xxv. sul filo del rasoio

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!! ALLERTA CANZONE !!

( A U D R E Y )

C'erano dei momenti nella sua vita, dove Audrey desiderava lasciare tutto indietro e scappare dal suo castello.

Molto spesso, leggeva di quei romanzi fantastici, dove la principessa o la regina decideva di seguire il proprio istinto e lasciare il suo regno nelle mani di una persona fidata, per rubare un cavallo dalle scuderie e scappare all'orizzonte, i lunghi capelli dorati nascosti da un mantello e gli occhi di diamante illuminati dal tramonto che splendeva oltre le montagne, abbandonando alle spalle ogni minima responsabilità e dovere.

La parola libertà per Audrey assumeva diversi significati, ed erano anni che cercava di capire quale fosse quello giusto.

Libertà era sedere su un trono? Era comandare un intero regno?

Libertà era lasciare il resto nelle mani di uno sconosciuto? Era occuparsi solo del proprio orticello?

Oppure, libertà era quella sensazione di sollievo, di scelta, quando guardavi fuori dalla finestra e non desideravi altro che calarti giù come aveva fatto Rapunzel?

Audrey non lo sapeva. Non ancora, almeno.

«Dree, sei pronta?!». La principessa spostò la sua attenzione su Lonnie, la figlia di Mulan, bellissima nel suo abito da cocktail azzurro e magenta, che non la smetteva di muoversi. «Gli ospiti saranno qui tra poco! Ben dice che dobbiamo iniziare a scaldarci!».

Con la coda dell'occhio, Audrey cercò di catturare quante più emozioni dal viso di Ben. Quel Ben che fino a pooche settimane prima era suo e solo suo. Non aveva mai avuto problemi a leggerlo, e si chiedeva se esistesse qualcuno non in grado di farlo. Insomma, era la persona più stupida e innocente del regno.

Quella mattina era sorridente, quasi raggiante, i capelli color miele scompigliati sulla testa, e bello da far male nel suo completo azzurro cielo.

La figlia di Aurora prese un profondo respiro dal naso, ricordando a se stessa che era in pubblico, e non da sola o con Esme. Si costrinse a indossare il suo sorriso migliore: «Certo». Battè le mani, e tutti i ragazzi che erano lì per il numero di benvenuto si girarono verso di lei. «Ognuno ai propri posti, prego. E ricordiamo di dare il nostro meglio!».

Sguardo sicuro, sorriso dolce, postura retta ma elegante.
Ecco come come doveva essere un principessa.

E una parte di Audrey non potè che provare una scintilla di orgoglio, vedendo Ben comportarsi come un ragazzino che non aveva la minima idea di cosa fare.

Forse non è così male. si ritrovò a pensare. — Ben non è in grado di governare, ma magari con la figlia di Malefica al suo fianco qualcosa di decente sarà in grado di farla.

Mal era la rovina sua e della sua famiglia, certo. Ma Audrey non poteva negare che possedesse un temperamento e un'audacia degna di una regina.

La principessa pregava che non sarebbe mai finita sotto il governo di un Cattivo, ma doveva ammettere che, come nemica, la ragazza dai capelli viola non era in alcun modo da sottovalutare.

•✵•

Come on and lift your glass
You've won your own free pass
To be our guest

Audrey cantava e ballava, sulle labbra un sorriso nient'altro che falso, i lunghi boccoli castani che ondeggiavano ad ogni passo. Il corto vestito rosa e azzurro pastello svolazzava come quello di una vera principessa. Era perfetta. Sapeva di esserlo.

If you're stressed
It's fine dining we suggest

Lonnie quasi le schiacciò un piede, ma riuscì ad evitarlo nella maniera più accidentale possibile. Il prezioso colletto di perle bianche che portava al collo brillava al sole.

Sì, perfetta. Era tutto perfetto.

Be our guest
Be our guest
Be our guest
Be our guest
Be our guest

Il numero di benvenuto finì con uno scroscio di applausi da tutti i genitori, e Audrey si inchinò da vera ballerina, i suoi amici attorno a lei che la imitavano.

Istintivamente i suoi occhi volarono sulla sua famiglia. Aurora e Filippo sorridevano raggianti, applaudendo, lei in un grazioso abito fucsia che faceva risaltare i folti capelli biondi, e lui con una camicia rossa sui pantaloni di seta nera. Audrey si avvicinò a passo controllato, accettando i complimenti di chiunque la fermasse, baciandogli le guance e magari commentando quanto fosse bello il loro vestito o il loro collier di diamanti.

Arrivò dai suoi genitori lasciandosi scappare un saltello di gioia, e correndo ad abbracciarli.

