Episodio 2

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Dopo l'intervento Alec era stato molto meglio: sorrise e rise di più, quasi non riuscii a riconoscerlo!

Dopo che rimase in ospedale dieci giorni tornammo a casa e tutto procedeva nella normalità: spesso ci venne anche trovare Ellie con i suoi figli Fred e Tom e un nuovo marito, Andrew.

Andrew era veramente un uomo bellissimo: capelli biondi, occhi celesti, un bel fisico e uno splendido carattere.

Alec durante la notte non ebbe più i suoi brutti incubi e fu una liberazione poter buttare nel cestino la siringa con quel liquido trasparente.

Intanto la gravidanza procedeva a gonfie vele e noi eravamo felici.

Il mese successivo, 9 ottobre, avevamo la nostra abitudinale visita medica e ricevemmo una bellissima sorpresa:

- Ben tornati signori Hardy, come sta procedendo la gravidanza? -

- Tutto nella norma, la pancia inizia a pesare - dissi sorridendo.

- È normale, venga, si sdrai sul lettino -

Io feci come mi ordinò e l'immagine dei miei bambini apparve sullo schermo:

- Stanno crescendo a vista d'occhio, volete sapere il sesso? -

- Sì - dissi con le lacrime agli occhi.

- Questa qui a destra è una bambina mentre questo qua è il suo fratellino - ci comunicò.

Alec mi strinse la mano commosso:

- Sono un maschietto e una femminuccia, non ci credo! Si può sentire il battito dei loro cuori? -

- Ma certamente! -

Attivato l'audio il suono, regolare, del primo piccolo tamburo arrivò al nostro udito così come anche il secondo:

- Non l'hanno ereditata, sono così felice! - disse Alec piangendo.

Tornati a casa discutemmo dei nomi da dargli:

- Io stavo pensando che la femminuccia si potrebbe chiamare Rose mentre il maschietto John, che ne pensi? -

- No, poi suonano male Rose e John Hardy - mi rispose Alec.

- Te che nomi avresti proposto? -

- David e Georgia , ti piacciono? -

- Son meglio dei miei, mi piacciono moltissimo! - gli risposi felice.

Poco dopo avvertii un dolore al basso ventre e capii che uno dei due mi diede un calcetto:

- Alec, si è mosso! -

Lui appoggiò la testa e la mano sulla mia pancia e quando uno dei due scalciò sorrise:

- È vero, è bellissimo! Senti come si muovono, sto per diventare papà, non ci credo! Ehi, bambini , mi sentite? Sono il vostro papà e vi voglio già un bene dell'anima - disse commosso.

Da quel momento Alec mi aiutò in tutti i lavori casalinghi, tranne quando doveva stare accanto a qualcosa di elettrico per evitare che si danneggiasse il pacemaker.

Di notte Alec, quando i bambini furono molto più attivi, mi metteva una mano sulla pancia per sentire i loro movimenti.

Il 25 dicembre venimmo chiamati da Ellie per una cena in famiglia e ci riunimmo insieme a loro:

- Ciao Anna, vedo che la pancia è cresciuta! -

- Già, ed essendo due, di notte non riesco a chiudere occhio -

- Ma quando nasceranno sarà l'esperienza più bella, ma venite a salutare anche gli altri -

Così entrammo e Beth, con la piccola Elizabeth e Chloe, mi abbracciò.

Fui veramente felice di poter incontrare dopo lunghi mesi delle persone con cui strinsi una grandissima amicizia.

Pranzammo, cenammo e ridemmo tutti insieme poi aprimmo i regali: mi regalarono due piccoli pigiamini per David e Georgia, una carrozzina, dei peluche e un album fotografico; ad Alec invece un set di cravatte e giacche, un libro di Agata Christie e una bottiglia di buon vino.

Fu veramente una serata fantastica che mi rimase impressa nel cuore.

Febbraio arrivò e i miei gemellini non vedevano l'ora di uscire tant'è che i loro movimenti si vedevano pure all'esterno e Alec era sempre più emozionato.

Il 21 febbraio era notte fonda quando avvertii le prime contrazioni e ci dirigemmo all'ospedale più vicino.

