12. 1. 𝗨𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗻𝗮𝘀𝗶

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Lysander e Filemina camminavano lentamente, cercando di non dare troppo nell'occhio. Il capo gli aveva detto che era una lettera segretissima, e si fidava di lui al tal punto da avergliela affidata. Si fermarono al numero nove di Sherringford Square, davanti a un edificio di mattoni gialli in stile vittoriano, una casetta all'apparenza molto piccola e umile.

«A chi dobbiamo consegnare la lettera?» chiese la ragazzina, rileggendo l'indirizzo sulla busta.
«A... eh, a un certo Newt Scamander!» le rispose il fratello, cercando di apparire non troppo interessato.

Gli occhi ambrati di Filemina si spalancarono di colpo, e la ragazzina iniziò a saltellare di gioia.
«Quel Newt Scamander?! L'autore di Animali fantastici e dove trovarli? QUEL Newt?!» lanciò un gridolino, eccitata.
Lys le accennò un risolino e continuò a far finta che non gli importasse.
«Uhm, sì, può darsi...» le rispose vagamente, inarcando un sopracciglio.
«E lo dici con questo tono?!» sgranò gli occhi la quindicenne, non riuscendo a trattenersi «Newt Scamander è il magizoologo migliore di tutti i tempi!!»
Lysander annuì e Filemina lo abbracciò, non riuscendo a trattenere le emozioni.

«Newton Artemis Fido Scamander è il magizoologo migliore di tutti I tempi!» ripetè esaltata, «Lo ha detto anche la Mcgranit! Silente nutre una profonda ammirazione per Newt Scamander... Silente!!» specificò, come se volesse accentuare ulteriormente l'importanza di quel nome.

«Beh... me lo avresti potuto dire che ti piace così tanto. Ti avrei regalato il suo libro!» esclamò con un mezzo sorrisetto.

Prima era lui l'eroe.
Era un po' geloso, doveva ammetterlo.

Filemina scosse la testa e non riuscì a mascherare una nota di orgoglio nella voce.
«Me lo ha già regalato Margaret! Ce l'ho nella valigia! E credi che» si bloccò di colpo, e abbassò la voce, insicura, «credi che se glielo chiedessi, me lo, ecco... me lo farebbe un autografo?» Nei suoi occhi apparve un barlume di speranza, e Lysander non riuscì a trattenere un dolce sorriso.
«Uhm, non saprei... ma dicono che sia molto gentile, io credo di sì. Può darsi...»

Si fermò davanti alla porta, i cardini erano piuttosto arrugginiti e il legno del telaio scheggiato. La casa aveva un aspetto abbastanza trascurato dall'esterno, come se il vento e la pioggia avessero deciso volontariamente di abbattersi su di essa. Chissà magari era stata qualche creatura...

Lysander fece per bussare alla porta, ma essa si aprì da sola.

«Lysander.» lo chiamò sussurrando la ragazzina.
Non poté ignorarla a lungo.
«Sh!!» la interruppe lui rapidamente, allungando l'orecchio per ascoltare. Poi si voltò verso la sorella.
«Non dovrebbe essere aperta!» le sussurrò preoccupato «Tira fuori la bacchetta.» le ordinò con una certa urgenza, sfoderando la propria.

Filemina scosse la testa, attonita.

«Come?!» esclamò «Non posso usare la magia fuori dalla scuola!!» sbottò.
«Sì, se è per difenderti! Me ne assumo la responsabilità! Resta dietro di me! Non avvicinarti a nessuno per nessuna ragione, hai capito?» sgranò gli occhi lui, tenendosela vicina per il braccio.

La ragazzina annuì, terrorizzata. Con le mani tremanti si chinò verso il baule ed estrasse la sua bacchetta, stringendola saldamente fra le mani sudate come meglio poteva. Probabilmente non sarebbe riuscita ad impugnarla e a usarla nel momento del bisogno, ma il contatto con il legno freddo la rassicurava. Osservò il fratello con gli occhi imploranti, come se cercasse di capire cosa avesse intenzione di fare.

«Se ti si avvicina qualcuno... schiantalo! Anzi no, chiamami. Non voglio metterti in pericolo!»
Filemina annuì, assente.
«Ho paura.» ammise.

«Lo so, ma andrà tutto bene, tesoro. Te lo prometto. E poi abbiamo un matrimonio da organizzare.» ridacchiò lui scompigliandole i capelli, che avevano già iniziato a sbiancarsi. Filemina lo abbracciò di nuovo, un abbraccio sincero, sentito.
«Sono fiero di te, Lys.» sussurrò «E ti ricordo che ho quindici anni, non cinque!»

