Capitolo 2: Il segreto

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A dirla tutta Amelia era entusiasta di diventare una strega, ma al contempo era spaventata di seguire le orme dei suoi genitori. Per di più doveva lasciare tutto ciò che aveva di più caro: il suo ragazzo, i suoi compagni, la scuola; le sarebbero mancati perfino gli insegnanti.

«Grazie per avermi accompagnata» disse Amelia a suo cugino mentre prendeva lo zaino che aveva posato sul cruscotto dell'auto.

Amos sorrise, lasciando intravedere i denti bianchi che risaltavano sulle grandi labbra scure e lei ricambiò il sorriso.

«Salutami anche la tua amica!» disse all'improvviso, guardando fuori dal finestrino del passeggero.

«Amos!» esclamò Amelia  tirandogli uno schiaffo sulla nuca.

«Sai che non possiamo "immischiarci" con gli umani!» spiegò, virgolettando le parole mimando un inequivocabile gesto con le dita di entrambe le mani. 

Amos scosse la testa con un ghigno sul viso, mentre Amelia scese dalla macchina salutando suo cugino, di nuovo.

Si rese conto che quella sarebbe stata una delle ultime volte che l'avrebbe accompagnata a scuola, l'ultima volta in cui avrebbe scorto tra la folla i capelli scuri e riccissimi della sua amica Pheobe, che sembrava indaffarata in una conversazione animata con Chelsey.

«Buongiorno ragazze!» si inserì Amelia fra le due, che smisero di parlare per salutare la loro amica.

Il cortile della scuola quel giorno era particolarmente affollato, tanto che Amelia non riusciva ad ascoltare le lamentele della sua amica dai capelli rossi.

«Organizziamo una festa per il tuo compleanno?» domandò Chelsey quando furono entrate nei corridoi della scuola.

Amelia rimase spiazzata da quella domanda e creò subito una scusa nella sua mente cercando lo sguardo della sua migliore amica, Pheobe.

«In realtà...» cominciò Amelia, che fu subito fermata dall'amica.

«In realtà» ripeté Pheobe che già sapeva il segreto di Amelia. «Newt, voleva organizzarle una cena romantica, solo loro due... »
sottolineò portando lo sguardo da Amelia a Chelsey.

«Peccato...» sospirò la rossa, che intanto si era messa a rovistare nell'armadietto in cerca dei libri.

«Ho lezione nell'aula 102» le informò,
«Ci vediamo dopo!» salutò entrambe con un sorriso e si allontanò sparendo fra i compagni.

«Ancora non le ho detto niente!» sbuffò Amelia portandosi una mano sulla fronte mentre entrambe si avviavano verso la loro aula.

«Dovresti farlo.» rispose Pheobe abbassando la voce e toccandosi una ciocca di capelli scesa sulla spalla.

«Adesso la priorità è Newt» asserì, continuando a guardarsi intorno in cerca del suo fidanzato.
«Ma sai dove è?» domandò la ragazza rivolgendosi alla sua migliore amica, che scosse la testa in segno di diniego facendo ondeggiare i lunghi capelli ricci.

«Senti...» si fermò al centro del corridoio avvicinandosi a Pheobe e le prese un braccio «questo venerdì» si guardò ancora intorno «c'è il battesimo all'Accademia» spiegò abbassando ancora la voce.
«Ti va di venire?» chiese infine.

Pheobe rimase piuttosto spiazzata dalla richiesta, quasi a bocca aperta.
«Certo!» rispose frettolosamente. A giudicare dalla sua espressione, sembrava non essere più in lei.

«Perfetto! Vieni verso le otto di giovedì e ti spiegherò tutto.» prese le sue mani e l'abbracciò sorridendo.

«Grazie! Non pensavo me lo avresti chiesto!»

Più tardi, al suono della campanella, le due amiche avendo un po' di tempo libero decisero di andare nella caffetteria della scuola e fare colazione con una brioche.

«Veramente, non ho mai mangiato una pasta così gommosa!» commentò Pheobe e, dopo aver dato un paio di morsi, posò la brioche sul piattino bianco e si pulì le mani su un fazzolettino di carta.

«Ma dai! Io quando ho fame mangerei anche le pietre!» rispose Amelia dando un altro morso alla brioche al cioccolato. Dato che la caffetteria non era particolarmente affollata riuscì ad intravedere il proprio fidanzato entrare dalla porta, facendosi inoltre andare di traverso il boccone.

Quando i loro sguardi si incrociarono lei sembrò agitarsi sulla sedia di plastica del caffè, mentre Newt, con un caloroso sorriso stampato in volto, si avvicinò al tavolo delle due ragazze.

«Allora, io vado...» mimò con le sue labbra Pheobe, augurando buona fortuna alla sua amica e uscendo immediatamente dalla caffetteria.
Newt salutò in fretta l'amica, che incontrò a metà sala, e riprese a camminare verso Amelia.

I suoi occhi color ghiaccio erano in pendant con il maglione azzurro che indossava. In quel momento lui sembrava un modello sulla passerella. La luce delle finestre viaggiava attraverso la sala e finiva proprio sui capelli biondo cenere di lui. La mascella era così calcata e definita che sembrava fosse disegnata da un artista.

Si sedette al tavolo e diede un bacio sulle labbra, e arrossì subito.

«Chelsey mi ha detto che mi cercavi, e così ti ho trovata.» disse con la sua voce così profonda da far venire la pelle d'oca a tutta la sala.

«Ecco sì, io...» rispose imbarazzata, e lui le prese la mano sul tavolino. «Volevo parlarti...»
abbassò lo sguardo; al solo pensiero di dovergli rivelare il suo segreto, le veniva il volta stomaco.

«È successo qualcosa di grave?» inclinò la testa, e i capelli gli andarono sul viso, coprendogli la fronte.

«Vorrei dirti una cosa, ma non ora.» ribatté decisa, stringendo ancora di più la mano. Newt sorrise e annuì.
«Ti va di venire dopo la scuola a casa mia?»
chiese, guardandolo negli occhi. Piccoli gesti come questo le infondevano una sicurezza enorme.

« Si!» rispose lui con un sorriso che metteva in mostra i suoi denti splendenti.

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