17•capitolo -Lo farò io-

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Roman

È una continua altalena tra me e Beatriz, un attimo prima stiamo per baciarci, l'attimo dopo torniamo ad odiarci. O per lo meno, cerco di tenerla distante da me perché mi fa male sapere di avere un sentimento così profondo verso di lei che non viene ricambiato. La dimostrazione me l'ha data ieri quando, dopo ciò che è quasi successo tra noi, al suo rientro dallo shopping con le sue amiche, l'ho sentita parlare al telefono e di sicuro tutto mi aspettavo tranne che fosse il professor Ortega. Quei due devono essersi riavvicinati perché, solitamente, Beatriz passa le sue domeniche a casa e invece questa mattina si è svegliata all'alba ed è uscita senza dire a nessuno dove andasse. Sono certo sia con lui e adesso gli starà concedendo la sua prima volta. Non posso neanche spiegare le mille sensazioni che sento addosso nel solo sfiorare questo pensiero, è addirittura molto più fastidioso di prima perché, per un attimo, mi ero illuso che lei mi cominciasse a vedere come un ragazzo piuttosto che come la rovina della sua vita.

Ho passato quasi tutta la giornata davanti al videogame, a parlare con altri utenti e a registrare nuovi video su un gioco. Questa è l'unica cosa che davvero mi piace fare, la mia più grande passione, peccato che se lo scoprisse mio padre, come minimo, mi romperebbe la console per non permettermi di sprecare il mio tempo. Ecco perché della mia passione non ho mai parlato a nessuno, mi rendo conto che non potrebbero capirmi e mi prenderebbero come il solito superficiale, come sempre. Anche Beatriz scommetto che la penserebbe così.

Mi accorgo che ormai è ora di cena, spengo tutto e mi dirigo verso la sala da pranzo, ma non ho il tempo di arrivarci che mi ritrovo davanti Beatriz che mi guarda aspettandosi qualcosa.

«Ciao...» dice e mi mostra pure un sorriso.

«Ciao» le rivolgo un sorriso finto al solo pensiero di quello che ha fatto stamattina, «andiamo a cena prima che mio padre dia di matto» le dico e la sorpasso, con l'intento di lasciare indietro anche il suo ricordo, ma so di essere solo un illuso.

A tavola ci sono già Camila e mio padre, i quali stanno parlando, anche se ultimamente ho notato un po' di tensione tra loro. Chissà se l'ha notato anche Beatriz!

Mi accomodo al mio solito posto e Camila mi saluta in maniera affettuosa, di certo non si può dire lo stesso di mio padre che è sempre piuttosto freddo nell'accogliermi. Poi ci raggiunge anche Beatriz.

«Com'è andata la giornata?» chiede Camila con la sua solita dolcezza. Fa un sorriso prima a me e poi alla figlia, come se il fatto di darmi la precedenza volesse dimostrare quanto tenga a me. Per qualche motivo, però, le credo. Mi sento protetto dal suo affetto.

«Bene» dico semplicemente, ma mio padre interviene.

«Spero tu abbia studiato e non abbia passato tutto il tuo tempo davanti a quegli stupidi videogame.» Se sapesse che ho aperto un canale YouTube e che mi seguono diversi utenti, mi ucciderebbe, ma ovviamente continuo a tenere il segreto.

«Ho studiato tutto il giorno, pà. Ci puoi scommettere» mento.

«E tu che hai fatto, tesoro?» Camila tenta sempre di proteggermi dagli attacchi gratuiti di mio padre, a volte li sento litigare per questo, spesso cambia argomento per evitare che ne sfoci una lite, come in questo caso.

«Sono stata...» sembra pensarci, «ho preso un aperitivo con Ana.» Mi dà la conferma di ciò che pensavo con questa frase, perché è palesemente una bugia e lo so perché Ana l'ho sentita e mi ha detto che avrebbe passato la giornata insieme a Victor.

Prendo un profondo respiro ma, nel farlo, sono rumoroso tanto che attiro l'attenzione di Beatriz che mi guarda con aria interrogativa. Beatriz continua a parlare con la madre, io non apro bocca per tutta la cena e, quando ne ho l'opportunità, trovo una scusa per tornare in camera mia. Beatriz però non mi dà tregua, perché sento i suoi passi dietro di me ma faccio finta di nulla e non mi volto.

