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Alis

Venerdì

Avrei dovuto sbrigarmi per la festa al mare siccome dovevo passare prima a casa di Ashley. Mi diressi verso la mia vecchia stanza dove c'erano ancora le valigie sul pavimento. A nonna non davano fastidio, anzi aveva detto che le faceva piacere vedermi scegliere gli abiti da indossare. Presi di fretta il vestito nero per quella sera e un paio di sandali. Dopodiché la salutai e la abbracciai dandole la buonanotte in anticipo, perché non avevo la minima idea di come sarebbe andata quella notte, da lei ricevetti invece diverse raccomandazioni seguite da un "divertiti" che mi allargò un grande sorriso sul volto. Sapevo che lo volesse veramente, che io mi divertissi.

Pensai al giorno prima in cui mi ero ritrovata a parlare con uno sconosciuto. Ero sempre stata fredda in precedenza, o meglio, dai sette anni in poi. Lo ero ancora in realtà, secondo me dipendeva dalle persone.
Era mamma a darmi la forza sempre, quell'appoggio materno. Jolene, il nome della donna che mi dava speranza in ogni momento. La stessa per la quale la persi.
Uscii dalla stanza salutandola con la mano silenziosamente. Diedi un bacio a nonno seduto sulla poltrona.

"Forse dormo da Ashley, quindi non preoccupatevi" lo informai.

"Va bene. Ma non essere troppo bella, okey?" scherzò. Nonostante la sua ironia, credeva fermamente a ciò che diceva.

"Non più di te nonno." Gli feci l'occhiolino e, prima di uscire, gli ricordai di informare papà che ero alla festa.

Sarebbe dovuto passare a prendermi Justin. Il giorno prima, in gelateria, mi aveva dato il suo numero. Non volevo dargli il mio, tanto per sfidarlo, ma avrei fatto brutta figura, così avevo lasciato perdere. Guardai il display del telefono per controllare notifiche di nuovi messaggi. Subito dopo, sentii il rombo di un motore. Mi avvicinai all'auto nera in questione ed entrai.

"Ciao Bieber" lo salutai.

"Ciao bionda."

"Bionda? Da quando?" chiesi stranita.

"Da quando hai i capelli biondi" rispose fin troppo presto e significava che aveva risposto senza pensare, iniziammo così a ridere per la cavolata uscita dalla sua bocca.

"Pronta per la festa?" cambiò argomento.

In verità non vedevo l'ora. La spiaggia di notte mi era mancata un sacco. Non sapevo dove fosse quella spiaggia, ma mi mancava vederla nel suo compleasso. Ci ero andata a sei anni per ben una settimana. E ogni singolo giorno, andavamo la sera, dal tramonto in poi, a stare sulle sdraglie e ascoltare le onde del mare. Era rilassante, era semplicemente magnifico. Amavo quei momenti magici, ma da lì in poi non ci ero più andata spesso, anzi non ci tornai mai e la ragione era più che ovvia.

"Sì."

"Ti divertirai. Ci sarà molta gente e conoscerai qualcuno, così a scuola non sarai molto a disagio" mi rassicurò.

"Se lo dice Bieber..." lo provocai. Adoravo farlo da... dal giorno prima in realtà! Ancora non era molto che lo conoscevo e quello mi faceva riflettere, bastava poco tempo per fare una conoscenza. Non restava che scoprire dove avrebbe portato.

"Guarda che ancora non mi hai detto il tuo cognome!" Non si girò dalla mia parte, concentrato sulla strada.

"Alis Carter."

"Okey Alis Alis Carter, ora so il tuo cognome" ridacchiò, lo guardai strano, perché non riuscivo a capire cosa ci fosse di divertente.

"Ti ho chiesto il cognome e tu mi hai detto Alis Carter, così ti ho chiamata Alis Alis Carter" spiegò sospirando. Capii dopo cinque minuti buoni.

"Aaah" esclamai interrompendo il lungo silenzio.

"Biii..." continuò lui come se fosse una sorta di gioco di lettere. L'avevo conosciuto da piccola per caso, ascoltando dei compagni di classe davanti a me durante la lezione che ripetevano le lettere dell'alfabeto continuamente.

La strada mi mise un certo timore e non capivo il perché. Non le avrei volute vedere in quel momento, sicuramente non battevano la precisione delle vie di Mahnattan.