Senza perdere tempo ulteriore, spinse appena la porta e lanciò alla sorella un'ultima occhiata, forse per tranquillizzarla. Ma era lui quello più agitato. Filemina era tutto per lui, e non se lo sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa.

«Non potete scappare all'infinito...» rise il Grindelwaldiano «siete in pochi. Noi siamo molti, molti di più!» ridacchiò, passeggiando lentamente nel sotterraneo.

I passi riecheggiavano fra le pareti, amplificate dal pavimento di legno. Era quasi impossibile distinguere con chiarezza da dove provenissero con esattezza, e ciò suscitava in Bunty un senso di ansia e oppressione gradualmente crescente. E quando il Grindelwaldiano pestò con forza con il tacco le assi del pavimento, Bunty si strinse di più a Theseus, che penzolava fra le braccia di Newt. La testa dondolava avanti e indietro, seguendo il loro ritmo impacciato.

Newt e Bunty tentarono di trascinarlo per gli arti come potevano, e lo adagiarono sul letto con immensa fatica, dove solitamente Newt dormiva quando era alla ricerca di qualche creatura magica per il mondo.
«Che facciamo?» chiese Bunty terrorizzata.
Afferrò una boccetta di vapori per farli inalare a Theseus, pallido come un lenzuolo. Era vivo, a giudicare dai borbottii che emetteva di tanto in tanto.
La magizoologa si sentì crollare, incrociò lo sguardo di Newt, quasi sul punto di singhiozzare. Aveva dimenticato la bacchetta nel grembiule che era solita indossare quando si prendeva cura delle sue creature magiche.

«Hai visto? Hanno schiantato Theseus come se niente fosse! Senza fatica!» sospirò tremante.
Gli diede un colpetto sulla guancia, in un vano tentativo di ridestarlo.
«Avanti... svegliati!!» iniziò a scuoterlo.
Istintivamente si aggrappò al collo di Newt, forse per calmare l'ansia o forse perché il contatto l'avrebbe aiutata a mantenere un briciolo di lucidità.

Newt si bloccò di colpo.
Non aveva mai dovuto confortare una donna. Aveva sempre cercato di essere presente per il fratello per la morte di Leta, di confortare Jacob... ma Bunty? Le diede un colpetto sulla testa, imitando l'impacciato atteggiamento del fratello. Lui faceva sempre così. Lei lo guardò, un po' colpita. Forse l'aveva scambiata per una sua creatura.

«Non, non ti preoccupare, Bunty.» balbettò l'uomo paonazzo, accennandole un sorriso imbarazzato.

Pensò a Tina e a come avrebbe agito se si fosse ritrovata in una situazioni del genere, o se mai avrebbe, prima o poi, affrontato quella minaccia. Ma ormai lei era abituata, nella sua lunga e faticosa carriera da auror di minacce ne aveva affrontate abbastanza.
Molto probabilmente lei li avrebbe legati ad una sedia, e schiantati seduta stante. Il che non era male, o folle. Quando aveva legato Theseus avrebbe tanto voluto fermarsi e continuare a ridere, ma non potevano fermarsi, inseguiti da un intera schiera di auror. Era rimasto a bocca aperta, spalancata.

Poi a Newt venne improvvisamente un'idea.
«Lo zouwu!» esclamò, illuminandosi improvvisamente.

Bunty a quel punto parve capire il pensiero che era balenato nella mente di Newt, diede un'ultima occhiata a Theseus ancora svenuto e uscì dallo stanzino, trascinando Bunty con sé.

«Sì, ma come lo raggiungiamo? Come ci arriviamo? Ci stanno cercando! Ce n'è uno a ogni angolo!» esclamò lei, seguendo attentamente il suo passo e ansimando per lo sforzo.

Evitò per un pelo l'attenzione di uno dei Grindelwaldiani, scivolando dietro al tronco dell'albero degli asticelli, evitando che le lunghe dita sottili delle creature infastidite da tanto rumore, le cecassero gli occhi. Piquette squittì in disaccordo per le mosse di Newt, che faceva attenzione a non farlo volare via dal taschino durante la corsa. Non era molto felice di rivedere i suoi simili.

