TERZA PROVA: Lettera a Nina

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Angolo autrice

Per questa terza prova era richiesta una lettera.

Una missiva indirizzata a chiunque si volesse ma che fosse uno sfogo, una sorta di confessionale. E il giudice proponente la traccia, NinaSky84, ha precisato:"Vi voglio nudi come vermi".

Così, cara Nina, tu vorresti una lettera introspettiva; tanto, ma tanto intensa da metterci a nudo l'anima, addirittura!

E la vuoi in seicento parole?

Sai cosa mi viene in mente? La scena di un cartone animato. Un elefante da circo arrampicato su un altissimo pilastro sotto il tendone, che doveva buttarsi giù in una ridicola bacinella.

Comunque ancora una volta avevo scritto di getto qualcosa di molto più lungo, del limite numerico consentito. Per chi volesse leggerla, dedicherò il prossimo capitolo alla lettera integra. Ovviamente è preclusa ai giudici, se non dopo aver letto questa. Anticipo ai curiosi che NON vi risponderò, se mi chiederete quanto sono vecchia. Anagraficamente ho qualche anno.  

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Ricordo me bambina.

Guardavo i cartoni animati con il braccio di mio padre sulle spalle, e sentivo il suo scuotersi allegro alle risate. Ricordo quel terremoto sussultorio, e me felice della sua rara ma travolgente presenza. Di quell'abbraccio spalancato come un porto, di quel gusto di far le cose con me, che per lui non ero mai troppo piccola.

Lo ricordo mentre ci ruzzoliamo in campagna abbracciati al cane.

Mentre risistema le persiane di legno e mi tiene come assistente, a passargli attrezzi dalla cassetta. Mentre mi fa controllare l'olio della macchina.

Mentre mi fa imbracciare il fucile al lunapark, mentre applaude al saggio di danza, mentre mi parla del greco e del latino, tentando di farmi innamorare del classico, ma io chiedo di chimica e biologia.

Poliedrico, mio padre! Severo e autorevole sul posto di lavoro, diventava l'anima della compagnia in una serata d'amici. Ma poi, eccolo, il suo mondo più intimo: alta e lunga quanto la parete, la scaffalatura dei libri.

Eccolo mentre m'innamora, prima ancora che impari a leggere, dei libri. Di fiabe, inizialmente. Di mitologia, appena più grandicella. Di avventura. E poi classici, fantascienza, guerra. Storia. Animali.

Mio padre. Mio padre spezzato dai dolori alle ossa. Papà vecchio. Papà con lo sguardo perso, vagante sulle pareti d'ospedale che crede casa. Chi sei?,  neppure riconosce la nipote che adora.

E mia madre. Mia madre bellissima fino alla vecchiaia avanzata. Sfregiata all'ultimo giorno, coi capelli rasati per un disperato tentativo di rimediare all'emorragia cerebrale. Ma non l'ha saputo mai, mai uscita dal coma.

Ed eccomi sulla cima di quel monte da cui, conclusa una salita, si vede il pendio opposto che scende. Scende giù in un orrido affondato nella nebbia.

Non voglio morire! Erano le tre di notte, e dormivo.

Mi sedetti di scatto sul letto, con gli occhi sbarrati sul buio e quell'urlo nella mente: Non voglio morire!

Cominciò così un calvario. Depressione, attacchi di panico, il così detto male di vivere...

Chi ha esperienza di questo capirà anche se non scrivo, gli altri non potranno immaginare neppure se spendo un libro di parole.

Ne sono uscita. Infine ho scoperto che non era la morte a terrorizzarmi, bensì il non vivere.

Non è stato facile, tornare su quel monte dalla cui cima avevo intravisto la mia discesa verso il nulla. Non è stato affatto facile.

Pure, è stato necessario guardare negli occhi il Tempo, cui piace mascherarsi e farsi credere tutt'altro che quel che è. Finge di marciare col passo regolare del soldato e invece... D'una irragionevole incostanza, è il Tempo!

Da bambini, esso è eterno.

Da adolescenti si fa beffe di te.

Da adulto accelera silenzioso, mentre sei distratto; sei sereno, e ti sfiora sbuffando. E corre.

Ma quando sei infelice si inchioda al tuo fianco e ti fa pagare sangue ogni minuto, ogni ora, ogni pomeriggio.

E infine, esplode la coscienza che anche le tue ore si accorciano. Come un giorno qualsiasi, il tuo sole è transitato per il mezzodì ed è già pomeriggio. E non lo fermi, il sole!

Il cuore ti impazzisce, la paura ti spezza il fiato.

Non quel pensiero vago, che la morte certamente ti attende: VERA PAURA , livida, feroce, irragionevole, devastante. CHE UCCIDE.

Quella morte io l'ho vissuta, ma sono tornata a respirare.

Questa è la mia seconda vita e posso testimoniarlo: la morte non è nulla. Come il vuoto.

La vita, invece, è tutto.

Di questo, Nina, vedi di far tesoro: potrebbe accaderti di vedere qualcuno morire mentre continua a respirare.

Perché di paura e di solitudine si muore, anche vivendo.

Attenta a non lasciarti ghermire e sta' sveglia, guarda le persone che hai accanto, la vita te le affida. Nessuno di noi è solo, come teme o come si illude: siamo fili intrecciati in una trama, abbiamo mani fatte per stringersi tra loro e sostenersi.

Io ho trovato chi mi ha stretta e tirata indietro, e la morte l'ho scavalcata. La prima.

Ora il mio sole brilla verso ponente, e chissà quanto impiegherà a scendere sull'orizzonte. Forse, non sarà mai stato così bello guardare il cielo come nei colori che prenderà nel tramonto.  

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