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Alis

Giovedì

Avevo promesso a Nathan di guardare un film insieme subito dopo scuola. Successivamente mi sarei vista con Matthew. Nate lo sapeva, ma non aveva detto nulla. Da quando avevano ripreso a parlare, il loro rapporto iniziava a migliorare a poco a poco o almeno era quello che sembrava.

Camminai per il corridoio alla ricerca di Ashley. Vidi Justin che si stava appena allontanando da Jessica e venne in mia direzione, cosi feci lo stesso. Non avevamo più parlato da quando avevo saputo la verità anche se in realtà era una verità che pressapoco conoscevo già. Stampai un mezzo sorriso per fargli capire che non ero arrabbiata, avevo deciso di non portare rancore a nessuno e volevo recuperare i rapporti.

"Come va?" chiese.

"Ora bene, grazie" risposi. E per rompere quell'aria fredda cercai di proporre di prendere qualcosa insieme alle macchinette.

"Volevo proprio andare a prendere un caffé, non ho dormito per niente" confessò esausto iniziando a camminare.

"Come mai?"

"Sono un po' preoccupato per Jessica, non capisco se vuole trasferirsi o meno... sembra poco convinta della decisione di rimanere. Questo mi porta a essere dubbioso e siamo sempre più distanti..." ammise sconfitto.

"Prova a invitarla a cena e riprendi l'atmosfera di prima qualunque essa fosse stata, sembrate carini insieme. Mi piacerebbe vederci più da vicino" dissi.

"Vieni anche tu, alla cena. Jessica non potrà rifiutare" pensò.

"No no, non è una buona idea. Sarei di troppo."

"Non sei mai di troppo. Ma forse non ti sentiresti a tuo agio... invita qualcuno, cosi saremo in quattro!"

"Ci penserò" e ci riflettei veramente.

"Facciamo questa sera? Prima è, meglio è" disse ancora.

"Questa sera?" Era presto, così proposi di ripensarci in un secondo momento e accettò.

Arrivati alle macchinette, lui prese il suo caffé e io un tè caldo per riscaldarmi. Poi decidemmo insieme di cercare Ashley e la trovammo in classe con Michael. Ci videro stupiti, ma era chiaro che Ashley fosse contenta del nostro arrivo. Si salutarono con voci basse, sapevano che ci sarebbe voluto un po' di tempo per riprendere il rapporto.

Quando Justin ed Ashley iniziarono a parlare sempre più animatamente, Michael ne approfittò per chiedere come ci fossimo avvicinati.

"In corridoio, mi ha vista e abbiamo deciso di raggiungervi insieme" spiegai.

"La sua missione è finita quindi ormai può riprendersi le amicizie" disse.

"Sì, ma non avrebbe dovuto farlo. E se non avessimo voluto più rivolgergli parola?"

Fece spallucce. "Già, avrebbe potuto perderci molto. Ma almeno Ashley è felice ora e il nostro unico argomento non sarà Justin!"

Risi, al che attirai l'attenzione e mi chiesero il motivo di tanta gioia. "Nulla, mi è venuto in mente un episodio passato" mentii guardando Mike divertita.

Justin ci guardò confuso, poi decise di andare a cercare Jessica. Prima di andare, sussurrò: "Fammi sapere per questa sera. Nel frattempo prenoto."

Appena uscì, Ashley domandò chi avrei portato in Francia.

"Non ho ancora deciso" risposi.

"Come? Non porterai Matthew?"

"Non lo so."

"Come fai a non saperlo, chi altro dovrebbe venire con te?"

"Nathan... oppure Mila, o Lena!" pensai, sarebbero state delle opzioni, se solo le conoscessi di più.

"Pff", fece una smorfia, "Mila, Lena, stai scherzando? Andiamo Mike, diglielo anche tu, è Matthew che deve venire con te."

"Vedremo" e chiusi il discorso. Poco dopo tornai anche io in classe e incontrai Nate solo all'uscita. Saremmo dovuti andare a casa sua insieme a piedi.

