Capitolo 16

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Dicembre è un mese magico.
Roma si colora, s'illumina. Gli alberi di Natale a Piazza di Spagna, a Castel Sant'Angelo, davanti all'Altare Della Patria. Le luci e i festoni a Via Del Corso, a Piazza San Pietro. I fuochi d'artificio che squarciano il cielo sopra al Colosseo, l'aria fredda che ti sferza i capelli, ti congestiona la faccia e le mani, la cioccolata calda che ti riscalda la gola da gustare al Pincio, mentre la città si accende ai tuoi piedi.
Poi ci sono i regali di Natale e la spesa per il cenone. La città diventa un caos, i supermercati vengono presi d'assalto, l'ansia dei preparativi ha il sopravvento.
Dicembre è un mese orribile.
Imbusto l'ennesima infinita spesa di una famiglia accorsa a comprare i regali per i propri bambini. Osservo l'enorme bambola che questa mamma ha acquistato per sua figlia e sorrido, pensando al regalo... bè, ad uno dei regali che ho in mente per Maria. Voglio portarla a pattinare sul ghiaccio. So che non può vederlo, ma come ho già detto, adora "Frozen" e ogni dettaglio che la riporta a quel film. L'aiuterò io ad imparare.
Per la verità io sono una frana. Ho pattinato sul ghiaccio solamente due volte nella mia vita, la prima con i miei genitori quando ero poco più che una bambina e la seconda con i miei amici quando andavo al liceo, anche se pattinare è un eufemismo. Diciamo che mi sono limitata a sorreggermi al bordo di plastica della pista, cercando con tutte le mie forze di non cadere.
E' il mio tormento ufficiale, che darà una mano a me e Maria.
Sebastiano si è offerto d'insegnarci due o tre mosse derivanti dalle poche lezioni di pattinaggio artistico prese durante la sua infanzia. Secondo me lui è soltanto un grande spaccone che non sa neanche stare in piedi sui pattini. Inoltre ho deciso che lo chiamerò così, d'ora in poi: mio tormento ufficiale. L'ho registrato con questo soprannome anche nella rubrica del mio telefono.
La situazione tra me e lui è molto strana.
Sono passate due settimane dalla serata in cui ha accettato di aspettarmi e dal nostro successivo bacio. Ci siamo visti pochissimo in questi giorni, perché io sono troppo occupata con il lavoro e lui... bè, con qualsiasi cosa faccia durante il giorno.
Non so nulla della sua vita privata e questo mi lascia parecchi timori. Certe volte quando lo guardo vorrei solamente abbandonarmi a lui e all'intensità di quello che sento, ma poi mi rendo conto di non poterlo fare. Non posso abbassare la guardia finché non saprò di preciso a che cosa vado in contro. E poi non abbiamo più toccato l'argomento "relazione", quindi magari ha cambiato idea, magari ha già smesso di aspettarmi e ha ripreso ad intrattenersi con Diletta.
In ogni caso ieri sera, quando sono passata dalla signora Giovanna per riprendere Maria, ho incrociato Sebastiano sulla porta di casa e ha visto che tenevo in mano l'opuscolo dell'impianto sportivo che ospita un'enorme pista di pattinaggio ghiacciata, così si è offerto di accompagnare me e mia sorella quando decideremo di andare.
Sono talmente confusa. Insomma, io non toccherò l'argomento neanche sotto tortura, visto che ho un orgoglio e una dignità da mantenere integri, ma perché lui non lo fa? Perché non accenna più al fatto che non riesce a starmi lontano? Perché non mi sta più tra i piedi?
Sì, lo so, sono parecchio contorta, ma anche lui non è da meno.

<<Si batte la fiacca, eh?>>

Alzo lo sguardo e incrocio il sorriso smagliante di Federico. <<Senti chi parla.>> Accavallo le gambe e lo fisso, divertita. <<Passi più tempo qui che al chiosco.>>

<<Al chiosco non ci sei tu, mon amour.>> Mi porge un cioccolatino al latte a forma di cuore. Ultimamente mi porta sempre qualche regalino, quando viene a trovarmi.

<<Finirai per farmi ingrassare.>> Lo divoro in un istante, leccandomi le labbra in cerca di ulteriori tracce di cioccolata.

<<Domani sera hai da fare?>>, mi chiede, impaziente.

