Don't Stop Believin'

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Strangers waitin'
Up and down the boulevard
Their shadows
Searchin' in the night
Streetlights, people
Livin' just to find emotion
Hidin' somewhere in the night
(Don't Stop Believin' - Journey)

Un urlo mi sveglia nel cuore della notte, ci metto un po' a capire che sono stata io a lanciare quell'urlo.

Ricordo appena ciò che ho sognato, un bosco a giudicare dagli alberi?, ma visto che mi sono svegliata in un bagno di sudore, sicuramente non è stato un bel sogno.

Mi metto seduta, a tentoni cerco di accendere la batjour, mi rendo conto che è davvero presto quando vedo che  l'orologio della sveglia segna le quattro.

Mi passo una mano sul viso, ed in quel momento vorrei tanto che una voragine si apra sotto i miei piedi per inghiottirmi.

Quando esco dalla camera per andare dal distributore per prendere qualcosa da mangiare, mi rendo conto che il mio urlo non è passato inosservato, i pochi inquilini presenti sono affacciati alla porta.

Soltanto un ragazzo, o meglio un uomo che avrà minimo quasi quarant'anni, si avvicina per chiedermi se è tutto a posto.

Ha i capelli castani che gli arrivano quasi alle spalle, due occhi verde-azzurro che mi sono familiari, ho la sensazione di averlo già visto ma non riesco a ricordare dove.

Ho una strana sensazione nel guardarlo, come se ci fosse qualcosa che dovrei fare o dire, ho anche una sensazione di deja vu.

-Credo di si, era soltanto un incubo- lo tranquillizzo, cercando di essere gentile, infilo una moneta per prendere un pacchetto di noccioline.

Mi sento osservata, ma sono quasi certa che non sia il mio interlocutore visto che mi sta ancora parlando.

-Se hai bisogno di qualcosa, sono lì- indica proprio la porta della camera accanto alla mia.

Quando volta le spalle fa per tornare in camera, il suo sguardo si posa sulla Chevrolet Impala, sembra che abbia visto un fantasma.

Scuote il capo con forza, borbotta qualcosa tra sé, a quel punto torna a guardare in mia direzione, ha un espressione seria.

-Come ti chiami?- domanda.

Quando gli dico che mi chiamo Dinah, diventa ancora più pensieroso, mi sembra di vedere il suo cervello che sta andando a fuoco.

-Non pensare troppo, altrimenti ti va a fuoco il cervello, Sammy-

Quella frase, sorprende sia me che ho detto la frase, ma soprattutto il diretto interessato.

-Mi hai appena chiamato Sammy?- domanda stranito.

Io lo fisso per un attimo, prima di entrare di corsa nella mia camera e chiudere la porta con un tonfo.

Mi appoggio con la schiena contro il legno, lasciandomi scivolare verso il terreno, sto diventando pazza ora ne ho la conferma.

Qualcuno bussa alla porta, Sammy che mi chiede gentilmente se può entrare, mi alzo per aprire la porta.

Quando volto il capo verso lo specchietto appeso alla parete, mi ritrovo nuovamente ad osservare il ragazzo con gli occhi azzurri che ho visto nella vetrina.

Sam ti aiuterà, fidati di lui.

Non mi fido nemmeno di me stessa in questo momento, perché dovrei fidarmi di lui? O di qualunque cosa mi stia parlando? Soprattutto aiutare per cosa?

Scruto il riflesso, non svanisce rimane ad osservarmi, ho una gran voglia di prenderlo a pugni.

Fai pure, se ti fa sentire meglio, ma stiamo perdendo tempo.

-Lasciami in pace- sussurro.

Non posso. È la sua risposta, ed a quel punto tiro un pugno nel mezzo dello specchio, mandando il vetro in pezzi.

Osservo i vetri rotti che cadono, ma soprattutto le mie nocche sbucciate, quando alzo gli occhi il ragazzo è sparito.

Sam bussa di nuovo, questa volta con più insistenza, non faccio nemmeno in tempo ad aprire che entra nella camera con la pistola spianata davanti a sé.

Appena mi vedo la canna della pistola davanti, agisco istinto tirando fuori la pistola, la tengo bassa e Sam sembra non notarlo.

Quando vede che ci sono solo io e lo specchio rotto, fa un sospiro di sollievo, abbassa la pistola per metterla via.

Gli occhi di Sam si soffermano sulle nocche sbucciate, mi oltrepassa sparendo nel bagno, ricompare con un kit del pronto soccorso.

Si siede sul letto, apre il palmo della mano, facendo una smorfia mi siedo di fianco a lui porgendo la mano con le nocche sbucciate.

-Non voglio sembrare ingrata, ma perché lo fai?- domando a bruciapelo, senza riuscire a mordermi la lingua.

Sam non alza gli occhi mentre traffica con il Kit, prendendo bende, disinfettante ed un cerotto, ed inizia a medicarmi le nocche.

-Mi piace aiutare la gente e tu hai l'aria di qualcuno che ne ha bisogno- si limita a dire Sam.

In quel momento Sam nota che ho una pistola, non so cosa abbia visto mi afferra la mano con la pistola e lo alza, ad un tratto diventa pallido.

Solo quando ho il lato destro della pistola davanti agli occhi, noto incise due lettere, quasi sicuramente quelle del proprietario.

D.W.

-Cosa ci fai con la pistola di mio fratello?- ed a quel punto, mi ritrovo la canna della pistola che mi viene puntata contro.

Vorrei potergli dare una risposta, ma non lo so nemmeno io, ed ho l'impressione che se glielo dico non mi crederebbe.

Provaci, potrebbe sorprenderti.

Sam mi scruta in attesa di una spiegazione, non accenna ad abbassare la pistola.

-È stato tuo fratello a portarmi qui- quelle parole escono veloci dalla mia bocca, Sam ha un espressione confusa.

-È impossibile- mormora Sam.

Ha un espressione così incredula, così sconvolta, che mi domando se ho fatto bene a dirglielo.

-Perché?- domando.

Sam torna alla realtà, ricordandosi che ci sono anche io, inizia ad osservare la pistola posata sul copriletto con sguardo vuoto.

-Perché Dean è morto- non mi guarda nemmeno Sam, mentre lo dice.

Volto il capo verso lo specchio spaccato, anche se distorto vedo quello che comprendo essere Dean al fianco di Sam, il suo sguardo è fisso sullo specchio rotto.

Finché non mi rendo conto che ci sono io, vicino a Sam, ed a quel punto che inizio a mettere insieme i pezzi.

Una persona normale, chiederebbe spiegazioni, io invece faccio l'unica cosa che mi urla di fare il mio istinto.

Scappare.

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