14.2. 𝗨𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗮𝗹𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼

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«Quindi, mi sta dicendo che ci sono stati degli avvistamenti...» ripetè Minerva per assicurarsi di aver capito bene.
«Esatto. Un secolo fa, circa. Una giovane coppia di sposi... sono andati in Grecia per il viaggio di nozze. La ragazza è stata attaccata da una strana creatura, a detta sua un'aquila. Ha cercato di afferrarla e trascinarla via. Ha detto di aver visto quella creatura trasformarsi in uomo.»
«Un'animagus...» rispose Minerva, credendo già di aver trovato una risposta.

Troppo facile.

«lo credevo anch'io.» le sorrise l'auror «Ma pensandoci bene... quale aquila ha una capacità alare sufficiente a»
«Sollevare in volo una persona.» concluse Albus, ricambiando il sorriso «Figurarsi a trascinarla.»

Era contenta che qualcuno capisse le sue teorie e le accettasse.

«E poi cosa è successo?» domandò Minerva colpita, mettendo in bocca un biscotto.
«I giornali non ne parlano, ma sono riuscita a trovate qualche informazione utile dagli archivi. Ho trovato una pagina di diario. È stata scritta subito dopo l'aggressione, ma non è stata considerata più di tanto. La ragazza è stata ricoverata al San Mungo, come se fosse... una pazza!»
«E, e che cosa ha scritto nel diario?» le chiese Albus, anche lui incuriosito.
«Ha scritto che l'aquila era così forte che non riusciva a tenersi al tronco dell'albero. Se non fosse stato per il marito, se non l'avesse attaccata, sarebbe morta. Ha scritto che avrebbe tanto voluto essere una strega e non "una stupida e incapace maganò"»
«E cosa ci faceva una maganò al San Mungo?»

Non tutte le domande avevano una risposta.

«Credo fosse troppo scioccata per essere presa sul serio.» sussurrò Tina, accennando un mezzo sorriso. «Ci sono anche molte voci, alcune in contrasto. Si dice anche che si sia innamorata di quell'uomo. E che» si bloccò di colpo, come se cercasse di trovare l'audacia di pronunciare quelle parole «che sia rimasta incinta.» concluse.

Minerva strabuzzò gli occhi, e scosse la testa inorridita.

«Che cosa assurda! Un animagus che rapisce una maganò... che cosa c'entra con le maschere?»
«L'uomo indossava un mantello e una maschera di terracotta sul viso. Dalle descrizioni però si capisce che doveva essere un uomo dall'aspetto rispettabile. Barba lunga ma ben curata, sorriso sottile, portamento elegante. Ha scritto anche l'orario dell'aggressione, o almeno possiamo dedurlo da alcune informazioni. Il sole era alto nel cielo, le colpiva direttamente la fronte, quasi opprimente... all'incirca mezzo giorno. Dovevano fare un picnic, quindi era l'ora di pranzo all'incirca.»

Maschere di terracotta, mezzogiorno, aquila reale, uomo dall'aspetto venerabile.

«Io non ci capisco una pluffa!» sbottò Minerva.
«Neanche io...» sospirò il capo del dipartimento auror americano, grattandosi la nuca.

Tina aveva sperato che Albus potesse illuminarla con la sua grande intelligenza, invece era rimasto in silenzio a riflettere sulle notizie che aveva appena appreso. Per un momento aveva intravisto un barlume di speranza nei suoi occhi, ma forse era soltanto quella curiositas che spesso conduceva lei stessa nei guai.

«Sarà meglio andare, Albus. Abbiamo una nave da prendere e»
«Non prenderemo una nave, credo che prenderemo la metropolvere, piuttosto. Credo che sia la più efficace per percorrere lunghe distanze. E poi, pensavo di fare un saltino in Francia, a casa di Nicolas.»
Minerva inarcò un sopracciglio.
«Ah, sì?» chiese «E questo quando avresti voluto dirmelo? Durante il viaggio di ritorno?» mugugnò.

«Può darsi!» scrollò le spalle lui «A ogni modo, le auguro una buona giornata, signorina Goldstein. È stato davvero un piacere parlare con lei! Mi tenga aggiornato, sarei felicissimo di collaborare con lei per il caso! Non ho alcuna intenzione di rimanere incollato alla scrivania.»

Minerva adesso stava riflettendo a cosa avrebbero potuto trovare in casa Flamel, seguiva Albus Silente in silenzio, assorta nei propri pensieri.
«Allora, che ne pensi di lei?» le chiese Albus rompendo il silenzio.
«Ha coraggio da vendere.» ammise Minerva, che aveva decisamente cambiato opinione su di lei.
«Questo è certo. Una donna che dirige un intero dipartimento, in un contesto puramente maschile. Non è facile.»
«Lo so... bene» disse a denti stretti lei «non sai con quanti emeriti idioti ho dovuto scontrarmi per questo!» alzò il capo orgogliosa, tirando su il naso.

Superavano l'ingresso del macusa, che si affacciava sulla strada, per scappare da quel luogo così caotico. Fin dai primi passi furono avvolti da una nuvola di smog, di uno degli scarichi delle macchine d'epoca dei babbani. Dovevano abituarsi entrambi. Hogwarts era un luogo ben diverso, isolato, puro e incontaminato.

Ed era pure l'ora di punta. Eppure albus doveva ammetterlo a se stesso, i no-mag avevano un certo fascino, incredibilmente fantasiosi e ingegnosi. Avevano sicuramente delle abilità particolari, restava colpito da quelle grandi macchine con le ruote, loro chiamavano quella magia "meccanica", alquanto affascinante. Albus aveva tentato di capirci qualcosa, ma non ci era riuscito. Ma non tutti i maghi avrebbero sicuramente capito le loro abilità, le avrebbero soltanto considerate pericolose, specie chi non fosse vissuto in un contesto puramente babbano.

«Non è come la giudicavi.» sorrise Albus.
«No, affatto.» ammise Minerva un po' imbarazzata.
«E che ne pensi di Newt?» le domandò Albus.
«Newt?»
«Beh, lei si fida di lui. E in effetti, nessuno si fida di Newt Scamander.»
«E sì! Newt e»
«Tina. Newt e Tina. Non suona male, vero?»
Minerva inarcò un sopracciglio.
«Newt Scamander e il capo della squadra auror americana?»
«Già.»

«Ma Newt odia gli auror!» inarcò l'altro sopracciglio.

«Appunto! Interessante, non trovi? Sono letteralmente opposti, Newt certe volte sa essere impulsivo... lei è... molto ligia alle regole e... molto diversa. La classica ragazza in carriera.»

«Sono...»
«Molto simili. Timidi e impacciati. Entrambi pronti a fare la cosa giusta, a battersi per una buona causa. E poi... Newt non avrebbe mai fatto amicizia con un auror, se non fosse diversa dagli altri. Lui li definisce "un branco di carrieristi ipocriti"...»
Minerva scrollò le spalle, ancora un po' scettica.

«Infatti... non è da lui, è assurdo!»

Albus ridacchiò.

Vi era una definizione a tutto, ogni cosa aveva il proprio nome.

«Non è assurdo, è semplicemente innamorato, Minnie.»

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