29•capitolo -La delusione-

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Beatriz

È da una settimana che Roman non mi rivolge la parola e questo mi fa stare male. Non avrei mai immaginato che perderlo potesse ferirmi tanto, invece è successo e non so come fare per non sentire questo vuoto dentro ogni volta che mi passa accanto e si chiude nel mutismo. Che poi Roman non sta mai zitto, anzi, trova sempre un pretesto per dire la sua, questa volta no. L'altra sera, per esempio, siamo andati tutti a casa di Gonçalo per organizzarci per la gita e lui parlava e scherzava con tutti, tranne che con me. E quando dico tutti mi riferisco soprattutto a Julia e Libertad, visto che faranno parte di questa gita, loro sono dappertutto e il vederli così vicini sapendo ciò che c'è stato tra loro, è un pugno al cuore. Non faccio che pensare a cosa potrà succedere con una di loro due o con entrambe, quando partiremo, ovvero questa mattina.

Mia madre non mi ha ancora parlato, quando la vedo apparire sull'uscio della porta e sembra che finalmente si sia decisa, ha un sorriso timido stampato sul viso e si sistema i capelli in maniera convulsiva.

«Posso entrare?» Chiede, annaspando un po' nel suo stesso respiro.

Annuisco e non le dico nient'altro, capisco che ci sia rimasta male, ma è sempre mia madre e trovo ingiusto il suo comportamento, soprattutto visto che so come la pensa su me e Roman da mio padre.

Si siede cauta sul mio letto e ci mette un po' prima di decidere che finalmente è arrivato il momento di tirare fuori il rospo.

«Beatriz... non ti mentirò: sono molto delusa.» Ammette, ma in fin dei conti non c'era bisogno di dirlo, lo avevo già capito.

«Ma va?» Infatti rispondo, un po' astiosa.

«Non dovrei esserlo?»

«Sì, ma non penso di meritarmi il tuo mutismo.» Rispondo secca, non girandoci intorno.

«Beatriz, tu non mi avevi mai mentito. Ti ho chiesto chi fosse la persona che stavi frequentando e mi hai perfino detto che tu e Roman non sareste mai potuti stare insieme. Capisci come mi sento?»

Annuisco perché sì, capisco, tuttavia non condivido completamente.

«Potevi anche chiedermi spiegazioni, invece mi hai ignorato come se tutto questo non fosse mai accaduto. Anche io mi sento ferita.» E le lacrime cominciano a spingere ai lati degli occhi per uscire, cerco di fermarle ma ormai è troppo tardi e la voce si incrina.

«Tesoro» si impietosisce mia madre e mi accarezza la mano. «Io e te abbiamo sempre avuto un rapporto splendido, per questo motivo non mi aspettavo che succedesse tutto questo. Mi rendo conto di aver sbagliato a non parlarti.» Mi guarda negli occhi e ora riesco a percepire il pentimento che gli squarcia lo sguardo.

«Mi dispiace, mamma, non volevo mentirti ma... è stato tutto così inaspettato tra me e Roman che ne ho avuto paura e temevo che potessi non accettare questa cosa.»

Lei mi abbraccia, mi accarezza la schiena e io ne approfitto per sfogarmi dopo questi giorni terribili. E non soltanto per quello che è successo con mia madre, ma soprattutto per ciò che è successo con Roman; per la mancanza viscerale che sento nei suoi confronti e che mi fa tremare il cuore di paura. Perché tutto questo sentimento non lo avevo mai avuto per nessuno.

«Beatriz, tesoro» mia madre mi accarezza il viso con entrambe le mani, asciugandomi le lacrime come quando ero piccola. «Cosa c'è tra te e Roman?» Vedo del tentennamento nel chiedermelo, una nota di giudizio nel suo sguardo e capisco che nonostante stia cercando di chiarire con me, non è d'accordo al mio rapporto con lui. Non cambierà proprio nulla da questa conversazione.

«Io e lui ci siamo molto avvicinati...» confesso mordicchiandomi il labbro quando mi viene in mente il modo in cui ci ha trovati mia madre. Nel letto, dopo aver fatto l'amore e dopo esserci aperti il cuore, quando ci ripenso so che rivoglio tutto quello che abbiamo lasciato quella notte. Rivoglio lui.

«Ne sei innamorata?» Mi domanda, facendomi sgranare gli occhi. Speravo in qualsiasi domanda, tranne questa. Mi fa paura pensarci, figuriamoci parlarne con mia madre.

«È finita tra noi.» Confesso a mia madre.

E lei... lei sembra tirare un sospiro di sollievo e questa cosa mi ferisce ancora di più.

«Tesoro, ti passerà. Lo so che adesso può fare male, ma insomma... tu e Roman vivete nella stessa casa, io e suo padre stiamo insieme e... non è il caso che voi abbiate una relazione. Lo capisci?»

Lo capisci?

