Capitolo 27

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E' arrabbiato con me, lo vedo perfettamente. Lo sento dal modo in cui mi tocca con lo sguardo, mi sfiora la pelle e mi lascia dei solchi invisibili, come se volesse ferirmi cercando di rimanermi dentro.

Lo avverto, vedo la piega corrucciata della sua fronte, il suo sguardo cupo e sfuggente.

Io lo so: stavolta non ne usciamo interi.




Qualche ora prima...



Tanti auguri a me.

Non avrei mai pensato di trascorre il mio ventiquattresimo compleanno con gli occhi gonfi e una bruttissima cera che mi fa somigliare alla matrigna di Biancaneve, invece è proprio così che succede.

Me ne sto sdraiata sul divano di casa mia, mentre Rosita prepara la colazione per me e per i bambini. Ieri sera dopo che è venuta a prendermi a quella maledettissima festa, ha deciso di fermarsi a dormire a casa mia insieme ai suoi piccoli, per assicurarsi che stessi bene.

Invece sto uno schifo, ma non voglio farla preoccupare.

Mi sento ancora addosso lo sguardo deluso di Sebastiano, ed è una cosa che mi uccide. So benissimo che quella delusa dovrei essere io, visto che lui sta per sposarsi con Diletta, eppure mi sento malissimo. Stavo quasi per fare sesso con Dante e non è da me un simile comportamento.

Vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare tutto quanto. E' stata la cosa più squallida della mia vita e non voglio più averci niente a che fare. Quella di Dante è stata solo una recita, un astuto trucchetto per portarmi a letto. Lo dimostra perfettamente la sua reazione di ieri sera, quando mi sono tirata indietro. Senza contare che non ha provato neanche a chiamarmi per sapere dove fossi finita.

Sono stata una stupida.

<<Coraggio niña, è pronta la colazione!>> Rosita posiziona i piatti in tavola. <<Ti ho preparato i pancakes, visto che è il tuo compleanno, ma non ci fare l'abitudine.>>

Provo a fare un sorriso, ma mi esce più una smorfietta ridicola. Mi alzo dal divano e vado a sedermi a tavola, mentre Maria esce dalla sua cameretta e mio piomba in braccio.

<<Auguri Cris!>> Mi abbraccia forte e mi lascia un bacio sulla guancia. <<Chiudi gli occhi.>> Faccio come mi chiede, mentre la sento bisbigliare con Rosita riguardo un fiocchetto da attaccare al pacco regalo. <<Okay, ora puoi aprirli.>>

Un pacchettino color corallo con un enorme fiocco azzurro posizionato sopra se ne sta davanti a me, sul tavolo. Sorrido, stavolta veramente, e inizio a scartarlo impaziente di scoprirne il contenuto.

<<Mar, tesoro, è stupenda.>> E' una collana d'argento rosato con al centro un pendente a forma di cuore. <<E' un regalo bellissimo, grazie amore.>>

<<E' un medaglione, devi aprirlo.>>

Ancora una volta faccio come mi dice. All'interno del ciondolo se ne sta una foto che raffigura me, Maria e nostra madre. E' la mia foto preferita. Io tengo in braccio Maria appena nata, mentre la mamma stringe entrambe in un abbraccio.

Una lacrima traditrice mi scivola lungo la guancia, ma io mi affretto a scacciarla via con un gesto veloce della mano. <<E' il più bel regalo che io abbia mai ricevuto, Mar. Voglio metterla subito.>>

Rosita sorride e mi aiuta ad allacciare la collana intorno al collo. <<E' bellissima, niña.>> Poi ammicca maliziosa e mi porge un altro pacchetto regalo. <<Ora è il mio turno, ma questo è meglio se lo apri in privato.>> Indica la mia stanza con un gesto della testa.

Corrugo la fronte cofusa, dopodiché faccio come mi chiede, anche se davvero non ne capisco il motivo. Bè, non ne capisco il motivo fino a quando non mi ritrovo il contenuto del regalo davanti agli occhi: un completino intimo degno di un film porno.

E' composto da due pezzi, una bralette nera merlettata e un perizoma di pizzo vedo/non vedo estremamente sexy.

<<Coraggio, provatelo.>> Rosita entra in camera e si getta sul mio letto.