Ci fermammo e vidi davanti a noi una villa. Me la ricordavo a stento la casa di Ashley. La villa aveva un giardino enorme pieno di fiori che mi fece pensare a zia Shevon e il suo amore per il giardinaggio. Una passione che condivideva con mamma; Jolene e Shevon erano molto amichee condividevano spesso piccoli segreti e consigli dato il loro carattere solare e positivo.

Mi avvicinai al campanello e Justin mi seguì. Ashley aprì subito con un sorriso stampato in faccia senza lasciarmi tempo di suonare e ci fece cenno di entrare. L'entrava dava spazio al salotto.

"Tu aspettaci sul divano" lo raccomandò Ashley.

"Non posso venire con voi?" chiese Justin speranzoso.

"Dobbiamo vestirci!"

"Appunto" mormorò rassegnato sedendosi sul divano moderno della casa. Anche all'interno notai molti vasi di fiori.


Salimmo le scale e raggiungemmo la stanza di Ashley, anch'essa molto bella e in ordine. Appoggiai il vestito sul letto matrimoniale al centro. Anche lei aprì l'armadio ed estrasse un vestitino. Si accertò che la porta fosse chiusa a chiave per cambiarci, così infilai l'abito nero e mi guardai allo specchio accanto all'armadio.

"Ash, mi aiuti?" le chiesi riferendomi alla cerniera. Annuì e si avvicinò a me.

Scostai i capelli ondulati da un lato per facilitarle la chiusura, bastò un secondo. Lei non aveva avuto difficoltà, perché il suo vestito non aveva né bottoni né cerniere. Era lungo, blu scuro e molto leggero. Perfetto per la spiaggia di sera. All'inizio avevo pensato che avrebbe preso un abito bianco, ma alla fine anche lei aveva optato per colori scuri.

Si mise alle prese con il trucco, mentre io mi limitai ad indossare i miei sandali.

Una volta che Ashley ebbe finito, mi guardò.

"Hai fatto?"

"Sì" risposi.

"E i capelli?"

"Cosa hanno i capelli?"

"Devo assolutamente farti un'acconciatura... Niente trucco, sei bella anche al naturale."

"Come se tu ne avessi bisogno..." mormorai, riferendomi al trucco.

Si sistemò sopra il letto dietro di me e iniziò a farmi due piccole trecce francesi lasciando i capelli sciolti dietro.

"Perfetto" sussurò alla fine fiera.

Mi alzai e mi guardai allo specchio.
Mi piaceva. Io mi piacevo.

Era da tempo che non lo ammetevo, che odiavo guardarmi allo specchio, ma in quel momento... Ero come pietrificata a guardarmi.
Mancava solo che ripetessi la frase della regina Ravenna in Biancaneve.

"Non sprecare la vista, tienine un pò per la festa. Sai ci sono tante persone..." Mi fece l'occhiolino e, dopo essersi messa un paio di tacchi non molto alti, uscì dalla stanza in silenzio e io la seguii assicurandomi di aver preso il telefono.

Justin era ancora seduto sul divanetto ad osservare lo schermo del suo cellulare impietrito.

Ashley si girò silenziosamente verso di me e mise l'indice davanti alle sue labbra per incitarmi di fare silenzio.

Capii a stento i suoi piani, ma la ascoltai e feci come mi indicò.

Si avvicinò alle spalle di Justin.
A quel punto lei avrebbe dovuto urlare "buh" e lui spaventarsi, ma Justin si girò prima che Ashley potesse compiere qualsiasi mossa e urlò.
Lei si spaventò e fece un passo indietro cercando di riprendere fiato.

Io e Justin ci mettemmo a ridere, ma mia cugina non era affatto divertita.

"Come hai fatto? Sono venuta da dietro" chiese Ashley incredula.

"Eeh... Super poteri" si vantò lui.
Alzai gli occhi al cielo. Per quanto la scena poteva essere divertente, lui rimaneva il solito presuntuoso.

"Ho visto il riflesso dalla tv esattamente davanti a me" spiegò poi.

"Dai usciamo o faremo tardi" annunciò Ashley riprendendosi dallo spavento.

Una volta fuori casa, raggiungemmo la macchina di Justin.

"Ehy Alis, stai davanti questa volta" disse mia cugina. Come sempre, non compresi il motivo, ma mi sedetti comunque sul sedile anteriore e Justin partì.

"Dov'è la festa?" chiesi curiosa.

"Al mare" ridacchiò Bieber.

"Signor sotuttoio, la prossima volta devi dare per scontato che non parlo con te."

"Così mi ferisci..." fece l'offeso.
"Ma siccome sei carina, ti rispondo.
La festa è a casa di Dan. È solito organizzare feste a casa sua. Ha una villa enorme e i genitori non sono mai a casa. Quasi mai."