«Rondinella mia!» esclamò Aurora, stringendola tra le sue braccia, e Audrey si ritrovo a scogliersi a quel soprannome che l'accompagnava fin da piccola. «Sei stata stupenda! Tutti lo siete stati! La scelta della canzone avrà di sicuro fatto piacere alla Regina Belle!».

La principessa fece una smorfia, ma annuì. L'aveva scelta Ben, dopotutto.

«A proposito» disse Filippo, dopo averle lasciato un dolce bacio in fronte. «E da un po' che non li sentiamo. Cosa ci dici di Benjamin? Come va tra voi? Ti tratta bene, vero?».

Audrey dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo e non irrigidirsi. Mantenne il suo sorriso e sforzò una risatina melodiosa: «Ci sono stati alcuni . . . contrattempi. Qualcosa che ha a che fare con la figlia di Malefica».

Il sorriso di Aurora vacillò al suono di quel nome, ma alla fine sospirò. Filippo le avvolse un braccio intorno alle spalle.

«Ve ne avevo parlato, no? Si chiama Mal. Credo abbia— non ne sono sicura, in realtà, ma adesso è lei la ragazza di Ben».

Gli occhi di suo padre si spalancarono, mentre il viso di sua madre perdeva due sfumature di colore.

«Cosa?» domandò Filippo, il tono che si abbassava di due toni buoni, come per paura di essere sentito.

«Tesoro, stai scherzando, vero?» lo seguì a ruota Aurora, una luce preoccupata nello sguardo.

Audrey prese un respiro profondo, le mani unite davanti a sè, mentre scuoteva la testa: «Ho paura di no, madre. Insomma, io ho rimediato subito. E adesso sto col figlio di Cenerentola, Chad» storse appena il naso. «Non è la stessa cosa ma . . . nonna non sarà così arrabbiata, giusto?».

I regnanti di Auroria si scambiarono un'occhiata.

Audrey strinse i denti.
Proprio in quel momento, con la coda dell'occhio scorse cinque figure affacciarsi da una balconata e poi scendere nel cortile. Sorrise seccata: «Parli del diavolo». I cinque VKs erano appena arrivati.

Per fortuna, poco dopo di loro, vide sbucare anche Esme. Battè le mani: «Avvertitemi quando arriva la nonnina! Io vado dai miei amici, se non vi dispiace».

«Ma certo, tesoro» disse Aurora, dolce, le mani artigliate al braccio di suo marito, quasi potesse svenire da un momento all'altro e avesse bisogno di tutto il supporto possibile.

«Divertiti» aggiunse Filippo, con un leggero sorriso, prima di accompagnare la moglie a sedersi su una sedia.

Audrey si concesse un sospiro, prima di dirigersi verso la sua migliore amica, continuando a scambiare sorrisi e strette di mano a chiunque incontrasse.

"È un piacere rivederla, Regina Neve".

"Regina Anna! La trovo meravigliosamente. Come sta sua sorella?".

"Imperatrice Mulan, è un onore".

"Signor Radcliffe! Ma certo, Richard dovrebbe essere qui da qualche parte".

«Già indaffarata?» commentò Esme, con un piccolo ghigno, quando l'amica la raggiunse.

Audrey alzò gli occhi al cielo, versandosi un piccolo bicchiere di punch. Il liquido rosato scivolò nel bicchiere e Audrey lo mandò giù tutto d'un colpo. «Sai com'è. Sono troppo famosa per essere ignorata».

La figlia di Esmeralda ridacchiò: «Puoi dirlo». Subito, Audrey notò come i suoi occhi scattarono alle sue spalle, un velo di tristezza che calava su di essi.

Audrey gonfiò le guance, posando con appena troppo vigore il bicchiere. Non ci voleva un genio per capire chi stesse guardando.

«Fiassarlo non lo farà sparire, lo sai, vero?».

Esme arrossì: «Lo so» borbottò, abbassando la testa. «Ma non potrei mai desiderare qualcosa del genere . . . ».

Ovviamente.

Una parte di Audrey ancora non capiva la natura dei sentimenti che Esme provava per il Cattivo.

«Diamine, cara, sei proprio innamorata» commentò, con un piccolo sbuffo, il sarcasmo che traboccava da ogni parola. La figlia di Esmerlada aprì di scatto al bocca, le guance che parvero scurirsi ancora di più: «Non è vero! Io— di lui— sì! Cioè, no!».

Audrey strinse le labbra, pensierosa.

Doveva trovare un modo per risolvere la faccenda. Era quasi sicura che Esme non avrebbe mai denunciato i cinque VKs, e anche se l'avesse fatto, non c'erano abbastanza prove per colpevolizzare i ragazzi. Le servivano più fattori, più dati, per poter affermare di avere effettivamente qualcosa tra le mani.

