Capitolo 20: Scomparsa 失踪

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-> Dalle pagine del diario di Nadhìa Raimon.

I membri della Raimon Junior High iniziarono così una lotta contro la Alius Academy, sfidarono innumerevoli squadre, incontrarono nuovi compagni che si unirono al team tra i quali Victoria Vanguard e Suzette Hartland, odiata da Nadhia, e visitarono sempre nuovi posti, tra l'euforia del capitano e il sarcasmo della giovane Raimon che odiava viaggiare e cambiare le proprie abitudini quotidiane.
Un giorno, arrivò una lettera a nome di un presunto 'Caleb Stonewall' che chiedeva di giocare un incontro tra la Raimon e la propria squadra. Si sentì puzza di bruciato ma l'allenatrice ordinò comunque di andare.

Nadhia's point of view.
Fermammo il pullman e facemmo salire un ragazzo pressappoco della nostra età.
Aveva una cresta che gli ricadeva sull'occhio destro e lo sguardo strafottente e maligno. Era proprio Lui. Iniziai a tossire e a barcollare nonostante fossi seduta, scomparendo a mano a mano fra le coperte che avevo adagiato sul sedile che condividevo con Inolya. No, non era davvero possibile!
-Se mi fossi firmato a nome di Dark sareste venuti?
Inolya a quel punto urlò e Caleb iniziò a ridere.
Non mi aveva ancora notato, per fortuna. E così anche lui era finito sotto il controllo dell'essere: c'era da aspettarselo.
E questa volta di mezzo c'era anche la pietra di Alius, quella contro la quale stavamo combattendo.
Caleb ci diede indicazioni per raggiungere la sede della sua squadra, la Absolute Royal Academy. Scendemmo nei pressi di un porto.
-Ci hai ingannati, qui non c'è proprio un bel niente! - strillò Jude, che non poteva credere che i suoi fidati ex-compagni di squadra, Joe King e David Samford, si fossero riuniti all'uomo che li aveva condannati alla loro stessa rovina.
-Sono qui per te, Jude. Sarà un bell'incontro, no? - ghignò Caleb.
Cercai di nascondermi come potei dietro Nelly, che mi stava proteggendo letteralmente dal ragazzo che malauguratamente si era presentato da noi.
All'improvviso, emerse dalle acque del mare una gigantesca struttura di metallo, lo stesso metallo che avrebbe potuto tramortirmi a casa Dark.
Mi iniziò a venire un giramento di testa.
Inolya si coprì la bocca con le mani mentre io venni, purtroppo, notata da Caleb, nonostante i miei tentativi di celarmi ai suoi occhi penetranti e bugiardi.
-Nadhia Raimon..ci rincontriamo.
Flashback.
-Nadhia, senti...non avrò mai delle parole adatte per dirti questo
-Cosa? - dissi, innocentemente.
-Non è il mio stile ma..ti amo.
Spalancai gli occhi mentre le sue labbra si posarono sulle mie.
Fine Flashback
Scoppiò a ridere e una serie di ricordi trapassarono la mia mente talmente veloci e intensi che non riuscii più a parlare o a muovere qualche articolazione a causa dello shock.
Caleb Stonewall era tornato. Colui che aveva cambiato la mia vita, rendendola peggio di quella di una cimice, aveva avuto la meglio. Mi aveva sconfitto, di nuovo.
Sentii un grido femminile e poi le braccia del buio mi avvolsero e mi strinsero ad esso.
Inolya's point of view.
Nadhia era svenuta, afflosciandosi a peso morto sul pavimento duro del porto e battendo così la schiena, e subito Nelly e l'allenatrice corsero vicino a lei.
Io invece fissavo l'artefice di tutto questo.
Mio padre.
Lo studiavo negli occhi coperti sempre da quei suoi occhialetti e lui ricambiava il mio sguardo.
-Che c'è Jude? Ora non mi chiami più "comandante"?
-NON POSSONO ESSERE RITORNATI DALLA TUA PARTE, DARK!
-Guarda tu stesso - e ghignò.
Mio padre non era cambiato. Continuava ad usare il calcio per la sua personale vendetta verso il mondo. Il mio arrivo non lo aveva salvato, anzi. Eppure, io sapevo che mio padre era diverso. Lo avevo sempre saputo, nonostante gli ultimi avvenimenti.
Iniziai a correre, ignorando i richiami dell'allenatrice e dei ragazzi, e salii le scalette che piano piano mi portarono davanti a lui.
-Papà, smettila. Smettila di essere così, io so che tu sei diverso!
I miei occhi erano già velati dalle lacrime.
Lui mi voltò le spalle ed entrò dentro la sede. Io lo seguii e Jude e Mark vennero assieme a me. Non avrei lasciato che mio padre avesse fatto lo stesso errore della Zeus, lo dovevo a Nadhia.
Entrammo in un campo e, ad un certo punto, sotto ordine di Caleb, comparvero due giocatori dall'espressione cattiva.
Li riconobbi: erano Joe King e David Samford, l'uno portiere e l'altro centrocampista della Royal Academy. Ricordo ancora quando mio padre era il comandante di questa squadra, ricordo ancora il comportamento strafottente di Jude e quello dei suoi due migliori amici.
Li guardai, cercando di capire cosa li avesse spinti a ritornare dalla parte di mio padre, soffermandomi di più su David.
Non era cambiato molto: gli stessi capelli azzurrini, la benda metallica sul suo occhio mancante. Aveva soltanto un'espressione più malvagia che gli deformava il viso.
Il cuore mi batté forte: io ero innamorata di lui e speravo di essere ricambiata.
La Raimon giocò una partita contro la Absolute Royal Academy. Il loro gioco era sporco e violento, non tanto diverso da quello della Alius Academy. Mio padre aveva scelto ancora una volta la strada più semplice per arrivare al potere.
Guardavo Caleb: aveva un fare cattivo ma comunque risultava attraente. Non capivo perché Nadhia fosse svenuta alle sue parole.
Poi osservai David, che si alzò in aria per eseguire la supertecnica del Pinguino imperatore n.1.
Urlai.
-NO, FERMATI!
Segnò, ma si accasciò a terra. Quella era una delle tecniche proibite, da non eseguire mai se non due volte in una partita.
La eseguì tre volte. E Joe, che aveva eseguito il Morso della belva, un'altra tecnica simile, ebbe la sua stessa sorte. Erano a terra, senza forze. Corsi vicino a David e lo aiutai ad uscire dal campo.
I miei compagni mi guardavano attoniti ma a me non importava.
-David, respira, respira -lo incitai a resistere mentre gli facevo bere una miscela rigenerante recuperata dalla sacca di Celia.
-Inolya..sei tu..? - riuscì a dire.
-Sì, sono io.
Mi scrutò facendo un sorriso tirato.
Io arrossii e gli carezzai il viso.
-PAPÀ, PERCHÉ?

Avevamo vinto e la Absolute Royal Academy era crollata.
Riuscimmo a salvare David e Joe, che chiesero scusa a Jude per il loro comportamento.
Jude li perdonò e io ammirai questo suo gesto. Mi guardai intorno.
Nadhia non c'era, era in un ospedale con sua sorella. Eppure, sentivo l'assenza di qualcuno che mai più sarebbe tornato.
Mi voltai a rimirare il mare e mi avvicinai ad esso. Mancava lui.
Era affondato. Non ci sarebbe più stato.
Mi inginocchiai e tirai un urlo straziante.
Non sarebbe riemerso, le onde non lo avrebbero vomitato fuori, avrebbe detto Nadhia.
Lui non c'era più ed io, ormai, ero sola.

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