"A scuola non ci siamo proprio visti, cos'hai fatto?" chiese.

"Ho parlato con Justin, mi ha invitata a cena con Jessica. Pare che si siano allontanati e vuole riprendere il rapporto. Poi ho raggiunto Ash e Mike."

"Justin e Jessica sono ancora all'inizio, devono capire com'è il loro rapporto."

"Tu invece cos'hai fatto?" domandai.

"Niente, ho girato per i corridoi" disse "e ho chiamato Lena."

"Mia cugina voleva incontrarla" ricordai. "Pensi che posso portarla a casa dei Kings?"

"Penso che nessuno ti dirà di non farlo", sorrise.

Matthew mi avrebbe sicuramente dato il consenso e lo stesso valeva per Aron. Per Dan invece non ero certa, era imprevedibile, e a Lucas e Thomas non aveva molto senso chiedere.

Arrivati a casa, Nate accese le luci e alzò ad una ad una le serrande. Mi fece cenno di accomodarmi, ma decisi di aiutarlo per fare più veloce. Poi preparò qualcosa da mangiare e nel mentre cercai un film da guardare. Misi in pausa appena lo trovai e aspettai che lui arrivasse dalla cucina. Si accomodò e feci partire.

"Spero che tu non abbia scelto un film romantico o strappalacrime, mi rifiuto di guardarlo" sussurrò prima di iniziare a mangiare.

Ero stata attenta alla scelta e avevo optato per il genere d'avventura. Quello andava sempre bene in qualsiasi occasione. Non avevo perso tempo con la visione del trailer, avevo semplicemente letto la trama e pigiato il tasto play. Sapevo che se avessi cercato altre opzioni, avrei solo perso tempo.

A cinque minuti dal finale, suonò il mio telefono. Avevo dimenticato del volume alto, così mi spaventai e solo dopo qualche secondo afferrai il telefono per rispondere.

"Sì?" Matthew chiese dove fossi. "Sono con Nathan." Poi spiegò che voleva venirmi a prendere e dissi di passare dopo mezz'ora, tempo di finire i minuti rimanenti e di parlare un altro po' con Nate, non potevo andare via subito. "D'accordo", rispose, "aspettami lì" e attaccò.

"Certo che Matthew non riesce ad aspettare nemmeno un secondo quando si tratta di Alis Carter" commentò Nate.

Lo guardai male, poi sussurrai: "Chissà cos'ha in mente."

[...]

"Hai deciso cosa faremo?" chiesi entrando in casa.

Appoggiò le chiavi sopra a un mobiletto e disse: "Certo, vieni."

Ci spostammo in salotto, speravo che Matt non avesse pensato di guardare un altro film o mi sarei sicuramente addormentata. Accese la tv e cercai di abituarmi a quell'idea. "Che film stai cercando?"

"Film?" ripeté confuso. "Canteremo."

"Canteremo?", in quel momento fui io a essere confusa.

"Karaoke", indicò lo schermo della tv. Aprì uno scaffale e tirò fuori due microfoni. "Ecco, tieni. Era da tempo che non li usavo, ma ricordavo ancora dove li avevo messi."

Sorrisi e ne presi uno. "Devo accenderlo?"

"Come vuoi. Io lo tengo spento, serve solo per non usare il telecomando."

Sorrisi di nuovo. "Va bene."

Fece partire la prima canzone e sullo schermo apparì il testo. La conoscevo, ma rimasi in silenzio imbarazzata. Matthew iniziò subito a cantare, prese il mio microfono e avvicinò il suo alle mie labbra, ma non aprii bocca. Lo riportò vicino a lui, cantò un pezzo e ritentò, ma sorrisi senza cantare.

"Facciamo così" disse prendendo il telecomando. "Se alzo il volume, la tua voce non si sentirà, quindi puoi cantare."

