5. Uniamoci alla festa

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Essere dei vampiri comporta grandi responsabilità verso la propria specie. O almeno in teoria dovrebbe essere così.

Non bisognava farsi scoprire, agire di notte e lontano da occhi indiscreti, che al giorno d'oggi potevano essere: telecamere, telefonini e tutta roba progettata per mandarti online in pochi istanti. Se un tempo temevi le pettogole a corte, adesso ti trovavi a prestare attenzione ai ragazzini con in mano un cellulare.

Ma per tutti gli esuberanti vampiri che non temevano nulla e se ne fregavano se qualcuno li scoprisse, vi erano i Pulitori. Un'associazione di vampiri devoti alla causa dell'occultare ogni prova che ammettesse l'esistenza della nostra specie.

Se un vampiro veniva scoperto intervenivano subito, intercettando tutto il potenziale pericolo e ripulendo ogni cosa. Se reiterava i suoi comportamenti incuranti, allora prendevano seri provvedimenti e per nulla piacevoli. Non avevo mai avuto a che fare direttamente con i Pulitori, ma la loro fama era risaputa e riconosciuta in ogni parte del mondo: esseri subdoli, una categoria di vampiri che praticavano arti oscure per  passare inosservati, trasformandosi in animali.
Si mormorava che aiutassero anche il governo in cambio del loro libero arbitrio durante le pulizie e se qualcuno doveva lasciarci le penne non potevano contrastarli.

Da loro era nata la leggenda del vampiro che si trasformava in un pipistrello, evidentemente in epoche lontane non riuscivano a ripulire neanche i loro stessi casini. Erano in pochi quelli che avevano le giuste conoscenze che gli permettessero di trasformarsi e non solo in pipistrelli: scorpioni, serpenti, lupi, squali; questi i più comuni.

I mortali che sapevano troppo finivano nel loro mirino, li tenevano sotto controllo piazzando vampiri-sentinelle che si insediavano nelle vite di questi e se provavano a fregarli, rivelando la verità a qualcuno, per questi poveri disgraziati era la fine.

Li vidi avvicinarsi, ostentavano un passo deciso e sicuro. Gli occhiali neri che indossavano, impedivano di vedere la malvagità dello sguardo. Si fermerano di fronte a noi, mentre Paine e Madlaine li osservavano incuriositi e perplessi.

«Professor Paine?» debuttò il moro posizionato alla mia destra. Il professore rispose con tono tranquillo «Sì, sono io. Chi siete voi?»

«Agente Feller e Crew. Ci dispiace informarla che questo è un caso di competenza governativa. Quindi i vostri servigi non sono più necessari.»

Fece un cenno con la mano e subito, da una Jeep posteggiata a pochi metri di distanza, scesero altri quattro uomini. Indossavano delle tute argentate e una mascherina bianca sul viso.

«Cosa? No, ma non potete, ci sono in corso degli studi e... ma che fate?»

I quattro uomini, muniti di una speciale attrezzatura metallica si avvicinarono a Klostan e lo caricarono su una piccola lettiga d'acciaio.
L'altro agente, dai capelli biondo platino, mi scrutava con attenzione, sentivo il suo sguardo penetrami. Il moro riprese la parola.

«Avete preso qualcosa dal corpo? Documenti? O qualche altro indizio utile alle indagini?»

«No! Non abbiamo toccato nulla» rispose Madlaine infastidita e incrociando le braccia distolse lo sguardo dai due vampiri per rivolgerlo al corpo di Klostan, che veniva caricato all'interno di un furgoncino bianco posteggiato accanto alla Jeep. Non sapeva in che guaio si stava cacciando, se avessero scoperto che aveva conservato il fazzoletto di stoffa con il messaggio, l'avrebbero uccisa senza neanche batter ciglio.

«Signorina? Madlaine Bound?» lesse il suo nome in un foglietto che ripiegò e inserì all'interno della giacca nera.  La ragazza gli rivolse uno sguardo quasi indignato e l'agente proseguì «A breve i miei uomini perquisiranno ogni vostro effetto personale.» Indicò con il dito il suo zaino «Quindi se mi state nascondendo qualcosa le garantisco che le conseguenze di tal gesto non saranno proprio piacevoli per voi, milady.»

