La giornata dei litigi;

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10 Gennaio 1996

Cercare di riunire più persone che potevamo nel pub Testa di porco sembrò quasi impossibile, ma mai quanto cercare una stanza che in realtà non esisteva. Dopo che un paio di persone avevano firmato la lista per far parte dell'esercito di Silente, le lezioni di cui Hermione parlava nel treno, non ci restava altro da fare che trovare un luogo dove allenarci.

Fortuna volle che Neville, che di fortuna non se ne intendeva un granché, trovasse la stanza delle necessità.La camera era enorme e si adattava alle esigenze di chi si imbatteva in essa, probabilmente Neville cercava un bagno,
poiché una decina di gabinetti erano posti ai lati delle stanza quando portò me, Ron, Hermione ed Harry.

«Spero tu non te la sia fatta addosso.» commentò Ron guadagnandosi una gomitata dritta nelle costole.
Decidemmo quindi che quello sarebbe stato un luogo perfetto per incontrarci, lontano dagli sguardi della Umbridge e soprattutto dal suo nuovo braccio destro, la squadra d'inquisizione.

Draco ne faceva parte come membro super attivo insieme a Goyle e Tiger, le due scimmie ballerine al suo comando. Questo significava che non dovevo farmi scappare nulla con nessuno, per ora solo Daphne sapeva qualcosa,
ma non aveva voglia di allenarsi ad orari spropositati. «Già faccio un grande sforzo ad alzarmi la mattina.» disse facendomi sbuffare sonoramente.

Ora davanti a noi si trovavano più di venti persone, le case erano miste ma io ero l'unica serpeverde, questa cosa non mi era nuova per niente, eravamo sempre gli emarginati.

«Salve a tutti!» esclamai ricevendo subito tutti gli sguardi su di me. Imbarazzante.
«Allora come ben sapete siamo riuniti qui per delle lezioni, che sia io che Harry ci impegneremo ad impartirvi. Di sicuro non evocherete un patronus sta sera, ma non abbattetevi, prima cominceremo con degli incantesimi base che perfezioneremo con il tempo.» feci un passo indietro vicino ad Harry permettendogli di parlare.

«Bene.» si schiarì la gola. «Oggi impareremo a disarmare, Eve una dimostrazione?» annuii velocemente e lui si pose a qualche metro da me.

Afferrai la bacchetta tra le mani. «Expelliarmus.»

Continuammo per un po' in questo modo. Dividemmo in coppie tutti quanti, cercando di bilanciare maschi e femmine equamente. Io finii con Fred ovviamente che faceva di tutto per farsi disarmare così da avvicinarsi a me. «Fai il serio.» lo spinsi via facendolo ritornare alla sua postazione.

Più o meno ci riuscirono tutti, solo Neville risultava avere un po' di problemi, ma non era affatto una novità, probabilmente aveva bisogno di più esercitazione rispetto agli altri.
«Ci riuscirai, prima o poi.» borbottai mentre cautamente cercavamo di uscire.

«Grazie Eve, sono un disastro.» rise prima di sparire. Io fui l'ultima ad andarmene, se avessero preso me quelli della squadra non sarebbe stato sicuramente un problema.

Aspettai che la porta si chiudesse alle mie spalle. «Che ci fai nei corridoi Mckinnon?» la voce irritante di Pansy arrivò alle mie orecchie come una folata di vento gelido.

«Buone fatte feste Pansy.» commentai senza voltarmi. «Faccio quello che mi pare comunque.»

«Voltati!» gridò venendomi incontro.

«Che vuoi!» sbottai.

Ora si trovava a pochi centimetri da me. «Non puoi rivolgerti a me in questo modo!»

«E perché mai?» alzai un sopracciglio.

«Potrei farti finire in punizione.» rispose fiera.

Sbuffai annoiata. «Fai un po' quello che ti pare.»

Lei rise afferrando un taccuino sul quale probabilmente si scriveva le punizioni che infliggeva a tutti i poveri alunni. «Vuol dire che la settimana prossima io e Draco dovremmo fare più lezioni insieme, dato che le salterò questa settimana.» osservai la sua espressione infastidita. «Puoi avvertirlo direttamente tu?»

Le strappò un foglio e dopo averlo appallottolato lo lanciò in un angolo buio. «Avanti sparisci.»