Probabilmente si, probabilmente capisco il punto di vista di mia madre, ma il mio cuore no. Non lo capisce per niente. Lo vuole e basta. E non so come riuscirò a frenare le mie emozioni.

«Sì» annuisco, con il cuore in gola. «È finita.» ripeto e per fortuna mia madre smette di farmi domande e mi abbraccia.

***

Siamo arrivati al campeggio, Ana è entusiasta e dice a tutti come organizzarsi. Roman la segue quasi fosse un segugio e io rimango in disparte a guardarlo mentre non se ne accorge per capire il suo stato d'animo, ma quando mai si capisce ciò che sente Roman, sembra che la vita gli sorrida sempre. Magari gli è già passata. In fondo non mi ha mai detto di provare qualcosa per me e, a giudicare dalle occhiate che gli manda Libertad, non gli mancano le ragazze; proprio in questo momento lei si avvicina a lui e gli sussurra qualcosa all'orecchio che lo fa sorridere, mentre io, be' io come una stupida li osservo e stringo le mani in due pugni per soffocare la rabbia che avverto dentro.

«Stai bene, Bea?» Si avvicina Ester, probabilmente deve essersi accorta che qualcosa non va.

«Sì, penso.» Mi mordicchio il labbro e non riesco a smettere di guardare le mani di Libertad che lo toccano ogni volta che gli dice qualcosa.

Dio, perché deve essere così difficile?

Il cuore mi balza nel petto quando Roman improvvisamente si gira e mi lancia un'occhiata, per poi spostare lo sguardo subito dopo quasi fossi il male per lui.

«Le cose non vanno bene tra voi?»

«Per niente. Ma... ti prego, non parliamone, farebbe più male.» Tiro un profondo respiro e insieme ad Ester ci allontaniamo dagli altri. Facciamo un giro e ci rendiamo conto che abbiamo camminato tanto e alla fine ho finito per parlare continuamente di Roman e raccontarle tutto ciò che è successo, non posso far altro che ammettere a me stessa che quel ragazzo si è preso tutti i miei pensieri.

Quando arriviamo, i ragazzi stanno già mangiando e scherzando tra loro. Roman è vicino a Libertad e lei gli sta pulendo la bocca, ridacchiando come se ci fosse qualcosa di divertente in questa scena. Lui fa proprio finta che non esista, e dunque mi siedo e mangio in perfetto silenzio.

«Dove siete state?» Mi chiede Santiago. «Il telefono non vi prendeva e Gonçalo era andato nel panico.» Fa quel sorriso dolce che tanto mi piace.

«Solo Gonçalo, Santiago?» lo incalza Ana, prendendolo come al solito in giro. «Ti sei dimenato come un forsennato.» Lui non le risponde nemmeno, stringe le mani e trattiene i pensieri nella sua testa per non replicare i loro scontri, deve fare appello a tutto il suo autocontrollo per farlo. Non mi sfugge il fatto che Roman mi osserva mentre parlo con Santiago e un sorriso vittorioso mi spunta sulle labbra, visto che sta facendo il cretino con quella.

Ad un certo punto Ana propone un gioco, obbligo o verità. Libertad è seduta vicino a Roman, ormai sembra essere la sua ombra e con quella mano continua a sfiorarlo.

«No, ragazzi, non gioco.» Obietto io, voglio solo andarmene a letto e svegliarmi domattina. L'importante è stare lontano da lui e Libertad.

«Devi studiare, bocconcino? Anche quando siamo in vacanza devi rovinare tutto.» Scrolla le spalle con noncuranza, tiene gli occhi fissi nei miei e credo sia la prima volta da una settimana che mi rivolge la parola.

«Roman, fai meno lo stronzo?» Interviene Santiago a difendermi. Per fortuna che c'è lui.

«Solo perché non voglio fare questi stupidi giochi adolescenziali?»

«Ah già...» ridacchia, «tu sei una donna vissuta.» e la cosa peggiore è che Libertad se la ride, come se non fossi proprio davanti a lei.

«Bene, se ci tieni tanto gioco, idiota» sbotto e mi risiedo vicino a Santiago che mi accarezza il ginocchio come a volermi tranquillizzare. Roman stringe la mascella e guarda quel gesto, una luce gli si accende e posso giurare che sia un lampo di gelosia.

Fanculo, stronzo!

«Iniziamo proprio da te» dice Ana con un sorriso vittorioso in direzione di Santiago.

«Obbligo» esclama lui con noia. Anche lui, come me, vorrebbe essere da tutt'altra parte.

«Dammi un bacio, Santiago.» Ridacchia lei, per metterlo in difficoltà, spiazzandolo totalmente. E ci riesce perché boccheggia quasi a cercare aria.

«Cosa?» sbotta, «ma anche no!» Ana lo guarda stranita, sicuramente tutto si aspettava tranne che il mio amico si rifiutasse di baciarla. Insomma, lei è bellissima. «Perché dovrei?»

