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Mร u nแปn
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Chiแปu cao dรฒng

Erika era sempre stata una bambina particolare, con un caratterino colmo di controsensi.

I suoi capelli a caschetto, sbarazzini, e i mille lividi violacei sulle ginocchia, comparsi dopo piccole avventure, che sua madre definiva pasticci, avrebbero dovuto renderla un maschiaccio spigliato.
Ma a volte le sue guance si tingevano di rosa e non sopportava lo sguardo altrui, portando le labbra in un sorriso timido e sdentato. Rifuggeva nella timidezza.

Amava la dolcezza femminile del rosa e la purezza del bianco, ma anche le ombre del nero.
Tutti la definivano una piccola lucciola, brillante e gioiosa, eppure lei a volte sentiva di appartenere alle tenebre.

Aveva sempre camminato sulla sottile lastra di freddo e delicato ghiaccio trasparente che divideva la quiete dalla tempesta, la superficie luminosa e il baratro oscuro ed invitante.
Il significato del nome Erika - unica padrona - non era mai stato il riflesso della sua vita, di cui aveva perso il controllo molto presto per divenirne una spettatrice immobile.

Cassidy e Jonathan Gray, i suoi genitori, invece, non avevano saputo resistere alla tentazione che l'ignoto portava con sรฉ, un manto silenzioso che non volevano impedisse loro di vedere.
Erika ricordava.

Ricordava le notti che loro passavano davanti al solito computer, battendo sui tasti ferocemente, imprecando, dimentichi della piccola creaturina a cui avrebbero dovuto rimboccare le bianche e morbide lenzuola.
Ricordava le vaghe risposte di sua madre, quando finalmente riusciva a racimolare abbastanza coraggio. A domandare: ยซChe state cercando?ยป.

ยซDelle favole, Erikaยป rispondeva la donna con fare frettoloso e prometteva che un giorno gliele avrebbe raccontate. Molto spesso, perรฒ, quelle favole alla bambina parevano incubi. La rincorrevano nella notte, le ombre dell'ignoto.

Ricordava le loro promesse, di giorni diversi. Una diversitร  che lei, piccola e innocente, non riusciva a comprendere.
A lei bastava la gioia dei suoi momenti.
Le bastavano gli amici all'asilo, la casa, le giornate assolate a correre nel parco, la casa con la piscina e il gatto, Funny.

Ormai l'unica cosa a essere rimasta intatta era la grande casa, che la faceva sentire piรน sola. La sua voce era l'unica, che faceva eco di sรฉ stessa fra le pareti scure.

Il suo cuore non era piรน intatto. Anche Funny era invecchiato e presto l'avrebbe abbandonata. Scorci di ciuffi bianchi si facevano strada nel suo pelo rossiccio e piccoli starnuti troppo frequenti fuggivano al suo musetto anziano.

Tutto era cambiato in una sera. Una sera in cui, probabilmente, i suoi genitori erano incappati nella giusta pagina di Google.
Quella sera tutto era finito, o forse iniziato sarebbe piรน corretto.

I suoi genitori erano in ritardo. La cena si stava freddando, intoccata, sul tavolo elegante del soggiorno.
Il lieve ronzio del campanello le aveva fatto emettere un sospiro di sollievo. Sollievo ben poco duraturo.

Nell'aprire la porta le si era parato davanti un agente: divisa beige, pelle scura e sorriso malinconico, dispiaciuto. Negli occhi la pena di chi giunge a preannunciare una grande sofferenza.

ยซMi dispiace signorina-ยป Erika aveva cessato di ascoltare. Aveva portato una mano pallida alla bocca, come a contenere un urlo di tormento, gli occhi verdi pungenti di lacrime.

Piรน avanti avrebbe appreso maggiori informazioni. Informazioni poco importanti, quello era ciรฒ che aveva creduto.

La macchina dei suoi genitori, quella nera, nuova e lucida, aveva sgommato. Era finita nel lago. Dei loro corpi neanche l'ombra, ma a detta del procuratore: ยซEra dolorosamente ovvio si trattasse di morte accidentaleยป.

La sofferenza per un po' l'aveva travolta. Un mare in tempesta che lei non era preparata ad affrontare in alcun modo. Aveva solo una barchetta traballante, cosรฌ era annegata.
Mai aveva creduto che un dolore cosรฌ immenso potesse esistere, che ci si potesse convivere. Imparare a vivere nell'apnea.