«Roman» sono costretto ad arrestare i miei passi nel momento in cui mi chiama. Non mi giro però, tengo strette le mie mani dentro le tasche dei jeans e prendo un profondo respiro per non lasciare andare le mie frustrazioni. «È tutto a posto, vero?»

Cerco dentro di me la forza per non mostrarle ciò che sento, mi volto solo un'istante per dirle: «Certo!» dopodiché la lascio lì ed entro in camera mia per rifugiarmi in un posto sicuro.

Ma Beatriz continua a perseguitarmi e, senza chiedere il permesso, entra in camera mia e rimane a fissarmi finché non sono costretto a incontrare i suoi occhi.

«Che vuoi, Bea?»

«Capire che ti prende.» Si morde le labbra e guardare quel movimento riaccende in me il desiderio degli ultimi giorni.

«Niente, nessun problema» fingo un sorriso.

«Bugiardo» i suoi occhi si accendono e anche io ogni volta che lo dice, fa riaffiorare tutti i pensieri di me e lei troppo vicini e troppo uniti per non volerci.

«E perché sarei bugiardo? Che problema dovrei avere, bocconcino?»

Stringe le labbra e si avvicina, tutto vorrei tranne che lo facesse perché non so controllarmi quando sfiora il mio viso col suo respiro. È tutto troppo difficile.

«Perché ormai ti conosco e lo so che c'è qualcosa che non va.» Abbasso gli occhi e nel farlo capisco quanto sono debole di fronte a lei, è la mia debolezza e non so come sconfiggerla.

«Okay, parliamo di te allora...» socchiude gli occhi Beatriz, mi guarda stranita. «Dove sei stata stamattina?»

«Con... Ana» ma le si legge negli occhi che mente e poi so per certo che non è così, ecco perché faccio un sorriso di scherno.

«Davvero? Sei sicura? Perché mi pare che fosse con Victor!» sbotto e mi pento di arrabbiarmi tanto, so di non avere alcun diritto di farlo. Lei non è mia, né lo sarà mai.

Beatriz ha lo sguardo di chi è stata trovata con le mani nella marmellata, infatti abbassa lo sguardo e si mangiucchia le labbra, così come fa sempre quando è colpevole.

«Ero da...»

«André!» l'anticipo, «eri da lui, non è vero?»

«Cosa importa a te? Non sono affari tuoi quello che faccio» adesso si inalbera e nel farlo si avvicina a me, quasi volesse imprecarmi contro.

«No, non lo sono. Puoi fare tutto quello che vuoi, pure farti prendere in giro da quello stronzo. Però una cosa non puoi farla, Bea...»

«Cioè?» fa ancora un passo verso di me.
E ogni passo che fa in mia direzione, è un pugno al cuore, il desiderio che diventa sempre più forte.
Anche se devo scacciarlo perché continuo a farmi del male.

«Invadere i miei spazi» ma sono io che lo faccio quando lascio che il mio corpo tocchi il suo, quando consento al suo respiro di sfiorarmi il viso. Ed è una dannata tortura. «Quindi vai via dalla mia stanza!» quasi la imploro, ormai a corto di fiato.

Ma lei non si muove, quasi ci fossero le sabbie mobili sotto ai suoi piedi. Mi guarda con una furia cieca, una bomba pronta ad esplodere.

«Sei sempre il solito stronzo e io non me ne vado»

«No?» chiedo. «Benissimo, me ne andrò io!» infuriato la sorpasso sfiorando la sua spalla e tento di andare via, ma Bea si aggrappa con tutte le sue forze alla mia mano per fermarmi. Mi blocco e non so perché, è chiaro che se solo volessi potrei divincolarmi. È il suo tocco che riuscirebbe a farmi fare tutto quello che vuole. Sono schiavo del suo profumo, di lei, del sentimento che sento nei suoi confronti.

«Sono stata da André» chiarisce con mia grande sorpresa. Io non la guardo neanche, la rabbia invece che placarsi aumenta nell'immaginare tutti i possibili scenari. Detesto saperla insieme a lui, odio lei insieme a qualcuno che non sono io. «Mi ha chiamato ieri sera, voleva vedermi per chiarire alcune cose. Non gli è proprio andato a genio ciò che è successo alla mostra»

«Quello» mi trema la voce per la rabbia, ma torno a guardarla, «quello vuole solo tenerti in pugno»

Bea non si innervosisce come fa sempre quando si parla di lui in questi termini, annuisce come se ne fosse consapevole, ed è proprio questo a farmi desistere dall'andare via.

