il tragitto in auto fu relativamente breve e i due trovarono subito parcheggio davanti all'entrata principale dell'ospedale. Pochi erano i pazienti in fila al pronto soccorso e ciò faceva apparire la struttura, un luogo ancora più deserto e triste. Max al bancone della portineria chiese informazioni per raggiungere il reparto di rianimazione. Quasi subito ebbe le indicazioni per arrivare alla corsia, incamminandosi rapidamente lungo il tragitto indicato. Elsa lo seguiva lentamente, sentendo dentro sé l'ansia per la probabile conclusione di quello che suo malgrado, era stata obbligata a sperimentare. Entrarono nel reparto e percorsero il corridoio senza incontrare nessun componente del personale sanitario. Sulla porta di ogni stanza era applicato il nome del degente che l'occupava, un piccolo dettaglio che faceva ancora percepire  quei poveri sfortunati come degli esseri umani. Quando arrivarono innanzi alla porta della stanza in cui era ricoverato il suo corpo esanime, Max si bloccò davanti all'uscio.  

«Pronta?», le disse.

Elsa osservò il suo nome scritto in nero, realizzato con una banale etichettatrice a rilievo.

«Pronta?», chiese ancora l'amico.

La donna assentì, indugiando irrequieta nello sguardo di lui. Max percepì immediatamente il suo stato d'animo e questa connessione tra le loro anime , gli permise di trasmetterle l'energia che lei stava cercando.

«Andrà tutto bene», le disse, facendo scivolare una mano nella sua.

Detto questo spalancò la porta della stanza ed invitò Elsa ad entrare. Sebbene tutto fosse avvolto nella penombra, la poveretta trasalì quando scorse il suo corpo immobile sul letto. Si contemplò, martoriata da tubi, flebo e collegata a macchine che emettevano sibili e strani suoni. Inorridita afferrò il braccio di Max, faticando a distinguere i tratti del suo volto in quel corpo immobile sul letto. La testa completamente rasata era quasi totalmente fasciata , mentre i lineamenti apparivano gonfi e contusi.

«Quando rientrerò in me soffrirò?», chiese con un fil di voce.

«Credo che grazie ai sedativi che hai in corpo, non ti accorgerai neppure di essere tornata "a casa"», rispose lui mentendo.

«Eppure questa non è la cosa che mi spaventa di più...», disse quasi a se stessa. «Ho paura di non ricordare questi giorni... Sono stati così belli, nonostante tutto. È strano vero?». Commossa si volse verso Max, quasi a volerne decifrare le emozioni.

L'uomo non disse niente ma spontaneamente, quasi preso da un sentimento indomito, posò le labbra sulle sue. Fu un bacio delicato e carico di impossibili e malinconiche promesse, un anelito di nostalgico e bruciante abbandono. Max avrebbe voluto essere fatto della sua stessa sostanza, per perdersi in lei e non abbandonarla più. Elsa desiderò di risvegliarsi nel suo respiro, pregando di non scordarlo una volta rientrata nel suo corpo.

«Dimmi dove sarai stanotte?», esclamò lui staccandosi dal suo abbraccio.

«Spero nei tuoi sogni», esclamò lei tremando.

Sentiva di amare profondamente quell'uomo, forse lo amava da quando lui l'aveva salvata dalla furia della tempesta e l'aveva invitata nella sua casa. Sentiva di  volerlo solo per lei, come fosse da sempre e per sempre suo e di nessun'altra.

«Signore cosa fa qui!», esclamò una voce maschile alle loro spalle.

Max imbarazzato come un liceale scoperto alla prima scappatella, si girò confuso e fissò sconvolto il volto del giovane paramedico che lo scrutava indispettito. Frastornato si guardò intorno cercando con gli occhi l'amica.

«Signore chi le ha dato il permesso di entrare?», chiese ancora una volta l'infermiere.

Max si guardò ancora intorno senza ravvisare Elsa e chiedendosi preoccupato dove fosse finita.

«Chiedo scusa», disse cercando di darsi un contegno, «Non è questa l'ortopedia?»

«Assolutamente no», rispose l'altro, «l'ortopedia e al secondo piano».

«Devo aver sbagliato», si giustificò guardandosi attorno per l'ultima volta.

«Bene», rispose il paramedico, «in questo reparto ci sono dei malati gravi e non è consigliabile girare nelle loro stanze».

Pirozzi non rispose.

«Sarebbe meglio che lei tornasse a casa», esclamò il sanitario, «è la notte della Vigilia e a quest'ora non è possibile far visita ai pazienti.»

Max sorrise sforzatamente.

«Chiedo ancora scusa. Buon Natale!», rispose uscendo sul corridoio.

L'infermiere lo accompagnò all'ingresso del reparto e quando se ne fu andato chiuse la porta alle sue spalle.

Pirozzi uscì dall'ospedale e s'avviò verso il parcheggio. Sperò di ritrovare la sua amica ad attenderlo in auto, convinto che se ne fosse andata appena avvistato il paramedico. Non era la prima volta che Elsa spariva inspiegabilmente. Un paio di volte al suo risveglio, non l'aveva trovata in casa. Preoccupato l'aveva cercata, scoprendola poco dopo seduta sul divano o imbambolata in cucina. Le aveva chiesto dove fosse stata, ma le era apparsa confusa ed incapace di rispondere adeguatamente a tale semplice quesito. Nonostante ciò non aveva dato troppo peso alla faccenda, ritenendola una sciocchezza se confrontata alla sorprendente realtà che lei si trovava ad affrontare. Pregò comunque che questi fatti sporadici avessero un legame con quanto successo quella sera e proprio per questo, si crogiolò nella speranza di ritrovare Elsa ad attenderlo nella sua auto. Entrò nella vettura e mise in moto. Con raccapriccio si accorse che l'amica non fosse neppure lì. Dov'era Elsa? Dov'era andata?































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