Sorrisi soddisfatta e mi avviai verso i corridoi che portavano alla sala comune, avevo voglia di sedermi sul divano e leggere qualcosa. Oggi non ne avevo avuto l'occasione e addirittura avevo reclinato l'invito di Fred nel suo dormitorio, provava da un po' di tempo ad infilarsi nei miei pantaloni, ma non me l'ero mai sentita.

«Merlino.» dissi a voce moderata entrando e venendo investita dal caldo della sala comune.
Scelsi il divano più vicino al fuoco e mi ci sedetti aprendo il libro di incantesimi.

«Tu non ce l'hai una vita?» mormorò Malfoy assonnato stravaccandosi sul divano di fronte a me.

«Potrei farti la stessa domanda.» sfogliai una pagina avvicinando i piedi al camino per prendere calore.

«Si ed è anche molto soddisfacente.» nascose la faccia su un cuscino, probabilmente stava per addormentarsi.

«Eppure sei qui in sala comune a parlare con me, che ne sarà della tua reputazione Malfoy.»
enfatizzai l'ultima frase.

Lui mi guardò male. «Sono troppo perfetto, neanche se andassimo a letto insieme potrei rovinarmela.»

«Galante e soprattutto modesto.» alzai un sopracciglio.

«Si, sono i miei pregi migliori.» sospirò. «Non ti chiedo che leggi perché mi annoieresti a morte.»

«Mi hai rivolto la parola per farmi innervosire? No perché se queste sono le tue intenzioni le blocco sul nascere Furetto.»

«Non mi piace il silenzio.» sbottò.

«Lo so.» affermai. «Infatti non chiudi mai quella boccaccia.»

«Sono la persona più interessante con cui parlerai mai nella tua vita se ti circondi di quella combriccola.» borbottò riferendosi al gruppo di Harry.

«Se la metti su questo piano dico lo stesso di te.» chiusi il libro in un tonfo.

«Loro sono interessati ai miei soldi, non ho bisogno che me lo dica tu.» mi zittì sventolando una mano nella mia direzione. «Me lo ripeti da anni mocciosa.»

Sospirai. «Ancora non hai imparato a stare con gente come si deve.» scossi la testa.

Lui rise portandosi una mano alla fronte. «Mi parli tu di gente perbene Mckinnon?»

Assottigliai gli occhi in due fessure. «Che vorresti dire?»

Si sedette sul divano, poggiando i gomiti sulle gambe e sistemandosi i capelli iniziò a parlare. «Stai con un Weasley, sono letteralmente la vergogna del mondo magico e poi giri con una sangue sporco, non che tu possa definirti migliore dato che sei una mezzosangue, ma almeno vieni da una famiglia di maghi.»

Scattai in piedi. «Ma chi diavolo ti credi di essere eh Malfoy? Credi che solo perché sei un coglione purosangue puoi prenderti la briga di insultare le altre famiglie? I Weasley sono maghi eccezionali e una famiglia perfetta, che potrebbe insegnare ad un ragazzino viziato come te come comportarsi, dato che sei stato cresciuto su uno stupido piedistallo.»

Si alzò anche lui. «Beh ti manderò un regalo quando ti sposerai in una capanna circondata dall'immondizia del mondo magico e babbani, probabilmente così potrai pagarti il vestito.»

Una rabbia mai provata si fece spazio in me. «Meglio circondata da loro che dalla tua famiglia di assassini.»

Draco si zittì facendo un passo indietro, sapevo di aver toccato un nervo scoperto, ma non poteva interessarmene di meno. «Che cosa hai detto mezzosangue?» disse a voce bassa ma tagliente.

«Oh hai sentito molto bene.»

Prima che potessi proferire un'altra parola o sedermi riprendendo il mio libro, mi ritrovai con le spalle contro il muro e Malfoy a pochi centimetri da me.

Eravamo vicini, troppo vicini.

«Se non ti togli immediatamente ti sferro un calcio nelle palle.» feci per alzare il ginocchio ma lui lo spinse verso di basso.

Puntò un dito contro di me. «Non azzardarti mai più a chiamare la mia famiglia in questo modo.»

Feci lo stesso verso di lui. «E tu non azzardarti più a screditare la famiglia di Fred o quella di Hermione.»

«Io faccio quello che mi pare e piace mocciosa.» ringhiò rinchiudendo il mio corpo tra le sue braccia appoggiate proprio sulla mia testa.

«Allora impara a moderare il linguaggio, perché la prossima volta non ci penso due volte  a tirarti il libro dritto in faccia.»