Dopo l'ennesima lamentela da parte sua, Newt si chinò verso di lui, infastidito dal suo comportamento.
«Non ti ci metterai pure tu, spero!» gli sussurrò a mo' di rimprovero.
Piquette si ritirò, offeso, diede un'ultima occhiata a Newt e gli lasciò una silenziosa pernacchia, terrorizzato dal lampo di luce verde che, senza alcun preavviso, aveva squarciato a metà l'aria.

Piquette poteva sentire il cuore di Newt battere a stenti; il magizoologo trattenne un urlo quando sentì un corpo pesante cadere a terra. Si bloccò. Le gambe e la mente gli impedivano di muoversi, mentre Piquette si era ricreduto e, adesso, gli urlava di affrettarsi a mettersi al sicuro.
«Le mie creature!» balbettò «Nessuno tocca le mie creature!!» tuonò.

Un profondo senso di rabbia lo pervase. Non era giusto, loro non centravano nulla. Le sue creature erano innocenti. Si liberò dalla stretta di Bunty, e si piazzò tra i due maghi. Bunty si sentì sprofondare.
Appena lo videro con i capelli arruffati e appiccicati agli occhi e lo sguardo fuori dalle orbite, scoppiarono a ridere, colpiti dal suo improvviso eroismo. Sul pavimento giaceva un piccolo cucciolo di ippogrifo. Le piume, che decoravano i margini del becco, adesso ricadevano bruciacchiate sul pavimento, e un foro era ben visibile sul suo dorso.

Newt gli diede una rapida occhiata. Avrebbe voluto dirgli così tante cose, ringraziarlo. Ma una cosa era certa: avrebbe fatto di tutto per vederli sbattuti ad Azkaban.

«Guarda chi c'è...» iniziò uno di loro «Newton Scamander. La bestia fantastica!» rise.

Newt li guardò fuori di sé, mentre Bunty ne approfittava della situazione per chiamare a se gli altri animali.
Uno dei Grindelwaldiani aveva un profondo squarcio sul viso, Newt ne riconobbe fin da subito gli artigli del cucciolo di ippogrifo.

«Era proprio un bell'esemplare.» Sorrise l'uomo, mostrando una lunga fila di denti marci, riempiendo la stanza del suo fetore rancido.
Newt istintivamente girò il viso dall'altro lato.
«Non credi, Rolph...che starebbe benissimo impagliato nella mia stanza dei trofei?»
L'uomo tonto si grattò il naso.
«Sì, credo di sì.» rise stupidamente «Quante creature hai collezionato in tutti questi anni?»

«Abbastanza da riempire una stanza...» rispose sghignazando.
Newt non si mosse, rimase immobile a guardarlo con tristezza gradualmente crescente.
«Lei non sarà uno dei tuoi trofei! Stupeficium!!»

Dalla punta della bacchetta partì un fascio di luce rossa diretta verso il mago sfregiato, che senza fatica lo bloccò. Newt si gettò di lato per evitare una maledizione cruciatus, che ancora non aveva avuto modo di provare. Un dolore paragonabile a mille coltelli incandescenti, così l'aveva definita Theseus.
«Non ci si abituerà mai a questo genere di dolore, fratellino.» gli aveva confidato.

A fatica bloccò uno schiantassimo, che lo fece indietreggiare di qualche passo, andando a urtare una parete. Con sua grande vergogna capì di essere stato troppo brusco, troppo impulsivo, accecato dall'amore che nutriva verso le sue preziosissime creature.
Si strinse nel cappotto, desideroso di scomparire, mentre si vedeva costretto a emanare uno scudo con la sua bacchetta. Lo avvolse come una cupola, impedendogli di muoversi o fare anche solo un minimo passo, Newt fece di tutto per non soccombere ai loro incantesimi.

Le sue creature, avvertendo il pericolo, si erano ritirate, altre ferite per l'impatto si nascondevano tra le foglie e le colline verdeggianti.
Pian piano Newt sentì i suoi capelli sollevarsi verso l'alto, elettrici, mentre una crepa nel suo scudo si faceva, con il passare dei secondi, sempre più evidente.

E proprio nell'istante in cui un incantesimo penetrò le sue difese, una mano lo tirò per le spalle, facendolo uscire dalla loro traiettoria. Lo scudo si infranse, frantumandosi, e lasciando i due maghi confusi e spiazzati. Si nascosero, prima che potessero notarlo, dietro un cassettone in legno.

«Signor Scamander, giusto?» chiese la voce affannata.
Newt guardò la figura con sospetto, non conosceva quel ragazzo, pensò all'inizio di impugnare la bacchetta e puntargliela contro, ma gli aveva appena salvato la vita.
Annuì.
«Mi manda Esther! » esclamò con un sorriso.
Newt lo guardò confuso.

«Chi?»

Lysander si grattò la nuca. «Esther... Porpentina...?»

Newt inarcò un sopracciglio.
«Tina!!» sbottò esausto.
«Ah, Phf! Certo!» arrossì Newt, che aveva dimenticato il suo nome completo.

Il cuore iniziò a battere incessantemente nel petto.
«Come sta?»
«Bene... ma adesso dobbiamo muoverci!» esclamò lui, accennando un rapido sorriso.
Lo trascinò per un braccio verso una zona più protetta.
«Tina è...»
«Il mio capo.» Gli rispose di getto, bloccando senza fatica uno schiantesimo diretto nella sua direzione.

Newt dovette ammetterlo, era davvero bravo, molto abile come auror per essere un ragazzino. Tina lo aveva scelto bene, in effetti. Piccolo, magro ma agile e veloce.

«Sono una recluta! Ma Tina dice che valgo molto più di alcuni suoi "superiori". Lei dice che, che molti di loro sono utili soltanto per scaldare i calderoni.» abbassò la voce «Resti tra noi, ovviamente...»
Una recluta... Newt ridacchiò.

«Classica frase da... Tina.» sorrise «Beh, se lo dice lei, puoi crederci. Ehm» allungò la mano.
«Lysander!» accettò la stretta il ragazzo, rispondendo energicamente ma frettolosamente.
«Un vero piacere.» gli sorrise.
«Piacere mio! Non si incontra tutti i giorni il bestseller migliore di tutti i tempi!»

Newt arrossì lievemente, ma non aveva tempo di prendersi i complimenti.
Oltrepassarono rapidamente il recinto vuoto dello Zouwu che, purtroppo, era stato costretto a ritirarsi.

«Impedimenta

Colpì in pieno un Grindelwaldiano, che cadde a terra dopo aver abbattuto rovinosamente contro una parete.
«Difficili da battere, eh?» sussurrò Lysander, mentre Newt lo conduceva da Bunty rimasta con Theseus, pronta a prendere le sue difese se fosse stato necessario.
«Come sapevi che eravamo qui?»
«Ho seguito i versi degli animali!» spiegò l'auror «Ma non credevo di trovarci qualcuno... o qualcosa! Certamente non potevo immaginare di trovarci un'intera selva per le creature! Ha talento per la trasfigurazione! Lo sa?»

Lanciò uno schiantesimo che colpì un pilastro in legno. Newt guardò la scena in silenzio, la sveltezza e la rapidità dei colpi degli avversari indicava come non ci fosse nulla di umano in loro.

«Quanto è abile con gli incantesimi di difesa?»
«Ah, Ehm... non molto.»
Continuò a correre, passando sotto a un tronco, che si spezzò a contatto con uno schiantesimo. Newt lo spinse via e riuscì a rialzarsi e a non inciampare sui suoi stessi piedi.
Sentì un gridolino familiare, un gracchiare che gli riempì il cuore di conforto.
«Signor Scamander, da questa parte!!» Gracchiò Tod, facendogli cenno di muoversi.

Newt trascinò Lysander, che non aveva fatto alcuna resistenza. Passarono attraverso i vari habitat degli animali, mentre Lysander li guardava esterrefatto, e fermarono nel recinto degli snasetti, nel quale si poteva scorgere una montagna di oggetti luccicanti di poco valore.

«Che ci facciamo qua?» chiese curiosamente Lysander guardandoli confuso.

Newt aveva capito il piano di Tod alla lettera e annuì, ringraziandolo con lo sguardo, gli accennò un sorriso. Non aveva tempo di spiegargli cosa sarebbe successo di lì a poco, ma non poteva tirarlo da una parte all'altra della valigia.

«Gli snasi sono molto attratti dall'oro e dagli oggetti che luccicano. Se li colpiamo con questi.» indicò i cucchiaini «Gli snasi si precipitano e avremo il tempo necessario per fuggire. Saranno costretti a nascondersi! Vorranno il proprio bottino, gli snasi.»
«Già!» esclamò soddisfatto Tod «Una colonia, una colonia di snasi!!» gracchiò battendo le mani rugose.

A questo punto Lysander parve comprendere, e anche lui annuì ed accennò un sorriso, divertito. Non pensava che un elfo domestico potesse essere così geniale. Quanto si sarebbe divertita Filemina se lo avesse visto, ma lei era nascosta per benino. O almeno sperava. Le aveva ordinato di non lasciare assolutamente l'habitat, di rimanere nascosta dietro le foglie dell'albero, grandi quanto la sua figura. Una era sufficiente da avvolgerla completamente come una coperta.