La sua parola, per quanto potente, non sarebbe bastata per sovrastare quella di Ben. Perchè il futuro re avrebbe di sicuro difeso quei ragazzi fino all'ultimo respiro.

«Dovresti parlargli» le suggerì quindi, alla fine.

Esme si morse una guancia, mentre abbassava lo sguardo: «Lo so» ripetè, e la figlia di Aurora alzò le sopracciglia.

«Allora fallo».

«Non— è così semplice, Audrey!» esclamò la mora. «Cosa dovrei fare? Come si può iniziare questa conversazione? "Oh, ciao, Carlos, lo sai che ieri sera l'incantesimo che mi avete fatto tu e i tuoi amici si è sciolto e ora so che volete la bacchetta della Fata Smemorina per conquistare Auradon?"».

«Shssh» la principessa di Auroria la tirò per un braccio. «Sei impazzita?!». Si guardò intorno, nel caso qualcuno le avesse sentite, ma per fortuna erano tutti troppo concentrati sulla festa.

«Forse» strascicò Esme, la luce sul suo volto stanca e appena ironica. «Insomma, a questo punto non mi sorprenderebbe».

Audrey si prese il naso tra due dita. Ce la posso fare.

Silenzio. Uno, due, tre secondi. E poi: «Audrey» la chiamò Esme, e la ragazza alzò la testa. La figlia di Esmeralda la stava di nuovo fissando, e in qualche modo, l'intensità dello sguardo le ricordò quel pomeriggio quando tutto era cambiato. «Per favore» disse, e l'erede di Auroria percepì un brivido lungo la spina dorsale, flashbacks che le correvano davanti agli occhi come la pellicola di un vecchio film.

Esme era di nuovo quella ragazzina terrorizzata, quella stessa ragazzina che era diventata la sua migliore amica. E la stava implorando. Di nuovo.

«Per favore» ripetè con più foga. «Per favore, non— questo è— è un mio problema. Ed è mio dovere risolverlo. Lasciami rimediare. Solo . . . ti prego, non fare nulla di azzardato».

Tutt'un tratto erano di nuovo bambine, ed Esme le stava chiedendo una cosa impossibile.

Eppure, Audrey annuì. Piano e senza aprire bocca.
Evitò il suo sguardo e prese un respiro profondo.

«Sai una cosa? Non fa niente».
Le tolse un biscotto alla marmellata da una mano, e le afferrò le braccia. «Ora tu metti su il tuo solito sorriso, vai da tua madre, la saluti, la abbracci e le dici che va tutto bene. Che tu stai bene e che ti è mancata. Divertiti. Al resto ci penso io, okay? Ti— prometto che andrà tutto bene. Sì, giuro che non farò nulla di azzardato».

Non le diede il tempo di rispondere che l'aveva già spinta verso Esmeralda, assorta in una conversazione con Jasmine a pochi metri di distanza.

Audrey chiuse gli occhi, inspirando ancora a pieni polmoni, cercando di calmarsi. Andrà tutto bene. Come sempre. È la terra delle fiabe. Il Bene vince sempre. Tutto si sistemerà per il meglio.

Raddrizzò la postura e si ributtò nella mischia di baci, abbracci e sorrisi fasulli.

•✵•

Era un'amica terribile. Di questo era cosciente.
Ma quando c'era di mezzo il destino di un intero regno, il regno che eri destinata a governare, allora bisognava fare dei sacrifici. E su questo, lei era più che esperta.

Adocchiò il giovane De Mon accanto al buffet, mentre si leccava le dita dopo aver prosciugato la riserva di fragole ricoperte di cioccolato. Audrey alzò gli occhi al cielo, ma si avvicinò discreta, attenta a non dare l'impressione di star andando verso di lui.

Si posizionò dal lato opposto del tavolo, prendendo con non-chalanse un pezzo di ananas. Quando fu certa che nessuno la stesse osservando, sollevò lo sguardo sul Cattivo, che invece non si era neanche accorto della sua presenza.

«Dovresti parlare con Esme» buttò lì, senza un apparente motivo specifico.

Il figlio di Crudelia parve notarla solo in quel momento, la sua attenzione che si spostava dai dolci agli occhi della ragazza, preso in contropiede: «Come, scusa?».

Audrey sorrise: «Oggi l'ho vista piuttosto giù di morale. Non so cosa sia successo, ma potrebbe trattarsi, come dire . . . della vostra piccola relazione?». Vide come le sopracciglia del ragazzo si arcuarono. «Lo so che questi non sono affari miei, ma ti consiglierei di domandarle come sta. Sono sicura che apprezzerebbe». Bugiarda — si disse. — Ma è per il bene comune.

