40•capitolo -Le parole che non mi hai detto-

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Roman

Mi stacco immediatamente da Beatriz, perché quando ce l'ho vicina non sono per niente lucido. La guardo e cerco nel suo sguardo una spiegazione, perché può esserci solo un motivo se Ana è venuta a conoscenza della sua relazione con il professor Ortega. Io non gliel'ho detto e se gliel'avesse confessato lei non sarebbe entrata qui come una furia a sganciare questa bomba. Guardo la mia migliore amica che nel mentre si è accorta della mia presenza ed è sbiancata. Sta boccheggiando, mentre la mia ragazza ha cominciato a tremare.

«Cioè, io volevo dire che... scusa, Bea, io...»

Beatriz scuote la testa sconfortata e Ana capisce che è arrivato il momento di lasciarci soli. Prende un profondo respiro, tenta un contatto tra noi quando si appoggia a me, ma non glielo permetto. Ho bisogno di vederci chiaro e anche abbastanza in fretta.

«Che voleva dire?» stringo le labbra che mi tremano, anche il cuore lo fa. Come ogni volta che mi assale la paura di perderla.

«Roman, non è... non è quello che sembra.»

Un sorriso amaro mi contorna le labbra e sbuffo frustrato aria dalla bocca.

«Io non ti ho chiesto cosa sembra, voglio capire cos'è?» sbotto alzando la voce e lei annuisce, una lacrima esce dai suoi occhi ed è la prima volta che non mi viene istintivo raccoglierla. Voglio solo sapere la verità.

«Ci siamo visti» confessa, e questo è davvero un pugno al cuore, lì dove c'è lei. «Ma... non è...» sta per dire ancora ma scuoto la testa e lei capisce che deve proseguire il suo racconto, se no potrei decidere di andarmene senza darle ascolto. «Ho scoperto che lavora all'università dove andrò a settembre e...» fa fatica a parlare, figuriamoci io ad ascoltarla. «Mi ha spiegato perché ha deciso di non stare più con me.»

«Perché non glien'è mai fregato niente di te, ecco perché!» digrigno i denti.

«Non ha detto questo»

Ridacchio nervosamente e scuoto nuovamente la testa.

«E tu ci hai creduto, ancora. Non te lo sei mai dimenticata.»

«No» biascica lei e tenta un nuovo contatto, ma le sposto le mani come non ho mai fatto. Non voglio che mi tocchi, non voglio che mi faccia ancora del male. Voglio solo che mi racconti quello che è successo per vederci chiaro. Voglio farmi del male così la potrò lasciare, perché ormai mi è chiaro che lei amerà sempre e solo lui. «Roman, ci siamo visti quasi tutta la settimana, ma... da amici.»

Sbuffo sonoramente sorridendo amaramente.

«Amici?»

«Sì» annuisce con veemenza. «Non volevo ferirti, non era questa la mia intenzione.»

«Lo hai fatto però. Quello stronzo ti ha sempre preso in giro e tu gli hai permesso di entrarti in testa, ancora. In fin dei conti lo hai sempre amato e se non ci fossi stato io a metterci lo zampino, magari stareste ancora insieme»

Ma Beatriz cerca di convincermi del contrario, si avvicina e mi impone la sua presenza prendendomi il viso. Ha le lacrime negli occhi, eppure non ci credo più. Ormai ho capito che non mi amerà mai quanto la amo io e sono stanco, stanco davvero di amarla per tutti e due. In fondo non credo di meritarmi il poco amore che è disposta a darmi.

«Non sono più innamorata di lui» tenta di convincermi guardandomi negli occhi, ciononostante io lo so che mi hanno sempre fregato. Che lei mi frega dalla prima volta in cui l'ho vista.

«No? Sei sicura? Quindi siete solo amici non è successo niente tra voi?» domando a raffica, senza darle opportunità di replica. «E allora perché Ana è convinta che tra voi ci sia qualcosa?»

Beatriz, a questa domanda, impallidisce e ha pure il coraggio di prendere le distanze da me. Respira a malapena, continua a piangere come se le sue lacrime potessero ormai convincermi che mi sbaglio a pensare ci sia ancora qualcosa tra loro. Eppure ne sono convinto ormai.

«Ecco...» bofonchia. Il suo tentennare mi mette ansia addosso, vorrei stopparla a questo punto, dirle che non voglio sapere più niente. Ma forse merita di sanguinare il mio cuore perché solo così la finirà di esistere solo per un suo sorriso. Non posso vivere per lei, fa troppo male amare a metà. «Roman, anche se questa cosa ti farà credere che non ti sbagli, ti giuro che...»

La interrompo.

«Dimmi quello che devi dirmi e facciamo la finita»

Beatriz stringe le labbra e un singhiozzo fa eco al suo respiro strozzato.

«Mi ha baciata.»

Questo è il momento in cui sento il crack finale del mio cuore, il punto in cui posso lasciare andare il sentimento che nutro nei suoi confronti e concentrarmi su quello che merito. Che tanto lo so che non potrò mai amare nessuno in questo modo, che sono stato uno sciocco a pensare che lei potesse amarmi, ma ci ho creduto per un attimo. E quell'attimo, giuro, è stato il migliore della mia vita.

«Bene»

«Bene?» Mugugna tra le lacrime. «Roman, mi ha baciata ma questo non vuol dire che ci sia stato qualcosa tra noi. All'inizio volevo capire se mi legasse ancora qualcosa a lui, ma ho capito che voglio stare con te.»