<<Lo sai, vero, che sono una zitella ventiquattrenne?>> Sbuffo, sedendomi sul letto accanto a lei. <<Con chi dovrei sfoggiarlo?>>

<<Addirittura zitella, niña.>> Alza gli occhi al cielo. <<Allora io cosa sono? Un reperto da museo?>>

<<Ma tu hai il tuo dottorino sexy, mentre io cos'ho? Solo ragazzi pazzi e complicati. O prossimi al matrimonio.>>

<<Vorrà dire che per il tuo prossimo compleanno ti regalerò un vibratore.>>

La fulmino con lo sguardo, prima di piagnucolare come una ragazzina. <<Mi sento davvero uno schifo, Ros. Credevo di avercela talmente tanto con Sebastiano da riuscire a dimenticarlo, invece sto a pezzi. Ho bisogno di lui, ho così tanto bisogno di lui da impazzire.>>

<<Lo so, niña, ma se indossi quel completino davanti a lui, sono sicura che...>>

<<Non continuare la frase, Ros.>> Sospiro, guardandomi le mani. <<E poi ormai non vorrà più avere niente a che fare con me. Sicuramente pensa che sono andata a letto con Dante.>>

<<Quel porco!>> Per la mia amica, ormai, il nome di Dante è diventato come quello del demonio. <<Non posso credere a come ti ha trattata. E' davvero un bastardo.>>

<<La colpa è mia, Ros, solo mia.>> Ed è la pura verità. <<Sono stata io a permettergli di comportarsi così. Dovevo evitare di averci a che fare.>>

<<Resta comunque il fatto che è stato davvero uno stronzo.>>

Scrollo le spalle e mi alzo in piedi. <<Coraggio, dammi una mano a sistemare il soggiorno. Deve essere tutto pronto prima che arrivino gli invitati. Ci sarà anche qualche amichetta di Maria. E' emozionatissima.>>

Il mio cellulare, abbandonato sul comodino, inizia a squillare ininterrottamente. Tra chiamate e messaggini di auguri, io cerco l'unico che invece non c'è.

Ho bisogno di Sebastiano, come mai prima d'ora. Vorrei chiarire le cose, dirgli che tra me e Dante non c'è stato nulla. Non sopporto che lui abbia una brutta opinione di me. Non sopporto che lui sia con Diletta, invece di essere qui.

Non sopporto questa maledetta lontananza.




La festa procede impeccabilmente.

Maria è in cortile con tutti i suoi amichetti, mentre io sono circondata da amici dell'università, colleghi di lavoro e chiaramente da Ros, Paola e Federico.

Mentre sto raccontando per l'ennesima volta di come sia andata l'operazione di Maria, il campanello di casa suona. Ne approfitto per riposare per un attimo la lingua e perché no, magari mettere anche qualcosa sotto ai denti, così mi alzo per andare ad aprire.

Per poco non mi viene un infarto. La signora Giovanna, la nonna di Sebastiano è davanti a me e stringe due pacchetti rosa tra le mani.

<<Ciao piccola mia, tanti auguri.>> Mi stringe in un abbraccio, dopodiché mi sorride e mi porge le buste. <<Ho portato un pensierino per te e uno per Maria. Scusami per il ritardo, ma abbiamo trovato tanto traffico.>>

<<Grazie mille, signora Giovanna, non doveva disturbarsi.>> Le sorrido e le accarezzo un braccio, mentre la mia mente registra un particolare. <<Ha detto "abbiamo"?>>

<<Sì, mi ha accompagnato quel musone di mio nipote.>> Sospira, mentre io impongo alle mie gambe di non cedere. <<Volevo farlo salire, quantomeno per farti gli auguri, invece si è fermato a parlare con Maria, dicendomi che poi aveva fretta di tornare a casa.>>

<<Ah sì? Bè, stia tranquilla.>> Mi sposto da davanti la porta e la invito ad entrare. <<Prego, si accomodi pure, sul tavolo ci sono le bevande e gli stuzzichini. Io torno subito.>>

Mi fiondo giù dalle scale come una pazza e raggiungo il piccolo parco adiacente al cortile. Maria ed i suoi amici stanno giocando ad acchiapparella, e di Sebastiano non c'è neanche l'ombra.
<<Mar, tesoro!>>, la chiamo.