Alzò il volume al massimo. Cercai di farglielo abbassare, ma non riuscivo a sentire la mia stessa voce, non riuscivo nemmeno a capire se stessi realmente parlando. Matthew continuava a cantare, lasciai perdere il volume e lo feci anch'io, cantai prima a voce bassa, poi sempre più alta. Cantare mi faceva sentire bene, ero allegra e spensierata. Non dovevo badare nemmeno al tono alto, perché nessuno poteva sentirmi. Matt continuò ad avvicinare il microfono a me e poi a sé a turno fino a ridarmi l'altro microfono e cantare all'unisono. Dal restare di fronte allo schermo, iniziammo a girare per la casa ballando e cantando, ci guardavamo e sembrava di essere in un film. Non lo stavamo guardando, ma pareva di viverlo. Mi fece cenno di togliere le scarpe e salì sul divano porgendomi la mano per far salire anche me; iniziò a saltare senza lasciarmi.

I miei occhi brillavano, riassumevano le emozioni che provavo, le mostravano, cercavano di diffonderle, ma le mie emozioni rimanevano lì, solo io potevo esprimerle. Feci ciò che non avrei mai immaginato, senza pensarci troppo, a che serviva? Credevo servisse tempo, ma mi sembrava il momento giusto. Mi sentivo viva, dopo anni, grazie a Matt era rinata la mia anima che si era nascosta con le sue ferite e non voleva essere curata. Lui l'aveva trovata e distratta facendola uscire da quel posto buio. Mi fermai, bloccai i piedi sul posto e ogni movimento di colpo fu rallentato. Lo guardai come incantata e colsi l'attimo in cui si girò verso di me per baciarlo, non gli lasciai nemmeno il tempo di accorgersi del mio stato di immobilità. Mi sentivo persa e al sicuro nello stesso momento.

Si allontanò per primo. Il sorriso che avevo stampato iniziò a sbiadire alla vista del suo volto. Io stessa non mi ero aspettata una tale mossa da ma, ma non me n'ero pentita. Mentre lui era sconvolto, sorpreso, pareva addirittura infastidito e arrabbiato. Stentavo a crederci, cercai di convincermi che era solo una mia impressione. Anche se per essere una semplice impressione, erano troppi i segnali a farmi intendere il contrario. Nessuna parola, nessun sorriso.

Se prima i miei organi ballavano e cantavano, in quell'istante furono congelati, pronti per spezzarsi come il vetro. La sua reazione confermava i miei vecchi pensieri, quelli che ormai avevo cancellato, convinta di essermi sbagliata. E invece avevo ragione, non avrei dovuto fidarmi. Le sue bugie avevano continuato ad alimentare la mia ingenuità. Una nuova emozione iniziò a farsi spazio: la rabbia.

Partì una canzone triste che non fece altro che innervosirmi. Irritata presi il telecomando, spensi completamente la televisione e me ne andai con le scarpe in mano, le avrei indossate una volta fuori, era l'ultima delle mie preoccupazioni.

"Alis" tentò di fermarmi poco prima che sbattessi la porta di casa ricostruendo di nuovo un muro intorno al mio cuore.

"Tu e le tue stupide canzoni," borbottai, "qual è il senso? Perché vuoi farmi credere a fantasie?"

Quando fui abbastanza lontana mi sedetti. Dovevo smettere di fidarmi di lui. Sì, avrei smesso di farlo. Nella mia vita non c'era spazio per delusioni. "Da oggi non esisti più per me Matthew Morris" mormorai per poi scoppiare in un pianto liberatorio.

Venerdì

Lo sguardo dispiaciuto e rammaricato mi scrutava da lontano. I suoi occhi chiedevano perdono gridando, un urlo sordo. Il suo corpo aveva paura di sbagliare ancora, rimaneva fermo per evitare ogni possibile errore. La mia immaginazione amava creare illusioni, ma ormai non credevo più nemmeno ai miei sentimenti, come potevo fidarmi dei pensieri? Mente e cuore erano entrambi grandi bugiardi.