«Li ho trovati!!» tuonò a gran voce un uomo del gruppo, intravedendoli di sfuggita, convinto di aver già messo le mani sulla sua prossima ricompensa.

Subito si preciparono verso di loro a dozzine, mentre Tod faceva loro cenno di fuggire. Schioccò le dita e fece levitare a mezz'aria un grande ammasso di oggetti metallici e, nello stesso istante un cui i maghi avanzarono nella loro direzione, la lasciò cadere, proprio sotto di loro.

Sentendo il tintinnio del loro bottino, gli snasetti sdrizzarono il muso e si preciparono verso i Grindelwaldiani, pronti a guadagnarsi un pezzo di tesoro.
Centinaia di palle di pelo facevano a gara per ottenere quanto più possibile. Uno dei Grindelwaldiani lanciò un urlo quando una decina di snasi gli si attaccarono alla gamba, per afferrare la base argentata di un vecchio orologio. Si tennero stretti con gli artigli, affondati nella pelle della coscia. Erano piccoli ma vigorosi e appuntiti.

«Rolph!!!» urlò terrorizzato il tonto, sbattendo i piedi e cercando di staccarseli di dosso e scollarseli via con le entrambe le mani.

«Wow...!» commentò Lysander, guardandoli mentre non riusciva a non trattenere una risatina.
«Hanno paura di cosa, esattamente? Di uno snaso?» ridacchiò.
Alcuni dei Grindelwaldiani tentarono la fuga, inseguiti da un gruppo notevole di snasi, che si arrampicavano oltrepassando perfino l'orlo dei pantaloni. Altri non riuscirono a liberarsi dalla loro presenza e caddero a terra sotto il loro peso.
«Ottima trovata, Tod!!» esclamò Newt dandogli un colpetto affettuoso.
«Tod farà farà di tutto per lei, Signore! Lei è gentile con Tod!» gracchiò.

Continuarono a correre. Riuscirono affannosamente a ritrovare l'ingresso della valigia ed erano liberi, pronti a chiedere aiuto, quando un uomo si parò davanti a loro, sbarrando loro la strada. Lysander e Newt si ritrovarono disarmati, senza che nessuno dei due potesse evitarlo. Il mago avanzò verso di loro, mentre guardava gelosamente Newt, come se avesse visto una montagna di oro.
«Signor Scamander, lei non può sapere quanto è prezioso.» commentò. Lysander fece per guardare in alto, oltre la scala, forse per cercare un modo rapido per fuggire, ma il Grindelwaldiano se ne accorse e gli puntò contro la bacchetta.
«Non crederai mica di fare l'eroe, ragazzo. Ma a proposito...tu chi saresti?»ridacchiò, guardandola Lysander che tremava visibilmente per la rabbia.

«Mio fratello!!»
Un fascio di luce investì in pieno il Grindelwaldiano, che cadde a terra con un tonfo secco. L'auror alzò lo sguardo per vedere Filemina a qualche metro di distanza dal mago, con la bacchetta ancora puntata verso di lui.
«Ti avevo detto di non muoverti!!» tuonò lui, lanciandole un'occhiataccia.
La ragazzina rispose con la stessa espressione, e gli accennò un sorriso ironico.
«Oh, ma grazie... Filemina! Non c'è di che, mi hai soltanto salvato la vita.» disse aspra, incrociando le braccia al petto. Ma quando vide Newt confuso e impacciato, che cercava di capire cosa stesse succedendo nella sua valigia, spalancò gli occhi.

«Oh Merlino!! Lei è Newt Scamander, vero?! »

Newt annuì, divenendo improvvisamente paonazzo.
«Merlino, non ci posso credere!! Io sono Filemina!» saltellò la quindicenne, guardandolo attentamente, incapace di contenere l'emozione.

La giovane recluta lanciò gli occhi al cielo e sospirò.

«Mia sorella...» la presentò al magizoologo, lanciandole un'occhiataccia.
«Oh, ehm. In... in effetti, vi somigliate molto.» accennò un sorriso, senza sapere cos'altro dire. Ed abbassò lo sguardo, socchiudendo le labbra.
«Comunque...» iniziò la ragazzina, che ancora tremava come una furia incontrollata «se ne sono andati tutti. Hanno tagliato la corda!»
«Come?»
«Passaporta.» non si scompose.