Senza che me ne rendessi conto vidi che i nostri visi ora erano a pochi centimetri di distanza, addirittura sentivo il suo respiro sul viso. Si leccò il labbro inferiore e per la prima volta i nostri occhi si incrociarono. Quanto erano belli dannazione?
Non mi ero accorta di star stringendo con forza il libro tra le mani e come lui facesse scorrere il suo sguardo tra le mie labbra e i miei occhi. Stava per baciarmi?

«Ora spostati.» sbottai acida spingendolo via. «Ti sei già avvicinato troppo per i miei gusti.»

«Mi hai fatto passare persino la voglia di dormire.» sbottò cadendo sul divano guardando verso il soffitto.

«Sai quanto me ne frega.» decisi che era meglio cercare un altro posto per leggere, non avevo nessuna voglia di restare lì con lui.

Lo detestavo, detestavo le sue ideologie idiote e soprattutto il suo fare così arrogante, tanto che mi stavo pentendo di non averlo colpito, probabilmente avrei migliorato quel cervellino da scimmia che si ritrovava.

Afferrai la maniglia della porta tirandola verso di me e quando non riuscì ad aprirla capii che probabilmente Daphne o Tracey si erano chiuse con i rispettivi fidanzati.
Emisi un sospiro di frustrazione e decisi che forse andare da Fred non era poi una cattiva idea.

Uscii così come ero entrata, ma non prima che il biondo mi guardasse un'altra volta. Stupido furetto!
I corridoi erano deserti e corsi su per le scale arrivando davanti al quadro dei grifondoro.

«Non credo tu possa entrare!» sbottò la signora grassa.

«Oh invece io credo proprio di si.» le sorrisi. «Fuci latate.» dissi soddisfatta.

Lei sbuffò e mi permise l'accesso. Anche la sala comune era abbastanza deserta, tranne per Seamus e Dean che se ne stavano sul divano a chiacchierare. Avevo sempre pensato che quei due stessero insieme, buffo se fosse stato davvero così. Li salutai con un cenno del capo e salii a due a due i gradini verso la stanza di Fred. Prima di arrivare alla porta venni quasi investita da Parvati che correva di sotto, sighiozzava tremendamente e Lavanda dietro di lei le massaggiava la schiena tentando di consolarla. Chissà che diamine le era successo?

«Oh dannazione fratello, non dirmi che l'hai fatto davvero!» si sentì George gridare.

«Abbassa la voce.» bisbigliò Fred sbattendo un piede al suolo.

«Sei un vero idiota, se lo scopre cosa fai?» era davvero incazzato.

Appoggiai l'orecchio alla porta, volevo capire di cosa stessero parlando. Forse era relativo al negozio di scherzi, speravo in fondo che fosse così, ma il tono di George era troppo alterato.

«Non lo scoprirà.» potei vedere i suoi occhi rotearsi.

«Non è un'idiota! Ovvio che verrà a sapere che-...» ma prima che potesse continuare la conversazione, la voce di Ginny mi fece saltare.

«Che stai facendo Eve?» chiese a voce bassa. «Stavi origliando?»

Mi tirai indietro. «Certo che no, che ti salta in mente Gin.» feci la finta offesa.

Lei alzò un sopracciglio. «Avanti andiamo in camera.» mi prese la mano conducendomi fino alla stanza delle ragazze.

Hermione alzò la testa dai libri. «Eve?» chiese confusa. «Che ci fai qui?»

Meglio lasciare i fratelli alle loro conversazioni. «Volevo passare del tempo con voi.» mentii sorridendo.

«Hai litigato con qualcuno?» chiese la riccia incrociando le braccia al petto.

Prima che potessi prendere la parola, Ginny ribatté. «No, stava solo origliando in camera dei ragazzi.»

Sbuffai. «Ho solo sentito Fred e George litigare.»

Ginny mi guardò preoccupata. «Probabilmente é per il negozio, la mamma era furiosa con loro la settimana scorsa.»

Il mio sesto senso però mi diceva che qualcosa non quadrava, quella situazione era troppo strana, persino per i gemelli.
E io di certo avrei scoperto perché.



Ma ciaooo a tutti voi cari lettori.
Come state? Spero bene.
Forse questo capitolo sarà leggermente più corto, ma ho preferito renderlo ricco di dialoghi.

Che ne pensate del litigio di Eve e Draco?

E soprattutto qualche sospetto sulla conversazione accesa tra Fred e George?

Fatemi sapere se vi è piaciuto, ci vediamo al prossimo capitolo!

Baci baci.

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