Ma lo aveva fatto.

Si era fossilizzata nel tempo, aggrappata a un grosso e solido scoglio. Per quanto le onde avessero potuto abbattersi contro di esso, lui non avrebbe mollato.
Una sera, poi, di ritorno da un ristorante, dopo essersi congedata dalle sue migliori amiche con un mezzo abbraccio delicato, era stata aggredita.

Non aveva tentato la fuga. Il cessare della sua esistenza non la spaventava. Rappresentava, piuttosto, un sollievo, l'assoluzione da una condanna di finta vita.
La schiena era stata bloccata contro il muro incrostato del vicolo notturno, che attraversava sempre, forse inconsciamente, invitando la morte.

Ma, quando la donna della coppia di aggressori aveva parlato, una parte della sua anima era riemersa nell'incredulitร .
La lotta non era cessata, era appena cominciata.

ยซErika!ยป. Una voce sorpresa, gentile, anche commossa ยซCome sei cresciuta, bambina...ยป rilasciรฒ la ferrea presa che la inchiodava.

La pazienza aveva abbandonato la ragazza, normalmente molto pacata,
La furia l'aveva invasa, prepotente, come mai prima.
ยซM-mamma...ยป Quella parola, che non utilizzava da tempo, le lasciรฒ le labbra, confusa.

ยซTesoroยป, intervenne in quel momento l'uomo. Appariva identico a suo padre: stessa somiglianza con Erika, stessi ciuffi biondi e sbarazzini a ricadere su occhi cerulei. Aveva posato una mano forte sulla spalla della donna: ยซCosรฌ la confondi, dovremmo spiegarle tuttoยป aveva detto.

Avevano parlato.

Ciรฒ che stavano inseguendo, sin dalla sua nascita, era una vita diversa, ma diversa perchรฉ non vita quanto esistenza, immortalitร .
Li aveva cacciati quella notte, dalla sua vita, dai suoi pensieri, ricordando il tormento che non aveva avuto reale causa.
Come gli incubi che aveva da bambina, tuttavia, loro continuavano a tornare, imperterriti.

L'avevano coinvolta, usata, manipolata, fatta infiltrare fra le file nemiche, convinta che il nero fosse bianco e loro fossero i cattivi.
Poi aveva incontrato Nate... e Rose.

La ragazza con i suoi sorrisi perlacei, le azioni goffe, le espressioni imbarazzate e il fruscio dei suoi capelli ramati, le aveva ricordato l'ingenuitร , l'innocenza. Una vita di affetto incondizionato, la gentilezza, refuso di una cieca fiducia.

Rose era tutto ciรฒ che Erika avrebbe voluto essere: una pura luce bianca, che senza accorgersene, illuminava la lunga via lastricata di giornate che era la vita.
Rose non vedeva il baratro, lei vi saltava sopra, con un passo, il crepaccio ridotto ad un insignificante fessura.

Rose era, perรฒ, forte in quella che sarebbe potuta sembrare una fragilitร . Leale, incrollabile, instancabile, dolce e appassionata, ma non sciocca, zuccherosa o imprudente, un'amica preziosa.

Rose era equilibrio.

Erika aveva bisogno di equilibrio.

Perciรฒ aveva chiamato Sebastian. Perciรฒ le aveva salvato la vita, anche se dopo averla attirata verso il pericolo. Non voleva crollare di nuovo, perdersi in quella strada, divenuta buia.

Sebastian era, invece, un enigma.
Le apparenze di una bestia, il cuore di un angelo caduto, rimasto accecato dalla purezza di un'umana.
Ma, seppur caduto, sapeva rialzarsi. Non si riteneva degno, ma lui era salvezza.
Un'ancora, di quelle che Erika non aveva mai avuto, finchรฉ non aveva incrociato il suo sguardo con quello di Nate.

Perciรฒ in quel momento si stava dirigendo verso Rose e Sebastian.
Perchรฉ lei voleva l'equilibrio, voleva la salvezza, voleva l'appiglio, in un mondo che, ora aveva capito, non era fatto solo di spettri.

ยซPosso parlarvi?ยป.

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