Carlos battè le palpebre, girandosi e cercando la principessa citata con lo sguardo, per poi ritornare a guardare la figlia di Aurora. «E come mai lo dici a me? Non sei la sua migliore amica o, ecco, qualcosa del genere? Perchè non glielo chiedi tu?».

Audrey accennò una risatina: «Oh, caro, credi che non ci abbia provato? Non ha risposto. Per questo lo sto chiedendo a te. Ho come la sensazione che tu possa centrare qualcosa» inclinò appena la testa, mentre il Cattivo deglutiva, intimorito.

«Io— pensavo non ci volessi insieme» riuscì a borbottare Carlos. «Cos'è questo improvviso interessamento?».

Questo ragazzino fa troppe domande per i miei gusti.

«Pura empatia» rispose. Poi, però, assottigliò lo sguardo: «Perchè se vengo a sapere che sei tu la causa del suo malessere, non perderò tempo a farti tornare su quella tua stupida disgustosa isoletta. Sono stata chiara?». E almeno su questo non aveva mentito.

Un'ombra calò sugli occhi del figlio di Crudelia, mentre si allontanava senza aggiungere una parola.

Audrey trattenne un sorrisetto, osservando il ragazzo avvicinarsi ad Esme.

Ora non doveva fare altro che aspettare.

•✵•

Si era assicurata che non la potessero vedere. Cosa che non migliorava di certo i suoi sensi di colpa. Ma ormai non poteva più tornare indietro.

Spingere Carlos a parlare con Esme avrebbe di certo portato a qualcosa di utile: dalla conversazione magari sarebbe saltata fuori qualche informazione in più. E in un caso o nell'altro, se Esme fosse riuscita ottenere un qualche tipo di confessione, Audrey sarebbe stata pronta a registrare ogni minima parola.

Nascosta dietro alte siepi tagliate a regola d'arte, la principessa osservò tesa come una corda di violino i due arrivare, Esme rossa come un peperone e Carlos sorridente ma confuso.

Finalmente avrebbe avuto le risposte che—

«Audrey, cara!».

Oh, no.

Fu certa che il suo sorriso avrebbe potuto sciogliere anche il ghiacciaio più gelido. Non adesso. Si voltò verso sua nonna, accettando il suo piccolo abbraccio. «Nonnina!».

«Oh, è così bello rivederti!» esclamò la Regina Leah, i corti riccioli ormai grigi perfettamente acconciati sulla testa, e il corpo ancora snello e curato che sfoggiava un elegante completo da giorno rosa pastello. «Da' un bacio alla nonna!».

Audrey lasciò dei leggeri bacetti all'aria, sfiorando le guance della donna. «Mi sei mancata così tanto!» replicò la figlia di Aurora, le labbra rosee come quelle di una bambola di porcellana. «Cosa ci fai qui?» chiese, pregando non si notasse la sua impazienza. Si stava perdendo tutto. «Mamma mi aveva detto saresti passata questa sera».

La Regina scacciò la cosa con un gesto non curante della mano: «Non mi sarei persa questa occasione per nulla al mondo! Per giunta a così poco dall'incoronazione! Sarai febbricitante!».

Il sorriso di Audrey quasi cadde.
Ma non era per le parole di sua nonna — magari anche per quelle — bensì per lo sguardo di una certa ragazza dai capelli viola, che non si era accorta essere proprio accanto a loro, posatosi su di sè.

E di certo non si aspettava che la figlia di Malefica si mettesse a parlare con lei.

«Tua nonna?» domandò, e Audrey la squadrò da capo a piedi, rendendosi conto di quanto il completo viola che indossava, pulito e stirato, sebbene lontano dal suo solito guardaroba, la facesse risplendere.

I capelli di quella sfumatura porpora; gli occhi smeraldo così magnetici e determinati; la postura eretta e magnifica . . . più la guardava e più si rendeva conto di quanto quella ragazza ricordasse una regina. Mal sembrava nata per essere una leader. Irradiava sicurezza in una maniera che pochissimi potevano vantare di possedere.

E, per qualche ragione, tutto ciò non fece altro che peggiorare la rabbia di Audrey.

«La madre di mia madre» rispose infine, ogni traccia di emozione volatillizata dal suo viso, mentre rivolgeva alla Cattiva un'occhiata di ghiaccio.

«Audrey cara, conosci questa bella signorina?» chiese la Regina Leah, curiosa. «Ci siamo conosciute poco fa e—».

«Non parlare con questa ragazza, nonna» sputò Audrey, in maniera più velenosa di quanto avesse voluto. Percepì diversi sguardi della folla spostarsi su di loro.

