La festa;

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26 Dicembre 1995

Tutti gli ospiti erano andati via in mattinata, Fred era venuto a svegliarmi e dopo un bacio e qualche moina era andato via. Non eravamo stati attaccati come al solito in questi giorni, forse in realtà ero ancora un po' arrabbiata con lui per non essersi fatto sentire un mese intero.

Scrollai il suo bracciale dal polso ascoltando il rumore metallico, non facendo caso a come in realtà i miei occhi finissero fin troppo spesso sul regalo di Draco, sta sera l'avrei ringraziato.

A proposito di stasera e soprattutto del vestito che avrei dovuto indossare, ero seduta davanti all'armadio da più di due ore, mentre scartavo solo con il pensiero ogni minimo abito. Non era la solita serata tra ragazzi, il compleanno di Daphne era una vera e propria serata chic, il dresscode era molto rigido e non accettava qualcosa che non avesse almeno un brillantino.

L'anno scorso mi costrinse a cambiarmi, avevo indossato un pantalone con una camicia di seta, si era arrabbiata talmente tanto perché non avevo risaltato le mie forme. Mi costrinse ad indossare un vestitino scintillante talmente corto e stretto che dovetti camminare di lato per non far vedere le mutande!

Sorrisi al ricordo e ricominciai a muovere le grucce con il pensiero, facendole stridire sull'asta di metallo forse innervosendo un po' troppo zia.
Arrivò in camera come una furia. «Non puoi semplicemente alzarti e prenderli con le mani Eve, vedo che te le hanno donate!»

Emisi un lamento di frustrazione. «Non ho nulla da mettermi.»

«Perché non mi hai detto che ti servivano vestiti?» sbraitò.

«Lo sai che non chiedo soldi.» ma ormai non mi ascoltava più, si avvicinò all'armadio afferrando un paio di abitini.

Salem strusciò il muso contro la mia mano e le permisi di intrufolarsi tra le mie gambe incrociate, presi ad accarezzarle il dorso morbido con le dita. «Ci sono dei vestiti molto belli invece.»

«Li ho messi tutti.» sospirai.

«Beh cosa può mai succedere se lo metti un'altra volta.» mi guardò dispiaciuta.

Mi alzai mettendomi al suo fianco. «Forse hai ragione.» mi sarei accontentata come al solito, avrei provato a trasfigurare almeno il colore di uno di loro e cambiare qualche dettaglio.

Zia Felicité rimase impalata per qualche secondo fin quando con la stessa velocità con cui era entrata uscì.
Guardai verso la porta con un espressione corrucciata, afferrai un vestito qualsiasi e lo poggiai sul letto prendendo la bacchetta.

Avrei provato a trasfigurarlo di colore rosso, era l'unico che mi veniva davvero bene, quindi iniziai tutti gli incantesimi per renderlo del colore che desideravo io, accorciando leggermente i bordi e arricciandone le maniche.

Un tonfo fece saltare sia me e che Salem, proveniva dalle scale, probabilmente dalla soffitta. Uscii di corsa spalancando la porta e vedendo subito zia che cercava di trascinare un baule pesantissimo.

«Che ti salta in mente?» gridò zio Ernest arrivando in suo soccorso.

«Datemi una mano!»

Tutti e tre lo trascinammo nella mia stanza sbattendo contro la porta e rovinandone la vernice, cosa che fece innervosire zio ancora di più. Il baule era in legno scuro, con una vasta gamma di pietre incastonate al suo interno, il lucchetto era stato aperto e solo un semplice filo di rame teneva unite le due estremità.

«Avanti apri.»

Posai lo sguardo sui due che mi guardavano compassionevoli stringendosi l'un l'altro.
Con un colpo veloce di bacchetta l'aprii immediatamente, guadagnandomi un occhiata contrariata della zia. Sulla superficie c'era un tessuto di seta pieno di petali di rosa, lo sollevai leggermente sbirciando sotto.

Il contenuto mi lasciò senza parole.

Probabilmente all'interno c'erano oltre una decina di vestiti di tutti i tipi, c'erano quaderni scolastici, ferma capelli, borse, orologi, di tutto e di piú, sembrava uno scrigno fatto apposta per me.