Lo vidi sbattere le palpebre nel momento esatto in cui Dan mi raggiunse. Non poté chiedere come stessi che subito lo circondai con le braccia e pregai di non far scendere alcuna lacrima sul mio viso. Quell'abbraccio avrebbe dovuto aiutarmi, ne avevo bisogno. Inspirai ed espirai lentamente un paio di volte prima di essere stretta a mia volta. Fui sorpresa dal gesto, ma mi aiutò a trattenere le lacrime.

"Sai, volevo dei consigli su come comportarmi con Mila, ma forse servono più a te" disse smorzando la situazione. Un ultimo sospiro e mi staccai. Sapeva cosa fosse successo, ma voleva distrarmi.

"Ne ho ancora qualcuno da parte" replicai cercando di sorridere. Suonò la campanella e con un ultimo abbraccio gli promisi che avremmo parlato dopo.

Venire a scuola sembrava una buona idea, credevo veramente che la mia attenzione sarebbe stata rivolta solo a questa, ma era l'ultimo dei miei pensieri. La mente era la mia eppure non potevo comandarla. Aspettai con ansia di parlare con Dan, di lui in qualche modo riuscivo ancora a fidarmi. I minuti sembravano infiniti, solo quando smisi di guardare l'orologio passarono più in fretta.

Aspettammo che tutti uscissero e poi disse: "Vai, ho proprio bisogno dei tuoi consigli."

Sapevo che era solo un modo per nascondere un suo lato, quello gentile. L'argomento sarebbe sfociato su Matthew dopo qualche minuto, quella dei consigli era una giustificazione. Parlare di lui poteva farmi stare bene, nonostante sembrasse un'idea assurda, ma avevo bisogno di capire, di sentire la versione di Dan. Avevo bisogno di non sentirmi stupida.

"L'hai più vista?" Mi riferivo a Mila.

"Certo che l'ho vista" rispose ovvio e quasi offeso, mi fece spuntare un sorriso. Alla fine la conversazione gli sarebbe giovata.

"Cosa le hai detto?"

"L'ho guardata ma non ho parlato con lei."

"Non pensi che dovresti farlo?"

"Non sono abituato a pensare" rispose come se quella parola fosse sconosciuta.

"Okey... Allora ascolta cosa devi fare" iniziai. "Devi... devi creare dei momenti, qualcosa che a lei rimanga impresso nella mente e non smetta di pensarci. Avvicinati, trova delle scuse, parlale, scherza con lei, continua a essere te stesso. Non impegnarti a trovare le parole giuste da dire o i gesti adatti alla situazione, quelli verranno da soli. Tutto ciò che devi fare è non limitarti, non frenarti. Lei lo fa spesso, tu non farlo o questo non vi porterà da nessuna parte. Cerca di farla parlare, di togliere quei suoi limiti. Prima o poi il momento perfetto si creerà senza che tu te ne accorga."

"E se non si crea?" provò a chiedere, non sembrava di aver capito del tutto cosa intendevo.

"Si creano sempre dei momenti, forse non saranno speciali, ma resteranno un ricordo. E potrai dire di averci provato."

Restò in silenzio. Ascoltava quelle parole per la prima volta e non sembrava che fosse abituato a sentirle. Difatti cambiò argomento indirizzandolo al suo amico. "Ti sei ispirata a Matt per darmi consigli?"

Preferii non rispondere, entrambi conoscevamo la risposta. Continuò dicendo: "Sicuramente se mi baciasse, non mi ritirerei."

Lo guardai rimanendo immobile. Sapevo che non intendeva ferirmi, ma il ricordo di quel momento era ancora vivido. "Scusa, non volevo."

Forzai un mezzo sorriso, "Lo so."

"Okey, ho un'idea" sbottò con un'energia più positiva.

"Quale?" chiesi curiosa.

"Questa sera ti vengo a prendere."

"Cosa?"

"Sì, hai capito bene. Per spiegarti una cosa, ho bisogno di mostrartelo."