Non voleva essere . . . cattiva. Era sbagliato, e lo sapeva. Ma il modo in cui la figlia di Malefica si ergeva davanti a lei, quella bellezza disarmante, tipica solo delle fate . . . il modo in cui si era intrufolata nella sua vita, mandandola in frantumi . . . in cui aveva manipolato il suo principe, come una strega. Audrey non riuscì a trattenersi.

E a ripensarci ora: forse avrebbe dovuto provarci di più.

«Non vorrai far dormire mamma per altri cent'anni».

Le sue iridi cioccolato incontrarono quelle smeraldo della Cattiva, in un gioco di sguardi che parve scavarle nell'anima. Ma non cedette neanche quando sentì sua nonna, al suo fianco, sobbalzare per la sorpresa.

«Cosa intendi? Io . . . ». Gli occhi di Mal si spostarono sulla regnante, e Audrey giurò di averci visto brillare una sinistra scintilla verde. La osservò accennare un ghigno, quasi quello che avesse ricevuto fosse un complimento, e lei non potesse fare a meno di apprezzarlo.

Non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento esatto. Il momento in cui tutto era andato a puttane.

Ma se avesse dovuto indovinare, allora avrebbe risposto con quel esatto secondo.

«TU!» gridò la Regina Leah, arretrando di un paio di passi.

Risate e chiacchiere scemarono subito, decine di occhi incuriositi che scattarono verso il centro del giardino.

Audrey non abbandonò la sua posizione. Non prestò attenzione al modo in cui Esme e Carlos si avvicinarono, così come il resto dei VKs, pronti ad aiutare la loro amica se ce ne fosse stato bisogno.

«Come puoi essere qui?» stava domandando incredula la Regina, osservando Mal quasi si trattasse del diavolo in persona. «E come hai fatto . . . a restare così giovane?».

Ben si fece strada tra la folla, fermandosi al fianco di Mal, e circondandole le spalle con un braccio. Audrey alzò le sopracciglia, ma non seppe se per vera sorpresa o, più che altro, burla.

«Regina Leah, è tutto okay» tentò di rassicurarla il principe, un sorriso luminoso a incorniciargli il volto. «Malefica è ancora sull'Isola! Questa è sua figlia, Mal». Audrey notò come il resto dei Cattivi si scambiò un'occhiata. «Ricorda? Il mio decreto dava una possibilità alla nuova generazione!».

Alcuni mormorii si alzarono tra la gente.

«E per far cosa, Ben?» parlò la donna, ferma e spaventata, guardando il futuro re dritto negli occhi. «Distruggerci tutti?».

Un terribile silenzio cadde sul giardino, decine di persone, di sguardi, e parole non dette che aleggiavano su ognuno di loro.

«Sua maestà . . . » continuò ostinato il ragazzo. «Le posso assicurare che loro sono brave persone!». Altri mormorii increduli. «Insomma, non avrei fatto diventare Mal la mia ragazza se non mi fidassi di lei!».

Crash.

Per Audrey fu come sentire una teca di vetro esplodere in mille pezzi. O peggio. Si chiese se fosse quella la sensazione che sua madre aveva provato, anni prima, quando si era punta con il fuso di un arcolaio maledetto. Così tagliente, e dolorosa, e assolutamente distruttiva.

«Tu . . . cosa?!».
Sentì il peso del giudizio di sua nonna sulle spalle, il modo in cui era certa la stesse fissando. In cui tutti la stessero fissando.

«Tu avresti affidato il futuro del nostro regno, del tuo regno, nelle mani di una— una strega?!».

Ben riaprì la bocca, per ribattere, così come si fecero avanti i suoi genitori, ma—

«Mal non è una strega!».

Audrey, ormai, era quasi un tutt'uno con la folla, tanto si era fatta indietro. Non le importò neanche di strizzare gli occhi, quando udì la voce di Esme.

Anche volendo, Audrey non avrebbe potuto descrivere la scena, perchè si rifiutava di aprire gli occhi.

Ma sentire: oh. Quello poteva farlo.

«È una persona simpatica, e divertente, e—» ci fu un attimo di esitazione, dove forse Esme si stava chiedendo se aggiungere un'ultima parola o no. «—e buona».

A quello, la figlia di Aurora spalancò le palpebre.
La sua migliore amica era accanto alla Cattiva, i pugni serrati e i piedi puntati per terra.

«Esme . . . ». Audrey vide Esmeralda, tra la folla, guardare estreffatta sua figlia.

«Mia cara» ricominciò la Regina Leah, il tono severo. «Ti assicuro che non sai di cosa stai parlando!». Esme, sebbene la sua determinazione, non riuscì a rimanere impassibile davanti alla donna, e taque.

«Vi prego, ditemi che non è vero!» esclamò la Regina, rivolgendosi alla Fata Smemorina, che accorse a sostenerla. «Voi— ricordate le mele avvelenate!». La folla riprese a confabulare. «E gli incantesimi!». Si udirono diversi sospiri, tra cui quello di Biancaneve, di Ariel e della Regina Belle.

