11.2. 𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲🟠

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Eulalie's Pov

Eulalie guardava terrorizzata l'ipocrita figura seduta seduta di fronte a lei, prese la tazza a pochi centimetri da lei e prese a fissarla, cercando di non dare troppo nell'occhio. La stava studiando, immobile.

Le lunghe dita rugose strette intorno al manico della teiera si muovevano regolarmente in attesa che lei bevesse il suo tè, e sparisse dalla circolazione una volta per tutte.

«Lally, non hai ancora toccato il tuo tè.» Disse tranquillamente, cogliendola di sorpresa.
«È troppo caldo.» Rispose l'insegnante, mascherando la preoccupazione con sorriso smagliante, un po' troppo finto.
«Mi brucia lo stomaco. Nicolas ha qualche pozione che possa aiutarmi?» Le chiese innocentemente, giocherellando con la punta della bacchetta che nascondeva nella manica del cappotto, che era diventato bianco a furia di colpire le pareti, nel tentativo disperato di scappare fuori dalla finestra del bagno.

Perennelle annuì, le diede uno sguardo sospettoso, che Lally comprese subito. Senza preavviso si piegò a metà, lamentandosi sonoramente per un dolore, ovviamente inesistente.
«Lewis!» Urlò, la voce le uscì tutto d'un tratto, «Perry! Fa malissimo!» diede un pugno sul tavolo, colpendo con le gambe le altre sedie e scostandole, per permettersi di avere una via di fuga. Ovviamente le sarebbero state solo di intralcio, se l'avessero ostacolata durante il passaggio.

Perennelle la guardò senza scomporsi «Va bene, Lally! Vado a prenderti qualcosa che possa aiutarti.» Disse apaticamente.
Lally approfittò della situazione e lasciò scivolare via la bacchetta dalla manica del cappotto. Pensava ai veri Flamel, a Perennelle seduta sul pavimento, e Nicolas chino sul suo corpo freddo e immobile.

Non poteva sbagliare, non doveva sbagliare.

Nello stesso istante in cui Perennelle le si avvicinò, Lally le si scagliò contro, puntandole la bacchetta alla gola.
«TU non sei Perennelle! Perennelle odia la confusione, e non mi avrebbe mai lasciata sola! Inoltre, Perennelle odia il tè al limone!»

La figura scoppiò a ridere, una risata agghiacciante che a Lally parve di riconoscere. Fece per scagliare un altro incantesimo, quando la sconosciuta le si avvinghiò ai piedi. Lally si aggrappò con forza al bordo del tavolo per non cadere, ma l'impostore la tirò a sé.

Nel tentativo di non farsi trascinare, con il cuore ancora in tumulto e con la mente offuscata dalla paura, afferrò cautamente la tazza ancora calda e la rovesciò sul suo braccio. La Grindelwaldiana lanciò un urlo, mentre la sua camicia si confondeva con la pelle bruciata.

Trasse un sospiro di sollievo consapevole che se avesse bevuto il contenuto di quella tazza, sarebbe sicuramente morta.

Chissà che cosa le aveva messo dentro la tazza! Veleno, distillato di morte vivente? Non voleva saperlo. La puzza di bruciato e di carne ustionata le perforò le narici, e dovette stringere i denti per non badarci. Poteva sentire quasi quella sensazione sulla sua stessa pelle, non osava immaginare il dolore che avrebbe potuto provare.

Perse l'equilibrio, e nel tentativo di rimettersi diritta le sfuggì di mano la bacchetta.
Ricadde sopra al suo petto e la donna ne approfittò, la afferrò per i capelli, tirandoli con una forza innaturale, strappandone una folta ciocca che ricadde sul pavimento bianco, insieme a una cospicua quantità di sangue.

Non sentì dolore, non subito almeno.

Lally cercò di liberarsi dalla sua presa, la testa saldamente stretta e strattonata verso l'alto, come se volesse reciderla con la sola forza dal collo. Un dolore lancinante che le fece spalancare la bocca. Fissò i piedi a terra, riuscendo per un attimo a mettersi sulla difensiva, rotolando di lato per riappropriarsi della sua bacchetta, che la Grindelwaldiana aveva nascosto sotto il ginocchio. Ma la donna non ne voleva sapere di lasciarla andare. Con una rapidità spaventosa la spinse contro uno spigolo del tavolo di legno, e l'insegnante non poté evitarlo.

Cadde, rotolando sul pavimento, mentre "Perennelle" premeva con forza un fazzoletto bagnato contro il suo naso. Non sapeva di cosa fosse imbevuto, ma riconobbe un odore simile al distillato di morte vivente. Premette con maggiore forza le dita intorno all'impugnatura della sua bacchetta, notando con orrore di non riuscire a muovere le dita della mano.