«Devono averla messa qui prima del nostro arrivo.» ipotizzò Lysander guardando il mago.
«Torneranno...»
Filemina scosse la testa energicamente.
«No, non credo proprio!» prese dalla tasca un anello dorato e lo gettò a terra.
«Incendio!» urlò, lasciando che l'oggetto si dissolvesse tra le fiamme. Ne rimase solo un pezzo di metallo sciolto, completato distrutto, avvolto dalla cenere delle assi del pavimento.

«Ecco qua... era un oggetto comune, facile da nascondere. Non faceva che vibrare, e revelio ha confermato la mia teoria.»
«Passaporta...» ripetè Lysander colpito, incapace ancora di credere alle proprie orecchie «Merlino, sei fantastica! Davvero!»

Filemina gli lanciò un sorrisetto non curante, tingendosi di rosa sulle guance. Ovviamente soddisfatta di aver fatto una bella figura davanti al suo autore preferito.
«Beh... mi merito un autografo...» gli fece l'occhiolino, e il fratello non potè lasciarsi scappare un sorrisetto. Il suo entusiasmo era contagioso.
«Vedremo.» le sussurrò.

Rimasero fermi per qualche minuto, forse per mettere a fuoco le idee ancora piuttosto confuse e mescolate. Poi Lysander ruppe il silenzio.
«Ah, signor Scamander» sussultò, facendo a sua volta sussultare il resto dei presenti «Tina le manda una lettera. Ha insistito tanto perché la avesse. É per questo che le abbiamo fatto visita, e poi ovviamente l'ho dimenticato. Insomma dopo tutto quello che è successo... Merlino, sono davvero smemorato oggi!!» sbottò, rimproverandosi per la sua dimenticanza.

Filemina sollevò appena un sopracciglio. Chissà perché non ne era stupita.

«Uhm... solo oggi?» ridacchiò, e il fratello le diede un colpetto leggero per l'imbarazzo.
«Hey!»

Newt non riuscì a metabolizzare più nulla, nel momento stesso in cui sentì il nome di Tina fuoriuscire dalle sue labbra.

Tina gli aveva inviato una lettera, e lui moriva dalla voglia di leggerla.
«Mi ha raccomandato che lei l'avesse, Signor Scamander.» balbettò il ventenne, abbassando lo sguardo e tracciando con le dita il contorno di una macchia bianca sulla pelle della mano.
Newt gli accennò un sorriso «Grazie. Ehm, chiamami Newt!»

Filemina fu più veloce di lui e colse l'occasione per stringergli la mano.
«Piacere!! Filemina. Ma mi chiamano Filly» esclamò, senza riuscire a smettere di fremere per l'emozione.

Aveva dimenticato di essere stata già presentata prima.

«Piacere mio!» le sorrise.

Il magizoologo, a quel punto, prese la lettera e la strinse gelosamente, aspettando il momento giusto per leggerla. Non si rese conto di aver iniziato a fissarla con insistenza, come se la busta potesse rivelarne il contenuto, fino a quando non la ripose automaticamente nella tasca.
«D'accordo, sì. Newt.» arrossì timidamente Lysander, accennando l'ennesimo sorriso imbarazzo. Lo stesso di Newt.

«Quanti anni hai? Sei stata davvero brava a schiantarlo. Io non ci sarei riuscito.» ammise Newt, abbassando lo sguardo. Era paralizzato, dalla paura.
«Quindici! E grazie. Nessuno può toccare o schiantare mio fratello, oltre a me, ovviamente.»
«Hey!!» esclamò Lysander imbarazzatissimo. Filemina gli accennò un sorriso, che la sapeva lunga.

All'improvviso Newt si ricordò dei due maghi che aveva lasciato nello stanzino della valigia, e che non vedeva da più di mezz'ora.
«Dovrei andare da mio fratello e dalla mia assistente, per assicurarmi che stiano bene! Credo che questa volta Theseus si sia preso una bella botta in testa!» Fece per precipitarsi da loro, ma poi si voltò indietro.
«Se lo desiderate, potete fermarvi a bere qualcosa.» propose.
Lysander stava per rispondere che non voleva, che non era necessario che si scomodasse, ma Filemina lo bloccò.
«Certamente! Sarebbe un vero piacere, signor Scamander!» pestò il piede del fratello e gli lanciò un'occhiataccia.
«Bene! Perfetto, allora ehm io vado.» gli accennò un ultimo sorriso e sparì nello stanzino con il cuore a mille, preoccupato per il fratello.

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