«Perché?» ride, «guardami, sono uno schianto e sei uno dei pochi della scuola che non ho ancora baciato. Dunque, fallo!»

Lui pare rifletterci, sembra davvero in difficoltà e non capisco il motivo. So che detesta la mia amica, però non gliela darei mai vinta al posto suo.

«Verità.» Invece dice, lasciandola a bocca aperta. Non si aspettava questo rifiuto e si vede.

«Quando è stata l'ultima volta che hai scopato?»

Lui si morde le labbra e sono certa che in questo momento vorrebbe tornare indietro e baciarla. È perfino arrossito.

«Possiamo cambiare gioco?» Intervengo, indispettita.

«Forse è meglio.» Non me lo aspetto ma questa frase è pronunciata proprio da Roman. Vuole proteggere il suo amico?

«Sto aspettando, Santiago, è passato così tanto tempo che neppure te lo ricordi?» Lo deride Ana senza mezzi termini. Santiago ha il fiato corto, poi prende un profondo respiro e tira fuori la verità.

«Non me la ricordo perché, non ho mai fatto sesso.» Ana rimane attonita per un attimo prima di scoppiare a ridere, la seguono Emilio, Julia e Libertad. Chi rimane in silenzio siamo io, Roman, Felipe, Ester e Gonçalo, sono felice che Roman non si sia unito a tutto questo.

«Se vuoi mi propongo io per la tua prima volta, Santiago.» Ridacchia Julia. «Devo fare un'opera buona all'anno.» Santiago stringe le labbra, si alza dall'asciugamano e se ne va via. Anch'io tento di seguirlo, ma Felipe mi fa segno che andrà lui.

«Sei proprio una stronza quando ti ci metti, Ana.» Lei si è tolta il sorriso dalle labbra, soprattutto quando anche Roman le ha detto la stessa cosa.

«Bene, continuiamo.» Interviene Libertad, adesso la sopporto meno di prima.

«Passiamo a te, Roman» ma stavolta ha preso parola Emilio. Julia continua a guardarlo con astio, si vede che non le è ancora passata.

«Verità» risponde lui, convinto.

«Sincero, amico.» ridacchia, e immagino già che non sarà una domanda facile. «Qual è la ragazza della scuola – visto che sappiamo che te le sei scopate tutte – che scopa meglio?»

Lo sguardo di Roman si rivolge immediatamente verso di me. Non so se riesco a sentirgli dire una cosa del genere e mi pento di non aver realizzato il mio proposito di andare via.

«Tesoro, se non dici me, giuro che ti cancello dai miei amici di instagram.» lo spintona piano Libertad. Lui non ride, ha gli occhi posati su di me e solitamente si sarebbe divertito a rispondere a questo, ma questa volta sembra non essere così.

«Non vorrai tirarti indietro, Roman.» Lo punzecchia Emilio, e ho appena capito il perché è il fratello di Julia.

«Io non mi tiro indietro. Be' sapete che sono stato con molte ragazze, quindi neppure mi ricordo.» Scrolla le spalle, lo dice con un'espressione seria che riesce a sconvolgermi.

«Ma sei davvero uno stronzo, Roman.» Libertad fa la finta offesa, ma invece ha un'espressione divertita.

«Mi rendo conto...» si rivolge a lei, «ma lo sapevi anche quando sei venuta a letto con me» afferma sbruffone. Odio dover assistere a tutto questo e infatti mi alzo all'improvviso e gli occhi di Roman sono immediatamente su di me.

«Ragazzi, io vado, buonanotte.»

«Te ne vai di già, bambolina? Almeno aspetta il tuo turno che ho voglia di rubarti un bacio, ti cambierà la vita!» Se avessi un sasso glielo tirerei in testa per farlo rinsavire. Il solo pensiero delle sue labbra su di me mi fa schifare e penso che sia lo stesso per Roman perché gli lancia un'occhiata tutt'altro che amichevole.

«Tu non la tocchi neanche morto.» Gli scappa dalle labbra e gli leggo un'espressione pentita.

«Perché anche lei è tua?»

«Vi lascio a discutere... buonanotte.»

E me ne vado via, rifugiandomi nella mia tenda. Sento gli altri parlare ancora e il pensiero sia ancora con lei mi manda ai matti. Quello che ha detto poi, mi ha ferito come non avrebbe dovuto; infatti, dopo qualche minuto che aspetto, mi alzo per andare da lui a parlargli perché non ce la faccio più a pensare a tutto questo. Non ce la faccio più a non parlargli. Quando sono in prossimità della sua tenda, scorgo delle braccia afferrare Libertad e lei entrare da lui. Il cuore fa un tonfo sordo e le lacrime cominciano a spingere per venire giù.

Cedo e mi rendo conto di quanto stupida sia stata a pensare che Roman avrebbe aspettato qualche giorno prima di andare con un'altra. Lui è sempre lo stesso.

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