Smise di respirare regolarmente, mentre la donna premeva entrambi i piedi sul suo addome, impedendole di prendere anche la più piccola boccata d'aria. La voce le si bloccò in gola, mentre stanza iniziava a girare su se stessa. Le luci si sovrapponevano alle ombre, e gli occhi della seguace guizzarono allegramente nelle orbite, prima di posarsi sui suoi, che cercava disperatamente di tenere aperti.

Le afferrò il viso fra le mani, noncurante, sollevandolo per il mento, mentre il cuore di Lally minacciava di fermarsi.
«Non credevo che mi avresti dato così tanto filo da torcere!» gracchiò puntando i suoi occhi aquilini su di lei, quasi del tutto neri.

Eulalie avrebbe tanto voluto controbattere, ma non poteva, non si trovava in una posizione favorevole, in effetti. Le uscì un sussurro sibillino, che la fece ridacchiare.
«Non h-h-hai v-visto ancora n-niente.»
«Non credo che i tuoi occhi vedranno altro, custode delle chiavi!»

Poi sentì un urlo sonoro a pochi metri di distanza, il sangue scorrerle lungo la guancia, un cavallo argentato danzare nell'aria, seguito da una lontra d'argento. Sentì delle dita calde e morbide prenderle lievemente il viso fra le mani, e premere con forza contro la tempia dolorante. Quel peso, quel macigno allontanarsi dal suo petto. Le bruciavano da morire i polmoni.

L'individuo la guardava, ma Lally non riusciva a distinguerlo, i contorni degli occhi e del viso sfocati e indefiniti. Balbettò qualcosa, forse una tacita richiesta di aiuto, prima di essere inghiottita dal buio.

Voci su voci riecheggiavano nella sua mente.

«Signorina Hicks?»

E le voci divennero sempre più lontane, le urla divennero sussurri, e il freddo la avvolse come il bacio di un dissennatore. Eulalie pensò di essere morta, quando non sentì più nulla, quando non sentì più il cuore battere nel petto. E la paura affievolirsi.

Bunty's Pov
Londra, 4 ore dopo.

Bunty si precipitò dai due fratelli Scamander, quando li vide rientrare scioccati dalla porta. Subito si precipitò da Newt, che tremava come una foglia. Gli diede dell'acqua e prese a guardare Theseus insistentemente, come se fosse lui la causa di tutto questo trambusto. Newt le accennò un sorriso, e Bunty si sentì ardere. Era innamorata persa di lui.
Le mani le tremavano violentemente e aveva la fronte zuppa di sudore. Newt non l'aveva mai vista tanto agitata. I capelli color carota le ricadevano disordinati sulle guance. Stringeva fra le mani un pezzo di carta scarabocchiato, il frutto della sua agitazione.

«Che è successo, Newt?»
«Ci hanno attaccati.» Si lasciò cadere sul divano «Hanno provato strapparmi la valigia» spiegò il magizoologo, facendo cenno al fratello di fargli compagnia.
Theseus annuì e si voltò appena verso di lei con un mezzo sorrisetto. Si scambiarono una rapida occhiata di intesa.
«Ci hanno attaccato quando siamo usciti dal ministero, siamo stati costretti a ritornare e, quando ci siamo smaterializzati, si sono aggrappati al braccio di Newt per rubargli la valigia. Ma Newt lo ha cacciato, giusto in tempo!» lo disse con un tono che non mascherava affatto l'affanno.
«E c'è di più!» sussurrò Bunty con il cuore in gola «Kama mi ha mandato un messaggio urgente...I Flamel sono stati attaccati!» disse la magizoologa, mostrando una collana legata al collo, che usava come mezzo per comunicare con l'auror francese.

«Li stanno portando al San Mungo, e anche Lally era lì con loro!» esclamò lei gravemente.
Theseus balzò dalla sedia, quando udì il suo nome. «Lally?!» tuonò.

Che ci faceva Eulalie Hicks dall'altro lato del mondo?

«E e come sta?»

Newt capì immediatamente che qualcosa non andava. Entrambi erano stati attaccati quel giorno, quelle non erano certamente coincidenze.

«È ferita. Kama dice di averla trovata giusto in tempo sul pavimento. Nicolas ha trovato un antidoto contro il veleno, non è necessario che vada al San Mungo. Ma è esausta, ed ha bisogno di riposare. Non è in buonissime condizioni.»
«Non non è necessario che vada al San Mungo?» balbettò Theseus tremante, e per il nervosismo aveva iniziato a mangiucchiarsi le unghie. Bunty annuì.
«Ha solo bisogno di un posto sicuro, sta bene. Non ha voluto dirmi i dettagli. Magari potreste incontrarvi...» ipotizzò.