«Certo» ridacchio, «vuoi stare con me perché in fondo lo sai che con lui non avrai mai il rapporto esclusivo che vuoi. Non vuoi me, vuoi quello che rappresento. Ma, sai la novità? Mi sono stancato di amarti solo io. Basta così»

Le do le spalle per impedirmi di tornare sui miei passi, ma Beatriz si attacca alla mia mano con tutta la sua forza per non lasciarmi andare.

«Non è vero. Non è così. Io voglio stare con te, io voglio te.»

Mi giro e il mio sguardo gelido si scontra col suo, che non smette di piangere. Le passerà, che tanto tutte le cose poco importanti lo fanno.

«Smettila, bocconcino» si immobilizza, soprattutto quando le accarezzo il viso e le tolgo le lacrime dalle guance. «Non c'è bisogno che mi menti. In fondo, non me l'hai mai detto e sai, ho pensato per tutto questo tempo che sarebbe arrivato quel momento, quello in cui mi avresti detto che mi ami. Sai perché non ti è mai venuto? Perché è chiaro che non è così. È palese che non mi ami. Non te ne faccio una colpa.»

Deglutisce a vuoto e si avvicina, appoggiando la fronte alla mia, tirando su col naso.

«Roman, io...»

Scuoto la testa e le tappo la bocca.

«Ti prego, non dirlo. Non farlo, perché anche lo facessi non ci crederei. Vivi la tua vita, spero non con il professor Ortega perché lui non tiene a te ma, prima o poi troverai qualcuno da amare e quella persona non sono io.»

Nonostante continui a pregarmi di restare, me ne vado perché non riesco più a resistere.

Nelle ore a seguire, Beatriz mi scrive che sta arrivando, che non può permettersi di perdermi in questo modo e che sa di aver sbagliato. Ma ormai ho deciso! La voglio tenere lontano dalla mia vita, infatti non sono andato a casa ma mi sono rifugiato a casa di Felipe e lo sto aiutando a fare le valige.

«Roman, sei sicuro che sia un'idea sensata?»

Annuisco, fingo un sorriso perché voglio tornare ad essere io. Voglio tornare ad essere il solito Roman. È l'unico modo che ho per dimenticarla è andare avanti.

«Sì» do una pacca sulla spalla al mio amico, che continua a seguirmi in questa follia facendo la valigia. «Ho già avvisato mia nonna che stiamo per raggiungerla. Ovviamente è rimasta sconvolta perché non vado a trovarla da anni, credo però che sia arrivato il momento.»

«Sai che scappare dai tuoi problemi con Beatriz non ti aiuterà a superarli?» annuisco, ridacchiando.

«E a te ha aiutato non fare nulla per i tuoi problemi con Ester?»

Sbottiamo a ridere, insieme. Credo sia l'alcol che abbiamo bevuto nel frattempo o l'euforia del momento, basta solo non pensare. È tutto quello che voglio.

«Okay, facciamolo!»

Beatriz

Mi sono fatta accompagnare dalla madre di Ester fino a casa di mia madre e Louis, solo per vedere Roman. Non metto piede in questa casa da una settimana, ma adesso non mi importa di vedere mia madre, basta che Roman capisca che non posso perderlo, anche se pensa che provo qualcosa per il professor Ortega, è lui che amo. E ho sbagliato, ho sbagliato a permettergli di entrare nella mia vita di nuovo, ho sbagliato a non accettare le scuse di Roman la scorsa settimana e quindi a tenerlo lontano e, cosa più importante, ho sbagliato a non dirgli che lo amo perché so che è così già da un po'.

Giunta a casa di mia madre, suono il campanello e saltello da un piede all'altro nell'attesa di vederlo. Spero che venga ad aprire lui, ma invece si presenta mia madre col viso stanco e i capelli un po' arruffati.

«Beatriz» annaspa.

«Mamma, dov'è Roman?» Mi catapulto in camera sua lasciandomela alle spalle per chiedergli scusa anche in ginocchio se sarà necessario. Deve perdonarmi perché se no impazzirò.

«Tesoro» dice mia madre, agguantandomi per una mano. «Lui se n'è andato»

Mi volto e nell'istante in cui lo faccio, ho gli occhi strabuzzati e il cuore a mille.

«Dove... dov'è andato?» le lacrime riprendono a scorrere sul mio viso. «Ti prego, mamma, se lo sai, devi dirmelo!» supplico, tirando su col naso.

Mia madre mi accarezza il viso.

«Non lo so, so solo che ha fatto le valige ed è andato via, ha detto solo che sarebbe mancato qualche settimana.»

«Qualche settimana?» la testa mi vortica e rischio di cadere a terra, ma mia madre mi afferra prontamente. «Devo trovarlo.»

Prendo immediatamente il telefono e provo a chiamarlo, ma come pensavo non risponde. Quindi provo a chiamare Santiago che risponde subito.

«Ehi, Bea.»

«Santi, ti prego, se sai dov'è Roman devi dirmelo.» lo supplico, singhiozzando.

«È successo qualcosa?» chiede, ma non appena capisce che non ho la forza di rispondere è lui che replica alla mia domanda. «Mi dispiace, non l'ho visto.»

Annuisco, risucchiata da quest'ansia che mi assale, quindi chiamo Ana, la supplico di dirmi se sa qualcosa, ma lei mi dice che non lo sa. Decido, dunque, di chiamare Felipe ma lui non mi risponde. Perciò, mi catapulto a casa sua in cerca del mio ragazzo ma quando suono il campanello della porta lui non c'è, c'è solo la governante.

«Lo cerco da mezz'ora, è importante. Potrei parlare con lui?»

«Mi dispiace, Bea, non c'è. È partito circa un'ora fa insieme a Roman.»

E allora davvero mi crolla il mondo addosso.

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