38•capirlo -Ho paura di perderla-

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Roman

Beatriz non ne vuole più sapere di me, ma io non ne voglio sapere di lasciar perdere. Non può finire tutto così, per qualcosa che neppure riguarda noi. Sono andato ogni giorno a casa di Ester per convincerla a passare del tempo con me, ma non è bastato. È ancora molto arrabbiata. Anche con i suoi genitori non vuole parlare, Camila l'altra sera è venuta da me chiedendomi notizie di Bea, le ho detto che non vuole parlare neppure con me. È rimasta di sasso nel capire che io sapevo già tutto e ho letto senso di colpa nel suo sguardo. So che non è cattiva, non mi sono sbagliato fino a questo punto, ma non si è comportata bene né con me né con la figlia. Con mio padre sono ai ferri corti ora che ha scoperto che ne era a conoscenza, non fanno che discutere. O per lo meno, è lei che litiga, lui rimane in silenzio ad ascoltare i suoi sproloqui. Mio padre non lo capisco, non riesco a comprendere come faccia ad accettare con tanta facilità che lei abbia una storia con il suo ex marito e pure da mesi. Lei glielo rinfaccia, gli dice che è proprio per questo che è successo quello che è successo, perché non si è mai sentita amata da lui. E, probabilmente non ha torto. Ma non sono problemi miei, l'unica che mi interessa sta a qualche chilometro da casa mia insieme ad una delle sue migliori amiche e non vuole tornare a casa.

Da Roman:

Quindi ci sarà?

Sto tartassando da ieri la mia migliore amica, le chiedo continuamente se alla serata che io stesso ho organizzato a casa di Gonçalo, ci sarà lei. È un'altra delle mie strategie di conquista che ho ideato, questa volta con l'aiuto della mia fedelissima partner in crime, che, per la cronaca, sto scocciando visto che non la lascio in pace un attimo. Ma devo riprendermela. Bea deve tornare da me perché se no potrei morirne. So che è arrabbiata e ha ragione di esserlo, ma non può far finta che tra noi non sia successo niente. Non posso pensare che dopo anni a starle dietro, possa finire così. Dio, la voglio con me.

Da Ana

Te l'hanno mai detto che sei un rompiscatole?

Ridacchio prima di risponderle.

Da Roman

Sì, ma questa è questione di vita o di morte. Se non verrà, tutta la fatica per organizzare questa stupida cena tra amici per far conoscere la fidanzata di Santiago, non sarà servita a nulla.

Da Ana

Ma alla fine lui ti ha detto di sì?

Cambia ancora argomento, non rispondendo a quello che le continuo a chiedere. Il suo unico pensiero è il modo in cui metterà in ridicolo Santiago, solo per il gusto di vederlo sbiellare. Tipico della mia amica. È fortunata perché ho supplicato Santiago per convincerlo a partecipare alla cena, la scusa della fidanzata era l'unico modo di convincere Beatriz a essere presente pur sapendo che ci sarei stato io. Anche se non so se verrà.

Da Roman

Sì, non ha potuto dirmi di no. Sai che quando voglio qualcosa la ottengo.

Da Ana

Quanto mi divertirò questa sera. Comunque, sì, verrà. O almeno così mi ha detto Ester, se glielo avessi chiesto io avrebbe capito tutto.

Impugno il telefono soddisfatto e con un sorrisetto vado a prepararmi per il grande evento. Sto cercando di prepararmi mentalmente il discorso che la farà capitolare, ma a giungere alla mia porta c'è prima un rintocco e poi la testa di Camila che mi chiede se può entrare. Sospiro e annuisco.

«Ehi, Roman, come va?»

Scrollo le spalle e ispiro profondamente prima di risponderle.

«Tutto bene se stasera riuscirò a riprendermi tua figlia. Se sei qui per domandarmi se l'ho vista, la risposta è sì, ma lei non ha voluto parlarmi. Stasera giocherò tutte le mie carte.»

Un sorrisino spunta sulle labbra di Camila e il mio cuore si spezza. Ho confidato tanto in questa donna, mi ha fatto sentire in colpa nei confronti di mia madre il sentimento che nutro per lei, e ora sapere che è stata così poco leale mi fa sentire vuoto.

«Sei davvero innamorato di lei?» Non rispondo e la guardo, si avvicina. «Pensavo ti saresti stancato. È uno dei motivi per cui non ero d'accordo, temevo l'avresti fatta soffrire. E poi, vedi? L'ho fatta soffrire io.» Un sorriso amaro si fa spazio sulle sue labbra fini, diverse da quelle della figlia che le ha ereditate dal padre. Se penso alle sue labbra, sento il bisogno irrefrenabile di baciarla. Non lo faccio da una settimana e mi sembra di morire.

«E qual è l'altro?»

«Cosa?» sembra non capire.

