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Alis

Sabato

Un fastidioso filtro di luce penetrò nella stanza...
Mi rigirai negli angoli del letto.

Un momento.
Quale stanza?
E quale letto?

Mi svegliai di scatto scombussolata e spalancai gli occhi quando osservai titubante la stanza nella quale mi trovavo.

Pensai a fondo cercando di riportare in luce gli avvenimenti del giorno precedente. Mi venne in mente la sagoma e iniziai ad aver timore.
Pensai al peggio.

Mi alzai dal materasso comodo, ma allo stesso tempo sconosciuto.

Cercai di tranquillizzarmi alludendo al fatto che la camera poteva essere della casa di Ashley. Il cuore mi batteva comunque velocemente senza mai fermarsi.

Mi accorsi di indossare ancora il vestito, così aprii l'armadio accanto al letto con mano tremante, pensando che mia cugina avesse lasciato qualche meglietta che non metteva più.

Una volta spalancate le ante in legno, mi ritrovai una pila di abiti.
Abiti maschili.

Pantaloni scuri, magliette a tinta unita...

Mi assalì il panico.
Doveva esserci una spiegazione, pensai.

Ma nonostante cercavo di darmi delle risposte, la paura non faceva altro che offuscarmi la mente senza lasciarmi tempo di pensare lucidamente.

Volevo solo uscire dalla camera, ma avevo anche bisogno di cambiarmi.
M feci coraggio e scelsi una maglietta tra le tante, in apparenza la più lunga e ampia.

Sfilai l'abito velocemente e indossai la maglietta completamente nera con un taschino.
Mi arrivava al ginocchio, quindi risparmiai la ricerca dei pantaloni.

Piegai il vestito nero e lo appoggiai sul comodino per poi uscire definitivamente.

Il corridoio non l'avevo mai visto prima, lo osservai per un lungo tempo.
Il mio sguardo venne interrotto da una voce.

"Ma buongiorno... Che sorpresa. La più bella sorpresa che io abbia mai ricevuto." Esclamò malizioso Dan squadrandomi da capo a piedi. Sobbalzai quando me lo ritrovai di fronte all'improvviso.

Non avevo mai conosciuto un essere così sfrontato. A dirla tutta, non avevo mai voluto conoscere nessuno.

"Mi dispiace per te, ma no. Non so come ci sia arrivata qui e come ci sia rimasta!"

Ridacchiò impacciato.

"Ryan si sarà divertito..." Continuò a prendermi in giro. "La prossima volta è il mio turno."

"Cosa? No." Ribattei schifata trattenendo la voglia di colpirlo dritto in faccia.

"Non sono poi così male." Scosse la testa divertito, poi chiamò a gran voce Ryan che venne dopo pochi secondi.

Restò in silenzio quando mi vide.

"Buongiorno. Dormito bene?" Chiese gentilmente e annuii.

"Vi lascio da soli piccioncini. " Si intromise Dan con un accenno di disgusto e si allontanò da noi ritornando nella sua stanza.

"Vedo che hai preso una mia maglietta." Ridacchiò Ryan e diventai rossa in viso.

"Si scusami. Volevo cambiarmi." Cercai di dare spiegazioni totalmente a disagio.

"Non importa." Mi rassicurò. "Scendi a fare colazione?"

Annuii di nuovo e scendemmo le scale.

"Perché ho domito qua stanotte?" Domandai.

"Ieri ti eri addormentata, così ti ho preso in braccio e ti ho portata in camera mia. Justin non voleva, ma gli ho fatto notare che non potevamo svegliarti e neppure riportarti a casa!
Ashley si era ubriacata ed era tornata a casa con Michael, mentre Just ha preferito rimanere qui." Ridacchiò divertito. Quando rideva aveva il suono simile a suo fratello e la cosa mi incupii.

Bieber era seduto sul divano e si girò di scatto vedendomi.

"Alis, stai bene?"

"Si. Avevo mal di testa ieri ed ero stanca." Spiegai timidamente. Mi dispiaceva un pò di non aver partecipato alla festa, ma mi aspettavo che stessimo tutti fuori e che magari avessimo acceso anche qualche falò, un po' come nei film.

Sarebbe stato decisamente più divertente di una festa comune con adolescenti idioti che bevono solo per ubriacarsi.

"Scusa." Aggiunsi.

"Niente, mi sono solo preoccupato." Disse e mi sentii strana. Non mi capacitavo del fatto che si preoccupasse di me nonostante ci conoscessimo a malapena.

La mia pancia brontolò nell'esatto istante in cui era tornato il silenzio.

"Hai fame, eh?" Ridacchiò Ryan.

"Giusto un po'... un po' tanto."

Ci avvicinammo al tavolo deella cucina.

"Bevete caffè?" Ci chiese Ryan.

"No, ma ho una strana voglia ti berlo." Risposi.

"Tu sei strana." Mi prese in giro Justin.

"E tu sei Bieber." Ribattei.

"Mi stuzzichi eh, dormigliona?" Continuò lui con aria di sfida.

"Scusate, ma fate sempre così?" Si intromise Ryan non capendoci niente, intento ad accendere la macchinetta del caffè.

Io e Justin ci guardammo e rispondemmo in coro "Sì."

Ryan scosse la testa per poi chiedere a Justin se volesse anche lui il caffè.
Quest'ultimo annuì.

Mi misi ad osservare la cucina. Era molto moderna e pulita.
Pensai che si fossero per rimettere tutto in ordine, siccome il giorno prima era piena di bicchieri di plastica gettati sul pavimento ormai pieno di macchie.

Ryan tornò nel tavolo e appoggiò le due tazzine di caffe davanti a me e Justin, il suo cappuccino nel suo posto e lo zucchero in mezzo.