"Sono ricchi... Pensa l'eredità di Dan. Diventerà milionario!" commentò Ashley dietro palesemente esagerando con le parole.

"Tu Alis non ti sei mai fidanzata? " domandò Justin cambiando argomento, al che rimasi un attimo perplessa.

"Se l'asilo non conta... Allora no" risposi indifferente, ma Justin non lo era affatto. Formò una "O" enorme con la bocca, sorpreso.

"Beh... Se vuoi possiamo esserlo..." disse poi maliziosamente girandosi verso di me, ma lo guardai schifata.

"No, grazie." E sbuffò. Stava rallentando così pensai che fossimo quasi arrivati.

"È qui?" domandai osservando una grande villa affollata.

"Si."

Appena Justin parcheggiò la macchina, scendemmo. Mi sentivo un po' un pesce fuor d'acqua. Speravo mi passasse quella sensazione. Entrammo nell'abitazione.

"Alis, per ora stai vicina a noi, così gli altri non punteranno l'occhio su di te, perché sei nuova, ma poi sarai libera non preoccuparti" mi suggerì Ashley.

Justin, con gli occhi lucidi, mi circondò le spalle.

"Hey, non ha detto che devi starmi appiccicato!" puntualizzai e alzò entrambe le mani.

Una volta entrati, notai un sacco di persone che parlavano ad alta voce, altri che bevevano, altri seduti nei divani e molti altri ancora. Non ero abituata alle feste. La verità era che mi trovavo lì per una semplice ragione: il mare.

"Vi saluto" si allontanò Ashley, dopo aver adocchiato dei ragazzi e prima che io potessi implorarla di rimanere. Così rimasi sola con Bieber.

"Siamo solo io e te" mi guardò e roteai gli occhi. Sarà una lunga serata, pensai.

"Guarda che non devi farmi da guardia" gli ricordai.

"Una cosa del genere però, per i primi dieci minuti almeno." Un ragazzo venne verso di noi.


"Justin, nuova ragazza?" rise quello scrutandomi. Lo guardai di traverso.

"Ehm no. Cugina di Ash" chiarì fortunatamente.

Lo sconosciuto mi osservò attentamente, mettendomi nuovamente a disagio.

"Ah scusa" si grattò la nuca e si presentò: "Io sono Michael."

"Come Michael Jackson!" esclamai ottenendomi le occhiatacce di entrambi. Ero solita fare commenti sui nomi degli altri, sopprattutto se erano gli stessi di personaggi famosi. Veniva spontaneo, non era un modo per scherzare, anzi era quasi un'osservazione improvvisa.

"Io sono Alis Carter" sorrisi cercando di ritornare all'atmosfera precedente.

"Andiamo di là, voglio bere qualcosa. Ti ho aspettato per farlo" fece l'occhiolino Michael a Bieber.

Camminammo verso la cucina dove, sopra il tavolo, trovammo bicchieri diversi riempiti di liquidi altrettanto diversi.

Michael fece spallucce prima di prendere un bicchiere di plastica senza conoscerne il contenuto. Lo osservai inesperta.

Dopo aver bevuto tutto in un sorso e aver fatto una specie di smorfia, offrì un bicchiere simile a Justin che scosse la testa.

"Non bevi?" mi sorpresi pur non conoscendolo ancora del tutto.

"No" rispose indifferente.

"Tieni" mi porse così un bicchiere a me. Presi il bicchiere un po' in soggezione, non avevo mai bevuto prima di allora. A volte, avevo assaggiato la birra da piccolina, ma erano semplici goccioline rimaste nella lattina.
Non ero abituata a certe feste; tutti avevano diciassette anni o più, ma sembrava che solo io mi sentissi piccola.

Bevetti anche io tutto d'un sorso. Provai in tutti i modi di mantenere un espressione indifferente per evitare qualche figura.

"Guardate chi c'è... Chi avete portato alla festa? Non me la presentate?" Nella cucina entrò un ragazzo robusto e muscoloso; alto, capelli e occhi scuri e corpo abbronzato dal quale guizzavano diversi tatuaggi.

Mi accarezzò la guancia con il pollice, rabbrividii e mi scostai infastidita. Justin mi circondò le spalle come per proteggermi. Cercai nuovamente di spostarmi, ma raffozò la presa assumendo un carattere autoritario che non gli apparteneva, ma solo in mia difesa.

"Alis. La mia ragazza" rispose poi con tono duro.