Lei mi raggiunge, asciugandosi il sudore con la manica della maglia che indossa. <<Dimmi, Cris.>>

<<Hai visto Sebastiano? E' venuto a salutarti?>>

Maria si morde le labbra e guarda da un'altra parte, colpevole. <<Lo so che non vuoi che parliamo, ma mi ha solamente salutata, Cris, te lo giuro.>>

<<Lo so, tesoro, tranquilla.>> Le accarezzo la testa e cerco di sorridere. <<Ora dov'è?>>

<<E' appena andato via. Aveva la macchina fuori dal cortile. E' passato da quel cancello.>>

<<Okay, grazie amore, torna a giocare.>>

Corro fuori dal cortile, giusto in tempo per vedere la macchina di Sebastiano allontanarsi a tutta velocità.

Lo sapevo, lo sapevo!

E' deluso, probabilmente gli faccio schifo. So che dovrei smetterla di pensare a questo, visto che lui è nel torto più marcio, ma non ci riesco. Non voglio che pnsi che tra me e Dante c'è stato qualcosa. Voglio che continui a pensare a me come prima. Voglio che torni da me, voglio che lasci Diletta, che non si sposi, che stia con me. Perché lo amo, lo amo talmente tanto che mi fa stare male. E sono una stupida, perché non ho voluto ascoltarlo quando voleva spiegarmi come stavano le cose, perché sono stata sopraffatta dall'orgoglio e adesso non mi rimane altro che stare male e rassegnarmi.

Torno in casa e mi siedo sul divano, mentre gli altri parlano ed io fingo di ascoltarli. Invece cerco di respirare, di tranquillizzarmi, di non lasciarmi annientare da tutto ciò che sto provando in questo momento.

<<Oh, cara, stavo quasi per dimenticarmi.>> La signora Giovanna si colpisce la fronte con una mano ossuta. <<Sai, la vecchiaia. Tuo padre mi ha chiesto di darti questo.>>

Sgrano gli occhi, sospresa. Mio padre si è ricordato del mio compleanno? Questa è davvero un'edizione straordinaria.

La signora Giovanna mi porge un pacchetto incartato con della carta di giornale. Sorrido. E' tipico di mio padre, anche quando c'era la mamma preferiva incartare tutto con il giornale, visto che non sapeva fare pacchetti.

All'interno c'è un anello d'oro bianco, una fascetta ricoperta con dei diamantini sottili e un'incisione: "Cristina, la mia vita".

Non ho mai visto questo anello in vita mia e sono parecchio confusa. Insomma, mio padre non è proprio il tipo che farebbe un regalo simile, specialmente nelle condizioni in cui si trova.

Specialmente visto il rapporto che abbiamo.

Non riesco proprio a capire.

Vado in camera mia e lo ripongo nel portagioie che si trova sulla consolle di legno, dopodiché faccio per tornare dagli altri, ma il mio cellulare mi avvisa di aver ricevuto un messaggio. E' di Dante e seppur infastidita dalla sua sfacciataggine, decido comunque di aprirlo.

"Scommetto che con lui la verginella non la fai, visto come ha reagito. Chissà cosa ne penserà Diletta. Sei una puttana, Cris."

Sussulto e lascio cadere il cellulare sul letto. Che diavolo significa? Non riesco proprio a capire.

Per un attimo sono tentata di chiamare Dante e riempirlo di parolacce, visto l'insulto che mi ha rivolto, ma poi decido che non ne vale la pena. E' un ragazzino, è talmente piccolo che potri schiacciarlo sotto ai piedi e non si merita neanche un minimo della mia attenzione. Gli ho già concesso fin troppo.

Eppure non riesco a fare a meno di pensare a cosa diavolo c'entri Sebastiano con Dante. Perché è evidente che si stesse riferendo a lui, dal momento che ha nominato Diletta.

Non so perché, ma sento aria di guai.





Verso le otto gli ospiti vanno via. La signora Giovanna mi stringe forte in un abbraccio, dopodiché raggiunge Paola e Federico. I miei amici le hanno offerto un passaggio, visto che non è riuscita a rintracciare suo nipote.

Probabilmente sarà con Diletta. Staranno prenotando la luna di miele. Scuoto la testa e cerco di non pensarci, altrimenti mi torna sù la torta al cioccolato che ho mangiato oggi pomeriggio.

Rosita si ferma a cena. Ordiniamo delle pizze e le mangiamo insieme ai bambini sul divano, davanti ai cartoni animati. Mentre laviamo i piatti le racconto del messaggio di Dante e devo trattenerla con la forza per evitare che prenda il suo cellulare e lo chiami per insultarlo.