«Hai detto che è uno dei motivi per il quale non eri d'accordo. Qual è l'altro?» chiedo ancora, lei pare pensarci e tira un sospiro pesante.

«Tuo padre.» Confessa. Socchiudo gli occhi in due fessure e inclino la testa, spero che continui il discorso perché non capisco cosa ha a che vedere con me mio padre. «Sono stata egoista. Questa settimana me ne sono resa conto, ora che non ce l'ho più. La mia bambina ce l'ha con me e ha ragione.»

«Già» stringe le labbra. «Ce l'ha anche con me.»

«Le passerà, ci tiene a te...» lascia la frase in sospeso e le sue parole hanno il potere di rincuorarmi e darmi carica. Se sua madre ha capito questa cosa, deve essere vero. Posso farcela. «Roman, sono stata in bilico per mesi tra tuo padre e Agustin. Non sapevo se tornare da lui o continuare a stare con tuo padre. Poi scopro che Beatriz si è legata sentimentalmente a te e questo ha complicato tutto. Un conto è prendere le decisioni quando non ci sono altre circostanze in mezzo, un'altra è se sai che tua figlia ama il figlio di tuo marito. Mi ha destabilizzata.» Confessa e finalmente riesco a capire il motivo del suo astio. Ammetto che non capivo perché fosse così contraria al nostro rapporto. Lo faceva per se stessa, per il suo segreto e per quanto non lo condivido, ora comprendo.

«Non lo accetto, ma lo capisco» Camila sembra che sia quasi sul punto di piangere. «Ma, non credo che Beatriz mi ami, sono io ad amarla. La amo da sempre. Quindi se ti chiedi se mi stancherò di lei, no» scuoto la testa convinto, «non potrei mai stancarmi. La voglio nella mia vita che voi lo accettiate oppure no.»

«Ora l'ho capito. Non sei per niente come tuo padre, né come me. Devi aver preso da tua madre, da quello che mi hanno detto lei era una persona con un cuore grande e che non aveva mai paura di mostrare i suoi sentimenti. Sei migliore di me e lui, noi abbiamo paura dei nostri sentimenti e non sappiamo assumerci le nostre responsabilità delle conseguenze delle nostre azioni.»

«Non ho paura dei miei sentimenti per lei, ho...» trattengo le lacrime, il pensiero mi lacera dentro. «Ho paura di perderla»

«Non la perderai» mi rincuora, ma non basta, deve tornare da me. «Ti voglio bene, Roman, come fossi un figlio. Spero che mi riuscirai a perdonare.» La guardo e il mio primo istinto sarebbe quello di abbracciarla, ma mi trattengo. Non lo faccio per orgoglio, ma perché ho bisogno di tornare a fidarmi di lei.

Quando Camila lascia la mia camera, scrivo un messaggio veloce a Santiago per dirgli di non fare tardi e soprattutto di non cambiare idea. Non mi risponde con troppo entusiasmo, so che lo sto obbligando a fare qualcosa che non ha voglia di fare, ma va bene, purché venga.

Arrivo a casa di Gonçalo che sono le otto passate, tra poco dovrebbero arrivare gli altri. I primi a presentarsi sono Santiago e la ragazza, me la presenta con tanto entusiasmo, mostrandomi quanto è già cotto di lei. Mi elenca tutte le cose che sa fare, tipico di Santiago.

Guardo l'orologio, Beatriz non è ancora arrivata ma dopo un po' arriva Ana e la prima cosa che fa è squadrare dalla testa ai piedi la ragazza di Santiago. Ridacchio tra me e me.

«Piacere, tu devi essere la povera vittima di Santiago» punzecchia il mio amico che subito stringe le mani in due pugni.

«Lei è Nieves Hazas» la presenta lui, il solo pronunciare il nome della ragazza sembra un elogio.

«E la presenti con nome e cognome perché è una persona famosa?» replica la mia amica, guardando negli occhi Santiago che infastidito ricambia lanciandole saette.

«Ana, piantala!» sbotta frustrato. Si è già pentito di essere venuto, Ana ha il potere di mandarlo in escandescenza. Di solito è sempre molto calmo.

«No» invece interviene Nieves, «è simpatica» dice al suo ragazzo che strabuzza gli occhi nel sentir difendere la sua peggior nemica.

«Vedi, Santiago? C'è gente che non ostenta la sua intelligenza ma lo è lo stesso. Forse questa ragazza ti può davvero aiutare»

Santiago non la prende per nulla bene, glielo leggo nello sguardo che si è già pentito di essere venuto qui. Vorrebbe già scappare.