"Calma, calma. Non te la rubo. Vado dagli altri" disse ridacchiando e facendomi l'occhiolino alla fine.

"Era Dan" mi informò Justin togliendo il suo braccio. Mi sentii finalmente più libera, ma ero arrabbiata e imbronciai il viso.

"Justin, se stai cercando di tenerla d'occhio, credo non basti dire che è la tua fidanzata" si intromise Michael, capendo le sue intenzioni. Io invece non capivo nulla.

"Ma tu che c'entri?" chiesi ancora arrabbiata.

"Sono il suo miglior amico, anche di Ashley" rispose tranquillamente.

Per un attimo calò il silenzio tra noi, mentre il rumore aumentò nelle altre stanze. Fecero partire la musica e si faceva fatica a sentire le voci.

"Cosa credi dovrei fare?" domandò Justin.

"Scusate. Io non ci sono? So badare a me stessa" mi permisi di dire, nonostante non sapessi quanto riuscissi realmente a farlo. Vidi che nessuno mi stava prendendo in considerazione.

"Fate cose da veramente fidanzati. Come prima, ma tu Alis non respingerti, quelli sono tipi determinati, non si fermano alla prima mossa" continuò Michael. Alzai gli occhi al cielo offesa e infastidita.

"Non ci penso nemmeno" affermai.

"Come vuoi" replicò e si allontanò.

"Usciamo? Ho bisogno di un po' di aria" chiesi e silenziosi ci precipitammo all'esterno.

Il vento soffiava leggero ed era piacevole. Non mi ero accorta del caldo che sentivo dentro alla casa.

"Meglio?"

Annuii godendomi il fresco alzando il mento come una bambina. Ci sedemmo su delle sedie sistemate nella sabbia e restammo in silenzio. Notai che girava il capo spesso verso la festa.

"Entra se vuoi."

"Eh?"

"Vai dentro. Non devi per forza badare a me" dissi comprensiva, in fondo era venuto per divertirsi.

"No, fa niente" farfugliò.

"Voglio andare in riva al mare. È lontano da qui, non ci sarà nessuno. Sarò al sicuro" insistetti e sembrava di averlo convinto almeno poco.

"Va bene. Starò vicino alla porta così potro costantemente controllarti. Fatti vedere" mi raccomandò ridacchiando. Mi abbraccia, al che mi sorpresi, ma non lo diedi a vedere. Ci allontanammo piano piano l'uno dall'altro.

Camminai sulla sabbia delicata e leggera. Mi era mancata molto la calma del mare... Il senso di libertà che emetteva.

Mi avvicinai sempre di più all'acqua e decisi di togliermi i sandali. Li lasciai sulla sabbia, mentre continuavo a camminare lentamente.

Le onde erano così rilassanti accompagnate da quel venticello, che la mia mente si riempì di ricordi.

Mia mamma mi raccontava sempre delle storie la sera, quando era tardi e non riuscivo a dormire. Mi sdraiavo sulla sdraio e lei raccontava accanto a me.

Raccontava almeno tre fiabe a notte, prima che mio padre mi prendesse in braccio e mi portasse all'hotel dove dormivamo.

Delle lacrime si fecero spazio sul mio viso, mischiandosi al mal di testa che creava confusione ai pensieri. Non sapevo se di gioia o di tristezza. O ancora, di mancanza...

"Hey..." sentii qualcuno alle mie spalle, una voce sconosciuta...
Mi voltai e la sua voce confermò il suo essere sconosciuto. Era un ragazzo simile a Dan. La voce era più dolce, ma l'aspetto era più intimidatorio di quello di Dan.

"Non ti conosco" sbottai come se la cosa non fosse ovvia. Ridacchiò un attimo, ma io restai seria a guardarlo.

"Lo so che non ci conosciamo. Ho detto semplicemente "hey". Si cominciano così le conoscenze, no?" disse allegro, ma non io ero solo confusa.

"Uhm... No" risposi sicura e ridacchiò di nuovo. Almeno aveva un bel sorriso. Si mise accanto a me e osservò il mare, che si schiariva con il colore scuro del cielo.

"Bello qui, vero?" chiese serio e con tono profondo. Mi sembrava di avere un complice affianco a me. Mi limitai ad annuire. Forse aveva altro da dire e in effetti...

"Sono sempre venuto qui da piccolo. In fondo è casa mia, ma mi sentivo più al sicuro qui che dentro...
Il mare è così bello la sera." Mmh, frase già sentita.

Bloccai il mio sguardo nel suo stesso punto. Stava fissando il vuoto, un punto incerto.