«Mia figlia Aurora» scandì la nonna di Audrey, mentre tornava a concentrarsi su Mal, e la sua voce tremò per un attimo, abbastanza per dare l'impressione di una madre distrutta dalle storie del passato. Audrey conosceva fin troppo bene quell'espressione, talmente finta da apparire perfetta. «—è stata allevata dalle fate per la maledizione di tua madre». Non riuscì a capire se fossero fasulle o meno, ma la Buona notò delle lacrime radunarsi negli occhi di Mal. «Le sue prime parole . . . » continuò la Regina. «I suoi primi passi . . . io mi sono persa tutto!».

A quello, nessuno obiettò.

Finchè non fu proprio Mal a farsi avanti, cauta e quasi timida: «Sono molto dispiaciuta, sul serio, io—».

«E no!». Una nuova voce si alzò tra le altre. Chad Charming si avvicinò a grandi falcate, e Audrey non riuscì a impedire alle proprie gambe di andargli incontro. Si sentiva una bambola di pezza, una marionetta governata dalla parte più radicata di sè. Troppo profonda per essere ignorata.

«Sta alla larga da lei! E non provare neanche a rifilarci la parte della ragazzina addolorata!» esclamò, mettendosi tra lei e la Regina. La figlia di Aurora osservò lo scambio in silenzio, incrociando per un secondo lo sguardo di Esme, che la incitava a fare qualcosa.

Audrey non si mosse.

Poi, però, il figlio di Cenerentola si rivolse alla folla: «Sappiamo bene tutti quanto siano bravi a manipolare il prossimo!».

«Non fare così, Chad . . . » provò Ben, in un debole tentativo di difendere la sua ragazza. Audrey trattenne uno sbuffo.

«Scusami?» chiese ironico il principe, rivolgendogli un'occhiata incredula. «Sai anche tu che è la verità. Tutti loro—» e indicò i cinque VKs. «—sono stati cresciuti da genitori malvagi! Cosa credi che insegnino i Cattivi ai loro figli, mh? Giustizia, fairplay? Ah, io non credo proprio!».

«Sarà anche come dici tu, Chad, ma di sicuro non si metterebbero a umiliarti pubblicamente come stai facendo tu con loro!». Esme non riuscì a trattenersi, fiancheggiando Carlos.

La folla trasalì, mentre il vociare aumentava.

«Ma ti senti quando parli?!» esclamò incredulo Chad, fissando Esme quasi le fossero spuntate le ali. «Proprio tu che fino a un mese e mezzo fa conoscevi bene la loro natura! Dov'è finita quella ragazza Buona?».

«È sempre qui!» ribattè la figlia di Esmeralda. «Sono sempre la stessa Principessa gentile, educata, e tutto il resto! Ma— sono cresciuta, Chad, okay? Ho capito delle cose. Io—» si morse una guancia. «Io sto con Ben, su questo. Credo che la progenie dei Cattivi meriti una seconda possibilità».

«Es, ma—» si fece avanti Audrey, non credendo a quelle parole. Sarebbe stato il momento perfetto per dire ciò che sapeva, ma non aveva abbastanza prove e non poteva rischiare. «Tu più di tutti dovresti sapere quanto quelli come . . . loro siano pericolosi. Sai . . . ecco . . . ».

Con sua grande sorpresa, Esme le scoccò un'occhiataccia. «È vero, prima lo pensavo. Credevo che il DNA definisse una persona, credevo che fossero le tue radici a renderti quello che sei, ma poi mi sono resa conto . . . che, beh, non è affato così».

«Oh, ma fammi un piacere!» sbuffò Chad, indicando Carlos. «Quello lì ti ha fatto il lavaggio del cervello, non è vero?»

«Prova un'altra volta a rivolgerti al mio amico in quel modo . . . » minacciò Jay, che come gli altri aveva circondato Mal. «E poi vediamo se avrai ancora la lingua per farlo».

«Jay» lo ammonì Esme.

Audrey, ormai, aveva perso ogni minima forza per ribattere o anche solo aprire bocca.

Chad puntò il dito verso il figlio di Jafar, girandosi allarmato verso la folla: «Lo avete sentito tutti, vero? Mi ha minacciato! Ha avuto il coraggio di dirmi una cosa del genere! Credete davvero sia sicuro tenerli qui, tra noi? Cosa gli impedisce di radere il regno al suolo?».