Federico è un caro ragazzo, ma vista la situazione a dir poco confusa tra me e Sebastiano... non è il caso che io accetti altri appuntamenti con lui. <<Fede, credo di sì, mi dispiace.>>

<<Dai, Cris, non fare la rompiscatole.>> Si appoggia con la schiena contro il muro alle sue spalle. <<E' il mio compleanno e do una piccola festicciola al Kiss. Siamo in pochi, beviamo un drink e chiacchieriamo, niente di troppo stancante. E se vieni non devi neanche farmi il regalo, mi basti tu.>>

Sorrido, intenerita dalle sue parole. In fin dei conti è un mio amico e sarebbe davvero sgarbato se non passassi almeno ad augurargli buon compleanno. <<Va bene, cercherò di organizzarmi>>, sospiro, fingendomi esasperata dalla sua insistente richiesta.

Un sorriso smagliante si disegna sulle sue labbra fine. <<Cavolo, c'è voluto poco.>> Mi fa l'occhiolino. <<Credevo di dover penare di più, per convincerti.>>

<<Posso sempre non presentarmi, non cantare vittoria troppo presto.>>

<<Non lo faresti mai, perché mi adori. Ora torno a lavoro.>> Si volta di nuovo a guardarmi. <<Puoi portare chi vuoi, basta che siano ragazze!>>

Scoppio a ridere, mentre lo vedo allontanarsi. E' proprio un idiota.



Torno a casa letteralmente distrutta.
Appena finito il mio turno, ho inviato un messaggio a Rosita e Paola, invitandole alla festicciola di Federico prevista per domani sera, ed entrambe hanno accettato di accompagnarmi.
Spalanco il portone cigolante e salgo lentamente le scale, cercando di tenere gli occhi aperti. Spero soltanto che mio padre non sia in casa, perché stasera non sono veramente in grado di sostenere una delle sue scenate.
Suono alla porta della signora Giovanna e mi appoggio contro il muro scrostato del pianerottolo, in attesa che lei venga ad aprirmi. Chiudo gli occhi per un istante e inizio a massaggiarmi il collo indolenzito. Due mani calde si sostituiscono alle mie e mi sfiorano la pelle, scendono sulle spalle, sulla schiena e infine si depositano sui miei fianchi, esercitando pressione e tirandomi indietro.

<<Guarda, guarda chi c'è...>> La persona in questione mi sfiora il mento con le labbra. <<Mi cercavi?>>

Prendo un enorme respiro, cercando di rimanere lucida, subito dopo mi volto e interrompo il contatto. <<Sono qui per Maria.>>

Sebastiano sorride, piegando la testa di lato. <<Peccato.>>

Rimango a fissarlo per un po', chiedendomi dove sia stato fino a quest'ora. Perché è così misterioso? Insomma, io non so praticamente nulla di lui, mentre lui sa quasi tutto di me. Si è infilato nella mia vita con prepotenza, e allo stesso modo impedisce a me di entrare nella sua. E' frustrante.
La porta si spalanca e la signora Giovanna mi sorride, invitandomi ad entrare. Lancio un'ultima occhiata a Sebastiano, che dal canto suo continua a fissarmi divertito, dopodiché entro in casa e mi avvicino a Maria.
Dorme sul divano, con le braccia sotto la testa e le gambe piegate. Ha i capelli davanti alla faccia e le labbra socchiuse. Faccio per prenderla in braccio, ma Sebastiano mi precede e la solleva come se fosse una piuma di due milligrammi, anziché una bambina di quasi venticinque kili.
Lo guardo uscire dalla porta di casa, così saluto la signora Giovanna con un abbraccio e lo raggiungo sul pianerottolo. Rimaniamo entrambi in silenzio, mentre infilo la chiave nella serratura e intanto prego che mio padre non ci sia.
Non so quanto la signora Giovanna abbia raccontato a suo nipote della mia vita, ma non voglio che Sebastiano assista ad una delle tipiche scenate di mio padre.
Apro lentamente la porta e l'oscurità m'invade. Accendo la luce dell'ingresso e mi rendo conto che in casa non c'è nessuno. Una volta tanto le mie preghiere sono servite a qualcosa.
Sebastiano entra in casa e io lo conduco fino alla stanza di Maria. La deposita sotto le coperte e le bacia la fronte, dopodiché mi raggiunge in cucina e si appoggia con un fianco al bancone.

<<Vuoi qualcosa da bere?>>, gli chiedo, frugando nel frigorifero.