«Per questo ci sono andata, era l'unico modo per capire»

«Capire cosa?»

«Solo guardandolo negli occhi potevo comprendere se i suoi sentimenti verso di me fossero stati veri oppure no e...» delle lacrime si formano nei suoi occhi, mi spezza vederla piangere per lui. «Avevi ragione, Roman, non gli è mai importato nulla di me» ammette finalmente. «Ora puoi dirmi te l'avevo detto» rimane a guardarmi dritto negli occhi mentre aspetta che la prenda in giro come ho sempre fatto, sempre, ma non ora. Non posso perché il mio cuore sta scoppiando forte nel petto e vorrei solo consolarla con le mie labbra sulle sue, ma continuo a frenarmi perché il mio sentimento per lei mi fa paura più di qualsiasi altra cosa nella mia vita. Aspetta, passano secondi e forse minuti, nessuno è in grado di dire nulla. Non me lo aspetto quando è lei ad avvicinarsi a me, ad alzare il braccio e ad accarezzarmi con la sua mano. Appoggia la sua fronte sul mio mento e la sento tremare quando sfioro le sue braccia con le mie mani, il mio respiro ormai è così forte che non sento neppure più il suo di respiro.

«Beatriz...»

«Hmm...» mugugna lei.

«Se adesso facessi quello che vorrei fare, probabilmente non lo sopporterei» lei rimane in silenzio, sembra che abbia accettato quello che ho appena detto, ma non è così: improvvisamente alza gli occhi e mi guarda, affondo dentro il suo oceano per perdermi per sempre e non essere più ritrovato.

«Okay» dice, e deglutisco con prepotenza. «Allora lo farò io.» E lo fa davvero quando si spinge in su visto che è molto più bassa di me, prende il mio viso tra le mani e stampa le labbra sulle mie. È così inaspettato che rimango a fissarla mentre ha gli occhi chiusi per la paura di un mio rifiuto, dovrei farlo se voglio sopravvivere a questo amore, nella consapevolezza che non mi vorrà mai tanto quanto la voglio io e probabilmente si tirerà indietro, ma quando spinge la sua lingua dentro le mie labbra le concedo tutto ciò che vuole, tutto ciò che voglio. Mi prendo finalmente il bacio dell'amore più forte che io abbia mai sentito nella vita. Il suo odore diventa il mio quando la stringo a me e la faccio aderire contro il mio corpo. Continuiamo a divorarci le labbra quasi ne avessimo bisogno per vivere, ci cibiamo dei nostri respiri e finiamo per sprofondare sul letto. Il mio corpo sprofonda nel suo, anche se a dividerci ci sono i vestiti, ma quando sente la mia intimità sulla sua geme e questo mi fa eccitare più di qualsiasi altra cosa abbia fatto fino ad ora, più del sesso. Non ci stacchiamo neppure per prendere aria, lei la prende da me, io da lei. Mi accarezza i capelli, quando le mordo le labbra me li stringe nella mano e con le gambe racchiude il mio corpo per non farmi scappare. Anche se non l'avrei mai fatto. A corto di fiato ci dividiamo e rimaniamo a guardarci, nessuno dei due è in grado di dire nulla. Io l'accarezzo, lei fa la stessa cosa ed è intimidita e impaurita per quello che è appena successo, tanto che poi stacca gli occhi dai miei e mi affianca sul letto.

Ho paura, paura che possa dire sia stato un errore, perché dopo quello che è successo tra noi, non potrò mai dimenticarla, nemmeno se mi implorasse di farlo. Si alza dal letto e si siede, non mi guarda mentre io le fisso la schiena in attesa che dica qualcosa.

«Si è... si è fatto tardi» annuisco ma in realtà non sono d'accordo, vorrei restasse, vorrei fosse mia per tutta la notte, vorrei dormire con lei, fare l'amore e qualsiasi cosa voglia da me, purché insieme. «Domani c'è scuola. Ci... ci vediamo domani, okay?» si volta verso di me e finalmente mi guarda, anche se non le riesce poi così bene. Annuisco solamente senza riuscire a proferire parola. «Buonanotte, Roman» si alza dal letto e non aspetta neppure che risponda, solo quando ormai è davanti alla porta, ricambio.

«Buonanotte, bocconcino»

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