Cap XI

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Feihua era irritata. Irritata e preoccupata, una combinazione che odiava dal profondo del cuore.

Aveva sentito nominare il murin un paio di volte, ma suo padre si era sempre rifiutato di spiegare nel dettaglio cosa fosse. Di certo, era qualcosa di così importante da riscuotere il maestro Gu dal suo torpore. E anche così spaventoso da paralizzare Jinhe, che era diventato pallido e aveva iniziato a tremare non appena quel messo l'aveva nominato.

La qilin stava cercando di mettere insieme i pezzi, quando era arrivato l'ordine di uscire. Non sapeva cosa fosse un "nome del murin", ma la velocità con cui tutti i maestri esterni si erano alzati, quasi scappando dalla sala, l'aveva convinta a uscire con loro. La sua intenzione era di chiedere a Jinhe di cosa stessero parlando, ma il maestro Fu lo aveva trattenuto.

Per quello che aveva visto Feihua, Jinhe stava letteralmente fuggendo verso la porta, e solo quando l'anziano qilin aveva nominato un maestro si era fermato.

«Fo Jinhe, Wanwan dell'Alta Scuola Destra» quelle parole avevano fatto girare più di un qilin, quasi tutti i maestri minori.
Era sicura di non aver capito bene il soprannome con cui Jinhe si era riferito a sé stesso; non era possibile che il suo "nome del murin", qualsiasi cosa fosse, volesse dire "fallimento".

«Non è giusto!» Feihua sentì un qilin sbraitare, cosa che la riscosse dai suoi pensieri.

A urlare contro il piccolo cordone di maestri a guardia delle porte, con le corna purpuree come la faccia, c'era Jiazi.

Con un sospiro, Feihua si avvicinò, più perché facevano parte della stessa scuola che per reale interesse.

«Questa è una riunione plenaria! Siamo praticanti d'alto livello delle scuole cittadine, abbiamo diritto di partecipare!» strillava il qilin, spalleggiato da una piccola folla di marzialisti e mercanti.

«È stata proclamata una questione del murin» rispondeva placido un maestro, vestito dei colori del Drago.

Per una volta, Feihua pensò quasi di condividere le idee di Jiazi. Anche a lei non pareva corretto che una decisione così importante venisse presa da poche persone.

Ma non era quello il modo di risolvere il problema.

«Giovane maestro Zihao» lo chiamò Feihua, affiancandosi a lui «sono certa il maestro Zhong ci spiegherà tutto appena la riunione sarà finita, se ci hanno fatto uscire deve esserci un motivo»

«E quale sarebbe questo motivo, Feihua?» le labbra di Jiazi tremolavano per l'ira, e la ragazza dovette sopprimere con forza la voglia di tirargli una sberla.

Non si era mai fatta problemi che qualcuno, perfino gli allievi più giovani, la chiamassero per nome. Ma solo dalla bocca di Jiazi quel suono le pareva offensivo.

Con un sospiro, più per calmare sé stessa che per altro, la qilin parlò direttamente al maestro della scuola del Drago.

«Nobile Ruolong, può dirci perché ci è proibito assistere?» il branco di consiglieri la spalleggiò, con così tante urla e strepiti che il maestro del Drago rivolse a tutti un'occhiataccia.

«Una questione del murin esula da qualsiasi consiglio cittadino, solo i marzialisti che possiedono un nome possono prendervi parte» dal tono del qilin, era chiaro che la sua pazienza stesse finendo in fretta.

Mentre Jiazi già apriva di nuovo la bocca per parlare, una voce melodiosa si fec largo tra la folla.

«Credo irritare il nobile maestro Ruolong sia inutile» la consigliera Fu Hama attraversò il gruppo di qilin, senza nemmeno preoccuparsi dei colleghi o dei marzialisti in mezzo.

I qilin si mossero di lato, aprendo uno spazio per la consigliera. Feihua sorrise, anche se lei stessa si accorse del palese sforzo necessario a farlo.

Fu Hama non le era simpatica, per dirla in modo educato, anche se la marzialista ricordava di averci scambiato forse una dozzina di frasi da quando era ammessa al consiglio. E tutti erano saluti.

«Posso suggerire di attendere la risoluzione in un luogo più tranquillo? Cercavo qualcuno con cui condividere una tazza di thé, mentre aspettiamo» la consigliera aprì di scatto il ventaglio davanti al volto, nascondendo il sorrisetto malizioso un attimo dopo averlo mostrato a tutti.

Feihua notò che la maggioranza dei qilin attorno a lei, e anche una o due qilin, sobbalzarono a quella vista. Molti si affrettarono a nascondere smorfia idiote, qualcuna si coprì con un ventaglio, uno tossicchiò nel pugno.

