Capitolo 9.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Non era facile camminare con delle scarpe dalla suola di legno. Erano troppo fragili e Nate le sentiva scricchiolare ad ogni suo passo. Eppure era con quelle scarpe che doveva stare. E doveva anche stare attento a non romperle, sarebbe stato difficile trovarne un altro paio.

Un'altra stanza, un'altra lunga attesa, e Nate si ritrovò con un marchio nero stampato sul braccio sinistro.
"Häftling 198 021" : ora era questo il suo nome.
L'operazione era stata abbastanza dolorosa. Gilb, che ora era "198 020" , gli aveva suggerito di stringere i denti, e così fece.

Nate trovò umiliante anche questo. Lui pensava i numeri come dei semplici segni che si ripetono all'infinito, adatti per inventariare oggetti, non persone.
Il dolore provocato dal marchio non era niente in confronto a quello provato per la perdita dell'identità.
Ora non erano altro che Häftlinge, ossia detenuti, schiavi.

Il gruppo dei "nuovi arrivati" di cui Nathan faceva parte, venne fatto marciare fino ad un ampio piazzale.
Nate non si sorprese quando vide che era già mattina. Li avevano tenuti tutta la sera precedente e tutta la notte dentro quello stramaledetto caseggiato fatiscente, e ora, stanchi, affamati, assetati, indolenziti, dovevano stare in piedi, e sopportare la gelida brezza mattutina.

Li avevano disposti a schiera, in tre file da otto e distanziati un metro l'uno dall'altro.
Il silenzio regnava. Il vento era l'unico a farsi sentire.
Nate si voltò verso il suo amico Gilb, si scambiarono uno sguardo che esprimeva timore. "Che cosa sta succedendo?" Si chiese Nate quando vide che tutti i soldati si stavano disponendo in fila di fronte a loro.
Alcune SS misero mano ai loro fucili, il cuore di Nate si fermò.
I soldati, adagio, lo sollevarono, puntarono, ed infine spararono. Nate chiuse gli occhi e si ripiegò su se stesso per puro istinto.

Un grande boato ruppe il silenzio. Nate riaprì gli occhi e con gran sollievo realizzò che i soldati avevano mirato al cielo. Seguì il suono prolungato di una campana, sembrava provenire da alcune baracche circostanti. Era la sveglia.

Dopo pochi secondi uscirono strani personaggi, che, disposti in fila proseguivano a ritmo di marcia verso il centro del piazzale. Un'immensa scia grigio-bianca si creò in pochi minuti.
Centinaia, forse migliaia di detenuti marciavano intorno al gruppo di Nate, che li osservava attentamente.
Qualcuno zoppicava, altri non riuscendo a tenersi in piedi venivano strattonati dai soldati, altri ancora cadevano e si rialzavano velocemente prima di ricevere qualche colpo.

Un'immensa massa di uomini malconci si muoveva a fatica, eppure, camminando o strisciando, arrivarono al centro del piazzale, dove vennero contati.

-Diventeremo anche noi così magri e ammaccati?- bisbigliò Brian a Nate.

-Tu hai detto che ci avrebbero mantenuto in forze per lavorare... non è così?

-Sì, ma non ne sono più sicuro.-

Quelle parole furono devastanti per Nate. Lui trattava Brian come un saggio, come una persona colta che è sempre in grado di cogliere la verità. Forse aveva questa idea di lui solo perché capiva il tedesco. Gli aveva dato speranza, e ora gliel'aveva fatta perdere.
Del resto, se non avevano nutrito gli altri, perché avrebbero dovuto farlo con loro?

Improvvisamente davanti al gruppo di Nate apparve un uomo alto e robusto, sulla sua tuta era cucito un enigmatico triangolo verde.
Cominciò a parlare e Brian tradusse il discorso a Gilb e a Nate.
-Dice che lui è il Kapo, ovvero colui che dirigerà il lavoro che dovremo svolgere, dice che le regole sono rigide e che non possiamo permetterci di infrangerle.-

-E quale sarà il nostro compito?- chiese Nate.

-Dovremo trasportare materiali per la costruzione di nuove baracche.-

-Baracche? Cosa sono?-  chiese Gilb, confuso.

-Quelle che ci circondano Gilbert! Sono gli edifici dove dormiremo.
Dice che cominceremo da domani, oggi subiremo la disinfezione e poi ci sistemeranno nelle baracche.-

Nate non aveva idea di cosa fosse la disinfezione. Lo scoprì solo più tardi, quando fu costretto a lavarsi e spalmare qualcosa dalla strana consistenza e dallo strano odore in testa. Non capì mai di cosa si trattasse.

