Capitolo 30. La bocca della verità

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A cena è tutto pronto. Ho già avvisato Sara,la mia classe e insieme abbiamo parlato con la nanerottola, e tutti ci hanno detto la stessa cosa: stiamo facendo la cosa giusta. Ma allora perché ho così paura?

Mi avvicino a Marco abbracciandolo da dietro. "Mi sto impallando di nuovo... Stanno tornando infinite paranoie" Lui si volta e mi stringe forte.

"Non hanno senso queste tue paranoie, né l'attacco di panico avuto prima. Mettiti in quella testolina bacata, ma che amo da impazzire come il resto di te,  che va tutto bene e che non hai sbagliato proprio niente. Hai solamente cercato di provare a crescere, a fare un'esperienza diversa dal solito! D'accordo, forse si arrabbieranno un po' perché glie l'abbiamo nascosto, perché abbiamo mentito... Ma non dimenticarti che alla fine saranno orgogliosi della loro bimba,che sta crescendo. Chiaro? Sono i tuoi genitori! Secondo te si potrebbero mai arrbbiare per una cosa così bella?"

"Non ho paura che si arrabbino, ma che mi impediscano di continuare"

"Non lo faranno,questo te l'assicuro" 

"E tu come lo sai?"

"Lo so e basta" 

*POV'S MARCO*

Ancora non glie l'ho detto,dopo tutti questi mesi... Ehy,aspetta. Prendo il telefono. Ventidue. Ventitré,  ventiquattro,  venti...

"Luce!" Corro prendendola da dietro. La sollevo leggermente e poi la riporto indietro.

"Ma sei impazzito?! Che ti prende?" Scoppia a ridere.

"Prendi il telefono" Sorrido. Vediamo se se lo ricorda.

"Preso" Me lo mostra.

"E' acceso?" 

"Sì" 

"Guarda che giorno è oggi" Controlla. Mi guarda sorridendo. 

"Amore..." 

"Sì?" Sorrido. Mi abbraccia. O meglio,mi salta in braccio.

"Tutto bene?" E' suo padre.

"Sì" Sorrido.

"Una favola!" Aggiunge Luce per poi baciarmi sorprendendomi ...E non poco! 

Quando ci stacchiamo il padre già non c'è più.

"Ops..." Sorride lei facendomi ridere. "Già..."

"Oh.. Non fa niente! Anzi,è felicissimo!" La guardo scettico.

"Un padre capisce meglio di tutti quando sua figlia è felice, e se lo è davvero"  Sussurra entrando in sala da pranzo.

"E tu saresti..?" Domando seguendola.

"Non si nota?" Mi guarda fingendosi scioccata.

"Che cosa?" Domanda la madre.

"Papi.."

"Dimmi" La guardo.

"Secondo te..Io sono semplicemente felice... O lo sono davvero?" Domanda con aria di sfida facendolo sorridere.

"Che differenza c'è,scusa?" Chiede sua mamma facendoli scoppiare a ridere.

Luce mi guarda:"Visto? Direi che abbiamo una risposta! Tu?" Sorrido di cuore abbracciandola. Eh sì... Viva le risposte!

"A proposito di risposte...Avrei una domanda per te! Per voi,anzi" Fa la madre dopo qualche minuto. Io inizio a sudare freddo,lai mi guarda ed io la prendo per mano da sotto il tavolo. La stringe.

"Dimmi" Finge un sorriso.

"Certo! Quale sarebbe?" Cerco di apparire calmo, ma in realtà vorrei solo iniziare ad abbracciare la mia fidanzata, a dire che va tutto bene, che non ha fatto niente di male.

"Oggi sono entrata in un ristorante... Ma l'aria era molto strana!"

"L'aria?" La guarda il signor Melanti facendoci ridere.

"Ma fammi finire!" Lo zittisce. "Dicevo, mi è sembrato di averti vista... Con una camicia bianca,simile ad una divisa, a servire i tavoli"

"A nostra figlia?Ma te sei fuori!" Esclama di nuovo il padre.

"Cosa ci sarebbe di male?" Domanda la sorellina.

"Assolutamente niente! Ogni lavoro è dignitoso purché onesto, ma tua sorella che serve i piatti in un ristorante sbadata com'è... Scusate,ma la vedo un po' dura!" Scherza la madre.

"E invece ero proprio io" Sorride la mia ragazza sbalordendo tutti, persino il sottoscritto. La prendo per mano, lei si alza e viene a sedersi in braccio a me sotto gli occhi di tutti i presenti. Li osservo bene e non saprei chi è il più sorpreso.

"Volevo un lavoro dopo la scuola, qualcosa che mi consentisse un po' di indipendenza ... Quanto basta per non dovervi sempre chiedere i soldi per il pranzo, o per altro. Non che me ne abbiate mai fatti mancare,anzi! Proprio per questo" Fa una pausa,prende un bicchiere d'acqua e beve,mi guarda. Le sorrido e ricomincia a parlare:" Dicevo, proprio per questo ho voluto provare questa nuova esperienza del lavoro: sperimentare qualcosa di nuovo, vedere cosa si prova sapendo che ti sei guadagnato qualcosa che nessuno si toglie di bocca!

Prima che diciate qualsiasi cosa... Mi ha aiutata davvero a studiare e non solo fisica" Mi indica. "E sì... Lavoriamo insieme" 

"Da quanto?" Domanda suo papà. Lo sta chiedendo a me,però. 