<<No, ti ringrazio.>> Ghigna. <<Voglio un bacio, però.>>

Sussulto, senza alzare gli occhi su di lui. Non ne ho il coraggio. <<Sicuro? Neanche una birra o...>>

Sebastiano mi raggiunge e mi costringe a voltarmi. <<Hai sentito cosa ti ho detto?>>

Deglutisco. <<Sì.>>

<<Perfetto, allora.>> Si avvicina alle mie labbra socchiuse, mi sfiora il naso con il suo, il mio olfatto entra in collisione con il suo profumo e...

La porta di casa si spalanca e mio padre fa il suo ingresso. Ha lo sguardo vacuo, assente, ma se non altro si regge in piedi, quindi non è ancora del tutto ubriaco.

Sguscio via dalla presa di Sebastiano e fisso mio padre con timore. <<Ciao.>> Di solito non lo saluto mai per prima, ma sono estremamente agitata, non ragiono lucidamente.

Mio padre alza gli occhi su di me, sorpreso dal mio atteggiamento. <<Ciao.>> Poi sposta lo sguardo su Sebastiano e gli rivolge un cenno con la testa.

<<Salve, signor Lovatelli.>> Sebastiano porge la mano destra a mio padre, ma lui abbassa gli occhi a terra e subito dopo va a rinchiudersi nella sua stanza.

Chiudo gli occhi per un istante, cercando qualcosa di sensato da dire per spezzare l'imbarazzo venutosi a creare, ma sono troppo stanca per riflettere. <<Bè, allora ci vediamo.>>

Sebastiano annuisce, dopodiché si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte. <<Buonanotte.>>

Lo guardo uscire da casa mia. Mi sento imbarazzata e allo stesso tempo orribile. Quale figlia prova vergogna per il proprio padre? Che razza di persona sto diventando?

Lascio andare un sospiro contrariato, dopodiché chiudo la serratura della porta d'ingresso, faccio una bella doccia e finalmente m'infilo a letto. Appoggio la testa sul cucino e cado in un sonno confortante.
Poco dopo vengo risvegliata da un fastidioso ronzio che invade la mia stanza. Mi metto a sedere e mi rendo conto che si tratta della vibrazione del mio cellulare, che mi avverte di aver ricevuto un nuovo messaggio. Lo afferro con gli occhi ancora mezzi chiusi e mi decido ad aprirlo.

"Mi sono appena svegliato. Ti ho sognata..."

Mi strofino le palpebre con le dita e cerco di mettere a fuoco il nome del mittente: Mio Tormento Ufficiale.

"Questo è decisamente il messaggio più stucchevole che io abbia mai ricevuto nella mia vita. Non me l'aspettavo proprio da te, mi hai deluso."

Mi appoggio di nuovo con la testa sul cuscino, cadendo in un dormiveglia rilassante, che viene subito interrotto dall'arrivo di un nuovo messaggio.

"Illusa. Non c'è niente di stucchevole nel mio messaggio. Devi imparare a leggere tra le righe..."

"Non mi va di dedicarmi a letture complicate, faccio prima a chiederlo a te: cos'hai sognato?"

"Non si può dire, piccola. Rischi un trauma."

Dopo questo messaggio, il sonno si è letteralmente dileguato. Sono più sveglia che mai.

"Immagino di dover essere lusingata."

"Soddisfatta, più che altro..."

"Wow, grazie per l'informazione. Andrò a dormire felice."

"La vedo difficile, visto che non sono lì con te, ora."

Sorrido, divertita. Se vuole giocare, non sarò di certo io a tirarmi indietro.

"Tu no..."

"Perché, chi c'è? Guarda che non ci metto niente a venire da te..."

"Ma smettila! Piuttosto, mi vuoi dire cos'hai sognato?"

"No, rischio di bloccarti la crescita."

"Certo, perché tu sei grande, invece..."

"Puoi dirlo forte, piccola."

"Giusto d'età, sei grande."

"Di tutto, mia cara."

Arrossisco, non appena la mia mente pensa ad una determinata parte del corpo di Sebastiano. Meglio finirla qui, prima che lo preghi di raggiungermi nel mio letto.

"Scemo. Buonanotte."

"Buonanotte, Cris."

Mi sdraio nuovamente sul letto e chiudo gli occhi, cercando di placare il battito incessante del mio cuore, ma la vibrazione del mio telefono mi segnala un nuovo messaggio.

"Mi devi un bacio, ricordatelo..."

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