Non ha il tempo di replicare però, perché bussano alla porta e il mio cuore aumenta i battiti. Mi giro mentre Gonçalo apre la porta e si presentano Ester e Beatriz. Lei quando entra mi lancia una breve occhiata infastidita, poi come ormai fa da una settimana, finge indifferenza. Finge, perché so che non le sono indifferente. Va verso Santiago e lo stringe in un abbraccio, so che non ho più motivi di essere geloso ma lo sono lo stesso. Poi si presenta a Nieves, mostrandole il suo bellissimo sorriso, quello che vorrei tanto ritornare a baciare. Saluta anche Santiago e Ana, meno che me.

«Ciao, bocconcino» mi avvicino, lei neppure mi guarda. «Ti devi essere dimenticata di salutare me. Che sbadata che sei» Beatriz mi lancia un'occhiata contrariata.

«Non ho scordato proprio un bel niente, stammi lontano.»

Sbuffo infastidito dal suo continuo diniego, il tempo di aprir bocca e replicare e lei ha già preso a parlare con Nieves. Ancora una volta Santiago racconta delle immense doti della sua fidanzata. Dice che sa parlare cinque lingue oltre lo spagnolo, che va già all'università perché è più grande di lui di due anni. Racconta che ha girato il mondo e che presto lo faranno insieme, vuole fotografare i posti in cui è stata. Nieves sembra essere un po' a disagio quando parla di lei, non sembra particolarmente entusiasta dei suoi continui elogi. Si sistema continuamente gli occhiali quadrati che le coprono il viso e fa dei sorrisi di circostanza. Ana, invece, guarda tutto da lontano, sembra addirittura che le dia fastidio la situazione sentimentale di Santiago.

Quando mi accorgo che Beatriz si è allontanata dal gruppo, ne approfitto per seguirla. È l'occasione per convincerla a tornare insieme a me.

«Beatriz» la chiamo prima che entri in bagno.

«Che vuoi? Smettila di seguirmi dappertutto, Roman. Almeno questa volta hai avuto l'accortezza di non entrare in bagno.» sbuffa infastidita. La guardo, mi pare di non averla così vicino da troppo. Mi è mancata da matti.

«La smetti di farmi la guerra?»

«È questo che non capisci: io non voglio farti la guerra, voglio solo che la smetti di assillarmi.»

«Come devo fartelo capire che non posso starti lontano?» glielo chiedo e poi mi avvicino, le incastro il viso tra le mani e appoggio la fronte alla sua. «Beatriz, questa settimana senza di te è stato un incubo. Davvero vuoi rinunciare a noi per quello che è successo? Ti ho chiesto scusa tante volte, so che ho sbagliato, ma Bea... io sto impazzendo senza poterti stare accanto»

Beatriz ha gli occhi arrossati, ma si vede che è ancora arrabbiata. Il suo respiro si mescola al mio e mi fa tornare a vivere. Io vivo per i suoi respiri.

«Lo...» balbetta, «lo sapevo che non dovevo venire.»

«Dovevi invece» e poi la bacio, finalmente. Lei per un momento cerca di respingermi, ma quando spingo la mia lingua a forza dentro la sua bocca, non resiste più e tocca la mia punta con la sua. I nostri sapori si mischiano, mi sembra una vita che non la sentivo.

«Ti amo» annaspo con un filo di voce, «mi dispiace» ripeto. Poi torno a baciarla, le stringo i fianchi e poi scendo sui glutei e la spalmo sulla mia erezione. Lei geme sulla mia bocca, non smette di baciarmi, ci rubiamo i respiri l'uno all'altra. Intreccia le gambe sul mio busto e io ne approfitto per spingermi ancora di più su di lei. Sorrido perché finalmente ha smesso di odiarmi ed è tornata a volermi quanto la voglio io. Stringe i capelli e io la trascino nella stanza di Gonçalo, domani gli chiederò scusa. La faccio sdraiare sul letto e continuo a divorarle la bocca, fino a quando faccio risalire la mano per prendere il suo seno e lei geme ancora. Dio santo se potessi dire ogni sensazione che mi suscitano i suoi gemiti, perderei il conto.

«Roman» è un miagolio di piacere il suo, so che vuole dirmi qualcosa, ma non glielo permetto. Non può chiedermi di fermarmi, non ora. «Roman» ripete ancora, poi riesce a togliermi di dosso e la guardo sul viso, esasperato perché ne voglio ancora. Non ho finito con i baci che le voglio dare, devo riprendermi tutti quelli che non le ho dato per una settimana. «Non possiamo» poi pronuncia. «So che per te non è niente, ma mi hai ferito e io...»

«Non riesci a perdonarmi» due lacrime spingono nei miei occhi, ma non gli permetto di venir fuori. Non voglio fargli pena.

«Non riesco a rinunciare a te neppure io» confessa e il mio cuore ritorna a battere prepotente. «Ho... ho solo bisogno di tempo.»

Si alza dal letto e si aggiusta la maglia.

«Quanto?» Le chiedo.

«Non lo so, ma adesso non ce la faccio»

E se ne va via, lasciando il mio cuore in frantumi.

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