"La sera?"

"Sì, fidati di me." Era lì con me a parlare, mi fidavo. "Andremo a casa dei Kings, non ci sarà nessun altro. Almeno credo."

"Va bene, a una condizione: mia cugina verrà con noi."

"Cosa? No. Ne ho già abbastanza delle condizioni a matematica!" si lamentò.

"Non so di quali condizioni parli ma mia cugina viene, deve incontrare Lena, erano migliori amiche un tempo. Gliel'ho promesso!" lo implorai.

"Fai come vuoi" disse infine per non darmi pienamente il consenso. Non amava prendersi tutta la responsabilità.

Sorrisi, lo abbracciai e lo ringraziai con un sussurro. Mi venne in mente l'invito di Justin a cena, decisi di inviargli un messaggio spiegando che avevo impegni.

"Vengo alle nove, dovete essere pronte" mi avvertì e uscì dalla classe.

"Dove vai?", alzai la voce per farmi sentire, ma non rispose.

Così la sera Ashley venne a casa mia per aspettare Dan. Non sapevamo a che ora saremmo tornate, quindi decidemmo di andare a dormire da Ash sempre se non ci fossero stati cambi di programmi.

Diedi un bacio a nonna e mi fiondai fuori, la curiosità mi divorava, mentre Ashley tremava dalla tensione. Aspettava da tempo di rivedere Lena, aveva passato giorni duri alla sua scomparsa e sapere che fosse viva l'aveva resa felice come una volta. Quel pensiero non l'aveva mai abbandonata; aveva smesso di piangere spesso, ma il pensiero restava sempre.

La macchina scura si confondeva con il cielo. Alzai il capo intravedendo qualche punto di luce prima di entrare nei sedili posteriori accanto a mia cugina. Nessuno fiatò, era chiaro che avevamo tutti emozioni diverse. Quando arrivammo, abbracciai mia cugina per rassicurarla e darle forza, era agitata. Andammo tutti verso la casa, Lena uscì spaventata per controllare chi fosse e si bloccò alla vista di Ashley. Restarono paralizzate per qualche secondo poi corsero l'una verso l'altra. I brividi scivolarono lungo il mio braccio, sembrava una scena così irrealistica. Era notte, il vento soffiava sui miei capelli e due amiche si abbracciavano dopo un anno. Appoggiai la testa sulla spalla di Dan ammirando quel momento, lui girò la testa sorpreso.

"È uno di quei momenti di cui parlavi?" chiese con un filo di voce che rendeva irriconoscibile il timbro.

"Già. Semplice, improvviso, indimenticabile..."

Le lasciammo sole; Dan mi trascinò all'interno, poi verso delle scale fino ad arrivare al tetto. C'era un posto apposito dove poter ammirare il cielo. Non capivo come portarmi lì potesse servirgli, aspettai impaziente. Mi chiedevo se sapesse nei dettagli cosa fosse successo, credevo di sì, ma allora perché tentava di difenderlo? Cos'altro dovevo sapere?

"Guarda lì", indicò una delle costellazioni più conosciute, "il Grande Carro. Tempo fa Matthew mi invitò a guardarla a lungo e poi iniziò a parlare. L'Orsa Maggiore è la stella più luminosa, cosa sarebbe il Grande Carro senza quella? Non sarebbe la stessa costellazione, forse nessuno la riconoscerebbe. E io non mi sento lo stesso senza Joan, disse con un'aria vuota. Pochi giorni fa invece le sue parole furono queste: Penso di aver ritrovato la mia stella, ma ho paura di spegnerla."

"Cosa significa tutto questo?" Come poteva spegnere quella stella di cui parlava?

"Da quando non c'è suo fratello, lui stesso si è spento. Finge di stare bene, ma combatte con questo pensiero che lo tortura. Il suo umore si altera, lui a volte nemmeno se ne accorge. Si arrabbia, se la prende per ragioni futili, si ammutolisce oppure sente che rovinerà tutto prima o poi e questo lo porta ad avere reazioni incoerenti."