Non conosceva molto la professoressa X, con lei al massimo si era scambiata qualche lettera. L'aveva trovata, però, fin dalle origini una donna dolce, fuori dal comune. La sua ironia la faceva sbellicare dalle risate.

«Al San Mungo.»
Theseus iniziò a passeggiare avanti ed indietro nella stanza, mentre un pressante senso di ansia iniziò a diffondersi nel petto. Iniziò a sudare. Bunty ascoltò l'impacciato gesto del capo di Newt, di lasciarlo da solo con il fratello e sparì nella valigia. Newt gli si avvicinò e lo abbracciò impacciatamente, stringendolo a sé come poteva.
«Cosa c'è che ti preoccupa tanto, Theseus?» gli domandò sussurrando.

Theseus affondò il viso nell'incavo della sua spalla, e respirò profondamente.
«Lally. Lally sa combattere! È un ottima duellante, lei li avrebbe fermati senza fatica!»
A quel punto nella mente di Newt balenò un pensiero, l'immagine di un Theseus felice, gioioso ed Illuminato dall'amore, non molto diverso dal suo aspetto attuale.
«Tu ci tieni a lei, non è vero?»

Aveva avuto un'intuizione, che suo fratello, come aveva sospettato, non aveva tentato minimamente di smentire. Lo aveva piuttosto guardato tristemente, con la testa china e le nocche bianche a furia di tormentarsele. Gli accennò un sorriso.
Theseus sollevò la testa e lo guardò negli occhi.
«A Lally?» chiese.

Leta... quante volte aveva pensato a lei. E a chi sennò?
Lei era sempre stata la sua unica donna al centro dell'universo, e adesso?

Rimase immobile per qualche secondo, e poi annuì, cercando forse il coraggio di ammettere ciò che provava. Era tutto così difficile per lui, dalla morte di Leta. Nessuna donna avrebbe mai preso il suo posto.

«Tanto quanto tu tenga a Tina.» confermò  «Lei è carina, forte ed indipendente, è molto molto intelligente. E non è troppo piccola, un po' più piccola di Leta ma... ecco siamo molto simili. Stiamo bene insieme, come te e Tina, solo che... noi due non litighiamo spesso come voi due.» si asciugò gli occhi «Leta, ecco Leta era la mia vita! E sento che è ancora troppo presto, non voglio dimenticarla»

Newt annuì, sapeva a cosa alludesse il fratello e conosceva l'effetto che Leta aveva su di lui. Su entrambi.
«Non importa quanto siete simili o diversi. Lally non è Leta, e non lo sarà mai! Ma sai una cosa? Eulalie è Eulalie! Non è minimamente paragonabile a Leta! Lei è fedele, è come Tina, lei è. Ecco ha quella forza che sicuramente Leta non aveva, ed è gentile, ti ammira e ti fortifica!»
Theseus annuì «Era una ragazza fragile.»

Newt scosse la testa.
Per anni si era raccontato quella menzogna, quell'illusione. Era stanco sentirla ripetere da suo fratello.

«No, non è questo. Leta era accecata da se stessa. Vedeva solo il proprio dolore, quello degli altri passava sempre in secondo piano!»
Theseus sembrava alquanto contrariato «Sì, ma lei era sola! Non aveva nessuno che le stesse vicina!» il suo viso si era incupito, avevano dimenticato tutto ciò che era successo.
«Non è Vero, Theseus. C'ero io e c'eri tu. C'eravamo noi!! Non era da sola, noi le abbiamo donato il nostro cuore, mentre Tina...»
si bloccò di colpo.

Non aveva mai parlato di certe cose con il fratello, e per giunta su un argomento di cui conosceva così. Non voleva citarla come esempio. Non era giusto, dopo tutto.

«Cosa c'entra Tina?! Lei non è come Leta! Lei non ha dovuto sopportare.»
«Invece sì.» lo interruppe Newt «Come credi che sia riuscita ad andare avanti per tutti questi anni?»
«Sì, ma lei non è così fragile, non come Leta, non ha dovuto sopportare...»
«E invece sì. Lei non parla mai dei suoi genitori, al massimo accennati. Non mi parla mai dei suoi genitori o della sua giovinezza! È molto chiusa, ecco riservata,» rispose impacciatamente «noi non parliamo di nulla del genere. Non mi ha mai raccontato di Ilvermorny!»

Lei era... come lui, in fondo. Aveva un po' paura di ammettere a se stessa ciò che provava, in parte sentitasi un po' sbagliata.

Theseus ammutolì.
«Leta aveva noi, Tina era una sorella, una madre in parte. Ha lottato! Leta non è riuscita ad affrontare il dolore, perché non a sapeva per chi lottare, Tina ha dovuto farlo e basta... per Queenie!»
«Come lo sai, se lei non te ne ha mai parlato?» chiese l'auror sospettoso.
«Me lo ha detto Lally.» ammise Newt, sussurrando il suo nome, come se potessero sentirlo.
«Mi ha detto quanto ha lavorato sodo per diventare un auror, e come lei cercava di aiutarla come poteva. Lo sapevi che per racimolare qualche galeone, faceva dei lavoretti per la scuola? Per Queenie. Loro sono più che sorelle!»

