xxvi. il fuoco dell'inferno

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!! ALLERTA CANZONE !!

( E S M E )

Qualcosa di nuovo scorreva nelle sue vene.
Un'energia, un fuoco che si mescolava al sangue, delle fiamme che aveva sentito crescere nel suo petto fino a quando non era riuscita a trattenerle.

L'avevano prosciugata. Non aveva mai provato un sentimento così intenso, così feroce da distruggere tutto il resto. Ed era spaventoso su un altro livello.

Esme sapeva si trattasse della maledizione, conosceva quella magia meglio di se stessa, e aveva imparato a controllarla. Ma allora, perchè non c'era riuscita?

Aveva combinato proprio ciò che temeva di più. Una scenata di fronte all'intero Auradon. Avrebbe dovuto sforzarsi di più, avrebbe dovuto lasciar perdere, come sempre. Però, le parole di Chad l'avevano adirata al punto tale da dimenticare il resto. Le fiamme avevano ruggito e Esme aveva dato ascolto alla parte più nascosta della sua anima.

Di solito sparivano. Il fuoco si estingueva e poteva tirare un sospiro di sollievo. Ma quella volta no.
Erano ancora lì, le percepiva sotto la pelle, calde come l'inferno più profondo, e lei era lì, impotente, non avendo idea di come impedire al disastro di accadere.

Perchè non era finita. Non con tutta quella gente ad urlarle contro, o con Chad che si era ripreso e discuteva con la Fata Smemorina perchè provedesse a rimandare i VKs sull'Isola. Non con tutti quei giudizi, quella reputazione che si era costruita con così tanta attenzione, che si sgretolava tra le sue mani.

Era ancora accanto ad Audrey, per terra, l'orlo del vestito sporco di terra.

Cosa era successo? Perchè era successo?

Le grida e gli insulti si confondevano intorno a lei in un insieme confuso, e le parve di trovarsi sott'acqua. Carlos non c'era più. Gli aveva detto di andare. Perchè doveva pensare a se stesso, e lei se la sarebbe cavata. Se la cava sempre, giusto?

Credeva ci fosse anche sua madre inginocchiata vicino a lei, ma non ne era sicura. I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito, lontani anni luce, estranei al mondo che la circondava. Perchè si rifiutava di processare ciò che era successo. Non poteva. O avrebbe perso se stessa un'altra volta.

«Tesoro, mi senti?» le parve di udire la voce di sua madre. «Sta tranquilla, non ascoltare gli altri. È tutto okay, hai capito? Stai bene».

Bene.

Che parola controversa. Solo poco tempo fa credeva di conoscerne il significato: qualcosa di giusto, bello e puro; qualcosa che tutti avrebbero dovuto seguire perchè l'unica via per la pace. Poi però quello stesso Bene che credeva immacolato, si era rivelato più marcio del Male che odiava.

E, quindi, la domanda le veniva spontanea: cos'era il Bene?

Esme rise. Sul serio, com'era arrivata a quel punto?
Una parte di sè si chiedeva se fosse stato per colpa di Carlos. Se non l'avesse conosciuto, magari tutto sarebbe stato diverso. La sua reputazione ancora intatta e la maledizione ben nascosta nei meandri del suo cuore. Come sarebbero andate le cose se non si fosse innamorata di lui?

Esme sospirò. Sì, era colpa sua — ragionò.

Ma lo amava. E come poteva disprezzare qualcuno che amava?

Si disse che era ironico. La risposta ai suoi problemi sarebbe stata la stessa di Chad: rimandare quei cinque sull'Isola. Tutto sarebbe ritornato alla normalità e lei avrebbe ricominciato da capo per l'ennesima volta.
Tuttavia, lo voleva veramente? Sarebbe stata in grado di sopportarlo? Ormai ciò che aveva fatto era fatto, e non sarebbero bastati anni alle persone, per dimenticare.

Scrollò le spalle, quasi si fosse dimenticata di Audrey ed Esmeralda al suo fianco. Vorrà dire che me ne fregherò di tutto il resto.

Non avrebbe rinunciato alla sua felicità. Anche se voleva dire essere guardata da tutti come la zingara, la violenta, la Cattiva.

Esme sorrise e si alzò, ignorando le proteste di sua madre.

Quel suo gesto parve bloccare il tempo.
La ragazza guardò Chad dritto negli occhi, e poi la Fata, il Re, la Regina, Ben, e ogni persona presente in quel giardino.

«Pensate che sia come loro» disse, riferendosi ai cinque Cattivi. «Credete che io sia talmente stupida da abbassare la guardia e fidarmi di loro e del loro giudizio».

Pensò a quella notte al museo, al terrore, alle parole che Carlos le aveva sussurrato nell'orecchio: "Per la cronaca, non eravamo noi a scappare dagli altri. Erano gli altri a scappare da noi". Prima aveva pensato si trattasse di una cosa sbagliata, ma alla fine era necessario per sopravvivere. E così come lo era sull'Isola, anche lì ad Auradon. Lei era scappata per tutta la vita: dal giudizio, dagli occhi di quelle persone che ti distruggevano e ti lasciavano sola a raccogliere i pezzi.