Quando è il momento di andare via, Maria mi prega di poter andare a dormire a casa di Rosita.

Lei è Walter, il figlio della mia amica, sono inseparabili ed io non me la sento proprio di dirgli di no, dal momento che anche Ros è d'accordo.

Rimasta sola, inizio a riordinare un po' la sala e proprio in questo momento mi squilla il cellulare. E' la signora Giovanna ed è parecchio agitata. Mi chiede scusa per l'orario e mi dice di aver dimenticato a casa mia la sua borsetta con le medicine. Dò una rapida occhiata e la trovo sotto al divano.

<<Sì, è qui.>> Guardo l'ora. Sono le ventidue e quaranta. <<Se vuole gliela porto io.>>

<<No cara, tranquilla.>> La signora Giovanna s'interrompe per sbadigliare. <<Ti chiamavo proprio per avvisarti che sta venendo mio nipote a recuperarla. Sarei passata a prenderle domattina, ma ho una visita dal cardiologo.>>

Ma io non ascolto il resto della frase.

Sebastiano sta venendo a casa mia. Ed io sono sola. E mai come in questo momento mi sento fragile, di vetro, esposta agli eventi. Vorrei scappare via. nascondermi sotto al letto, ovunque.

Non farmi trovare.

Per un attimo considero l'ipotesi di lasciare la borsetta fuori dalla porta, ma quando sento il campanello suonare capisco che non è più un'opzione fattibile.

Apro la porta e tengo gli occhi sul pavimento. <<Ciao>>, borbotto, senza guardarlo.

<<Ciao.>>

Con tutta la forza che riesco a racimolare, mi decido ad alzare gli occhi su di lui ed è come morire tra le fiamme. Il suo sguardo è duro, sembra volermi annientare proprio qui, dove mi trovo.

E poi lo vedo. Ha l'occhio tumefatto e un labbro spaccato con del sangue rappreso in un angolo.

Vorrei chiedergli cosa ha fatto, ma ho paura di sentire la risposta.

E' arrabbiato con me, lo vedo perfettamente. Lo sento dal modo in cui mi tocca con lo sguardo, mi sfiora la pelle e mi lascia dei solchi invisibili, come se volesse ferirmi cercando di rimanermi dentro. Lo avverto, vedo la piega corrucciata della sua fronte, il suo sguardo cupo e sfuggente.
Io lo so: stavolta non ne usciamo interi.

Deglutisco e lo faccio entrare in casa.

Lui si guarda intorno, ha lo sguardo teso. <<Sbrigati, non ho tempo da perdere.>> Vuole farmi del male e quale arma può utilizzare, migliore delle parole?

Abbasso gli occhi, vorrei picchiarlo, farlo stare male quanto sto male io, ma non ho il suo stesso sangue freddo. Io non riesco a ferirlo. <<Vuoi qualcosa da bere?>>

<<Voglio andarmene.>> Si appoggia contro il muro dell'ingresso, proprio accanto alla porta di casa. Mi sfida con lo sguardo.

Io lo imito. Mi appoggio con le spalle contro il muro accanto alla porta della cucina. Siamo uno di fronte all'altra, occhi negli occhi, ci separano solo una manciata di metri e almeno un milliardo di incomprensioni. <<Devi andare da lei?>>, gli chiedo, sarcastica.

Mi guarda severo, in tralice. Lo vedo che irrigidisce la mascella, la stessa mascella che sogno di baciare, e di mordere, e di graffiare da mesi, ormai. <<Sono cazzi miei.>>

Annuisco, trattenendo il pianto. <<Certo.>>

<<E tu?>> Ha la voce rauca, sporca. <<Non ci vai da quello? L'abbigliamento non è quello giusto, però, sei troppo vestita. Devi cambiarti.>>

Sorrido, cattiva. <<Magari mi presta qualcosa quella cretina che ti porti a letto.>> Godo nello sfidare il suo autocontrollo, voglio vederlo cedere. Voglio una sua reazione, odio la sua indifferenza.

Non distoglie lo sguardo da me neanche per un secondo. E' così fastidiosamente sicuro di sé. <<Ne dubito. Ti andrebbero troppo larghi sul petto, i suoi vestiti.>>

Scuoto la testa, mi pento di averlo fatto entrare qui. Ma cosa credevo di fare? Avevo dimenticato quanto tagliente potesse essere la sua lingua, quanto le sue parole possano scalfirmi nonostante io mi affanni a dimostrare il contrario.