Intanto, gli occhi della consigliera Fu non si staccarono da quelli della marzialista, e Feihua non aveva nessuna intenzione di abbassare lo sguardo per prima.

Non sapeva bene perché, ma qualcosa dentro di lei decise che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quella qilin, qualunque fosse il suo gioco.

«Accetto con piacere la sua proposta, consigliera Fu» Feihua stiracchiò la bocca in una parvenza di sorriso.

«Prego, da questa parte» trillò Fu Hama. Senza degnare di uno sguardo nessuno dei qilin, la consigliera si girò e prese ad avanzare, come se la folla attorno a lei non esistesse.

Feihua e Jiazi le andarono dietro. Era abbastanza chiaro che l'invito fosse rivolto a lei, ma dal momento che la consigliera non aveva specificato nulla, adesso la qilin non aveva modo di allontanare l'altro.

Non era così certa del perché volesse mandarlo via, ma più camminava dietro alla consigliera, più la mente della qilin si riempiva di domande che, con Jiazi presente, non si potevano fare. Tutte, o quasi, ruotavano attorno ad un certo mercante rimasto chiuso nella sala del consiglio.

Come previsto, la consigliera Fu Hama li guidò verso un padiglione nella sezione orientale del palazzo, dove un piccolo gazebo circolare, col tetto a spiovente laccato di verde, li attendeva in mezzo a un placido laghetto.

Ninfee dai colori accesi galleggiavano dolci, e ogni tanto si intravedeva una carpa o due saettare tra i fiori. Era un luogo di pace e serenità, Feihua non aveva nemmeno bisogno di guardarsi attorno per capirlo, e di certo non le serviva notare il tavolo e le sedie intarsiate sotto il gazebo, o il trio di servitori che pose vassoi elaborati sul legno laccato, prima di ritirarsi in buon ordine.

«Perdonate se mi sono permessa di offrirvi il pranzo, spero i ravioli siano di vostro gradimento» con svolazzi eleganti di sete smeraldo, Fu Hama si sedette mentre indicava i piatti.

A Feihua venne in mente una gru che si appollaiava in uno stagno.

«Non temete, consigliera" disse lesto Jiazi, con un largo sorriso «nulla di ciò che ci proponete potrà mai essere sgradito»

Forse per le molte conversazioni con le cortigiane della sala da thé, ma Feihua fu subito consapevole degli intenti repressi di Fu Hama.

Un minimo movimento di ciglia, il capo che si inclinava appena a destra, il bordo sinistro della bocca che volgeva verso l'alto. Tutti indizi che Jiazi non colse, ma che anticiparono una sberla che non lo raggiunse mai.

In un certo senso, Feihua ci aveva sperato.

«Mi sembrate ben versata nel mondo delle arti marziali, consigliera Fu» disse la qilin, raggiungendo l'ultima sedia libera senza degnare di uno sguardo i ravioli.

La consigliera non si scompose.

«Mio nonno è nel consiglio interno dei maestri da quasi cent'anni ormai» con le unghie smaltate prese le bacchette «spero di poter soddisfare anche la vostra curiosità»

Feihua raccolse le bacchette a sua volta. Non si sforzò nemmeno di imitare le movenze sensuali dell'altra, il modo delicato con cui le dita si strinsero attorno al legno levigato, il debole e voluto fruscio della stoffa mentre vellicava la pelle.

La qilin prese e separò le proprie in un unico movimento, senza mai abbassare lo sguardo. Non era certa di perché stesse come sfidando la consigliera, e non era nemmeno ben consapevole di che tipo di competizione stessero facendo, ma qualcosa dentro di lei non voleva perdere.

«Potreste dirci cos'è questo "murin"?» chiese Feihua. Con un gesto secco, zittì Jiazi prima che potesse aprir bocca.

«Detto in maniera molto semplice, è il "mondo delle arti marziali"» Fu Hama picchiettò su un raviolo, saggiandone la consistenza «non è un qualcosa che si può raggiungere in base alle proprie capacità, ma in base a quanto si è disposti a dedicarsi alla propria scuola»

«Io sono del tutto dedicato alla mia scuola!» fece Jiazi. Il qilin si sporse in avanti, alla disperata ricerca di un poco di considerazione.
Entrambe fecero finta non esistesse.

«Che intendete?» Feihua prese un raviolo, anche se aveva lo stomaco chiuso, con se gli avessero annodato gli intestini.