Ma, in quel momento, tutto sarebbe arrivato al capolinea. Esme aveva finito di scappare.

«La verità è . . . avete ragione!» rise, mentre quegli stessi sguardi sicuri, tentennavano. «Perchè mi sono innamorata di un Cattivo e non me ne pento. Mi fido di loro e non ne sono imbarazzata».

Prese un respiro profondo, girandosi verso sua madre, mormorandole un piccolo "scusami". E quando tornò a guardare la folla, seppe che, dopo anni, era finalmente libera. «Perchè io stessa sono una di loro. Perchè condivido quel sangue che voi disprezzate tanto».

Scoccò alla Fata Smemorina un sorriso luminoso, i suoi occhi che si illuminavano di viola: «Perchè mio padre è Cloude Frollo, e non ho più paura di ammetterlo».

Ciò che accadde dopo fu confuso e caotico. Neanche adesso, Esme è sicura di poterlo descrivere con precisione.

Ricorda di aver lasciato tutto alle spalle. Forse si era messa a cantare.

Listen to me
You know I am a good woman
And of my virtue I am justly proud

Ricorda di aver visto l'orrore negli occhi della gente, le note di quella canzone maledetta che risuonavano nell'aria.

Ricorda il viso di sua madre, che la osservava terrorizzata.
Ricorda Ben bloccare suo padre, perchè stava per chiamare le guardie e costringerla a stare in silenzio con la forza.

Le canzoni dei Cattivi erano illegali.

Pay me attention
You know I'm so much purer than

The common, vulgar, weak licenciuse crowd

Ma Esme non si fermava, non voleva fermarsi, perché finalmente era lei ad avere il controllo. Finalmente poteva avere una scelta.

Then tell me, I beg you
Why I see me dancing there
Why his smoldering eyes still scorch my soul

Si vedeva lì, ferma, in mezzo a un fuoco che le bruciava intorno, negli occhi, nell'anima. Forse era vero, forse era figlia di suo padre.

I feel them, I see them
The flames caught me in their evil arms
They're driving me out of all control

E le fiamme aumentavano sempre di più, passo dopo passo, parola dopo parola, perchè ad ogni loro ruggito le catene che circondavano il cuore della principessa si incrinavano sempre di più.

Forse era andare fuori controllo, forse era essere liberi, forse era una nuova possibilità.

Poteva essere di tutto, ma Esme si sentiva bene. Bene come mai era stata prima.

Like fire
Hellfire
This fire in my skin
This burning
Desire
Is turning me to sin

Sorrise ad ogni suo amico, ad ogni persona che incontrava i suoi occhi. Sorrise ad Audrey, e a Richard, a Bayley e a Chad. Loro arretrarono, spaventati, magari perchè gli occhi della ragazza brillavano di una luce che non avevano mai visto prima.

It's not my fault
I'm not to blame
It is this stupid kid
The villan who set this flame

Era così sbagliato, eppure così giusto. Luci e ombre che danzavano dentro di lei come era sempre stato e come doveva essere.

Perchè era colpa di Carlos. Ma anche sua, e di tutte le persone di quel mondo. E non doveva fare altro che accettarlo.

It's not my fault
If in God's plan
He made the Devil so much stronger than a men

«Papà, per favore!».

«Ne ho abbastanza di questa sceneggiata! Ben, fatti da parte, hai causato anche troppi problemi oggi!».

Just help me, protect me
Don't let this Villan cast his spell
Don't let his fire seer my flesh and bone

Esme rise e piroettò su se stessa. Molte persone si tirarono indietro. Non le importava.

Era lei e solo lei.

Destroy this villan
And let him taste the fires of hell

Vide arrivare alcune guardie.
Esme sospirò e chiuse gli occhi.

Or else let him be mine and mine alone

Doveva dare l'impressione di una pazza, di una vera Cattiva. Di quelle che vanno contro il Bene e fanno del Male.

Eppure, Esme stava solo cantando.

Allora? — si chiese tra sè e sè, mentre le sue palpebre si spalancavano e la scintilla nei suoi occhi si infrangeva su quelli della Bestia. Il sorriso della ragazza era spensierato. — Chi è il Cattivo, ora?

Hellfire, dark fire
Now Vk is your turn
Choose me or
You'll paier
Be mine or you will burn

Si lasciò prendere per le braccia dalle guardie, mentre crollava in ginocchio e le legavano i polsi dietro la schiena.

Cattiva, Cattiva, Cattiva.

Esme rise.

King have mercy on him
King have mercy on me

Un respiro profondo, alzandosi e venendo trascinata via dal giardino.

E poi, con tutta l'aria nei suoi polmoni:

But he will be mine
Or he will burn!

Le tenebre sono inquiete. L'oscurità è liberata.

—— angolo autrice!

bing boom bang.
probabilmente ne pubblicherò un terzo in settimana, perchè stavo cercando di finirlo ma l'ondata di ispirazione si è esaurita. quindi ve ne beccate due invece di tre <3

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