Poi prese i biscotti e delle brioche e le posizionò sempre al centro.

Presi il cucchiaino e versai nel caffè un'enorme quantità di zucchero, quattro cucchiaini.

"Fai prima a mangiarti lo zucchero." Commentò Dan entrando in cucina e sedendosi sulla sedia libera, purtroppo accanto alla mia.

"E tu fai prima a chiudere il becco!" Lo zittii mischiando il caffè.

Ryan ridacchiò ottenendosi un'occhiataccia da Dan.

"Chi è il più grande tra voi due?" Chiesi curiosa.

"Io. Abbiamo un anno di differenza." Chiarì Ryan.

"Allora tu e Justin avete la stessa età." Notai e annuirono entrambi non molto entusiasti.

Avvicinai la tazzina alle labbra e bevetti un sorso di caffè. Feci una faccia letteralmente schifata.

"Ci credo, hai messo due quintali di zucchero!" Commentò Dan soddisfatto.

Lasciai la tazzina da parte senza farmi prendere dalla voglia di lanciargliela sulla maglietta bianca e mi appropriai dei biscotti.
Dan allungò il braccio per prenderne uno, ma non glielo permisi.

"Hey, sono i miei biscotti." Disse arrabbiato.

"Ora sono i miei." Feci spallucce.

Il telefono di Justin vibrò.

"Alis, Ashley mi ha scritto un messaggio. Andiamo?"

"Va bene. Vado a cambiarmi." Lo avvertii e mi alzai dalla tavola pulendomi dalle briciole dei biscotti.
Anche Ryan lo fece seguendomi.

Raggiunsi la camera e chiusi la porta alle mie spalle, che fu riaperta subito dopo.

"Ryan."

"Se vuoi puoi tenerla. La maglietta intendo." Disse guardandomi.

"La lascio qui, non si sa mai. Magari mi serve per quando ci sarà un'altra festa." Ironizzai, perché sapevo che prima o poi mi sarei sentita a disagio.

"Come vuoi."

Non spostò il suo sguardo per un secondo.

"Posso cambiarmi?" Chiesi timidamente.

"Si, scusa." Rispose ed uscì finalmente.

Sfilai la maglietta con facilità e rimisi il vestito.
Ripensai a prima. Come mi osservava e come mi aveva dato il permesso di tenere la sua maglietta, ma scacciai il pensiero.

A Manhattan non avevo mai fatto amicizia così velocemente. Non che l'avessi mai fatta in verità.

Presi la borsetta dal comò ed uscì anch'io.

In soggiorno c'erano ancora tutti e tre e avevo i loro occhi puntati addosso.

"Andiamo?" Provai a distrarli.

Uscimmo dalla casa dopo aver salutato Dan e Ryan e salimmo in macchina.

Justin partì subito.

Per tutto il tragitto, rimanemmo in silenzio. Non avevamo niente da dirci... almeno in quel momento.
E, come ero solita fare, se non avevo niente per cui parlare, pensavo.

Per tutta la mia vita, vale a dire dai sette anni a quella parte, non avevo mai avuto niente da fare.
Nessuno con cui parlare, nessuno che mi facesse venire voglia di aprir bocca e non chiuderla più.
Nessuno.

E a tutti quei "nessuno" in giro, non davo colpe, perché la colpa era semplicemente mia. Ero consapevole del fatto che io non mi fossi mai lasciata coinvolgere da quello che noi tutti chiamiamo "mondo".

Non avevo mai cercato di utilizzare il telefono come distrazione e avevo lasciato sempre spazio ai pensieri.
Pensieri come questi, fino a poi decidere di chiudere per un attimo la mente.

Perché è come parlare e far conoscere a se stessi ciò che già sappiamo.

"Ancora mi chiedo perché tu non ti sia mai fidanzata..." Mi distraette Justin. Mi sembrò ovvio il fatto che anche lui stesse pensando; un po' la routine di tutte le persone.

Perché solo nella nostra testa, siamo sicuri che nessuno ci giudicherà, che nessuno ci dica se abbiamo ragione o meno.

"Che c'è di male? Abbiamo sempre bisogno di una persona accanto a noi? C'è chi sta benissimo da solo..." Mi tenei sulle difensive.

La realtà era che il "fidanzato" per me era un livello superiore, siccome non ero mai nemmeno arrivata ad avere degli amici.

"Io penso che tu non ti sia mai avvicinata agli altri. E qualcuno potrebbe aver pensato che eri la vip di turno e che loro erano gli sfigati..." espresse la sua opinione.

"Già. Pensi." Sottolineai l'ultima parola, come se fosse l'unica vera e propria colpa o almeno la mia.
Avrei sicuramente ottenuto molto di più parlando con gli altri, piuttosto che con me stessa.

"Si, penso. E credo anche che tu possa essere molto più felice di quanto lo sei ora. Gli amici possono darti quella possibilità. E magari anche un più di un amico." Continuò facendomi riflettere.

Una riflessione silenziosa, una di quelle che ti fa credere che tu stia riflettendo, ma in realtà c'è un'affermazione così vera che non c'è bisogno di pensarci su.

Forse aveva ragione...
Forse avrei dovuto farmi più amici...


ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂

▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀▄▀

Ho appena finito di scrivere questo capitolo. Sono contentissima di averlo finito.

Spero sia almeno un po' carino.
Perché non chiedo la perfezione...♡

Piccolo SPOILER del prossimo capitolo: inizia la scuola!

Magari piano piano la storia verrà a galla. Spero vivamente di trovare ispirazione il più possibile e continuare il più in fretta.
Per questo, se vi è piaciuto, lasciate nei commenti una vostra opinione sincera.

~ Lasciate un commento o una stellina se vi va 🌟

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