«Moltissimi maestri praticano e insegnano, ma accanto a questa loro pratica si dedicano anche ad affari economici, a propri passatempi, a creare una famiglia» l'ultima fu una frecciatina gratuita, Feihua si sentì come punta da un insetto «sempre per dirla in parole semplici, se ad un esperto del murin chiedessero cos'è più importante, se la propria scuola o il proprio figlio, lui risponderebbe la scuola»

Con un movimento lento, Fu Hama si portò il raviolo alla bocca, dando un morso delicato e facendo colare una sottile linea di condimento lungo il mento.

Con la coda dell'occhio, Feihua notò Jiazi fissarla imbambolato, un raviolo stretto tra le bacchette e la mano immobile, la bocca aperta ma senza emettere alcun suono. La qilin dovette mordersi la lingua per non ridere.

«Accedere al murin, o meglio, essere riconosciuti come praticanti del murin non è semplice» proseguì Fu Hama, mentre si tamponava le labbra con un tovagliolo «solo i maestri che possiedono un nome possono darne uno, e anche così l'aspirante deve essere riconosciuto dai saggi del monte Sheng. Non tutti fanno ritorno»

Un brivido corse lungo la schiena di Feihua. L'ultima frase le aveva strappato via quel poco di fame che le restava, e di colpo la preoccupazione per Jinhe divenne il fulcro dei suoi pensieri.

«Non per denigrare le vostre conoscenze» Jiazi approfittò del silenzio per inserirsi nel discorso «ma come fate a sapere queste cose?»

«Oltre ad essere la nipote d'un maestro che porta un nome del murin?» Fu Hama terminò il suo raviolo, senza distogliere lo sguardo dal piatto «da bambina mi divertivo a praticare la scuola della Gru, ma crescendo ho capito che mi piaceva usare le gambe per ballare, più che per tirar calci. Il nonno sperava io seguissi le sue orme, ma non è rimasto deluso a lungo»

«Capisco» disse Feihua. Lei non ricordava nemmeno d'aver provato a far qualcosa di diverso dalle arti marziali, per quanto sforzasse la sua memoria tutto ciò che le veniva in mente erano gli allenamenti con suo padre, l'eccitazione di imparare nuove tecniche, la soddisfazione di essere lei stessa a insegnarle.

Ma anche il piacere di condividere tutto quello con il suo amico, la consapevolezza di condividere quel comune interesse. Una passione che sembravano non condividere più da tempo.

«Si può... uscire dal murin?» chiese, senza prestare attenzione alle inutili domande di Jiazi. Fu Hama le rivolse un velocissimo lampo di gratitudine, ma lei la vide soppesare a fondo le parole.

«No» disse alla fine, posando le bacchette e allontanando il piatto «una volta che il nome viene inciso al monte Sheng, non c'è modo di tornare indietro»

«Ma...» non sapeva nemmeno Feihua che obiezione voleva dare, così si ritrovò a balbettare suoni scomposti.

«Come ci mostra un certo qilin, anche con un nome del murin si può rimanere ai margini di questo mondo» la consigliera le prese la mano, annuendo con quello che voleva essere un sorriso incoraggiante «almeno, fin quando questo mondo non è venuto a bussare alla sua porta»

Il suono di passi fece voltare tutti e tre i qilin, un messo correva nella loro direzione.

«Giovane maestro Zihao» il servitore si inchinò a fondo solo a Jiazi «perdonate, ma il consigliere Xiao vi chiede di raggiungerlo al più presto»

Con un lunga sequenza di inchini e saluti pomposi, il qilin si alzò da tavola e seguì il messo. Era l'unico ad aver mangiato.

Entrambe lasciarono andare un lungo sospiro quando si allontanò.

«Non ti invidio per nulla» disse la consigliera, ora senza quel tono solenne di poco fa.

«In che senso?» chiese Feihua, colta alla sprovvista.

«Sposare quello lì? Non riesco a immaginare tortura peggiore» Fu Hama iniziò a mangiare di gusto «capisco perché ti concentri tanto sull'altra opzione»

Senza che lei capisse perché, Feihua sentì il proprio viso avvampare. Le parole fuggirono dalla sua lingua, e per un lungo istante lei non seppe nemmeno come pensare.

«Voi... lei... tu... sei interessata a...» non riuscì a finire la frase. Fu Hama rise.

«A stuzzicare una così simpatica coppia di amanti inconsapevoli? Assolutamente sì! A un certo qilin in particolare? Assolutamente no» la consigliera socchiuse gli occhi «per ora...»

«Senti un po'...» Feihua scattò senza rendersene conto, ma capì subito di essere finita in trappola.

Dovette afferrarsi le corna e sospirare a lungo per scacciare l'imbarazzo.

«Siete tremenda» disse alla fine, quando la voce non le tremolò più e decise di concentrarsi sul cibo.

«Vi ringrazio» ridacchiò la consigliera.

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