"Già" affermai.

"Pensavo fossi silenziosa" ridacchiò nuovamente e, stranamente, non mi stufai delle sue risate. Anzi, erano sempre più piacevoli.

"No, chiamasi Alis" scherzai e capì l'ironia al volo.

"Io, chiamasi Ryan" copiò e sorrisi. Non capii il motivo per cui lo avevo fatto, ma sorrisi.

"Bene Ryan. Così tu vivi qui?" domandai senza vergognarmi. Questo tipo mi sapeva di simpatia.

"Si. Sono fratello di Dan" si spiegava tutto.

"Vi assomigliate... D'aspetto" puntualizzai, ma non gli sembrava una novità.

"Tu sei nuova?" notò.

"Sì. Sono qui da circa una settimana. Da piccola ci abitavo, ma...", mi bloccai un secondo. "Poi mi sono trasferita. Sono la cugina di Ashley."

"Non la conosco molto, ma ho capito chi è. Devi frequentare qualche anno di liceo o inizierai l'università?" Mi venne da porgergli la stessa domanda.

"Ultimo anno di liceo. Tu?"

"Finito. E niente università" disse convinto.

"Perché?" Lo guardai male.

"Posso sembrare gentile, ma sono solo più gentile di Dan. E odio la scuola" affermò.

"Lavori?" continuai io. Stava diventando interessante questo gioco di domanda/risposta.

"Troppo bello per lavorare" si vantò.
"Comunque, per ora non ne ho bisogno. In futuro vedrò."

Io, al contrario, avrei voluto iniziare a lavorare. Non sapevo se avrei trovato un lavoro a quell'età, ma lo volevo.
Sarebbe potuta essere una distrazione per me, al di fuori della scuola.
La mia media non era delle migliori, ma non significava che avrei dovuto passare giorno e notte sotto i libri a studiare.

"Vogliamo entrare?" mi invitò lui. Stavo per rispondere, quando qualcuno mi chiamò, si avvicinò sempre di più.

"Alis." Era Justin, mi ero completamente dimenticata di lui.

"Justin?" si stupì Ryan, chiaramente non capendo il fatto che ci conoscessimo.

"Oh, Ryan" esclamò il diretto interessato. "Non capivo chi fossi. Mi ero spaventato."

Ryan continuò a non capire, ma la cosa non mi preoccupava.

"Alis, fai più amicizie tu al secondo, che io in una settimana" ironizzò Bieber.

"Dai entriamo" disse poi.

Presi i sandali dalla sabbia, li indossai frettolosamente ed entrammo nella villa.Una volta dentro, sentii subito la nostalgia della tranquillità del mare notturno. Ogni mia cellula venne invasa dal sonno; non riuscivo più a tenere gli occhi aperti.

Dentro la mia testa si confondevano tutti i corpi intenti a ballare e bere.
Portai la mano in fronte per il dolore.
Justin era mezzo metro più avanti di me. Lo raggiunsi con un solo passo.

"Justin, ho mal di testa" farfugliai, ma il volume della musica si fece sempre più alto. Non riusciva a sentirmi e non avevo intenzione di ripetere le mie parole, non avendone la forza.

Pensai di uscire nuovamente senza avvisare Justin. Lo avrei raggiunto più tardi. Mi avvicinai all'acqua e la sfiorai con le dita facendo dei movimenti circolari mentre il vento fresco mi riempiva le narici.

Sentii comunque la testa pulsare e non riuscivo a sopportare il dolore causato probabilmente dai rumori.

In lontananza vidi gruppi di persone uscire e parlare sedute sulla sabbia. Mi sedetti così anch'io sulla sabbia asciutta e piano piano mi sdraiai distante dalla massa degli invitati.

Chiusi le palbebre sperando di poter star meglio, ma non funzionava.
Li riaprii e vidi una sagoma nera avvicinarsi. Non ne riconobbi le forme e iniziai ad avere un po' di timore quando la "sagoma" mi afferrò da sotto le ginocchia con un braccio e le spalle con l'altro.
Ma mi abbandonai completamente all'oscurità, rilassandomi e dimenticando l'ambiente esterno.
Mi sentii più tranquilla e spensierata per un attimo...


ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂

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Ecco il primo Angolino riservato a me.

Volevo chiedervi come vi sembra la storia?

⚡Chi pensate possa aver preso Alis?
Qualcuno che lei conosce oppure no?

La shippate già con qualcuno? 🤭

~ Lasciate un commento o una stellina se vi va 🌟

ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂

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