Guardo Lucrezia:mi sorride. Ricambio e poi rivolgo lo sguardo a suo padre:"Qualche mese, non saprei dirle con precisione"

"Non fate i furbi con me, l'avete fatto per fin troppo tempo..." Cala il silenzio. "Ad ogni modo, noi siamo solo felici che tu senta questa esigenza tesoro, e ti supporteremo sempre,come penso anche... Il tuo ragazzo" Mi guarda ed io annuisco guardandolo negli occhi. "Certo che sì"

 "Bene. Ora il punto è..." Continua.

"Perché non ce l'avete detto prima?" Lo interrompe la signora Melanti.

"No, oltre ... Quello è importante,ma fino a un certo punto. La cosa che mi preme sapere è che per lavorare bisogna che ci sia un contratto..." Io e la mia ragazza ci guardiamo capendo dove vuole andare a parare.

"... Che ho firmato io per lei"  Ammetto.

"Ah! E si può sapere che cosa diceva?" 

"Un secondo" Controllo nella giacca e lo tiro fuori. "Glie ne ho portato una copia. Immaginavo che lo chiedesse" Glie lo porgo e lui lo legge con attenzione,per poi guardarmi.

Volge lo sguardo alla figlia:"Tu l'hai mai letto?" 

"Dice che lavoro meno degli altri,solo in determinati giorni. E che posso studiare nelle pause,se non sbaglio" Mi guarda ed io annuisco.

"Sì,ma dice anche un'altra cosa..." Ecco... 

Prendo un gran respiro e lo guardo negli occhi.

"...Che da questo comportamento deduco mia figlia non sappia,giovane"

Faccio cenno di no con la testa.

"Ma di che cosa parli?" Lo guarda la madre.

"Posso?" Domanda guardandomi. Annuisco e il signore lo porge alla moglie. "Punto settimo"

Intanto, Luce mi guarda.

*POV'S LUCREZIA*

Io sono sempre più confusa.

"Di che cosa sta parlando?" Domando guardando Marco.

"Di una follia!" Commenta mia madre. "Ma stiamo scherzando? E' un gioco per mia figlia, per te no!"

"Calmati,sono certo che ci sarà una spiegazione anche per questo" Cerca di calmarla papà. Un gioco...

"Ma certo,quello che faccio io per te è sempre un gioco! Non è vero?"

"Non sai neanche quello che ti passa davanti e pretendi di essere chiamata grande?" Rispone mamma. "Marco,non esiste. Dov'è l'originale?" Continua.

"In un posto sicuro,voi non vi dovete preoccupare" Risponde tranquillo lui.

"No,noi ci preoccupiamo eccome ragazzi... Ma non tanto per quello che avete fatto, che va anche benissimo" Inizia papà.

"Ma che cosa va benissimo? Ci hanno mentito!" Dice mamma.

"Va benissimo, volevano imparare cosa significhi essere nel mondo degli adulti. Una cosa più giusta di questa non la potevano fare" La zittisce,per poi riprendere. "Il problema è come l'avete fatto.

Perché avete mentito, l'avete fatto di nascosto... E questo" Prende il contratto. "Potrebbe generarti dei grossi rischi" Glie lo porge,ma lo prendo io.

"Luce..." 

"Che lo legga! Così vede cosa ci sta dietro il suo giochino" Continua mamma.

"Il mio giochino?" Poso il plico sul tavolo. "Vuoi vedere in che cosa consisterà il mio giochino tra qualche minuto?" La guardo malissimo.

"Ehy!" Mi ammonisce papà. "Non parlare così a tua madre"

"Se mi devo controllare io che lo faccia anche lei" Rispondo andando a cercare qualcosa che non va mentre la donna al tavolo si alza e va in cucina.

>>Dichiaro di prendermi carico e di assumermi tutte le  eventuali responsabilità in caso il minore arrechi qalche danno al locale o alle persone presenti. 

Firmato. 

No... Lo guardo.

Come flashback mi ritornano tutti quei "stai attenta" e le regole, del fatto che era lui il mio capo... Adesso capisco tutto.

Guardo papà che mi sorride.

"Hai capito adesso? Dovresti ringraziarlo. Tu senza quella clausula non saresti entrata e non avresti mai potuto cominciare"

Guardo Marco. Cerco di parlare,ma non mi esce la voce.

"Perché?" Sussurro appena.

"Perché volevi sperimentare qualcosa di nuovo, che ti consentisse un po' di indipendenza ... Quanto basta per non dover sempre chiedere i soldi ai tuoi per il pranzo, o per altro. Per orgoglio" Sottolinea. "Il mio stesso motivo"  Guarda mio padre. "A me è stata data la possibilità, quindi non vedevo perché non dovesse avercela anche sua figlia... Forse abbiamo sbagliato i modi, ma le motivazioni erano buone, come avrà notato"

"Certo" Annuisce papà mentre io sono ancora destabilizzata.

"Ragazzi... Cosa volete che vi dica?" Si alza. "E' la vostra vita, vivetela come volete! Però pensate alle conseguenze delle vostre azioni,sempre. E' bellissimo aiutare gli altri una volta capite le loro necessità con le migliori intenzioni, ma bisogna anche stare a vedere a che prezzo facciamo certe cose. E soprattutto... Delle cose si parla. Avrei potuto firmarglielo anch'io se solo me l'avessi mostrato,non avrei avuto problemi. Capito?" Mi guarda. Annuisco solamente.

"Buonanotte... Non preocupatevi per qui,ci penseremo io e mia moglie domani mattina. Andate a dormire"

"Va bene... Grazie.Buonanotte" Lo saluta. Io no. Sono paralizzata.

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