Ci pensai un attimo. "Ti riferisci a ieri?"

"Sì... quando mi raccontava l'episodio era così triste e non capiva nemmeno perché si era comportato così. Quando sei arrivata, era cambiato, era più tranquillo, ma ora che il pensiero di Joan è tornato, è tornato anche questa versione di Matt. Dobbiamo aiutarlo e stargli vicino, cosa ne pensi?"

"Mi sono fidata due volte, posso tentare, ma non prometto di restare paziente."

"La decisione è tua," concluse, "ma ti avverto che sarà un po' distante. Ha paura di sbagliare di nuovo."

Sospirai pronta ad aspettarmi di tutto. Restammo lì qualche minuto in più senza continuare il discorso, non era necessario e preferivo non pensarci. Tornammo in salotto, Lena e Ashley stavano parlando entusiaste e vogliose di non smettere. In fondo avevano molto da raccontarsi. Ashley non perse tempo per ricordarle di Michael e rivelare che era diventato il suo fidanzato. Lena era più felice che sorpresa, mi chiedevo come fosse stata la loro amicizia; dopo un anno sembrava ancora molto forte e sincera. Io e Dan restammo dietro la porta per lasciarle qualche minuto in più da sole. Non sembrava molto convinto di questa decisione, ma accettò per non darmi un dispiacere limitandosi a rimanere con il broncio.

Riuscivo a sentire le loro voci. "E tu? In tutto questo tempo non ti sei innamorata di nessuno?" chiese Ashley ingenuamente. Mi sporsi leggermente e potei notare la sua espressione pentita appena si ricordò che l'amore l'aveva portata in quella situazione. Per chiudere l'argomento, si scusò.

"No, non preoccuparti", Lena sorrise. "In realtà qualcuno c'è. Aron."

Inaspettatamente Dan tossì, la saliva gli andò di traverso e dalla vicinanza non fui l'unica a sentirlo.

"Stavate origliando?" domandò Ashley alzando un sopracciglio.

"Cosa? No," dissi subito, "volevamo lasciarvi parlare da sole"

"Sì, ma nel frattempo abbiamo ascoltato" replicò Dan sfrontatamente facendo calare un silenzio imbarazzante che fu lui a rompere poco dopo con un'affermazione che suonava quasi come una domanda: "Quindi ti piace Aron."

"Sì" ammise lei sospirando.

Ci guardammo tutti a turno finché Ashley affermò: "Beh? Qual è il problema? L'amore porta felicità, risolve i problemi..."

L'amore portava felicità e poi un turbine di problemi, o almeno questo era accaduto a me.

Dan guardava Ashley come se stesse parlando in un'altra lingua, era chiaro che quell'argomento non lo metteva a suo agio, ma in fondo lo capivo, anche io avevo difficoltà in quel campo. Per bloccare il discorso di mia cugina, tornò su quello precedente, riguardante Lena e Aron.

"Nathan lo sa?" chiese particolarmente interessato. Lena scosse la testa: "Non dirlo a nessuno."

"Racconta i dettagli, voglio sapere il come e il quando" esclamò Ashley. Dan si ammutolì e Lena iniziò a spiegare meglio.

Dan sapeva com'erano andate le cose. Aron aveva protetto Lena, l'aveva difesa. Dalla rabbia aveva affrontato Tyler finendo in ospedale. Dan lo sapeva, lo sapeva bene, non era una novità. L'amore, forse era quello a fargli un certo effetto. Delle sue domande non aveva dato molta attenzione alle risposte, era perso nei suoi pensieri.

ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂

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E io che volevo concludere la storia entro la fine di agosto :)

Questo capitolo non mi convince proprio, ho perso interesse per la storia. Un po' perché è la prima, un po' perché è passato tanto tempo dalla volta in cui ho iniziato a scriverlo. Ma comunque, lo concluderò e spero vivamente il prima possibile!

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