«Chad, stai esagerando» intervenne Richard, che era stato in silenzio per tutto il tempo, seduto accanto ai suoi genitori e a sua sorella minore. Si alzò, posando una mano sulla spalla dell'amico: «Anch'io non— mi fido di loro al 100% ma . . . ». Audrey aggrottò le sopracciglia vedendo lo sguardo del biondo indugiare per un attimo sul figlio di Hans. « . . . non sarebbe più saggio donargli almeno il beneficio del dubbio?».

Esme lo indicò, come a provare il suo punto. Audrey non sapeva più a cosa credere.

Eppure, il figlio di Cenerentola non sembrava volersi tirare indietro: «E dove ci potrebbe portare, eh? A un Auradon completamente distrutto, ecco a cosa!».

«Ragazzo, ti posso assicurare che i Cattivi non possono in alcun modo lasciare la loro prigione» spiegò la Bestia, mentre la Fata Smemorina annuiva d'accordo.

Audrey, invece, aveva notato come i cinque figli di Cattivi, all'uso della parola "prigione", avessero sobbalzato.

«Vostra Maestà, non sto mettendo in discussione i vostri metodi di sicurezza. Vorrei solo mettere alla luce ciò che potrebbe attenderci se decidessimo di abbassare la guardia con questi ragazzi!» si difese Chad, con tono più pacato, al che, la Bestia annuì.

«Okay, adesso mi sono stancato di starmene fermo, mentre discutete di noi come se non fossimo prensenti» parlò Jay, forte e chiaro, ma non si avvicinò. «Per quanto ci riguarda, non sapete un cazzo su di noi, o su quella che è la nostra vita, quindi smettila, smettetela, di parlarne come se foste i fottuti re del mondo e foste a conoscenza di ogni minima cosa!».

«Jay, ti prego . . . ». Audrey capiva ciò che Esme stava provando a dire tra le righe: così peggiori solo la situazione.

Il che era vero.

«Oh, perchè ci sarebbe così tanto da dire!» rise Chad, ironico. «Per quanto mi riguarda, mi basta ciò che ho visto con i miei occhi».

Puntò Mal: «Tu! Tu hai rubato il ragazzo ad un'altra! Hai mandato in rovina il futuro del regno con uno dei tuoi sporchi giochetti da strega!».

Una serie di insulti di levò nell'aria, mentre Audrey impallidiva, sentendosi sul punto di vomitare. Ben cercò ancora una volta di aiutare la causa di Mal, ma i suoi "ehi, ehi, ehi!" erano piuttosto deboli paragonati ai discorsi di Chad.

La ragazza dai capelli viola non provo neanche a controbattere. Sembrava distrutta sotto ogni aspetto. Forse perchè è proprio così che è andata. — si disse Audrey. — Ha stregato Ben.

Il figlio di Cenerentola andò avanti imperterrito: «Ehi! A te piace far del male alle persone!» sputò sprezzante verso Jay, che strinse la mascella, i pugni serrati lungho i fianchi e le nocche completamente bianche. «Ho visto quanto godevi ogni volta che colpivi un giocatore del Torneo! Crudele e spietato tanto quanto tuo padre!».

Aladdin e Jasmine strinsero loro figlio Aziz, che però rifiutò l'abbraccio, incrociando le braccia.

Poi, il principe adocchiò Hunter: «Ah! E che dire del frocietto che si diverte ad avere gli altri alla propria mercè? Ho saputo da Richard che lo hai quasi fatto fuori con la spada di tuo padre!». Diversi sussulti tra la gente, mentre gli occhi del figlio di Hans scattavano verso quelli del figlio dei Radcliffe, che invece si rifiutò di guardarlo.

«E tu . . . » continuò Chad, nei confronti di Evie, il cui sguardo scagliava saette. «Non sei altro che un'arrivista e un imbrogliona». Persino Audrey fu sorpresa dal disprezzo con cui quelle parole vennero pronunciate.

Per ultimo, il ragazzo si rivolse a Carlos, ed Audrey trattene il fiato: «Mentre tu non sei altro che un piccolo e subdolo manipolatore. Scommetto che ti è piaciuto osservare Esme innamorarsi di te. E scommetto anche che te la ridevi di gusto ogni volta che non eri con lei».

A quel punto, Esme si lanciò su Chad come una furia.

Diverse persone urlarono.
Alcuni gridarono alla principessa di fermarsi.
Ma quella non sembrava neanche sentirli.
Aveva colpito Chad con un pugno in pieno volto e, probabilmente, avrebbe continuato se Bayley e Lonnie non l'avessero bloccata, afferrandola per le braccia.

La figlia di Esmeralda, tuttavia, pareva aver perso ogni minimo autocontrollo, mentre cercava di liberarsi dalla presa delle ragazze: «Sei solo uno schifoso figlio di puttana!» ringhiava, e Audrey osservò la scena senza parole. «Non osare mai più parlargli in quel modo, mi hai sentito?! Non devi permetterti, brutto stronzo!».

