Capitolo.1

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Il sole è caldo sul mio viso, gli uccellini volano alti nel cielo, riesco a sentire in lontananza il rumore del vento tra gli alberi e il danzare delle foglie. Distesa sotto un albero mi godo la vista delle montagne, lo scorrere lento del fiume, il sole alto nel cielo azzurro e ammiro la mia cavalla che pascola in serenità in riva al fiume. Mi godo il mio angolo di pace appieno, la mia pancia inizia a brontolare, credo che sia il tempo di mangiare, mi alzo contro voglia dal mio comodissimo posto sotto l'albero, afferro l'arco e le frecce e mi addentro nel bosco in cerca di un cervo, un coniglio o qualche scoiattolo, dipenderà dalla mia fortuna di oggi. Appena entro nel vivo del bosco divento silenziosa più di un'ombra e attenta come un'aquila pronta per cogliere ogni movimento e ogni suono. Le mie orecchie sentono qualcosa, pronta per qualsiasi cosa si celi dietro gli alberi prendo una delle mie frecce e tendo l'arco pronta per uccidere il mio pranzo di oggi. Senza far alcun rumore, facendo molta attenzione avanzo all'interno del bosco pronta per catturare la mia preda, trattengo il respiro, mani salde e niente esitazione, sento un ramo che si spezza dietro ad un albero, il rumore è troppo pesante, non è un animale, è un uomo. Getto per terra arco e freccia e avanzo verso l'invasore del mio territorio, prendo il pugnale che tengo legato al polpaccio con un fascia e avanzo alle sue spalle. Sferro un calcio dietro alle ginocchia dell'uomo che in un attimo cede cadendo in ginocchio, con la mano sinistra stringo i suoi capelli mentre con la mano destra gli punto il pugnale alla gola.

-" Chi sei tu? Chi ti ha mandato qui ?"- chiedo furiosa tirandogli i capelli.

Lo sconosciuto manda in giù il nodo che ha in gola, inizia a tremare dalla paura, mi sporgo in avanti per vedere il suo viso. E' un ragazzino di sedici anni, alto, capelli neri, tipici occhi scuri asiatici che vedo da quando ho memoria, quei tipi di occhi che mi fanno sentire un'estranea agli occhi del mondo, la sua pelle è abbronzata, le mani piene di calli, indossa dei vestiti logori, scarpe logore e vedo un marchio sotto il suo occhio sinistro, tre strisce nere, senza dubbio è uno schiavo, un messaggero.

-" Sono qui per voi guerriera di sangue"- risponde con voce tremante

-"Chi ti manda? Come hai fatto a trovarmi?"- chiedo sospettosa spingendolo via

-" Il mio padrone ha pagato un uomo per trovarvi, mi ha mandato per portarvi un'invito"- risponde tenendo la testa china, non riesce a guardarmi negli occhi.

-"Un'invito? "- chiedo confusa -"Non credo di conoscere il tuo padrone ragazzo"-

-" Il mio padrone è Sang Choi mercante di sete preziose dell'intero oriente, uno degli uomini più illustri di Gwanghae. Chiede che voi vi presentiate alla foresta di ciliegio domani notte per assegnarvi un lavoro di massima importanza"- dice il messaggero ripetendo come un pappagallo tutto quello che gli è stato riferito dal suo padrone.

Lo guardo dall'alto in basso, inizio a girare intorno al poverino, ha il viso lurido, pelle e ossa, credo che non veda del buon cibo da quando sua madre l'ha venduto al mercato, come fanno tutte le madri che non hanno niente da mangiare, vendono i figli maschi come schiavi e le figlie femmine come puttane. Alzo lo sguardo su di lui e incontro i suoi occhi, scuri come la notte, profonde occhiaie di chi non dorme la notte e viso sciupato di chi non mangia da giorni.

-"Quanto può essere importante questo lavoro per avere un invito nella grande città?"- chiedo divertita mentre studio lo schiavo.

Il ragazzo si guarda intorno spaventato, ha paura che qualcuno possa averlo seguito, che qualcuno possa saltare fuori da un momento all'altro.

-"Mi è stato detto di dirvi queste esatte parole "Siete l'unica speranza che resta al popolo, l'unica speranza dell'intero regno. Solo voi potrete salvarci dalla bestia che veste d'oro". Il mio padrone vi concede tre giorni per pensarci, al tramontare del terzo giorno capiremo la vostra risposta e cercheremo aiuto altrove."- dice lo schiavo con lo sguardo spaventato e con le mani che tremano.

La bestia che veste d'oro. In tutta la mia vita ho ucciso uomini potenti per conto di altri uomini potenti, ho rubato oggetti preziosi, viaggiato per l'intero oriente ma non ho mai sentito di una bestia vestita d'oro. Guardo il ragazzo dall'alto in basso e poi lo guardo dritto negli occhi, lui distoglie subito lo sguardo e me la rido, amo vedere la paura nei suoi occhi.

-" Vieni con me ragazzo"- ordino voltandogli le spalle

Sento il ragazzo dietro di me alzarsi, con le gambe che tremano come foglie, mi segue senza fare storie, senza fare domande, come da sempre è abituato a fare. Conduco lo schiavo proprio alla mia capanna, non è molto, ma per me è l'unica casa che io abbia mai avuto. Strati di stoffa formano una specie di tetto che mi ripara dal freddo, dalla pioggia nelle stagioni fredde e dalla rugiada al sorgere dei raggi del sole, alcune pellicce con un po' di paglia formano il mio morbido letto, un baule recuperato durante i miei viaggi racchiude le mie spade e i "vestiti buoni" ovvero l'armatura che ho faticato a comprarmi. Mi volto verso lo schiavo, lo invito a sedersi sul mio letto, lui impaurito da qualsiasi mia mossa obbedisce in silenzio, me la rido di gusto della sua paura. Prendo il cestino delle mele e una vecchia brocca con dell'acqua del fiume e gliela porgo, lui mi guarda incredulo.