<<Vattene.>> Gli lancio la borsetta con le medicine e gli indico la porta di casa con un gesto della testa, mentre nascondo le mani dietro la mia schiena. Non voglio che si accorga di quanto tremano. <<Vattene, sei uno stronzo!>>, urlo con tutto il fiato che ho in gola.

In un attimo si avventa su di me. Con una mano mi inchioda al muro che si trova alle mie spalle, mi tiene ferma, immobile. <<Che hai detto?>> E' così vicino che avverto il suo respiro nei miei occhi. <<Ripetilo, dai.>>

Cerco di scacciarlo, ma è una guerra persa in partenza. Non sono mai riuscita a tenerlo lontano, né fisicamente né mentalmente, perché dovrei riuscirci adesso? <<Ho detto che sei uno stronzo. Lasciami!>>

<<Mi dici che cazzo vuoi da me?>> Mi stringe i polsi sopra la mia testa. <<Che cazzo vuoi da me, eh?>>

Deglutisco, mi fa male la gola a furia di trattenere il pianto. Non dico niente, non gli rispondo, non gliela do la soddisfazione di vedermi cedere per prima, di farmi sentire debole, di schiacciarmi.

Gli osservo il volto, le labbra piene e invitanti, gli occhi grigi e intensi, lo zigomo tumefatto, i capelli scompigliati. Ha il respiro corto, esattamente come me, e non è per la rabbia, credo più che altro si tratti di fatica. Fatichiamo a non baciarci, a non farci a pezzi, a non lasciarci andare, a non riprenderci. Basterebbe avvicinarci di qualche millimetro, sfiorarci le labbra, mischiarci i respiri e non lasciarci più andare, ma costerebbe troppo farlo. Il prezzo è caro, paura, rabbia e un po' d'orgoglio si mescolano dentro di noi, ce lo impediscono. E così ci fissiamo, ci annusiamo, come cani che controllano il territorio ma che non si decidono a marcarlo.

<<Cos'hai fatto in faccia?>>, gli chiedo, trovando il coraggio.

<<Quel pezzo di merda. Se io sto così, lui sicuramente dovrai andarlo a trovare in ospedale.>>

Sgrano gli occhi. <<Stai parlando di Dante?>>

<<E di chi altro?>>

<<Perché?>> Non riesco a chiedergli nient'altro.

<<Non lo immagini?>> Stringe i pugni, mentre abbassa lo sguardo. <<Io ti avevo avvisato, te l'avevo detto che dovevi stargli alla larga. Era a casa di un amico comune, oggi pomeriggio, e stava raccontando ogni dettaglio di quello che avete fatto ieri sera. Si vantava di aver collezionato un'altra bambolina. E tu sei una scema, come cazzo ti è saltato in mente di fare sesso con lui?>> Colpisce lo stipite della porta con un pugno, facendomi sussultare.

Una lacrima mi scivola lungo la guancia e s'infrange sul mio collo. Ha ragione lui, sono stata una scema. Dovevo immaginare che Dante avrebbe approfittato della situazione. E' quello che fa sempre.

Scuoto la testa. <<Non è successo niente, ieri sera.>> Con la coda dell'occhio lo vedo che alza lo sguardo su di me. <<Si è inventato tutto. Tutto quanto. Mi sono... mi sono tirata indietro e lui non l'ha presa bene.>>

Sebastiano appoggia la fronte contro il muro, accanto alla mia testa, prende un respiro e mi alita sul collo. Sento il suo odore: sa di fumo, di agrumi, di lui. Appoggia le labbra sulla mia gola, mi morde la pelle, poi la bacia come se volesse rimediare a quel suo gesto. Il bastone e la carota.

<<Non ci andare>>, sussurro, chiudendo gli occhi. Quelle parole mi costano tantissimo.

Mi stringe un fianco con la mano, mi sfiora la pancia, risale lungo la mia pelle, tra i seni, posizionandosi poi sulla mia spalla. <<Dove?>> La sua voce è quanto di più eccitante abbia mai sentito in vita mia.