«Era di Marlene.» sussurrò zio osservando con gli occhi lucidi il contenuto. «Mia sorella amava custodire ogni tipo di oggetto.»

Anche io sentii gli occhi farsi umidi ma cercai di ritirare subito dentro le lacrime. «Perché non me l'avete dato prima?»

«Non sapevamo come avresti reagito Eve, poi erano vecchie cose. Ma ora vedendoti davanti all'armadio, io ho pensato che poteva esserci qualcosa lì dentro, Marlene era un amante di vestiti, ne aveva alcuni davvero belli.» si inginocchiò al mio fianco toccando con la mano uno dei vestiti.

Frugò per un po' alla ricerca di qualcosa di particolare e quando ebbe afferrato un vestito azzurro lo tirò con gran forza.
Lo poggiò sul letto lisciandolo lentamente ammaliata, probabilmente la stessa espressione era presente sul mio volto.

«È bellissimo.» mormorai prendendolo e attaccandomelo addosso per vedere come ci sarei stata.
Era abbastanza corto, mi arrivava alle ginocchia. La parte superiore era stretta con un corpetto brillantinato, mentre quella inferiore cadeva con una gonna ricoperta di tulle ma che non rendeva il tutto troppo pomposo.

Cacciamo zio Ernest dalla stanza che prima però venne ad abbracciarmi, gli mancava davvero tanto la sorella, e con l'aiuto di zia lo infilai velocemente. Si tappò la bocca con le mani.

«Sei bellissima.» esclamarono sia zia Felicité che Daphne. Ora mi trovavo a casa di quest'ultima, trasportata con una passaporta a forma di cilindro. Ultimamente si prediligevano i cappelli.

Lei indossava un vestito lungo di raso rosso fuoco con uno spacco sulla coscia destra. I tacchi altissimi brillantinati neri, l'opposto dei miei che erano color gesso. Doveva ancora sistemare i capelli e il trucco, però era meravigliosa anche così.

«Lei è Guenda.» mi presentò una signora sulla quarantina che tra le mani aveva una spazzola.
«Lei sa fare miracoli con i capelli Eve.» continuo per poi lasciarmi da sola con lei.

Le sorrisi imbarazzata. «Andiamo signorina Mckinnon.»

«Oh no la prego, mi chiami Eve, solo Eve.» scossi le mani, per poi incamminarmi insieme a lei verso uno specchio enorme.

Dopo quelli che sembrarono decenni finalmente i miei capelli presero una forma decente. Li aveva raccolti in uno chignon alto lasciando qualche ciuffo sul viso solo dopo averli arricciati. Decisi che truccarmi da sola sarebbe stato meglio, non che non mi piacesse un trucco più pesante, ma semplicemente non ci stavo affatto bene.

Stesi un po' di fondotinta per coprire qualche brufolo qui e lì, un paio di passate di mascara e un lucido per risaltare un tantino le labbra, che data la grandezza risaltavano già abbastanza da sole. Misi gli orecchini di Daphne facendola saltellare dalla gioia e dopo che anche lei fu pronta, scendemmo insieme nella sala da ballo, si, Daphne aveva una sala da ballo.

La sala era addobbata nel migliore dei modi. Fiori rossi pendevano dai soffitti, decoravano i centrotavola e ricoprivano gli schienali delle sedie. I due imponenti lampadari emettevano una rilassante luce calda soffusa, mentre i violini e i flauti addolcivano l'atmosfera, rendendo tutto il più caloroso possibile. Gli invitati stringevano tra le mani i loro bicchieri pieni di spumante e parlottavano animatamente tra loro, mentre la madre di Daphne con il suo abito porpora, girava a fare conversazione da un gruppetto all'altro.

«Quante persone ha invitato.» mormorò Daphne prima di essere investita da milioni di persone che le facevano gli auguri.

Cercai Tracey con lo sguardo e guarda caso la trovai vicino ad un cameriere che serviva champagne. «Ciao tesoro, sei un incanto.» mi baciò la guancia con fare smielato.

Era già ubriaca.