-"Mangia ne hai bisogno, da quanto vedo.. e non sbaglio mai, non mangi da giorni"- dico porgendogli una mela

Annuisce. Lentamente accetta la mela, una volta nelle sue mani la guarda incredulo e la morde, appena le sue labbra assaggiano quel piccolo nettare degli Dei, inizia a mangiare con foga, con necessità di sfamare la sua fame, afferro una mela e gli passo il resto del cestino mettendolo ai suoi piedi.

-" Grazie mia signora"- dice lo schiavo a bocca aperta.

-"Non sono una lady.. non devi chiamarmi in quel modo, il mio nome è Akira "- dico guardando verso le montagne.

-"Siete la leggendaria guerriera di sangue, non mi permetterei mai di darvi del tu.. mia signora."- dice sincero.

Lo guardo per un attimo e poi torno a guardare le montagne, con la coda dell'occhio vedo che smette di mangiare, riflette e poi alza lo sguardo su di me.

-" Vi prego mia signora non perdete tempo a scegliere. In questo momento l'intero regno ha bisogno di voi, siete l'unica che potrebbe salvare l'intero popolo e fare la differenza "- dice con sicurezza nella voce, credo che sia la prima volta che questo ragazzo sia sicuro in qualcosa.

-"Cosa c'è di tanto spaventoso da mandare l'intero regno in rovina?"- chiedo sinceramente curiosa.

-"Mi è stato detto di riferirvi queste parole. Sarà il mio padrone a dirvi di persona cosa sta accadendo a Gwanghae. "- dice alzandosi in piedi, fa un'inchino -" Vi ringrazio per la vostra gentilezza, spero di rivedervi prima che cali il sole al terzo giorno"- detto questo si avvia verso la strada per tornare a casa.

Nella mia breve ma intensa vita non mi sono mai tirata indietro, non ho mai rifiutato una missione, che fosse possibile o impossibile l'ho sempre portata al termine con coraggio, onore, gloria anche a costo di sparge sangue. Mi volto verso lo schiavo che accarezza la mia cavalla che sta ancora pascolando vicino al fiume, se non mi presenterò in città quel poverino verrà picchiato o peggio ucciso.

-" Ragazzo come ti chiami?"- chiedo urlando

-" Jun mia signora"- dice spaventato.

-"Jun mi accompagnerai a Gwanghae e mi porterai dal tuo padrone."- ordino stringendo le braccia al petto.

Jun inizia a sorride e salta dalla gioia, lo guardo confusa e imbarazza per quella scena, lui corre da me e si inginocchia ai miei piedi ringraziandomi.

-" Lo sapevo che non vi sareste tirata indietro guerriera di sangue. E' vero quello che si dice di voi "- dice pieno di gioia, entusiasmo e sollievo guardandomi negli occhi.

Confusa lo guardo negli occhi.

-"Che cosa si dice di me?"- chiedo curiosa

Lui sorride come un ebete e dice -" Che siete la guerriera più leggendaria che l'oriente abbia mai visto". - sento qualcosa nella sua voce, come una certa ammirazione.

Con un sorrisetto compiaciuto faccio segno al ragazzo di alzarsi, senza che io glielo chieda inizia a sellare il mio cavallo e ad preparare i miei bagagli, sorrido compiaciuta per quello che la gente dice sul mio conto e sono pronta per affrontare un'altra missione, un'altra avventura che chissà dove mi porterà. Guardo la mia capanna con un certo nodo allo stomaco, chissà quando rivedrò questo posto, in silenzio dico addio al vecchio salice, saluto il fiume, le colline e le montagne lontane, mi mancherà questo posto e forse un giorno, se sopravvivero' tornerò in questo posto che chiamo casa. Jun è stato molto veloce, ha già sellato Pioggia, la mia cavalla dal manto bianco e la chioma lucente, la mia unica amica, ha sistemato la sella e i miei bagagli, ma dovrò rendermi presentabile prima che arrivi in città, lo farò durante il viaggio.

-"Il suo cavallo e i bagagli sono pronti mia signora "- dice Jun con un sorriso.

Annuisco, guardo ancora una volta questo posto, alzo lo sguardo verso il cielo, tra poche ore il sole tramonterà. Salgo in groppa a Pioggia ma il ragazzo fa cenno di fermarmi, lo guardo tornare dietro il bosco, lo aspetto impaziente, nessuno può farmi aspettare. Poco dopo torna con un piccolo cavallo, quella povera bestia non se la passa benissimo, mi porge il mio arco e frecce con un sorriso timido, lo ringrazio con un cenno del capo e sistemo arco e frecce dietro la schiena.

-" Siamo pronti mia signora ?"- chiede Jun montando in groppa al suo cavallo.

-"Fa strada Jun "- ordino.

Annuisce. Da un colpo al suo cavallo che prende a camminare lungo il fiume, lo guardo incredula, do un leggere calcio a Pioggia e in un attimo inizia a correre superando il povero Jun.

-"Mia signora! Aspettatemi"- urla Jun

-"Ci vediamo alle porte della città ragazzino "- dico divertita -" Più veloce Pioggia! Ahia Ahia"- incito la mia cavalla.

Con il sole prossimo a tramontare, con le montagne alle spalle, il povero Jun che cerca di raggiungermi galoppo verso la città di Gwanghea, pronta ad affrontare qualunque missione, qualunque cosa mi riservi il destino.  

Continua a cinque commenti e cinque stelle. 

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