Cap III

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Il mercato occidentale era il solito, caotico susseguirsi di strane bancarelle.

Un venditore di pentole stava incidendo il ferro davanti a un gruppetto di massaie, facendo a gara con il mercante di flauti dall'altro lato, che soffiava forte in uno strumento per attirare clienti.

Le due figlie di un mercante di stoffe danzavano, le mani e le braccia avvolte dalle sete che il padre decantava a gran voce, mentre poco oltre i versi di una quindicina di uccelli riempivano l'aria, senza che il loro venditore facesse qualcosa per zittirli.

Senza prestare più di uno sguardo distratto al tutto, Feihua procedeva lungo la strada, borbottando e ricevendo qualche spallata in più del voluto.

Arrivò alla bancarella del vecchio Han, afferrò di scatto una mela e gettò un pezzo di rame al qilin. Se ne andò senza aspettare la sua risposta, mentre azzanna con foga il povero frutto.

In quei momenti, la voglia di strillare era forte, ma Feihua si zittì sfogandosi sulla mela.

Entrò nella sala da the con passo pesante, incenerendo con gli occhi il trio di avventori che la guardò male.

«Ahi ahi...» incurante del suo volto omicida, o forse stuzzicata da esso, una delle cameriere le si fece incontro «il solito, piccola Fei? O qualcosa di più forte?»

Feihua aprì la bocca, una mezza dozzina di risposte piccate, irritate, sarcastiche sulle lingua. Ma, come sempre, lo sguardo innocente di Mao gliele fece ingoiare tutte.

Sbuffò, irritata con se stessa.

«Il solito» disse alla fine, seguendo la qilin saltellante verso il retro della sala.

Feihua si meravigliò di come Mao potesse muoversi con agilità, impaludata com'era nei suoi vestiti. Un abito rosso, lungo fino al pavimento, stretto in vita da una fascia purpurea.

La qilin si limitava ad aggiustarsi ogni tanto lo scialle dorato sulle braccia, facendo ondeggiare il petto prosperoso, cosa che attirava l'attenzione di molti clienti.

Dal canto suo, Feihua si limitò a storcere il naso, vista la sua mancanza da quel punto di vista.

Più di un cliente guardò verso di lei, cosa che la indusse a spolverarsi rapida il pantalone e la lunga tunica da discepola che indossava.

Seguì Mao nella stanza sul retro, dove entrambe si lasciarono cadere sui cuscini

«Allora, perché quella faccia infuriata?» chiese Mao.

«Soliti problemi» borbottò Feihua, ammirando la rapida sicurezza con cui l'amica preparava il the «mio padre ha una riunione di maestri, e mi ha lasciato a controllare il tempio... e ovviamente qualche idiota ne ha approfittato!»

Mao alzò lo sguardo, gli occhi dilatati e la bocca spalancata.

«So che non è quello ma...» disse piano la qilin, abbassando la voce «non ti hanno fatto nulla, vero?»

«Eh?» Feihua alzò un sopracciglio, seriamente sorpresa dalla domanda «certo che no, hanno battuto la fiacca per tutta la mattina! Ne ho pure beccati due che cercavano di svignarsela dal riscaldamento»

Mao sospirò, mentre il sorriso le tornava sul volto, assieme a un'espressione di sollievo. Feihua era felice che l'altra fosse serena, anche se non capiva cosa l'aveva spaventata.

«E qui alla sala da the? Novità?» stavolta fu Feihua ad abbassare la voce, sorridendo divertita al rossore sul volto dell'altra.

Mao balbettò un poco, prima di dire.

«Ieri ho fatto la mia prima esibizione, tutta da sola!» cercò di darsi un contegno, fallendo «ben tre clienti hanno chiesto di me, e mi hanno fatto suonare quattro canzoni!»

«Complimenti! Allora hai finito di servire il the e basta!» Feihua rise all'espressione indignata dell'amica, che però si mutò subito in un ghigno.

«Ah, e c'è anche un piccolo... pettegolezzo! Pare che Xiang sia andata da... un certo qilin ieri notte, e che questo qilin l'abbia fatta davvero arrabbiare tanto»

Con un sospiro, Feihua prese una tazza di the, godendosela a fondo mentre l'altra ammiccava.

«Che ha fatto quell'idiota?» disse, vagliando con attenzione quale biscotto prendere dal vassoio.

«Chi ti dice che sto parlando proprio di lui?» iniziò Mao, ma davanti all'espressione dell'altra si sbrigò ad aggiungere «pare volesse vendere le sue quote della sala da the»

Feihua si limitò a sollevare un sopracciglio, con una smorfia irritata in volto.

«Certo, e stanotte splenderà il sole» mormorò «a chi, tanto per sapere?»

«Chao Chang» disse una voce delicata, mentre la proprietaria si sedeva «e per un momento ci ho creduto davvero»

Feihua chinò il capo davanti a Xiang, con Mao dall'altro lato che invece si affrettava a servirle il the.

«Questo lo credo ancora più incredibile, Xiang» disse Feihua, col tono più pacato che riuscì a tirar fuori. La gemma della sala da the ridacchiò.

«Chi lo sa cosa passa per la testa di quel qilin, specie quando fa affari» con la delicatezza di un dipinto, Xiang sorseggiò il the «ad ogni modo, ho anch'io un certo pettegolezzo, freschissimo»

Feihua e Mao drizzarono le orecchie. Xiang sorrise.

«Un certo maestro e un certo mercante sono al piano di sopra. E pare non abbiano voluto the»

Feihua non ascoltò la fine della frase, si era già alzata e stava correndo verso il piano superiore.

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