Theseus abbassò lo sguardo, desideroso di mordersi la lingua «Scusami, io non lo sapevo...»

E come biasimarlo! Fino a qualche mese prima neanche lui sapeva molto su Tina. E ancora oggi non sapeva quasi  nulla su di lei.
Tina gli aveva confidato di sentire di non meritare quell'incarico, dirigere un intero dipartimento. Lo aveva definito un lavoro da uomo, o almeno così lo ritenevano i suoi colleghi, invidiosi che a capo di un dipartimento del genere, potesse esserci una donna, in una società prettamente maschilista.

Afferrò una bottiglia di Whisky incendiario e ne versò un pò nel bicchiere di vetro, passandolo subito dopo a Theseus.
«Grazie.» Theseus lo prese e lo girò fra le mani.
«Nessun problema. E poi» abbassò lo sguardo «è piccolina per dirigere una squadra di auror. Un dipartimento intero.»
«Piccolina?» Theseus accennò un mezzo sorrisetto divertito e gli diede una pacca sulla schiena.
«Beh sì, ecco. Ha trent'anni, e dirigere una squadra a quest'età, ecco è è piccolina.» Newt divenne rosso per l'imbarazzo e Theseus rise.

«Sì, ecco. Hai capito. Vero?»
«Sì, Newt. Ho capito.» annuì Theseus, nascondendo un sorrisetto.
«In effetti è molto giovane.»
«Ma molto molto capace. Lei è unica!»
«Unica?»
«Nel suo lavoro.» specificò Newt.

Sembrava più che altro uno di quei monologhi che erano soliti fare davanti allo specchio.

Bunty diede un pugno contro un cassettone. Non le piaceva che Newt fosse innamorato di un'altra donna. Non la sopportava. Ma amava così tanto Newt che avrebbe messo da parte i suoi sentimenti, e permesso a Newt di essere felice. Ma non credeva che lei lo avrebbe amato come lo amasse lei. Lo conosceva bene, Newt Scamander, per filo e per segno. Le sue debolezze, le sue paure, le creature che tanto amava.

Lei c'era, Tina dov'era?

A guidare la sua squadra di carrieristi ipocriti.

Poi sentì qualcuno afferrarla e stringerla forte, contro al muro. Lanciò un urlo, che fece atterrare i due fratelli.
«Non ti muovere Broadracre!»
Newt e Theseus si precipitarono da lei, ma vennero bloccati poco prima di entrare nella stanza. I due fratelli si diedero una rapidissima occhiata, Newt sapeva cosa fare, doveva solo raggiungere le creature. Lo zouwu lo avrebbe distratto. Sentivano le bacchette degli auror oscuri premute contro le loro gole.
«Non dire nulla, Theseus! Trattieni!» gli urlò Bunty, mentre cercava di stare calma e farsi venire un idea.

Ma Theseus non la ascoltò, colpì con forza il piede del mago, che lo teneva immobilizzato, e senza che potesse evitarlo, uno schianto lo colpì in pieno petto. Cadde a terra, in mezzo alla paglia.

«Theseus Scamander...» cantilenò il mago più tozzo e dalla faccia da lupo «ancora questo brutto vizio di agire a sproposito!» esclamò.
«Non toccarlo!!» tuonò Newt, ritrovando improvvisamente le parole.
Nessuno aveva il diritto di toccare e ferire suo fratello.
Il mago si voltò lentamente verso di lui e iniziò a ridere, attratto da quella improvvisa presa di coraggio.
«Nessun problema, signor Scamander. Non vogliamo Theseus Scamander. Lui non ci serve, almeno per il momento. Noi vogliamo te! Sei molto più prezioso di quanto immagini!»

A questo punto Bunty, approfittando che l'attenzione dei maghi fosse tutta puntata sul magizooologo, lanciò un fischio acutissimo, che Newt riconobbe subito. Le lanciò uno sguardo, come per assicurale di aver capito. Non successe nulla, e i tre Grindelwaldiani risero sonoramente.

«E questo? Dovrebbe spaventarci, piccola Bunty?»
Un grande e pesante rumore di passi e di zoccoli irruppe in lontananza, I Grindelwaldiani si guardarono fissi negli occhi e i due magizoologi ebbero appena il tempo sufficiente di gettarsi di lato. Giusto in tempo per evitare una mandria di creature magiche, pronte a battersi per loro.

«Non è poi così tanto piccola... Uhm?»

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