Ero nel mio letto insieme ad Alec quando avvertii le prime contrazioni; fui spaventata e lui, emozionato e felice allo stesso tempo, mi aiutò ad alzarmi e a portarmi in macchina insieme a tutte le valigie. Arrivati in ospedale i medici mi misero su una sedia a rotelle portandomi nella stanza dove si trovavano altre donne con i loro bambini o che aspettavano di entrare in sala parto. Mi svestii, aiutata da una giovane infermiera.  Mi  misi una specie di camicetta celeste e indossata,  quella ragazza, che doveva avere la mia età, mi suggerii di camminare per la stanza facendo grandi respiri profondi per facilitare il travaglio. Ero spaventata a morte ma ero anche emozionata di poter conoscere finalmente i miei bambini dopo nove lunghissimi mesi. Le contrazioni, che erano sporadiche e a ogni ora, non furono dolorose ma molto simili ai crampi mestruali e mi servirono per la rottura delle acque che avvenne poco dopo. Dopo un tempo lunghissimo, arrivata a quattro centimetri di dilatazione, le contrazioni si fecero più regolari e più dolorose, soprattutto verso la zona lombare. Mi sdraiai sul lettino per riposare e piangere qualche lacrima dovuta al timore di non farcela mentre Alec mi tenne una mano. Quei dolori sembrarono non finire mai fino a quando, l'ostretrica, mi suggerii di andare in sala parto, ma io capii poco perché le contrazioni furono dolorosissime e ebbi troppa paura e le lacrime bagnarono il mio volto stanco. Alec entrò in quella sala con me e mi tenne la mano per tutto il tempo mentre urlavo e i medici mi dicevano di spingere. Dopo delle ore interminabili, finalmente, vidi la luce dei miei occhi e mi sciolsi in un pianto liberatorio insieme ad Alec. Dopo aver tagliato il cordone me lo  appoggiarono sul petto mentre ancora piangeva, era bellissimo.

- È nato David, è bellissimo! - disse lui mentre molte lacrime di felicità bagnarono il suo bellissimo volto scivolando fuori dai suoi occhi marroni che brillarono.

Stavo coccolando il piccolino che continuava a piangere disperato quando l'ostetrica me lo portò via dicendomi che lo andava a lavare e a fare le solite normali procedure. Io annuii anche se non volevo lasciarlo visto quanto piangeva. Il medico che mi stava aiutando durante il parto mi informò che dovevo restare sdraiata per alcuni minuti massimo trenta mentre osservò, attraverso l'ecografia, se il secondo gemello era girato dalla parte giusta. Al suo sorriso capii che sarebbe andato tutti bene e che non ci sarebbe stato bisogno di un parto cesareo per Giorgia. Dopo trenta minuti che fui sdraiata sentii che i dolori insopportabili delle contrazioni ricominciarono.

Ricominciai a spingere e ad urlare mentre strinsi la mano di Alec che mi sussurrò che sarebbe andato tutto bene anche quella volta.

Pochi minuti dopo nacque Georgia che fu altrettanto bella e io la presi tra le braccia mentre la piccolina piangeva e urlava. Io la coccolai teneramente mentre Alec la guardava ammirato dalla sua bellezza.

L'ostretica che portò a pesare David prese tra le braccia Georgia e fece le stesse procedure anche per lei.

Ormai stanca e senza forze mi addormentai mentre sentii i medici che mi riportarono alla mia stanza e Alec che mi sussurrò che ero stata bravissima.

Poco dopo mi svegliai e vidi mia figlia dormire serenamente in braccio ad Alec che, vedendomi sveglia, mi diede la bambina.

Prima che me la potesse dare io gli dissi di stare fermo e scattai una foto con il mio cellulare come ricordo di quella giornata.

Quando la presi tenerla tra le braccia fu un'emozione grandissima perché mi resi conto di essere a tutti gli effetti mamma: la osservai attentamente e vidi che il volto era mio mentre gli occhi erano di un  indefinito color nocciola, come quelli di Alec.

Alec prese tra le braccia il piccolo David che dormiva beatamente e lo guardava con occhi follemente innamorati.

Mentre la stavo cullando si svegliò e io le diedi il seno per farla mangiare.

- Ehi ciao, vieni che ti la pappa -

Il giorno seguente tornammo a casa e portammo i nostri bambini nella nostra camera matrimoniale e cominciò la nostra nuova vita.

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