<<Da lei.>>

<<Dio, sei così insopportabile.>> Stringe la presa su di me. <<Prima mi vuoi, poi mi mandi via, poi mi chiedi di nuovo di restare. Quanto ci metterai a cambiare idea, stavolta?>>

Mi tocca, mi sfiora le cosce con le dita. Io tremo e sono costretta a stringere le mani su di lui, sulle sue spalle, per evitare che le gambe mi cedano. Aderisco contro il suo corpo, gli accarezzo la schiena, scivolo in avanti, poggio la fronte sul suo petto e gli bacio il cuore. Lui chiude gli occhi di scatto, trattiene il respiro, la sua mano destra si artiglia tra i miei capelli e li stringe. L'attrazione tra noi due è elettrica, si avverte perfettamente, corrode l'aria.

E alla fine trovo la forza di dirgliele, quelle quattro parole che si agitano dentro di me da quando l'ho visto la prima volta. <<Non te ne andare.>> E non intendo che non voglio che vada da lei, intendo proprio che non deve andarsene, deve restare con me, altrimenti sento che se non lo farà... non ci ritroveremo mai più.

Lui mi preme due dita sul mento e mi costringe ad alzare la testa. I suoi occhi mi perforano, mi immobilizzano proprio qui dove sono. Mi accorgo che ha delle striature verdi all'interno di quelle pozze grigie che mi disarmano ogni volta che si posano su di me. Guardare i suoi occhi è come tornare a respirare dopo tanto tempo.

Sono immobile davanti a lui, terrorizzata dall'intensità di quello che provo, impaurita a morte dal fatto che niente, assolutamente niente, mi dica di scappare via, di andarmene lontano.

Si avvicina alla mia pelle, mi sfiora il mento con le labbra, poi lo morde. Le mie gambe cedono, scivolo lungo il muro, e Sebastiano fa lo stesso. Continua a tenermi stretta a sé, ha la bocca sul mio mento, le mani attorno alla mia vita.

Ho avuto un solo ragazzo, prima d'ora, e posso giurare che non ho mai provato quello che provo in questo momento. Desidero Sebastiano con tutta me stessa, lo voglio, lo pretendo, così tanto da stare male.

Allungo le mani sul suo petto, le faccio scivolare più giù, sullo sterno, sugli addominali scolpiti che mi invitano maliziosi da sotto la maglietta che indossa.

Lui mi sfiora il collo, scivola sulle clavicole, sul seno, sulla pancia, sui miei fianchi, posizionandosi poi sul mio fondoschiena. Lo abbraccio, lui abbraccia me, affondiamo l'uno nella pelle dell'altro. Potrei stare ad annusare il suo profumo per sempre. Sto impazzendo, mi formicolano le labbra, desidero le sue con tutta me stessa.

Mi sfiora di nuovo il seno con la punta delle dita, poi mi afferra delicatamente il mento e mi costringe a girare la testa verso di lui. <<Se non me ne vado ora... >> Ha la voce roca, spezzata.

Mi avvicino ancora di più a lui e lo bacio a fior di labbra. E' solo un accenno, uno sfiorarsi appena, eppure sento che stiamo perdendo il controllo. <<Resta con me.>>

Seguo il suo sguardo che si posa sulle mie labbra, il respiro mi si fa affannoso e i miei occhi si chiudono automaticamente, non appena lui poggia la sua fronte sulla mia.

Le sue mani mi accarezzano lo stomaco, le sue dita si artigliano al bordo della mia camicetta, si insinuano sotto la stoffa e trovano finalmente la mia pelle. Mi sfiora la schiena, facendomi rabbrividire, poi continua a scendere fino al gonfiore dei glutei, mi solleva la gonna con entrambe le mani e mi stringe le natiche, fissandomi sfrontato. La delicatezza del suo tocco viene sostituita immediatamente dal'irruenza, dal bisogno cieco di me, dalla passione che ci gira intorno da troppo tempo, ormai, che ci annusa e non si decide a prenderci. Mi bacia le labbra, mi divora come se fossi un bisogno vitale, mi stringe la vita fino a farmi male, ma è un dolore che fa bene.

Mi solleva da terra, facendomi trasalire. Io gli avvolgo le gambe intorno ai fianchi, gemo e mi aggrappo alle sue spalle. Lui si muove in avanti, mi ritrovo contro la parete, le sue mani dappertutto, le sue labbra sulle mie senza sosta, senza bisogno di ossigeno.

Si spinge contro di me, mi bacia la mandibola, la morde, mi respira nell'orecchio, e io la sento la voglia che ha di me, la sento perfettamente contro un fianco. E' eccitato, talmente tanto che lo sento tremare.

Mi afferra il viso con le mani fresche, provocando sollievo alle mie guance roventi. Sono sorpresa dall'intensità con cui il mio corpo desidera che Sebastiano lo sfiori.

Lui solleva la mia gamba e preme forte contro di me. Io sussulto, gemo, afferro i lembi della sua maglia e gliela tolgo con un impacciato ma rapido gesto. Gli sfioro la pelle abbronzata con le dita, seguo le linee del tatuaggio che ha sul bicipite, poi torno sul suo petto e scendo fino al bordo dei suoi jeans. Sento che gli si mozza il respiro, quando sfioro con studiata indifferenza la sua eccitazione.

Lui mi sbottona la camicetta con un gesto rabbioso, con irruenza, con la voglia bruciante di me, poi mi guarda a lungo, mentre me ne sto lì con la camicia completamente aperta, esposta ai suoi occhi avidi. Infine si sporge in avanti e mi bacia nell'incavo dei seni. Smetto di respirare, chiudo gli occhi e gli stringo le dita tra i capelli, mentre lui mi lascia una scia rovente di baci fino al collo.

Allungo una mano e gli sfioro il cavallo dei jeans con il palmo della mano. Lui s'irrigidisce, mentre io apro la sua cintura, poi il bottone e alla fine la lampo. Si abbassa i pantaloni velocemente, arrottolandoli sulle caviglie insieme ai boxer, senza toglierseli completamente. Mi accarezza le cosce con le mani, mi solleva di nuovo la gonna e mi strappa le mutandine con un unico fluido movimento, dopodiché si prende un istante per esaminarmi da capo a piedi.

Dovrei sentirmi in imbarazzo per il suo sguardo insistente e affamato, invece riesco solo a desiderare che mi guardi così per sempre. Siamo entrambi terrorizzati da ciò che sta per succedere, da quella voglia che aleggia nell'aria e ci toglie il respiro. La passione mi mangia dentro, mi chiede implorante di soddisfare la voglia di lui, di soddisfarla alla svelta, di soddisfarla per sempre.

Senza smettere di fissarlo, mi slaccio il reggiseno e lo lascio cadere a terra. Per Sebastiano è abbastanza. Non ci sarà più modo di riflettere, di tirarsi indietro o di analizzare cosa sta per accadere, o meglio, che sta già accadendo.

Mi afferra per la vita, mi cattura le labbra e mi costringe a schiuderele, mentre la sua lingua si fa spazio nella mia bocca. Mi stringe forte a sé e non interrompe il bacio neanche per un istante, mentre mi spinge in basso, verso il pavimento. Il suo odore mi travolge, la sua pelle solletica la mia. E' caldo e forte, mi disarma.

Gemo, quando si strofina contro di me. Sono completamente sopraffatta dal piacere, sto impazzendo, non resisto più. Lui mi stringe malamente un seno, affonda le labbra sul mio collo e mi lambisce la pelle con la lingua. Io inarco la schiena, andandogli incontro, e lui in cambio sussulta e geme, riportando le sue labbra sulle mie e catturando il mio sospiro.

Sollevo il capo per baciargli il mento, per morderlo, per assaporare la sua pelle ed estinguere quella voglia di lui che mi sta facendo impazzire.

E alla fine succede, facciamo l'amore sul pavimento, tra i cocci del nostro orgoglio andato in pezzi, tra i nostri odori e i nostri respiri spezzati, con gli occhi aperti e il fiato corto, i vestiti tolti a metà, le gambe intrecciate, le labbra unite e i cuori in subbuglio.

Facciamo l'amore disperati, spaventati, ma soprattutto... soprattutto affamati l'uno dell'altra.

Facciamo l'amore per non perderci, per non smettere di essere noi, insieme, uniti.

E ci graffiamo la pelle, e ci mordiamo le labbra, e ci saziamo a vicenda, ma non siamo mai vicini abbastanza. Vorrei poter stare dentro di lui, pelle contro pelle, un solo cuore. Non lasciarlo mai andare via.



*Angolo dell'autrice*

Ebbene sì, finalmente è successo! Tra poco finirà il mondo.
A parte gli scherzi, fatemi sapere cosa ne avete pensato del capitolo, inoltre sono curiosa di sapere cosa pensate che accadrà ora tra Cris e Seb.
Aspetto i vostri commenti!

BecLynn.

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