Capitolo 24: Di nuovo strega

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Elaine cercava di spiegare, fra un singhiozzo e un altro, cosa fosse successo. Non riusciva più a parlare, i suoi occhi erano così rossi e tristi.

«N-nel giardino!» riuscì finalmente a informare dove fosse suo fratello.

«Elaine, riesci ad avvertire la preside?» chiese Amelia. Cercò di abbracciarla per qualche secondo, mentre era seduta sulle scale.

«Vado a vedere, ok?» esclamò salendo le scale.
Aveva l'ansia a mille, non sapeva che cosa fosse successo, ma la sua curiosità era più grande di qualsiasi altro sentimento.

«Aspetta!» urlò Noah in fondo alla gradinata.
«Vengo anche io!» disse il ragazzo, raggiungendola velocemente.

Elaine si alzò e anche se sembrasse che le era caduto il mondo addosso, rivolse un sorriso di incoraggiamento alla sua amica, che ricambiò.

La ragazza rivolse un occhiataccia allo stregone che aspettava qualche scalino più giù. Amelia non disse niente, non aveva voglia di litigare in un momento così delicato.
Così entrambi entrarono in ascensore, mentre la bionda corse a chiamare la preside in sala pranzo.

Appena l'elevatore iniziò a scendere, un'aria fredda prese il sopravvento. Era tutto così gelido.

«Ma che succede?» domandò il ragazzo, strofinando le mani sulle braccia.

Amelia aveva i brividi dalla testa ai piedi, non aveva mai sofferto così tanto da quando era arrivata all'Accademia.

Appena le porte scorrevoli si aprirono, notarono che la brina sull'erba era congelata, anche l'acqua che scorreva nella fontana non si udiva più. Gli uccellini sembravano che non avessero più la voce per canticchiare.

Con la coda dell'occhio, la strega intravide una nube nera che si compattò formando un corpo, proprio come l'ultima volta.

«No!» strillò correndo verso un corpo che giaceva dietro un cespuglio.

L'erba attorno al ragazzo era diventata di un color rosso vivo. La pelle stava iniziando a diventare più bianca e le sue guance si stavano ritirando così velocemente quasi da sparire.

Noah la raggiunse e quasi vomitò dallo sconforto nel vedere il suo amico in quelle condizioni.

«Eliot! Per favore!» urlò lo stregone con tutta l'aria che aveva nei polmoni. «Non tu!» disse con voce strozzata, prima che il suo volto si riempì di rabbia.

Amelia cercò di capire come fosse morto, ma quando aprì il cardigan, scoprì le sue condizioni: di nuovo il cuore strappato via.

Pensò, che quindi, c'era qualcuno di così pericoloso nell'Accademia, che riusciva ad uccidere prima che la vittima potesse ribellarsi.

Una scossa la colse in pieno, non riusciva a pensare lucidamente, non riusciva a mettere insieme gli indizi trovati nei due omicidi.

«Giuro che troverò chi ti ha ucciso in questo modo!» sbraitò. Tirò un calcio al cespuglio che lo nascondeva, facendo cadere quasi tutte le foglie a terra.

«Smettila, Noah! Scopriremo chi è!» strillò, cercando di attirare l'attenzione. Gli mise le mani sulle spalle e lo scosse per farlo tornare in sé. «Te lo prometto!»

Non sapeva se potesse mantenere quella promessa, ma sperava con tutto il cuore di poter trovare il mandante di questa tragedia. L'avrebbe ucciso con le sue mani, senza magia.

Il suo volto era così sconvolto, aveva appena perso un amico e la rabbia lo pervadeva.

Grazie al ragazzo, che aveva appena scosso l'arboscello, Amelia notò un libro proprio sulle radici.
«E questo?» esordì, inginocchiandosi per prenderlo. Noah si unì nello studiarlo.

Aveva la copertina di un cuoio nero e anche se era stato toccato dal sangue di Eliot, non si era neanche sporcato di rosso. Quando lo aprirono insieme, sembrò semplicemente un libro ancora da scrivere.

«Ma non c'è niente!» esclamò il ragazzo, richiudendolo con le dita della strega in mezzo.
Aveva così tanta voglia di spaccare tutto, ma sapeva che comportandosi così non sarebbe arrivato da nessuna parte.

«Eccolo lì!» esclamò in lontananza Elaine, che era seguita dalla preside, Regina e Demeta.

Aveva ancora le lacrime agli occhi e non riusciva a credere che fosse successo proprio a suo fratello.

«Noi non abbiamo trovato niente.» sussurrò al suo amico, prima che gli altri potessero vedere il libro che nascose nella felpa.

«O santo Dio!» esclamò Althea inginocchiandosi sul sangue che continuava ad uscire dal povero corpo.
«È proprio come Amanda!» strillò, per poi inchinarsi sul petto profanato.

La donna aveva preso a cuore la loro storia e la trattavano come una vera e propria madre. Vedere Eliot così, morto e in quelle condizioni dopo tutto quello che aveva fatto per proteggerlo, la faceva sentire male; così male da desiderare che ci fosse lei al suo posto.

Elaine si gettò a terra, Regina e Demeta si abbracciarono e un pianto sfociò in loro. Evidentemente, Eliot, era molto amato fra i suoi compagni.

«Ah!» urlò la bionda in preda al dolore.
Cadde di schiena sull'erba ghiacciata con le mani sul petto. Sembrava contorcersi, come se fosse stata impossessata.

«Che succede?» esclamò Amelia, richiamando l'attenzione di tutti. Si voltò a guardare la ragazza che sembrava in procinto di morire e si avvicinò correndo.