La presi sottobraccio alla ricerca del nostro tavolo che solitamente si trovava vicino a quello di Daphne.
«Passate buone vacanze?» chiese ridendo.

Theo mi guardò strabuzzando gli occhi. «Come fai ad ubriacarti con un bicchiere Tay?» la costrinse a sedersi vicino a lui.

«Non son ubriaca.» singhiozzò per poi scoppiare di nuovo a ridere. «Sono felice di vederti.» si fiondò sulle sue labbra trattenendolo in un bacio mozzafiato.

Presi posto accanto a Blaise, sistemando il vestito prima di sedermi, non volevo che facesse delle pieghe. «Ci avete messo un eternità.» sbuffò.

«Prenditela con la tua ragazza.»

«Arrivano i due simpaticoni.» strillò Tracey voltandosi verso la porta.

Pansy si dirigeva a passo spedito verso il tavolo con un vestito nero molto stretto, aveva aggiustato il taglio che ora era leggermente più lungo. Sorrideva radiosa a tutti i presenti stringendo qualche mano qui e lì, ma quello che attirò la mia attenzione era il ragazzo al suo fianco.

Malfoy camminava con quell'espressione seria sul volto, guardando con sufficienza tutti quelli che incontrava. Era completamente vestito di nero, partiva dalla giacca fino ai pantaloni, l'unico stacco era quello della camicia bianca. I capelli erano perfettamente tirati all'indietro e le sue mani come al solito erano piene di anelli.

Era davvero bello, pensai innocentemente, non era mica un reato fare dei complimenti mentalmente. Mi guardai intorno vedendo che il posto accanto a me era vuoto, ma ancora per poco, poiché fu occupato da Draco.

Mi guardò di nascosto, facendo scorrere lo sguardo su di me e ingoiando un groppone.
«Qualcosa di colorato.» mormorò soltanto vicino al mio orecchio.

«Non vado mica ai funerali come te.»

Lui rise lievemente attirando l'attenzione di Pansy che si appoggiò al suo braccio. Sembrava decisamente più annoiato del solito e oggi eravamo decisamente tanto vicini, le nostre gambe si sfioravano. «Mi stai riempiendo il pantalone di brillantini.» sbottò.

Stavo per toglierlo, ma lui toccò il vestito prima che potessi farlo io. Delicatamente lo spostò sistemando la sua gamba vicino alla mia.

«É solo perché non c'é spazio Eve, non che voglia toccarti.» lo spintonai facendolo sorridere ancora.

«Scontroso.» borbottai stringendo le braccia al petto.

«Non pensavo fossi cosí ben piazzata.» non capii immediatamente cosa intendesse, ma dopo aver guardato in basso, vidi i suoi occhi sul mio seno.

«Anche schifoso.»

La serata fu noiosa come al solito, sfortunatamente per Daphne i suoi compleanni diventavano dei veri e propri incontri di lavoro, dato che c'erano molti piú dipendenti o amici di suo padre che suoi.
L'unico momento più divertente fu quello della torta, dove le cantammo una canzone al di poco orrenda e lei soffiò le candeline.

Quando la sala diventò quasi vuota noi ragazzi cominciammo a ballare. Io e Daphne come al solito ci ritrovammo in coppia. «Grazie di essere qui Eve.» bisbigliò abbracciandomi.
«Lo so che per te spostarti è pericoloso.»

Sospirai. «Non mi sarei persa il tuo compleanno per niente al mondo.»

«Ti voglio bene.»

«Ti voglio bene anche io.»

Lei rise. «Non ti offendi quindi se ti ho messo la passaporta insieme a Draco.»

Mi spostai ritrovandomela difronte. «Cosa?»

Neanche il biondo era molto contento della situazione, ma riuscì a non darlo a vedere.
Arrivammo con uno schiocco sulla spiaggia, a qualche metro da casa mia. Lui si sistemò la giacca lisciandola compulsivamente e poi si guardò intorno.

«È qui che vivi quindi?» chiese con tono indifferente.

«Si.» mi limitai a mormorare osservando le piccole onde che si infrangevano sugli scogli bassi alla nostra destra.

Ora anche lui stava guardando il mare, con un espressione indecifrabile sul volto, sembrava meravigliato, ma era un tipo di emozione che non avevo mai visto su di lui.

Pareva che tutto quello che lo circondasse lo annoiasse costantemente a morte, sia gli oggetti che le persone s'intende, ma non potevo biasimarlo, lui aveva tutto. Una bella casa, tanti soldi che gli permettevano di girare il mondo, vestiti costosi, che se avessi voluto comprarli io neanche vendere la mia casa sarebbe bastato.

Ma adesso, mentre lui osservava a bocca aperta la distesa d'acqua, mi sentivo quasi fortunata ad avere tutto questo, che non avrei barattato neanche per tutti i soldi del mondo.

«Carino qui.» disse ricomponendosi e rimettendo sul viso quell'espressione scocciata.

«Contenta che ti piaccia.»

Avremmo dovuto aspettare dieci minuti prima che la passaporta lo riportasse a casa, cosa abbastanza strana pensai, Daphne non poteva dargliene un altra?

«Grazie per il regalo.» mi feci coraggio e lo dissi, quello era il momento adatto pensai.

Lui mi squadrò. «Volevo prenderti un po' in giro.» alzò le spalle.

«L'avevo capito, tranquillo.» scossi la testa.

Dopo un po' di silenzio. «Ti è piaciuto?» chiese in un sussurro.

«Il fatto che tu mi abbia preso in giro?» alzai un sopracciglio confusa.

«No, idiota.» sbottò. «Il libro, é un edizione limitata.»

Per una frazione di secondo rimasi senza parole, lo guardai soltanto con la bocca leggermente aperta. «La copertina era davvero bella.»

«Questo lo so, l'ho comprato io cosa credi.»

«Ma davvero? Ti sei scomodato di persona quindi?» lui rimase interdetto, senza proferire parola.

Il suo sguardo, come qualche ora prima, passò dal mio viso fino ai miei tacchi che ora sprofondavano nella sabbia. Non incontrò i miei occhi, neanche per un istante, e quando ritornò a guardare il mare, disse qualcosa che probabilmente mi sarebbe rimasta impressa in mente per un po' di tempo.

«Stai bene con questo vestito.» il suo tono era freddo, ma non derisorio come le altre volte, non pensai neanche per un istante che mi stesse prendendo in giro.

«Mi hai appena fatto un complimento Malfoy?» assottigliai lo sguardo.

«Non lo ripeterò Mckinnon.» disse sbuffando.

Sospirai. «Era della mamma.»

La sua espressione si ammorbidì. «Immaginavo per come ne avevi cura sta sera.»

Sorrisi. «Non volevo che si macchiasse e Pansy sa essere davvero perfida a volte.»

Sospirò anche lui. «È molto insicura di se stessa e fa di tutto per stare al centro dell'attenzione, anche se significa farsi odiare.»

«Allora perché ci stai insieme?»

«Non l'ho scelto io.» mormorò. «Ma siamo amici da una vita e preferisco lei a stare con qualcun'altra.»

Ci pensai. «Allora perché vai a letto con Astoria?»

«Stai facendo troppe domande.» sbottò. «Cosa importa a te?»

Alzai le spalle. «Era per fare conversazione.»

Sbuffò. «Con Astoria non è seria, lei pensa che lo sia, ma le ho detto molte volte che non ci sarà mai niente.»

«Quindi stai con due persone che non vuoi, mi dispiace per te.» ed ero seria.

Lui rise. «Vuoi dirmi che tu stai con Weasley perché ti piace davvero?»

Lo guardai male. «Certo che si, perché non dovrebbe piacermi?»

Si zittì girandosi verso la passaporta che a secondi sarebbe partita. Mi allontanai di qualche passo, non avevo nessuna voglia di ritrovarmi a Villa Malfoy.

I nostri occhi si incontrarono, aprì la bocca come se volesse dirmi qualcosa, ma poi scosse la testa sorridendo. «Buonanotte Eveleen» disse prima di scomparire.

Rimasi a guardare il cerchio che si era formato sulla sabbia, dove ancora c'erano le orme delle sue scarpe.

Ha detto che stavo bene con il vestito.

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