«Esme!» esclamò Audrey, allo stesso tempo di Esmeralda, che si era portata le mani alla bocca, scioccata. La figlia di Aurora si avvicinò all'amica, impaurita: «Esme! Esme, smettila! Che hai? Ti prego, calmati!». Le prese la testa tra le mani, ignorando le proteste di sua nonna e della Fata Smemorina. Sussultò. «Esme, per favore. Esme, ti devi calmare, okay? Per favore, ascoltami. Respira». Il colore dei suoi occhi continuava a mutare dal nero al viola e dal viola al nero, ed Audrey sapeva che, se si fosse notato, sarebbero stati guai.

Piano, Esme iniziò a rilassarsi, fino a che non si accasciò esausta su Audrey, che la sostenne insieme a Lonnie e Bayley, confuse e spaventate come non mai.

La figlia di Esmeralda iniziò a piangere, e Carlos fu al suo fianco in un minuto. Il Cattivo rivolse ad Audrey uno sguardo che la diceva lunga, e in qualche modo la ragazza capì all'istante: "so di cosa si tratta".
La figlia di Aurora deglutì, e, sebbene non entusiasta, gli permise di stringere la ragazza a sè.

Proprio in quel momento, Chad si rimise in piedi, barcollante, gli occhi sgranati e il naso sanguinante. Indicò Esme, impanicato, la voce gracchiante come quella di un matto: «Guardate! Lei— è pazza! Avete visto cosa succede a stare con quella feccia! Si diventa come loro! Se—».

«Ti consiglio di non dire un'altra parola riguardo mia figlia, signorino» parlò Esmeralda, avvicinandosi al Re e alla Regina di Auradon. «Esme non è nè pazza, nè cattiva. Ha solo lasciato che le sue emozioni prendessero il sopravvento, qualcosa ti perfettamente normale».

«Ambasciatrice» la chiamò la Fata, in modo dolce ma severo. «Sua figlia ha appena ferito un ragazzo».

«Mia figlia non è cattiva, signora preside» ribattè l'ex zingara, sotto gli occhi di tutti. «E se ha reagito in quel modo, mi dispiace dirlo, è solo perchè quel ragazzo se lo è meritato».

Altre proteste scoppiarono intorno alla scena, voci su voci e grida su grida.

«Ho solo detto quella che è la pura verità!» esclamò Chad. «Non è colpa mia se è accaduto il resto!».

«Oh, io direi di sì» si intromise Evie, voce bassa e tagliente. Sollevò un piccolo specchio, dorato ed elegante, ma leggermente spaccato. «Specchio, servo delle mie brame, chi è il più grande stronzo del reame?». E senza alcuna esitazione lo punto versò il principe, il cui riflesso si infranse sulla superficie dell'oggetto.

Chad sbuffò, non curante, afferrando il polso di Evie e spingendola via, facendole quasi perdere l'equilibrio.

Audrey non ebbe neanche la forza di processare l'accaduto, che un attimo dopo Jay aveva afferrato Chad per il colletto della camicia, Hunter alle sue spalle, vigile quanto lui. Non sembrava avere alcuna intenzione di fermare il figlio di Jafar: i suoi occhi erano di marmo.

«Tieni le tue manacce lontano da lei, hai capito?!» ringhiò il figlio di Jafar.

«Aiuto!» pianse l'altro. «Aiutatemi! Qualcuno lo fermi!».

Ci pensò Evie. Anche se non nel modo più comune possibile.

Tirò fuori dalla sua borsa una boccetta di quello che pareva profumo, spruzzandolo in faccia a Chad, che cadde a terra svenuto.

Subito, la folla andò nel panico: molti scapparono, altri accorsero in aiuto del figlio di Cenerentola, tra cui i suoi genitori, altri continuarono a lanciare insulti su insulti ai cinque Cattivi. Qualcuno addirittura ad Esme.

Evie prese la mano di Mal, senza nascondere la sua occhiata di disgusto per Chad, neanche un minimo segno di pentimento. «Andiamo, Mal».

Hunter e Jay si scambiarano un cenno del capo e le seguirono, dicendo a Carlos di fare lo stesso.

«Io—». Audrey, accasciata accanto a lui, lo vide esitare. Esme, tra le sue braccia, sforzò un piccolo sorriso: «Vai» lo rassicurò.

E, dopo un ultimo secondo, le strinse la mano in ringraziamento e corse via.

—— angolo autrice!

non. dico. niente.
andate a leggere l'altro capitolo.
che, o mio dio, li ho dovuti dividere ancora sennò questo era di 8000 parole.
ma, doppio aggiornamento! godetevelo.

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