«Non toccarla!» sbraitò Althea, alzando la testa. «Avrei dovuto prevederlo...» disse come se non stesse succedendo niente.

«Sta morendo! Facciamo qualcosa!» si voltò verso la donna, che si stava rialzando e la incitò. «Elaine!» urlò richiamandola.

«Ti ho detto non avvicinarti!» ordinò alzando ancora la voce. I suoi capelli divennero neri, iniziava ad arrabbiarsi.

La ragazza aveva alti e bassi: iniziava ad urlare, ma poi si calmava; sembrava avesse le emozioni come una montagna russa.
Nel frattempo Amelia cercava di capire che cosa stesse succedendo, ma le conoscenze sulla magia non erano poi così profonde.

«Sta riacquisendo i suoi poteri!» spiegò la preside, facendo apparire un lenzuolo bianco e un fazzoletto.

Amelia rimase sconvolta dalla notizia, ma non capiva il perché.

«Demeta!» richiamò la figlia che si asciugò le lacrime e si mise sull'attenti. «Prendi questo fazzoletto e mettilo sulla mano.» ordinò. «Porta Elaine in infermeria, la signora Emily saprà cosa fare»

La rossa sparì insieme alla ragazza in una nuvoletta bianca, mentre si sentivano ancora le sue urla che rimbombavano per tutto il giardino.

Troppe le cose che stavano succedendo in quell'Accademia e la ragazza non pensava fosse così complicato la vita di una giovane maga.

«Regina, tu va a chiamare il capo della Polizia e fallo venire qui. Dobbiamo trasportare il corpo in modo tale che possano studiarlo e trovare qualche traccia.» ordinò ancora con tono autoritario, mentre cercava di togliere il sangue dalla sua lunga gonna nera.

«La magia? E se ci scoprono?» esclamò Amelia toccandosi le tempie.

Non riusciva a capire che cosa stesse accadendo, la polizia? Perché coinvolgere umani in una faccenda di streghe? Pensò.

«Le autorità sanno che esistiamo.» disse voltandosi verso la ragazza.

Poteva notare ancora i suoi occhi rossi e i capelli che cominciavano a diventare blu scuro.
La donna non riusciva ad esternare le emozioni, ma la sua capigliatura ci riusciva benissimo.

Regina sparì nel nulla per qualche secondo, per poi riapparire con il capo della Polizia.

«Signor Morgan?» chiese Amelia riconoscendo il padre di Pheobe.

Aveva la carnagione scura che risaltava i pochi capelli bianchi che uscivano dal cappello. Una pancia abbastanza rotonda si intravedeva dalla divisa blu delle forze dell'ordine. Gli occhi celesti dell'uomo incontrarono quelli della ragazza, che rimase abbastanza confusa.
Alzò la mano per salutarla e un sorriso mostrò la dentiera bianca.

«Non ci sto capendo niente!» esclamò sedendosi sull'erba, che sembrava iniziare a tornare di un verde acceso.

«Wow! Povero ragazzo...» esclamò l'uomo con un accento inglese diverso da tutti.

«Per favore, qualsiasi cosa strana noterete sul suo corpo, recapitatemelo immediatamente.» ordinò, mettendo le mani sui fianchi.

L'uomo annuì, sparendo di nuovo insieme a Regina, il signor Morgan e il corpo.

«E in quanto a voi due.» disse riferendo ad Amelia e Noah, che furono gli ultimi rimasti.
«Cercate più indizi possibili su questo omicidio.» dispose, aggiustandosi la giacca ormai da buttare.

«Cosa? E come faremo?» la ragazza alzò la testa da terra, guardando come fosse così dura la preside e come gestiva la situazione così lucidamente.

«Formerete una squadra. Cercherete di mettere tutto in sicurezza, mentre io indagherò su questa storia.» disse per poi sparire, definitivamente, in una nube rossa.

Noah si mise accanto alla ragazza, rimanendo in silenzio. Gli uccellini tornarono a cantare, l'acqua tornò a scorrere, la pozza di sangue fu assorbita molto rapidamente dalla terra e nacque un giglio proprio dove il ragazzo era stato ucciso.

Amelia sospirò, per poi lasciarsi andare alle lacrime. Aveva cercato di reggere i suoi sentimenti e di controllarsi per tutto il tempo, la non ce la fece più. Fu la prima persona, insieme a sua sorella, che aveva incontrato il primo giorno di lezioni. Non erano molto legati, ma la faceva sempre ridere quando erano seduti a tavola per mangiare. Era un ragazzo solare che ne aveva passate tante e non meritava una fine così tragica.
Non aveva mai provato così tanta tristezza e angoscia in tutta la sua vita. Perché le stava capitando questo?

Il mago asciugò le lacrime della strega, che aveva posato la testa sulla spalla del suo amico.

«Ce la faremo, troveremo quel bastardo.» disse, stringendo i denti.

«Credo che andrò in infermeria da Elaine...» spiegò, alzandosi da terra e tirando su con il naso.
«Domani porterò il libro da Amos e vedrò che cosa mi dirà.» informò il ragazzo che anche esso si alzò.

Aveva ancora il volto rigato dalle lacrime e qualche goccia di sangue sulla felpa verde si intravedeva. Noah sembrava così impostato, che giocava con i sentimenti delle persone, un vero stronzo; ma Amelia vide il vero Noah, un ragazzo dolce, che tiene ai suoi amici più di qualsiasi altra cosa.

**Spazio autrice**

Ve lo aspettavate che finisse così? Credete che troveranno il colpevole? Secondo voi chi è??
Ps. Se trovate errori segnalatemeli tranquillamente!

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