Madlaine non restò sorpresa o impaurita, era molto rilassata «Fate pure, non ho nulla da nascondere e poi agente Feller», sottolineò il nome e si avvicinò al suo interlocutore battendo l'indice sul petto «Non mi spaventate. Abbiamo avuto a che fare con altre agenzie governative, noi e i nostri studi vi serviamo.» Gli scoccò un'occhiata fiera e gli diede le spalle incrociando le braccia al petto.

La minaccia velata non era servita, quella ragazza era così testarda e determinata. La osservavo quasi sorridendo. Ma stavolta era diverso, non aveva mai fatto i conti con dei vampiri e se promettevano morte, questa arrivava.

L'agente Crew continuava ad osservarmi. Aveva dei lineamenti molto delicati e un viso rotondo. Il leggero vento che si era alzato gli scompigliava il caschetto biondo platino e qualcosa mi turbò. Sentivo come se già conoscessi quell'uomo, se solo avessi potuto osservarlo bene negli occhi, magari mi sarei ricordato di lui. La discussione accesa tra Paine e degli uomini che rovistavano tra le sue cartelle mi distrasse dai miei pensieri.

«Sono documenti personali, non potete portarli via. Mi avete sentito?»

Dovevo intervenire, ma cosa fare? L'unica soluzione per aiutare il professore era quella di aiutare i Pulitori. Un controsenso, ma speravo funzionasse. Mi avvicinai di corsa a Paine e lo affiancai. Senza farmi notare gli sfilai abilmente il fazzoletto con il messaggio che aveva conservato nella tasca della giacca. Una volta in mio possesso riuscii a bloccare per la spalla uno degli uomini che aveva preso il suo portatile.

«Aspettate! Non troverete nulla in quel pc. So cosa cercate e l'ho preso io prima che loro potessero vederlo.»

L'agente Crew finalmente si unì al discorso «Signor Hardintton, ci dia immediatamente quanto ha preso in suo possesso!»

Rimasi spiazzato dalla sua voce, era quella di una donna e quel timbro mi era davvero familiare. Isabel? Era lei? Mi avvicinai ai due agenti e presi il messaggio dalla tasca laterale dei pantaloni. Lo sventolai davanti ai loro occhi e notai l'agente Feller che tratteneva un ringhio tra i denti.

«Sapete già chi sono e vi assicuro che le loro informazioni non serviranno a nulla, le ho controllate personalmente.» Mentivo, ma anche io avevo bisogno di quei dati che Paine aveva ottenuto.

«Lasciateli stare e vi assicuro che staranno fuori dai piedi.»

Madlaine arrivò come un fulmine cercando di strapparmi di mano quel fazzoletto, ma riuscii a sollevarlo.

«Perché Max? Sei impazzito? Come ti sei permesso di fregarci in questo modo!» Mi colpì con dei pugni ben poco assestati sul braccio.

«Non saranno un vostro problema, avete la mia parola.»

L'agente Crew si tolse gli occhiali e mi fissò intensamente negli occhi. Era lei, Isabel. Non la vedevo da quasi quattrocento anni e alcune immagini di noi due in atteggiamenti intimi mi solleticarono la memoria, lasciando un accenno di sorriso impresso sulle mie labbra. Lei mi strappò di mano il reperto che bramavano e lo conservò senza neanche leggerlo. La cosa mi incuriosì non poco, inoltre era strano che sapessero di questo messaggio. Tante cose coincidevano con me quel giorno e dovevo cercare di trovare tutte le risposte alle mie domande.

I due agenti si scambiarono un'intesa silenzionsa e con un gesto di Feller, il professore riuscì a recuperare i suoi documenti e il portatile. Speravo almeno che fossero tutti, anche se non erano stupidi e di sicuro avevano già passato sotto scanner ogni foglio.

Gli agenti ci salutarono con un gesto della mano «Cercate di stare alla larga» disse minaccioso Feller.

Afferrai per un braccio Isabel e avvicinandola al mio volto gli sussurrai «Dove portate Klostan? Sai bene il mio interesse in questa storia.»

Inserii un biglietto da visita dentro la tasca dei pantaloni, per poi farmi l'occhiolino. Lasciai la presa e lei si allontanò per seguire Feller.

***spazio autrice***
Ciao a tutti :) cosa pensate di questa storiella? Vi piace Max e il suo essere mortalmente popolare? XD Involontariamente vi ho fatto un piccolo spoiler ahahah xD.
E che ne dite dei Pulitori?

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