A fine giornata, gli uomini col triangolo rosa non avevano toccato né cibo né acqua. Nate cominciò a chiedersi quando avrebbe potuto mettere qualcosa sotto i denti.
Vennero condotti in una baracca posta a nord del campo, quella sarebbe stata la loro nuova casa.

Non appena Nathan entrò fu colpito da un tanfo insopportabile. L'aria era impregnata di un sudicio fetore che sapeva di morto.
Guardandosi intorno, rimase stupefatto dalla grandezza del posto. Tre lunghe file di cuccette si estendevano per chissà quanti metri.
Ogni cuccetta poteva contenere due persone.
A Nate e a Gilb era stata assegnata l'ultima della fila sinistra.
Entrambi si sistemarono all'interno della cuccetta. Si stava particolarmente stretti e scomodi.

Quando arrivò la notte fu terribile. Nate riuscì a prendere sonno solo per la stanchezza accumulata nei giorni precedenti, ma fu percosso da terribili incubi.

Si risvegliò in mezzo alla neve. Poteva sentire il gelo toccargli le ossa. Poteva avvertire il bruciore della neve fresca pizzicargli il viso, ma non riusciva a vedere niente.
Intorno a lui tutto era bianco, una candida foschia copriva l'orizzonte e non lasciava trapelare alcun elemento di diverso colore.
Poi vide qualcosa muoversi tra la nebbia, era... un triangolo, ed era rosa.
Nate aveva paura, ma si avvicinò comunque. Il triangolo aveva una maniglia, la girò, e quando la porta dalla forma inconsueta si aprì, dall'altra parte apparvero Vivian, sua sorellina, e sua madre.
-Tieni, questo è per te Nate.- dissero all'unisono porgendogli una scodella. Nate poteva sentire un profumo delizioso provenire da essa, ma quando la prese in mano, vide che era vuota.

Improvvisamente la nebbia si diradò, scoprendo un cielo grigio e nuvoloso che si inscuriva sempre di più, fino a diventare completamente nero. Anche la neve era diventata nera. Nate ansimava.
Udiva una voce sussurrare "Nate! Nate!" . Era molto intensa e si faceva sempre più profonda.

"Nate! Nate!"
Lui cominciò a urlare di terrore.

-Nate! Nate! Svegliati!-
E lui riaprì gli occhi. Gilb continuava a scuoterlo. -Hey, va tutto bene, stavi sognando. Hai svegliato tutti qui.-

Nate si riprese, sollevò gli occhi e vide che tutti quelli delle cuccette vicine si erano svegliati a causa delle sue urla.

Alcuni imprecarono contro di lui in una lingua incomprensibile. Non sembrava tedesco, forse era polacco. Altri gli lanciarono sassolini e uno gli tirò addirittura una ciotola, che lo colpì in pieno.

Gilb tentò di difenderlo, ma servì solo a ricevere altri insulti.

-Ho sognato la mia famiglia Gilb.- bisbigliò Nate massaggiandosi la parte della fronte colpita dalla ciotola.
-Mi chiedo come stiano senza di me.-

-Anche io penso spesso alla mia famiglia amico mio.- bisbigliò Gilb abbracciandolo.

-Mi mancano davvero tanto. Come farà Vivian senza di me? Non è giusto che lei ci rimetta, è innocente.- Nate cercò di trattenere le lacrime.

-Anche noi siamo innocenti, eppure guarda dove siamo finiti. Lei non è qui con te, e questo è un bene, se la caverà lì fuori.-

Nate strinse forte Gilb a sé e pregò affinché rimanesse sempre al suo fianco. Lui era l'unica persona in grado di mantenere vivo il legame con la sua vita precedente, quella prima di diventare un semplice numero.

---------------------------

Salve cari lettori😎
Probabilmente ho confuso qualcuno parlando di triangoli rosa, neri, verdi eccetera. Perciò ho deciso di spiegarvi qualcosa di più riguardo questo aspetto(così, giusto per informazione lol)

L'immagine qui sotto spiega a chi venivano assegnati questi "marchi di riconoscimento" all'interno dei lager:

( Il triangolo degli omosessuali sembra rosso ma vi posso assicurare che è rosa)

Spero di aver chiarito le idee a chi magari non ne era a conoscenza!
Alla prossima 💝

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro