Capitolo 6

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Qualcuno mi sta leccando la faccia.
Prima di rendermi conto di questo fatto, e cioè che qualcuno mi sta leccando la faccia, mi trovavo immersa in un sogno decisamente strano.
Insomma, c'era una mia compagna di corso, con cui non ho mai scambiato una parola tra l'altro, che entrava in aula tutta trafelata e mi diceva di aver visto il professor Benvenuto in atteggiamenti intimi con Emiliano, il tipo che mi fa il filo. Poi il sogno cambiava, e c'ero io che piangevo disperata perché al supermercato avevano terminato il dentifricio e dovevo partecipare ad una gara di baci stile Summer nel telefilm The O.C, ma non potevo lavarmi i denti, quindi ero certa che nessuno si sarebbe avvicinato a me.
E ora c'è qualcuno che mi sta leccando la faccia.
Apro gli occhi e vedo Ulisse che mi fissa con la sua linguetta di fuori. <<Oddio, togliti, senti che alito.>> Mi pulisco la guancia con il dorso della mano, schifata.
Ulisse è il cane di Rosita, un meticcio puzzolente e appiccicoso che ha trovato ferito e abbandonato accanto ai secchioni circa tre mesi fa. Era in condizioni gravissime, scampato alle percosse di qualche spregevole individuo, ma fortunatamente Rosita è riuscita a soccorrerlo in tempo e ora, dopo attente cure da parte della mia amica, Ulisse si è quasi totalmente ripreso, fatta eccezione per un'enorme cicatrice rossastra che gli solca il dorso, ma i peli stanno ricrescendo e tra un po' non si noterà più nulla.
Mi metto a sedere sul divano e mi guardo intorno. Le tapparelle sono già tutte alzate, il sole d'inizio ottobre che filtra dalla finestra ancora riesce a scaldarmi. Il salone è un completo disordine. I bambini dormono nei sacchi a pelo sul pavimento, il tavolo del soggiorno è pieno di giocattoli e avanzi della cena di ieri sera, ma almeno non ci sono bottiglie di birra o di Vodka scadente ovunque.
Mi alzo in piedi, scavalco i bambini, cammino fino al bancone della cucina e mi verso un po' di caffè gentilmente preparato da Rosita. Noto un post it verde attaccato sul frigorifero.

"Niña, sono dovuta correre a lavoro. Porta tu i bambini a scuola, poi raggiungimi alla caffetteria universitaria e insieme ti cerchiamo un bel lavoro! Ti voglio bene, Ros."

Sospiro e infilo la faccia nella tazzina colma di caffè.
E' una settimana che io e Maria siamo ospiti a casa di Rosita. Il motivo che mi ha spinto a chiedere ospitalità alla mia amica è molto evidente: non ho un soldo.
Quando sono tornata a casa dopo la notte trascorsa in macchina, io e Maria siamo andate a fare una passeggiata al parco. Tornata a casa, ho scoperto che mio padre era uscito e si era portato via tutti i risparmi che avevo accumulato con il lavoro al Millennium. Li tenevo nascosti all'interno di un pacco di assorbenti, nel mio armadio. Come abbia fatto mio padre a capirlo, resta ancora un mistero.
Fatto sta che senza soldi non posso fare la spesa e mio padre non è da meno, perché spende tutti i suoi risparmi in alcolici. Inoltre ero rimasta anche senza benzina e per arrivare da Rosita, io e Maria abbiamo dovuto prendere l'autobus, finanziato dalla mia sorellina. Avete capito bene, ho dovuto pagare i biglietti con la paghetta di Maria. Niente di più umiliante, per me. E ora devo farmi mantenere dalla mia amica, il cui portafoglio non è messo poi tanto meglio del mio, e anche lei ha due bambini a cui badare.
Che dire, la vita fa schifo.
Normalmente sarei andata a chiedere ospitalità alla signora Giovanna, ma dopo la discussione con suo nipote non me la sono sentita. Non voglio avere nulla a che fare con lui, dico davvero, quindi attenderò che se ne torni da dove è venuto e poi passerò a trovare la signora Giovanna.
Finisco il caffè, lavo la tazzina, poi preparo la colazione ai bambini e finalmente mi avvicino a loro per svegliarli. Dormono beati nei loro sacchi a pelo. Rosita abita in un bilocale con un solo bagno, quindi di spazio per tutti quanti ce n'è ben poco. I bambini hanno insistito per dormire tutti insieme in soggiorno, mentre io e Rosita condividiamo il letto matrimoniale, ma la mia amica ha il vizio di muoversi un po' troppo di notte, e quindi praticamente dormo anch'io in soggiorno.
<<Bambini, è ora di alzarsi.>> Accarezzo la testa di Maria e il pancino di Walter, il figlio maggiore di Rosita.
Maria apre gli occhi. <<Dai, Cris, altri cinque minuti.>>
Walter sbuffa e si libera della mia mano. <<Mamma, non rompere.>>
Non riesco a trattenere un sorriso. <<Ehi, dormiglione, non sono mica tua madre.>> Prendo a fargli il solletico sotto il collo e lui scoppia a ridere. <<Ti conviene alzarti, altrimenti passo alla pancia e poi agli stinchi, e lì è molto più fastidioso.>>
Maria sorride con gli occhi chiusi e io come al solito devo trattenere le lacrime. Non può assistere direttamente alla scena, ma riesce ugualmente a divertirsi. E' un vero angelo.
Li spedisco a fare colazione e intanto provo a svegliare la piccola Jasmine, la secondogenita di Rosita. E' una bambina dolcissima, ha solo due anni e mezzo eppure è già molto intelligente. Sa ripetere a memoria l'intero alfabeto. <<Jas, piccolina, è ora di aprire gli occhietti.>>
Oltre che intelligente, Jasmine è anche di una bellezza spettacolare. Hai capelli biondi pieni di boccoli, l'unica eredità che suo padre le ha lasciato, gli occhioni verdi e una bellissima carnagione olivastra degna di una vera spagnola.
Si mette subito a sedere e si gratta il nasino a punta. <<Ho fatto la cacca.>>
Scoppio a ridere di cuore, mentre la prendo in braccio e la porto sul letto nella stanza di Rosita per cambiarla. La piccola non vuole ancora separarsi dal suo pannolino, in compenso non usa più ciuccio e biberon da un sacco di tempo.
Le tolgo il pannolino sporco, la porto in bagno, la lavo nel lavandino, poi torno in camera e la vesto. Vado in cucina e la sistemo sul seggiolino, mando Maria e Walter a vestirsi, e intanto imbocco Jasmine con la sua crema di cereali.
Mentre i bambini guardano i cartoni animati in televisione, ne approfitto per andare a vestirmi. Sono molto grata a Rosita per la sua ospitalità, se non ci fosse stata lei non avrei proprio saputo cosa fare. Spero solo di riuscire a trovare un lavoro al più presto e ripagarla di tutto l'aiuto che mi sta dando. E' la prima volta da quando è morta mia madre che mi trovo completamente alla deriva, senza soldi, senza un tetto stabile sopra alla testa. Io posso anche arrangiarmi, ma a Maria non fa bene questa vita.
Sono così arrabbiata con mio padre. Non è rimasto niente dell'uomo che era una volta. Come si può cacciare la propria figlia di casa, in piena notte, senza preoccuparsi di dove andrà a dormire, e soprattutto come si può derubarla dei propri guadagni? Non appena troverò un lavoro e riuscirò a mettere da parte dei soldi, cercherò un appartamento per me e per Maria e la porterò via da quella casa piena di dolore.
Walter viene a bussarmi alla porta del bagno. <<Cris, Jasmine ha vomitato sul divano!>>
Chiudo gli occhi per un istante, mentre me ne sto seduta sul water, con i miei bisogni espletati solo per metà. <<Arrivo!>>
Mi chiedo se ci sarà mai un attimo di respiro nella mia vita.

La caffetteria universitaria pullula di gente che ride e si racconta cosa ha combinato nel weekend.
Io ho delle occhiaie che mi fanno somigliare alla strega di Biancaneve, e gli unici racconti del mio weekend si riassumono tutti con: bambini urlanti, studio, caffè, bambini urlanti, studio, caffè, caffè, bambini urlanti.
Mi prendo la testa tra le mani e sospiro. <<Invece di Battistello Caracciolo, sono certa di aver scritto Battello.>>
Paola scoppia a ridere e rischia di soffocarsi con il suo Campari. <<Ma smettila, sicuramente hai scritto giusto.>>
<<No, mi si chiudevano gli occhi.>> Bevo un sorso di Crodino e riprendo a parlare: <<Mentre consegnavo il test, ho letto chiaramente "Battello". Sono una stupida.>>
Paola mi accarezza una spalla con fare comprensivo. <<Io una volta, quando andavo a liceo, ho toccato il sedere del mio professore di religione.>>
Corrugo la fronte e la guardo perplessa. <<Di proposito o... >>
<<Sì sì, di proposito.>> Mordicchia la cannuccia e si perde con lo sguardo nel vuoto. <<Era un figo pazzesco, peccato che oltre che insegnare religione fosse anche un prete.>>
Ridacchio e finisco il mio aperitivo. <<"Uccelli di rovo" ti dice niente?>>
La mia amica mi colpisce su una spalla e scoppia a ridere anche lei. Chiacchieriamo ancora un po' del più e del meno, quando finalmente ci raggiunge Rosita. Ha la faccia scura, contratta, si vede chiaramente che è arrabbiata.
<<Quell'idiota! Ma stavolta me la paga!>> Si siede al tavolo come una furia. <<Ma vi rendete conto?>>
La guardo, divertita. <<Veramente no.>>
<<Il mio ex marito mi ha mandato solo cinquanta euro di mantenimento, questo mese.>> Si fruga in tasca e afferra una banconota tutta stropicciata. <<Ma cosa crede? Pensa che annaffio i nostri figli, per farli crescere?>>
Abbraccio la mia amica per farla tranquillizzare. Non riesco a credere che un padre possa arrivare a tanto. Poi mi ricordo di cosa ha fatto il mio, di padre, allora ci credo eccome. <<Ros, calmati, ti sentirai male.>>
<<Mi ci sento già male, niña.>> Si prende i capelli tra le mani e sospira. <<Mi ha rovinato la vita, quell'imbecille.>>
Paola afferra un bigliettino da visita dalla sua borsa e lo porge a Rosita. <<Tieni, questo è il numero dell'avvocato Rampelli. Vedrai che darà del filo da torcere a quel cretino del tuo ex marito.>> Sorride, maligna. <<Mia madre è andata da lui quando ha deciso di vendicarsi delle corna che mio padre le ha fatto. Ti dico solo che l'ha lasciato in mutande.>>
Rosita sorride e afferra il bigliettino da visita. <<Paola, grazie, ma non posso permettermelo.>>
<<Tu digli che ti mando io. Ti farà uno sconto eclatante, dammi retta.>>
Rosita l'abbraccia di slancio. <<Ti ringrazio, lo chiamerò.>>
Più tardi Paola ci lascia e io e Rosita ci mettiamo alla ricerca di un lavoro per me.
<<Che ne dici di questo?>>, mi chiede Rosita, indicandomi l'annuncio con un cenno della testa.
Lo leggo attentamente e poi torno a guardare la mia amica. <<Dovrei distribuire volantini del WWF all'entrata di un centro commerciale, vestita da panda?>>
Lei scrolla le spalle e beve un sorso di tè freddo. <<E allora? Lo sai che Brad Pitt, prima di diventare famoso, si travestiva da pollo gigante fuori dai fast food?>>
<<Ros, io sfortunatamente non sono Brad Pitt.>> Sorrido, sconsolata. <<Con la fortuna che ho, se io mi travestissi da panda non finirei ad Hollywood, rimarrei semplicemente un panda.>>
<<Quanto sei negativa. Vedrò di trovarti un posticino nel supermercato sotto casa mia.>>
Ci alziamo in piedi e ci incamminiamo verso il parcheggio. <<Quasi dimenticavo, Jasmine ha vomitato stamattina, così l'ho lasciata da tua madre.>>
<<Povero amore mio.>> Prende il cellulare dalla borsa e compone il numero di sua madre. <<Grazie, Cris, hai fatto benissimo.>>
Scrollo le spalle e salgo in macchina. <<Ci vediamo stasera.>>

Vado a riprendere Maria a scuola.
Oggi sono nervosa ai limiti del normale, quindi spero che la maestra Romina non ricominci con i suoi soliti discorsi, o potrei non rispondere di me.
Passo davanti alla bidella ed evito di salutarla. Lei è più pettegola di quell'arpia della maestra. Entro nella classe di Maria e subito mi ritrovo davanti la maestra Giuliana, l'insegnante di matematica.
<<Signorina Lovatelli, devo parlarle.>> Mi porta fuori, in giardino. <<E' successa una cosa spiacevole, oggi, durante la ricreazione.>>
La fisso, mentre il panico si fa strada dentro di me. <<Mi dica, è successo qualcosa a Maria?>>
La maestra Giuliana abbassa lo sguardo. <<Come le dicevo, durante la ricreazione è stata vittima di un episodio di bullismo.>> Sospira e ricomincia a parlare: <<Due bambine le hanno strappato la merenda dalle mani, poi una terza bambina le ha infilato con la forza un biscotto in bocca, obbligando sua sorella a mandarlo giù controvoglia.>>
Mi manca l'aria, nonostante mi trovo all'esterno. <<Chi è stato?>>
La maestra scuote la testa. <<Purtroppo non lo sappiamo. Sua sorella... bè, è evidente che non ha potuto riconoscerle.>>
<<Nemmeno dalla voce?>>
<<Maria dice di aver capito di chi si tratta proprio dalle voci, ma lei capisce che non possiamo accusare nessuno solo con queste basi.>> Gesticola nervosamente. <<Non possiamo fare affidamento sulle parole di sua sorella, signorina Lovatelli.>>
Sorrido, trattenendo a stento l'ira. <<Mia sorella non dice bugie, maestra Giuliana. Se afferma di aver riconosciuto le voci, allora le ha riconosciute davvero.>>
<<Mi rendo conto del suo dispiacere, signorina Lovatelli, ma la prego di capire.>> Alza la testa, cerca di darsi un tono. <<Questa è una semplice scuola elementare, non un tribunale. I bambini si fanno dispetti in continuazione, non è successo poi nulla di grave. Non possiamo riservare un trattamento di favore a sua sorella, solamente perché è... più sfortunata, diciamo così.>>
<<Lo sa di cosa mi rendo conto io, invece?>> Le arrivo ad un palmo dal viso. <<Mia sorella è stata vittima di un duplice episodio di bullismo. Prima da quelle tre bambine, ora da lei.>>
Mi volto e rientro nell'edificio. M'incammino a passo spedito in sala insegnanti. Maria è lì. Se ne sta seduta, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. La maestra Romina è voltata di spalle, sta scrivendo qualcosa su un foglio.
<<Mar, andiamo.>>
Non appena sente la mia voce, mia sorella sorride e corre verso di me. <<Cris, finalmente.>>
La prendo in braccio e la stringo forte. Sono così arrabbiata, in questo momento. <<Amore, aspettami fuori un secondo. Sai arrivare fino alla porta d'uscita?>>
Maria annuisce. <<Certo, conosco la strada.>> Ed esce dalla sala insegnanti.
Mi avvicino alla maestra Romina. Lei mi guarda, impassibile. <<Vorrei dirle solo una cosa.>>
Annuisce. <<Dica pure, Cristina.>>
<<Se succede di nuovo un episodio del genere, le assicuro che ritirerò Maria dalla scuola e vi farò causa per via della vostra negligenza.>> Mi muovo verso l'uscita, senza darle neanche il tempo di ribattere nulla.
La maestra Romina doveva impedire che succedesse un episodio del genere. Maria non può essere umiliata in questo modo, solamente perché è cieca. Sono talmente arrabbiata.
Mi volto verso la mia piccola e l'abbraccio. Come fanno, alcuni bambini, ad essere così cattivi?




Angolo autrice:
Oggi sono molto, molto arrabbiata, quindi non è stato difficile descrivere la scena di bullismo ai danni di Maria.
Io ho una nipotina di nove anni, che ringraziando Dio non ha nessun problema di salute, ma oggi le è successo un episodio molto simile a quello che è successo a Maria.
Durante la ricreazione tre bambine (sono le bullette della classe), l'hanno accerchiata e una di loro le ha infilato un  cracker in bocca con la forza.
Ora, mia nipote c'è rimasta male ed è scoppiata a piangere, ma fortunatamente è in grado di difendersi, così ha iniziato a litigare con la bambina in questione. Quando la maestra è tornata in classe, ha messo la nota alla bambina che ha costretto mia nipote a mangiare il cracker, e le altre due bambine se la sono presa con mia nipote, affermando che se la bambina ha ricevuto una nota, è stata colpa sua (di mia nipote).
Proprio non ho parole per descrivere l'atteggiamento di queste bambine, anche perché secondo me il carattere di chiunque è molto condizionato dalla propria famiglia, quindi è meglio se sto zitta.

Grazie a tutti per aver letto il capitolo, spero vi sia piaciuto! Alla prossima, un abbraccio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro